Da qualche anno i Kansas City Chiefs si sono costruiti una fama non esattamente inebriante nei circoli della National Football League. Ottima squadra di regular season, tanto da far presumere di poter correre la maratona fino in fondo, 10.6 vittorie di media dalla stagione 2013 a quella scorsa, due stendardi consecutivi della Afc West e poc’altra roba. Esatto, perché le vittorie che contano di più non sono mai arrivate se non raramente, in questi cinque anni si conta difatti un solo successo in ambito postseason contro una serie di precoci eliminazioni che non hanno mai visto la squadra passare la soglia del turno di Divisional Playoffs alimentando una serie di sospetti ingigantitasi di anno in anno, una serie di seconde possibilità perennemente mal sfruttate.

Lo scambio di Alex Smith ha aperto la strada di Patrick Mahomes.

Certo, si possono ascoltare tutte le campane del caso e reperire una qualsiasi giustificazione, e la più gettonata di questo periodo ha sempre visto puntare il dito contro Alex Smith e la sua cronica incapacità di far esplodere un attacco, la sua eccessiva vena conservativa, la sua estrema precisione mai abbinata alla volontà di osare. Mai e poi mai le responsabilità di una squadra di football possono essere addossate ad una sola persona, questo per ragioni indicate dalla dinamica stessa del gioco, ma i fatti dicono che anche Andy Reid, in qualche modo, abbia ritenuto essere questo il problema alla fonte, dando di conseguenza il via libera allo scambio che ha portato il quarterback in direzione Washington ricavandone un terzo round ed il promettente cornerback Kendall Fuller, sgomberando il rettangolo di gioco a favore di Patrick Mahomes ed al massiccio investimento su di lui effettuato nel Draft 2017, quando i Chiefs salirono fino alla decima posizione assoluta per assicurarsi il loro regista del futuro lasciando sul piatto tre selezioni a favore dei Buffalo Bills.

L’ex-quarterback di Texas Tech è una miccia pronta ad essere accesa di domenica in domenica uno schema articolato che prevede numerosi movimenti pre-snap per distogliere l’attenzione dal vero bersaglio di un determinato gioco, completo di elementi dinamici ed ora attrezzato con un braccio in grado di sfornare il potenziale touchdown di 50-60 yard, mischiando i concetti più tradizionali alla Run-Pass Option già parzialmente applicata con Smith sotto il centro. Di Mahomes si sa ancora poco a livello Nfl, l’unico campione conosciuto è rappresentato dalla Week 17 giocata contro Denver al termine della passata regular season senza più nulla in palio, di certo c’è che se ne parla un gran bene per la maturità mostrata in allenamento, per le caratteristiche fisiche, per la capacità di muoversi fuori dalla tasca ed estrarre il classico coniglio dal cilindro, trovando un compagno smarcato anche a seguito del gioco rotto. I Chiefs dovranno sicuramente digerire qualche turnover in più rispetto al passato, difficile difatti replicare l’esemplare efficienza di Smith con così poca esperienza sul campo (oltre 4.000 yard con 26 passaggi da touchdown e soli 5 intercetti, 134 di passer rating in lanci oltre le 20 yard, alla faccia del game manager…), ma Reid sa bene che ci sarà un prezzo da pagare per riuscire ad aprire il playbook come si deve.

Kareem Hunt è letteralmente esploso durante l’annata da rookie.

Mahomes, e questo potremmo già sottoscriverlo, avrà di che divertirsi sfruttando la presenza di Tyreek Hill, letteralmente esploso durante il campionato 2017 e firmatario di una stagione oltre la barriera delle 1.000 yard, costruita sulla sua enorme velocità, sulla capacità di assorbire i colpi nonostante i soli 83 chili di peso, sulla possibilità di posizionarlo ovunque, all’esterno, oppure creando squilibri di marcatura nello slot, infine chiamandogli opportune situazioni di jet-sweep per consentirgli di leggerei blocchi ed esplodere in campo aperto, oppure far abboccare la difesa ad una potenzialmente letale play-action. Per aggiungere pepe e dinamismo è arrivata anche l’opportuna aggiunta di Sammy Watkins, giunto alla terza squadra nel giro di due anni dopo una prima parte di carriera zeppa di infortuni e mancate promesse, regalando allo schieramento un secondo ricevitore di idonee caratteristiche per aprire il campo e registrare medie per presa attorno alle 15 yard, tutto quello che serve per creare grattacapi seri alle secondarie avversarie.

Reid potrà davvero far volare la fantasia, perché possiede una delle armi offensive più efficienti ed inattese della Nfl, Kareem Hunt, chiamato a ripetere la grandissima stagione da rookie che ha letteralmente preso in contropiede molti addetti ai lavori. Utilizzato in più di 300 snap tra corse e situazioni di passaggio, il giocatore proveniente da Toledo ha terminato l’anno al primo posto tra i running back con 1.327 yard, arrivando a registrare 1.782 yard totali dallo scrimmage aggiungendo le ricezioni, versatilità che ha consentito la costruzione di schemi dallo sviluppo poco prevedibile per le difese viste le alte attenzioni generate. Il quadro è completato dalle capacità atletiche di Travis Kelce, stabilmente asceso nei primissimi posti di Lega riguardanti i tight end grazie alle notoriamente fantastiche abilità in ricezione che gli hanno garantito un campionato concluso a quota 1.038 yard con 8 mete, trovando sistematicamente il vuoto nelle marcature a zona battendo i linebacker in agilità.

Travis Kelce è un top tight end.

Tutto potenzialmente stellare fino a qui, ma è necessario contemplare nel quadro anche alcuni fondamentali nodi da sciogliere. Con l’infortunio sempre dietro l’angolo – e Watkins è ben informato – Kansas City non pare possedere un’adeguata profondità per un settore ricevitori che vede Albert Wilson completare lo schieramento a tre dell’attacco di base ma assai poche alternative comprovate nelle retrovie. Andranno inoltre testate a dovere le condizioni fisiche di Spencer Ware dopo un anno di inattività a causa del ginocchio infortunato nella preseason 2017, evento che ha aperto la strada a Hunt, tenuto conto del fatto che Charcandrick West potrebbe non superare la fase di taglio a 53 giocatori e che Damien Williams, arrivato da free agency, è uno specialista in ricezione nei terzi down. Infine, il coaching staff offensivo è tutto da testare, dal momento che Reid è giunto al terzo coordinatore in altrettanti anni ed Eric Bienemy, il sostituto di Matt Nagy, non ha sostanziale esperienza a questi livelli, mentre Mike Kafka e Greg Lewis, ex-giocatori di Reid, esordiranno nelle vesti di allenatori di quarterback e ricevitori.

La linea offensiva viene da una stagione mediamente buona, con molti picchi in alto e qualche basso di troppo, confermando sostanzialmente il quintetto per la maggior parte utilizzato lo scorso anno con il perennemente inconsistente Eric Fisher ed il forte Mitchell Schwartz nel ruolo di tackle, la guardia destra Laurent Duvernay-Tardif ed il centro Mitch Morse a pattugliare la parte interiore, con lo spot di guardia sinistra ancora senza un protagonista certo di avere il posto fisso.

Una difesa un tempo molto consistente ha giocato un 2017 di scarsa produttività, età ed infortuni hanno decimato la pass rush, ed il reparto si è classificato nella parte più bassa della Nfl per yard concesse sia su passaggio che su corsa. L’assenza di una scelta di primo giro (trade Mahomes) non ha consentito di prendere un vero e proprio difference-maker per colmare le lacune, senza quindi sostituire adeguatamente le ingenti perdite avvenute a causa della free agency e di mosse di mercato che hanno portato alla rinuncia a caratterini – di un certo talento, tuttavia – come quello di Marcus Peters.

Justin Houston sta cercando di tornare ai vecchi livelli.

C’erano una volta 117.5 sack, un numero impressionante, che corrisponde alla sommatoria di atterramenti del quarterback prodotta dal duo delle meraviglie dei Chiefs, Tamba Hali e Justin Houston. Dei due rimane oggi solamente il secondo, che ha conservato molte delle caratteristiche in grado di farne uno dei migliori portatori di pressione dell’intera Nfl ma che da tre anni non gioca 16 partite in un campionato, apportando numeri lontani da quelli dei tempi d’oro, frutto delle precarie condizioni fisiche ma anche dei costanti raddoppi a cui è soggetto. E qui entra in gioco l’altalenante carriera sin qui conseguita da Dee Ford, un primo round del 2014 che ha giocato tra troppi alti e bassi, il quale è chiamato a trovare la continuità necessaria proprio per aggiungere una minaccia in grado di portare pressione dall’esterno, un ottenimento a cui dovrà contribuire anche il rookie Breeland Speaks, per il quale la franchigia ha speso un secondo giro nella speranza di risolvere la problematica, a patto che il medesimo completi con successo la transizione da uomo di linea qual era ad Ole Miss.

Chris Jones è il chiaro elemento di spicco del fronte a tre, un giocatore in perenne movimento in grado di arrivare al quarterback con grande costanza considerato il ruolo da lui ricoperto nella 3-4 coordinata da Bob Sutton, dove le possibilità di ingrassare i numeri sono certamente inferiori rispetto a quelle di un outside linebacker. Il settore offre profondità e talento in quantità limitate, dato che Allen Bailey, l’altro end, ha condotto una carriera fortemente limitata dai continui infortuni e non ha mai giocato una stagione intera in sette anni di professionismo, mentre nel mezzo l’imponente figura di Bennie Logan, trasferitosi nel Tennessee, sarà sostituita da due giovani appositamente ritagliati per giocare gli ovvi down di corsa, Xavier Williams ed il rookie Derrick Nnadi, quest’ultimo cresciuto esponenzialmente nel ruolo di specialista nel difendere il gioco a terra durante la carriera a Florida State.

Il cuore della difesa ha perso un significativi perno, dopo 13 gloriose stagioni in rosso Derrick Johnson ha salutato Kansas City accasandosi agli arci-rivali Raiders, lasciando un chiaro vuoto nel mezzo. Per sopperire all’assenza la dirigenza ha firmato l’ex-Cowboys Anthony Hitchens, che si propone per un ruolo competente in tutte le situazioni essendo un difensore in copertura migliore di quanto non lo fosse il suo predecessore, con Reggie Ragland a pattugliare la zona seguendo i suoi istinti contro le corse, con l’obiettivo di tornare alla produttività collegiale dopo un inizio di carriera tormentato dagli infortuni.

Eric Berry è uno dei leader della squadra.

Una delle notizie più attese riguarda il ritorno in azione di Eric Berry, uno dei migliori safety di tutto il panorama professionistico, reduce dalla rottura del tendine d’Achille durante la prima partita dello scorso campionato ma visto in ottima forma durante i mini-camp primaverili, segno di una rieducazione completata con successo. Il suo recupero significa tantissimo in termini di contributi a tutto tondo vista l’identica positiva propensione istintiva che il numero 29 possiede in tutti gli aspetti difensivi, ed il suo saper dettare i tempi d’intervento è sicuramente mancato ad un reparto che senza la sua leadership è inevitabilmente affogato. Daniel Sorensen, miglior placcatore numerico di squadra nel 2017, tornerà al naturale ruolo di backup una volta rimessosi in salute, mentre la posizione di free safety potrebbe essere facile preda del rookie Armani Watts, perfetto per giocare sul profondo grazie all’ampio raggio mostrato in copertura nella quadriennale carriera collegiale, a patto di riuscire a sgrezzare la tecnica di placcaggio, una delle sue aree di miglioramento.

La rinuncia a Peters è stata in qualche modo colmata dall’arrivo di Kendall Fuller, pezzo-chiave per completare la trade di Smith, che a Washington è sempre stato utilizzato nello slot e nel Missouri sarà invece chiamato ad una maggiore duttilità, imboccando la strada che porta ad essere un cover corner di primaria affidabilità contando su indiscutibile talento e forti margini di progressione data l’ancora verdissima età (23 anni). E’ caccia aperta per il secondo ruolo di corner titolare, dove David Amerson avrà dalla sua l’esperienza ma non la costanza, con Steven Nelson sostanzialmente certo di poter giocare un ampio numero di snap nelle situazioni di nickel e dime.

Gli special team, tra i migliori della Lega per efficienza nelle yard concesse su ritorno, schierano il miglior marcatore di squadra dello scorso anno, il kicker Harrison Butker, che ha siglato 142 punti sbagliando solamente quattro calci in tutta la stagione, mentre il ruolo di punter non è nemmeno in discussione dal momento che Dustin Colquitt è una garanzia sistematica che continuerà la ricerca di nuovi abbattimenti di record assortiti di franchigia.

La stagione dei Chiefs dipende strettamente dal futuro rendimento di Patrick Mahomes. La sua capacità di reggere la pressione mediatica gestendo la generale acclamazione che la stampa gli sta ritagliando attorno dovrà corrispondere ad un’opportuna accensione del tabellone segnapunti, determinante per sopperire alle possibili mancanze difensive, che sulla carta risulta essere il problema più evidente che questa squadra si sta trasportando tra una stagione e la prossima, dovendo contare molte perdite ed altrettanti nuovi innesti, che avranno bisogno di amalgamarsi a dovere nelle rispettive assegnazioni. L’attacco può produrre numeri fantascientifici e sufficienti per coprire potenziali passivi pesanti, di sicuro ci vorrà del tempo per permettere un idoneo funzionamento dei meccanismi complessivi dei vari reparti, ed un terzo titolo consecutivo della Afc West appare tutt’altro che scontato viste tutte le conferme che attendono la squadra alla controprova sul campo.

 

 

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