Mentre la maggioranza delle squadre Nfl utilizzerà l’oramai prossima free agency ed il conseguente Draft per cercare competitività per i playoff, i Browns stanno cercando di allestire il loro futuro roster mirando ad ottenere un minimo di dignità, un traguardo ben differente che relega la franchigia in una piccola categoria a sé stante, e purtroppo ancora molto lontana dal circolo che conta davvero.

John Dorsey, a sinistra, è atteso ad una offseason di sensibili progressi.

Una notizia non certo entusiasmante per gli affezionati fan del Dawg Pound, i quali posseggono un tasso di autostima sportiva pari al numero di vittorie riportate dai loro beniamini durante il 2017, ma che continuano con fiducia a coltivare la speranza che proprietà e dirigenza abbiano davvero imparato la lezione, e che comincino a modificare drasticamente una cultura che le circostanze hanno reso completamente inaccettabile.

Si riparte da qui. Da un allenatore cui non è certo possibile addossare tutta quanta la colpa, ma che è certamente stato graziato nel mantenere il suo lavoro viaggiando con una pesantissima spada di Damocle che recita un impietoso 1-31 in due anni di incarico. Da un nuovo general manager, John Dorsey, strappato con forza da ambienti stabili e lungimiranti come quelli di Green Bay, Seattle e Kansas City per venire a predicare vittorie nelle immediate vicinanze del lago Erie e costruirvi un gruppo che possa finalmente recuperare tutta la dignità perduta. Ed infine da mosse che non perdono certo tempo nell’indecisione, lo spazio salariale c’è e le numerose transazioni effettuate sono lì a dimostrare che è giunta l’ora di accorciare i tempi della risalita, per quanto sportivamente doloroso questo percorso dovrà ancora essere.

Sashi Brown, il precedente general manager, è stato scelto come figura che doveva pagare anche per gli altri ottenendo un licenziamento in parte meritato per l’incorretta valutazione di alcune selezioni e la mancata chiamata di quarterback che avrebbero potuto far virare prima questi destini, ed in parte meno giustificato essendo in ogni caso responsabile di scelte che potranno recitare un ruolo importante nel futuro a breve termine della squadra. Dorsey ha analizzato la situazione e compreso come il recente accumulo di scelte non abbia portato a nulla – i risultati, in fondo, dicono esattamente questo – in quanto a poco serve possedere selezioni in doppia cifra da spendere su giocatori di talento ma inesperti se poi il roster non è adeguatamente completato da veterani affermati.

Ed ecco spiegata tutta la frenesia dei movimenti di mercato che i Browns hanno effettuato in questi ultimi giorni.

Tyrod Taylor garantisce senza dubbio maggiori possibilità di vittoria rispetto a Kizer.

Parte del notevole pacchetto-scelte 2018/2019 va ad essere compreso in un investimento dal ritorno importante, che offre un immediato progresso rispetto alla situazione attuale. La possibilità di mettere le mani su Jarvis Landry e Tyrod Taylor deriva tutta da qui, dall’ingolosire la squadra di appartenenza dei due giocatori per allestire uno scambio atto ad ottenerne i servizi, i quali sarebbero molto difficilmente pervenuti qualora i medesimi si fossero ritrovati nello status di free agent, dato che il potere attrattivo di Cleveland è – ancora una volta – pari al numero di vittorie riportate lo scorso anno. Determinante è stata inoltre la carta giocata da Dorsey premendo su un indubbio potere contrattuale a proprio favore, offrendo delle scelte a due squadre che si sarebbero trovate presto a dover convivere con decisioni scomode, pagando l’oneroso franchise tag a Landry nel caso di Miami, e dovendo rischiare di perdere Taylor per nulla nel caso di Buffalo, arrivando potenzialmente a tagliarlo di fronte all’imminente decisione di corrispondergli un roster bonus di 6 milioni di dollari entro il 16 marzo, una cifra certamente significativa per un quarterback che per quanto poco propenso all’intercetto non rientra tra i top del ruolo a livello di passatore puro.

Landry e Taylor, così come Damarious Randall, sono arrivati mantenendo intatta la struttura di scelte di cui i Browns potranno fruire nei primi due giri, senza quindi toccare il capitale più importante su cui continuare a costruire il futuro. L’ex-quarterback dei Bills è costato un terzo giro. Il wide receiver dei Dolphins è venuto via per una quarta scelta 2018 ed una settima del 2019. Il defensive back dei Packers ha generato un’inversione di scelte di quarto e quinto giro di quest’anno e soprattutto ha permesso a Cleveland di liberarsi di un errore macroscopico, Deshone Kizer, chiaramente impreparato per esordire in Nfl ed autore di una stagione da rookie di bassissimo livello. A ciò va aggiunta la trade che ha portato Danny Shelton a New England in compagnia di un quinto giro di quest’anno, che frutterà ai Browns una terza scelta 2019, sacrificando sì il dodicesimo giocatore assoluto del Draft 2015 riducendo ulteriormente il vecchio lascito di Sashi Brown, ma ottenendo un buon ritorno per un nose tackle che non sarebbe comunque risultato adatto alla 4-3 con cui lavora il coordinatore difensivo, l’esperto Gregg Williams.

Jarvis Landry è atteso da un rinnovo contrattuale.

In questi termini i ragionamenti di Dorsey non fanno una piega, e stampano un’impronta ben decisa nella nuova conduzione economica della franchigia. Le risposte più convincenti dovranno tuttavia pervenire dal lato puramente tecnico e con particolare attenzione alla fase offensiva, per la quale Hue Jackson lascerà (finalmente?) le chiamate al neo-assunto Todd Haley, che ha coordinato con notevole successo l’attacco dei Pittsburgh Steelers negli ultimi sei anni, seppur potendo usufruire di un tasso di talento notevolmente superiore rispetto a quello che troverà qui.

Trovare un filo conduttore comune a livello tattico non sarà un’impresa semplice. Tyrod Taylor ha dimostrato grande cura del pallone, tuttavia le sue qualità risaltano in tutte le situazioni in cui può correre egli stesso e sarà necessario capire come questo tipo di natura potrà collimare con la filosofia del nuovo coordinatore, che ridisegnerà daccapo il reparto rispetto alle idee di Jackson. Jarvis Landry è un ricevitore certamente affidabile, i suoi numeri dicono però che può garantire una certa continuità mantenendosi a poca distanza dalla linea di scrimmage vista la sua bassa media di yard per ricezione, il che non depone a favore della risoluzione totale dei problemi di un reparto che darà quella che sarà probabilmente l’ultima possibilità di redenzione a Corey Coleman, e che attualmente – a parte Josh Gordon ed i suoi punti di domanda – non presenta elementi esplosivi. Il reparto running back è stato per anni scarsamente produttivo, peraltro Isaiah Crowell è free agent e Duke Johnson è da considerarsi un wide receiver aggiunto, fattore che porta senz’altro a pensare che Dorsey considererà l’idea di prendersi un talento come Saquon Barkley alla prima assoluta, pagando eccessivamente se commisurata l’importanza del ruolo rispetto alle altre necessità di squadra, ma senza rischiare di perdere un treno che passa solo una volta ogni tanto.

Dato che Taylor costituirà pur sempre una soluzione-ponte, il Draft si dovrà comunque concentrare sulla ricerca dell’ennesimo quarterback del futuro, la vera questione scottante, dato che la stabilità del ruolo è determinante per il successo di qualsiasi franchigia Nfl ed i Browns rappresentano l’antitesi del concetto. La domanda riguarda casomai la posizione in cui verrà scelto, dato che con due delle prime quattro selezioni il ventaglio di possibilità è assai aperto e le dinamiche del mercato di questi giorni potrebbe portare a cambiamenti nelle esigenze delle varie concorrenti. Difficile pensare, ad esempio, che squadre come i Bills – con il solo Peterman sotto contratto nel ruolo di quarterback – resteranno ferme ad attendere che i top del ruolo se ne vadano via prima, cercando quindi espedienti per poter salire di posizione.

Sarà Josh Allen il futuro regista dei Browns? L’uniforme color marrone ce l’aveva già al College…

Le ipotesi possono portare ovunque in questo momento, Josh Allen, Josh Rosen e Sam Darnold posseggono tutti caratteristiche molto differenti e rappresentano quindi un grado di scommessa diverso, dipende da quale aspetto tra potenzialità, presenza nella tasca e potenza del braccio s’intende privilegiare, ma del discorso che riguarda la top-five rientrano senza dubbio il già menzionato Barkley per il suo grado di completezza (e se Haley fosse in grado di farne un novello Le’Veon Bell? Interessante no?) nonché difensori come Bradley Chubb (che potenziale coppia con Myles Garrett!) e Minkah Fitzpatrick, quest’ultimo in possesso di grande versatilità, con la possibilità quindi di poter essere schierato da corner o da safety, una caratteristica che ben si sposerebbe con la presenza dell’altrettanto flessibile Randall.

E non bisogna infine dimenticarsi della situazione di Joe Thomas, la leggendaria colonna della linea offensiva reduce dal primo vero infortunio grave della sua carriera professionistica, sul quale grava l’incertezza del prosieguo di una carriera giunta al possibile undicesimo anno di attività con un tasso di acciacchi da non sottovalutare.

I Browns hanno dunque cominciato con grande decisione questo processo di ennesima ricostruzione, gettando ogni possibile presupposto nel progredire nella loro catastrofica situazione odierna. Non sarà nulla in grado di accadere tra l’oggi e il domani, ma se non altro qualcosa stavolta sembra davvero essere cambiato nell’approccio.

Attendiamo gli sviluppi, con curiosità.

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