Un’equazione tutto sommato logica ci suggerisce che l’aver giocato nel ruolo di quarterback interpretandone la figura con risultati d’eccellenza, dovrebbe costituire una qualità più che sufficiente per giudicare il talento nello specifico settore.

John Elway ha scommesso tutto su Case Keenum.

Tirando le somme, le ultime tre stagioni dei Denver Broncos si sono arenate proprio qui. Tra le montagne rocciose del Colorado, John Elway è una figura riverita e non potrebbe essere altrimenti avendo portato titoli sia da giocatore che da gestore manageriale della franchigia, ma è pure la persona chiamata a scrollarsi di dosso una crescente pressione mediatica che ha individuato una consistente parte degli insuccessi di squadra nella non perfetta valutazione dei numerosi quarterback che hanno tentato di gestire l’epoca seguita al ritiro di Peyton Manning, giunto a Denver proprio grazie al carisma ed al rispetto provato nei confronti di Elway ma dopo il quale non è stato evidentemente preparato un adeguato piano alternativo.

Si riparte da qui, un po’ come l’anno scorso se vogliamo, con l’aggravante di un record peggiorato a tal punto da esibirsi quale dei peggiori bilanci degli ultimi trentacinque anni, non esattamente un aspetto ignorabile se correlato all’estrema costanza dei risultati conseguiti dai Broncos nel medesimo arco temporale. Chiaro che le motivazioni non siano interamente addebitabili alla figura del quarterback, il Manning del titolo era chiaramente in declino ed il reparto offensivo è chiaramente stato bilanciato in maniera ottimale da un’eccellente difesa, anch’essa colata a picco a causa dell’inettitudine dell’attacco nel corso di una regular season 2017 assai difficoltosa da gestire per un head coach alla prima esperienza come Vance Joseph, chiamato a non ripetere alcuni errori d’inesperienza nell’impostazione dei piani a gara in corso e non passibile di un secondo fallimento, se non altro dato l’alto standard qualitativo cui la piazza è abituata da decenni.

Case Keenum dovrà replicare la stagione esibita con i Vikings.

Comprensibile dunque che il lavoro impostato durante la offseason si sia orientato verso l’inserimento di nuovo talento in termini dinamici e di maggiore efficienza nella posizione più delicata del roster. Case Keenum, reduce dall’ottima stagione con i Vikings che ne ha visto la partecipazione al Championship della Nfc, arriva in città con un ricco biennale da 36 milioni di dollari ed avrà la responsabilità di migliorare istantaneamente l’efficienza offensiva del reparto, sostituendo il comitato di registi mal avvicendatosi nella stagione scorsa, responsabile di 19 passaggi da touchdown e 22 intercetti collaborando attivamente all’ultimo posto con cui Denver ha chiuso l’anno in termini di resa all’interno delle ultime 20 yard.

Chiaro, persiste sempre il timore che Keenum possa aver disputato la stagione della carriera in un contesto a lui particolarmente favorevole quando in precedenza era considerato un backup senza particolari speranze di ottenere un posto fisso, tuttavia quando si lancia con il 67% di completi tenendo gli errori al minimo (22 touchdown, 7 intercetti, 98.3 di rating) dirigendo una squadra competitiva e capace di un lungo percorso vincente i dubbi tendono a dissiparsi, sperando di risolvere in via definitiva una situazione che oggi vede l’ex-speranza da primo giro Paxton Lynch retrocessa a riserva persino dietro a Chad Kelly e l’accoppiata Siemian/Osweiler gettata a debita distanza a seguito di opportuni movimenti di mercato.

Demaryius Thomas è stato penalizzato dall’instabilità dei quarterback di Denver.

Nei pensieri di Bill Musgrave, offensive coordinator subentrato a stagione in corso a Mike McCoy, l’inserimento di un regista capace è atto pure ad innescare meccanismi paralleli, come ad esempio il restituire linfa vitale ad importanti armi offensive come Demaryius Thomas, da troppo tempo penalizzato da un gioco aereo precario e frustrante. Lo stato di grazia vissuto con Manning a capo delle operazioni è probabilmente irripetibile, non a caso le statistiche raccolte dal wide receiver primario dei Broncos sono progressivamente calate nelle ultime tre stagioni in coincidenza con le fasi di declino e quindi ritiro del grande Peyton, tuttavia nelle condizioni giuste il numero 88 in arancio potrebbe se non altro tentare di riavvicinarsi alla doppia cifra di mete stagionali dopo aver terminato gli ultimi due campionati con soli 10 touchdown complessivi, ricostituendo una coppia se non altro interessante con quell’Emmanuel Sanders protagonista di una stagione più negativa che altro, ma certamente condizionata dall’infortunio alla caviglia con cui ha cercato di restare in campo il più possibile.

L’età, si sa, è un fattore preponderante nel football americano, ed il campanello d’allarme costituito dai trent’anni già compiuti da ciascuno dei due titolari è correttamente suonato nella testa di un Elway preoccupatosi di rimpolpare la batteria di ricevitori attraverso le risorse fornite dal Draft. Il general manager ha di conseguenza speso un secondo round per Courtland Sutton, che a SMU ha curiosamente sfiorato qualche record appartenente proprio a Sanders, un ragazzo fisicamente già pronto per giocare tra i professionisti e che necessiterà certamente di un periodo di rifinitura tecnica – è stato convertito a wide receiver solamente al College – ma che non per questo dovrebbe far mancare un certo tasso di produttività, proprio ciò che serve a questo attacco per il salto di qualità. L’intenzione di ampliare le possibilità per la posizione di slot rappresenta la chiave di lettura più corretta per la selezione di DaeSean Hamilton al quarto giro, attrezzando il settore con un prospetto molto efficiente e preciso nelle tracce di corto-medio raggio.

Royce Freeman potrebbe rivelarsi una pesca miracolosa.

Una filosofia molto simile è stata applicata anche per il backfield, nei riguardi del quale Elway conta di aver prenotato il più classico degli steal. Nelle teorie tattiche della squadra Royce Freeman dovrebbe sostituire i lunghi chilometri percorsi da C.J. Anderson – lasciato libero di accasarsi in North Carolina – essendo difatti un raro prodotto di Oregon dotato di caratteristiche così spiccate per fisicità e potenza, un running back adatto alle corsie centrali dotato di un’ottima velocità rapportata alle 235 libbre che si porta appresso con disinvoltura, duro da placcare sia per la forza di spinta che per la possibilità di eseguire delle finte. Nonostante sia il nome di Devontae Booker ad apparire in matita in cima alla depth chart di questo periodo, il destino è chiaramente nelle mani di un ragazzo che parrebbe possedere nelle corde l’abbondante migliaio di yard già nell’annata da rookie attraverso un prevedibile alto numero di snap, il che sembrerebbe relegare Booker ed il secondo anno De’Angelo Henderson nelle retrovie cercando di spartirsi circostanze più situazionali che altro.

I problemi d’inefficienza dei quarterback sono stati senza dubbio condivisi dalla resa di una linea offensiva che ha faticato parecchio nel fondersi con le dovute tempistiche, lo scorso campionato vedeva d’altro canto ben tre quinti dello schieramento di nuova acquisizione, e gli ostacoli si sono sommati sempre più durante il trascorrere dell’anno. La fase di protezione in fase di passaggio è stata assai dolorosa visti i 32 sack concessi (secondo peggior risultato di Lega), praticamente uno ogni 20 snap in fase di lancio; le certezze sono rappresentate dal centro Matt Paradis e dalla guardia Ron Leary, quest’ultimo acquisito nella offseason 2017, mentre si attendono significativi progressi per la posizione di tackle, che ha aggiunto l’esperienza di Jared Veldheer e dove il secondo anno Garrett Bolles è atteso ad un netto miglioramento nel rendimento dopo le 14 penalità fischiategli nell’annata di esordio. Il ruolo di tight end sarà invece affidato alla scommessa Jake Butt, ottimo ricevitore durante la carriera collegiale a Michigan ma fermo da più di un anno per la convalescenza da rottura del crociato anteriore.

Le sorti offensive saranno determinanti per far risorgere una difesa il cui rendimento generale è stato fortemente penalizzato dai continui turnover – ben 34, secondo peggior risultato davanti ai soli Browns – e dall’assenza di continuità nell’estendere i drive, fattori che non hanno permesso ai numerosi elementi di spicco del reparto di rifiatare opportunamente. Questo, almeno, pare essere il quadro dipinto attraverso cifre negative per punto di partenza medio degli attacchi avversari evidenziando una grande responsabilità offensiva nei numerosi intercetti subiti nella propria metà campo, circostanza che ha sminuito l’altrimenti buon lavoro del defensive coordinator Joe Woods, promosso l’anno scorso dopo aver allenato le secondarie nel biennio precedente, ivi comprendendo l’anno della vittoria nel Super Bowl contro i Panthers.

Von Miller è pronto a terrorizzare nuovamente qualsiasi quarterback.

L’intenzione è quella di replicare quanto ottenuto in termini di yard e primi down concessi, settori nei quali Denver si è classificata al terzo posto Nfl, e migliorare sensibilmente il numero di touchdown al passivo, su tutti quelli pervenuti per vie aeree, verso cui l’antidoto ideale è individuabile nelle specialità di casa, che vedono nella pass rush e nella consistenza delle secondarie gli elementi di spicco. Già forti della presenza di uno dei pass rusher più feroci della Lega, Von Miller, i Broncos hanno investito la loro selezione più alta su Bradley Chubb, dalla quale cercheranno di trarre beneficio attraverso l’ampliamento delle possibilità di interrompere i drive avversari con un sack od un turnover, colmando il vuoto lasciato due stagioni or sono dal ritiro di DeMarcus Ware, ricreando una presenza in grado di rendere ben più difficoltosi i raddoppi nei confronti di uno dei maggiori esponenti contemporanei nell’arte di atterrare il quarterback ed ampliano una rotazione che rivedrà in azione il promettente Shaq Barrett ed il presumibilmente motivato Shane Ray, al quale la dirigenza ha negato l’esercizio dell’opzione contrattuale per il quinto anno, fornendogli l’ultima occasione per mantenere fede a vecchie promesse mai mantenute.

La pass rush esterna andrà in ogni caso alimentata pure dalla parte centrale dello schieramento frontale, individuando una delle aree di miglioramento necessarie per un salto di qualità. La situazione è senza dubbio promettente, ma molto incerta: Derek Wolfe, il defensive end senza dubbio più produttivo, ha recentemente recuperato la forma fisica dopo aver subito un’operazione al collo che rischiava di compromettergli la carriera, Adam Gotsis è stato sotto investigazione per un caso di violenza carnale ritrovandosi poi prosciolto dalle accuse, DeMarcus Walker, abbastanza invisibile da rookie, ha acquisito peso in offseason e pare più adatto al compito, ma anche qui si parla di potenzialità e non di fatti concreti. La rotazione è profonda, non dimentichiamo l’importante contributo di un Shelby Harris in grado di smerciare 5.5 sack e l’arrivo del veterano Clinton McDonald, ma altrettanto profondi sono anche i quesiti cui rispondere.

Nonostante le secondarie siano attrezzate con giocatori di grande efficienza, i Broncos del 2017 si sono dimostrati essere più abili nel contrasto delle corse rispetto alle incertezze mostrate in copertura. L’arrivo del veterano Domata Peko ha senza dubbio contribuito a stabilizzare il reparto fornendo un perno in grado di mangiare spazio ed aprire la porta per le giocate dalle retrovie, una qualità senz’altro utile se considerate le caratteristiche in dote a Todd Davis e Brandon Marshall, più che efficienti nei primi due down e punti deboli nelle situazioni di passaggio, viste le generose concessioni lasciate agli avversari nell’intermedio. Tale analisi ha portato alla trade con i Redskins per assicurarsi Su’a Cravens, ritiratosi per poi ritornare sui suoi passi e quindi fermo da una stagione, aggiungendo al roster un giocatore giovane e versatile, in grado di giocare sia da strong safety che da linebacker ibrido, in possesso della velocità di piedi necessaria per attaccarsi in marcatura ai tight end, e della fisicità necessaria per opporsi alla ricezione.

Bradley Roby (29) e Chris Harris (25) sono tra le coppie di defensive back più forti in circolazione.

Se l’efficienza della pass rush sarà fondamentale per evitare quindi guai ai linebacker, la stessa dovrà essere aiutata da tutti i componenti della ben conosciuta No Fly Zone, che ha perso Aqib Talib ma mantenuto gran parte della propria identità grazie alla costanza di rendimento di due top corner come Bradley Roby e Chris Harris, coadiuvati da un safety di sicura affidabilità come Justin Simmons, in crescita esponenziale, nonché da Darian Stewart, ottimo contribuente in difesa delle situazioni di corsa ed un po’ labile in copertura. Il pacchetto nickel accoglie l’esperienza di Tramaine Brock, che sarà spesso in campo dal momento lo schieramento prevede spesso tre cornerback in contemporanea.

Gli special team confermano il compito di kicker per Brandon McManus, che comincerà la quinta stagione in Colorado ed è chiamato a riscattarsi da un’evidente flessione nelle percentuali di realizzazione da distanze superiori alle 45 yard, per i punt spazio invece alla gamba-cannone del folcloristico Marquette King, vecchio rivale divisionale.

I Denver Broncos sono una squadra molto difficile da prevedere ed interpretare. Non sono molto lontani dal loro recente ciclo vincente, ciò significa che alcuni pezzi-chiave difensivi sono ancora al loro posto, con nuovi innesti e giocatori giovani in attesa di conferma chiamati a migliorare la situazione nel rapporto tra turnover concessi e recuperati, un settore dove la pass rush avrà forte voce in capitolo. Le altre risposte dovranno necessariamente giungere da Case Keenum, dalle sue potenzialità nella cura del pallone, della capacità della linea di fornirgli un’adeguata protezione, dalla possibile esplosione di un Freeman che sta facendo fantasticare tutti gli affezionati locali.

Qualora i tasselli andassero correttamente al loro posto si potrebbe proiettare l’immagine di una squadra competitiva, forse già pronta per competere per la Division, ed in ogni caso ci sembra di poter asserire che i Broncos non potranno assolutamente fare peggio del 5-11 dello scorso anno. Il problema? Le attese sono sempre altissime, la franchigia è abituata a ricostruzioni veloci ed anche solo un potenziale 8-8 potrebbe essere un né carne né pesce in grado di nuocere al futuro di coach Vance Joseph.

 

 

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