Week 16 è ancora lontano dal poter essere dichiarato concluso, ma l’esito dei due scontri rimanenti -la visita di Pittsburgh a Houston e Raiders-Eagles- non modificherebbe la griglia playoff, in quanto Pittsburgh con una vittoria confermerebbe il bye week per la prima settimana di postseason, imitando così quanto fatto da Philadelphia la settimana scorsa e da New England ieri: ad una settimana dal termine della regular season restano in palio solamente le due wild card nella AFC ed il sesto seed nella NFC.
Quanto successo ieri rientra perfettamente nella norma, Cleveland ha perso e San Francisco vinto -ancora?!-, un altro touchdown perfettamente regolare è stato annullato ai malcapitati avversari dei New England, Gurley ha dimostrato ulteriormente come l’acquisizione di McVay nella posizione di head coach sia stata la svolta definitiva del destino dei L.A. Rams, e… vediamo cos’è successo nelle quattordici partite giocate fra ieri e sabato sera.

Era la partita più importante della settimana in quanto la vincitrice avrebbe staccato immediatamente un biglietto per la postseason, complicando notevolmente la stagione dell’avversaria: il 23 a 13 con cui New Orleans ha battuto Atlanta ed è tornata in postseason dopo quattro anni non è sicuramente stato il frutto di una partita spettacolare, ma è risaputo che nel football di fine dicembre ciò che conta è solo ed esclusivamente il risultato. Nella prima metà della contesa Atlanta non è mai riuscita ad andare oltre al punt nonostante l’ottimo lavoro della difesa che è riuscita a limitare l’esplosivo attacco dei Saints a due piazzati di Lutz, almeno fino al momento che entrerà nella storia come “butt pick”: durante il two minute drill dei Falcons, nel disperato tentativo di mettere a tabellone almeno qualche punto prima della pausa lunga, il pallone indirizzato a Hall è stato prima droppato e poi tenuto vivo dalle natiche di Marshon Lattimore che, con una concentrazione sovrumana, è riuscito a completare la ricezione ed a mettere a segno l’ennesimo intercetto della sua stagione, trasformato poi da Brees in sei punti con un passaggio perfetto al sempre pericoloso Ted Ginn, che con questo touchdown da 54 yards ha portato i suoi sopra di due possessi.

A volte nel football serve anche… sì insomma, avete capito.

La seconda metà di gioco si è aperta con una quasi pick six del solito Deion Jones -contro New Orleans vede rosso- fermato sulla linea delle due yards: con l’inerzia dalla loro ed un punteggio ancora tutto sommato chiuso, Atlanta non è riuscita a guadagnarci assolutamente nulla in quanto su 2&goal Freeman ha perso il controllo del pallone facendo così recuperare un importantissimo fumble ai Saints. Dopo alcuni punt ed il piazzato con cui Bryant ha mandato Atlanta a referto, Ingram ha messo al sicuro la contesa con una cavalcata da 26 yards terminata in end zone, seguita poi da una goal line stand che ha visto Freeman essere fermato ancora una volta a pochi centimetri dai sei punti e dal riaprire la partita; un paio di field goal ed il touchdown della bandiera di Tevin Coleman hanno ritoccato il punteggio finale: i Saints sono nuovamente ai playoff e con una vittoria sui decaduti Buccaneers si assicurerebbero la NFC South, mentre Atlanta dovrà vincere contro i Panthers per garantirsi il ritorno in postseason.

Facciamo un passo indietro e torniamo per un attimo a sabato, giorno in cui si sono sfidati Colts e Ravens e successivamente Vikings e Packers. Vittoria tanto sofferta quanto importante per Baltimore, che battendo Indianapolis 23 a 16 si avvicina ulteriormente ai playoff: una vittoria contro Cincinnati la settimana prossima permetterebbe ai Ravens di aggiudicarsi il quinto seed della AFC. In un pomeriggio piuttosto piovoso a fare la differenza è un Joe Flacco che sembra finalmente aver ritrovato lo smalto dei tempi migliori: nonostante condizioni a dir poco impervie -oltre alla pioggia battente pure il vento ha condizionato pesantemente la contesa- Cool Joe è riuscito a lanciare per 237 yards e due touchdown evitando anche in questa occasione i turnover che tanto gli avevano condizionato la prima parte di stagione. Sopra di un possesso a poco più di due minuti dal termine Baltimore si è vista bloccare un punt nella propria metà campo, ma un drive da “Ravens” della difesa, culminato nel passaggio battuto a terra da Canady, ha permesso ai ragazzi di Harbaugh di portare a casa una partita dal peso specifico altissimo. Poco spettacolo e pochissimi Packers nel deprimente 16 a 0 con cui Minnesota ha zittito Green Bay: ogni qualvolta fossero sembrati in grado di mettere punti a tabellone i Packers hanno commesso costosissimi turnovers che hanno permesso a Minnesota di gestire tranquillamente il cronometro e di inanellare la dodicesima vittoria annuale. Sugli scudi un magnifico Harrison Smith in grado di guadagnarsi la valutazione perfetta di PFF: i suoi due intercetti, uniti a otto tackles (di cui cinque defensive stops) gli sono valsi un incredibile 99.9.

Guardiamo l’esito delle contese fondamentali per lo sviluppo della griglia playoff, dove spiccano le vittorie dei Chiefs, Rams, Patriots, Bengals e Panthers.
Dopo un inizio da record ed il conseguente tracollo di metà stagione sembrava che le aspirazioni playoff dei Kansas City fossero destinate a soccombere appannaggio degli allora lanciatissimi Chargers: vincendo 29 a 13 contro Miami, KC si è garantita con una giornata d’anticipo la corona della AFC West ed il probabile quarto seed AFC. La formula già la sapete -probabilmente solo ad Andy Reid risultava poco chiara-, quando Hunt vede tanti palloni ed ha modo di correre con continuità, i Chiefs vincono: grazie alle sue 106 yards totali ed un touchdown, Smith è stato in grado di controllare l’intera contesa e con qualche big play qua e là del solito Hill a metterli in posizione di calciare preziosissimi piazzati sono riusciti a vincere senza particolari patemi. Per la prima volta dal lontano 2003, la NFC West è di proprietà dei Rams, che vincendo 27 a 23 contro dei disperatissimi Titans rompono l’astinenza da postseason che si prolungava dal 2004. Come sempre il protagonista assoluto è Todd Gurley, che guadagnando da solo 276 e firmando due touchdown ha garantito ai suoi una produzione di punti adeguata sopperendo all’inconsistenza del nuovo kicker Ficken -Zuerlein è in IR list per problemi alla schiena-, piuttosto impreciso nel giorno del suo esordio fra i pro.

Gronk ieri l’ha presa così.

Niente da fare per i Bills, che rimangono aggrappati alla partita fino all’inizio del terzo quarto: il 37 a 16 con cui New England ha archiviato la pratica Bills è figlio di una seconda metà di gioco pressoché perfetta dei Patriots, in grado di mettere a segno 24 punti consecutivi una volta sotto 16 a 13. Immensa prestazione di Dion Lewis, che guadagnando 153 yards totali e trovando la end zone sia correndo che ricevendo sta dimostrando che probabilmente sarà lui il runningback principale una volta arrivati ai playoff, che inizieranno dal divisional round per i Pats dopo questa vittoria. Finisce la rincorsa dei Lions, che perdendo 26 a 17 contro i Bengals abbandonano definitivamente il sogno postseason a termine di una stagione decisamente troppo altalenante per una squadra con quel tipo di ambizioni: a decidere la contesa è un fenomenale Giovani Bernard che oltre ad aver guadagnato 168 yards ha pure firmato il touchdown della vittoria quando a poco meno di due minuti dalla fine dei regolamentari ha trovato la end zone con una corsa da 12 yards che ha di fatto concluso l’improbabile rincorsa dei Lions, pure ieri per lunghi tratti fuori dalla partita. Soffrono sicuramente più del dovuto i Panthers, che vincono all’ultimo secondo in rimonta contro i Buccaneers 22 a 19: dopo un pomeriggio in cui Newton ha faticato tremendamente a muovere le catene, il numero uno dei Panthers è riuscito ad azzeccare l’ultimo importantissimo drive grazie anche ad un po’ di fortuna, in quanto lo snap dal quale è arrivato il touchdown della vittoria -quarterback draw di Newton da 2 yards- ha rischiato seriamente di sfuggire dalle mani di Cam, che non solo ha recuperato l’ovale, ma è pure stato in grado di portarlo dentro per i sei punti decisivi.

Fra le altre partite con -minime- implicazioni playoff, vanno segnalate le vittorie di Seattle, San Francisco e Los Angeles.
Pur senza meritare e dimostrandosi totalmente incapaci di sostenere un drive da squadra che può giocarsela ai playoff, Seattle batte Dallas 21 a 12 sfruttando ogni singolo errore degli avversari, in quanto i tre turnovers dei Cowboys hanno portato tre touchdown a Seattle in un pomeriggio in cui Wilson e compagni sono riusciti a guadagnare solamente 136 yards in 54 giocate. Ancora pienamente in partita, Garrett ha rubato una pagina dal playbook di Carroll rifiutando di consegnare la palla a Zeke nei pressi della goal line, venendo così costretta -sul 21 a 12- ad un piazzato poi successivamente sbagliato a cui ne ha fatto seguito un altro che ha di fatto chiuso ogni contesa. Positivo il ritorno di Elliott, in grado di guadagnare 118 yards contro la non più troppo temibile difesa di Seattle.

Questo connubio sembra funzionare discretamente bene.

Continua lo show di Jimmy Garoppolo, che porta a quattro le vittorie consecutive annientando Jacksonville 44 a 33: a dare manforte a Jimmy G ci ha pensato la difesa con tre turnovers -fra cui una pick six- e tenendo fuori ritmo Bortles per lunghi periodi di partita. La NFL è una lega in cui serve tempo per costruire una squadra di livello in grado di competere per il Lombardi, ma dal momento in cui Garoppolo è diventato titolare San Francisco sembra essersi completamente trasformata, guadagnando brillantezza in tutte e tre le fasi del gioco: probabilmente quest’estate l’ex Patriots verrà ricoperto d’oro, ma almeno per il momento sembra meritarsi ogni singolo centesimo del contratto a tanti zeri che riceverà. Rimangono ancora in corsa per i playoff i Chargers, vittoriosi 14 a 7 con il minimo sforzo contro dei discreti Jets: a decidere la partita ci pensano Antonio Gates -81 yards ed un touchdown- e Melvin Gordon, che oltre ad aver corso per 128 yards ha firmato il touchdown della vittoria. Dopo la sfuriata di qualche settimana fa i Chargers sembrano essersi raffreddati notevolmente: la postseason è ancora lì, ma pensare di far strada giocando così è utopia.

Fra chi ormai non ha più nulla, se non onore -ed onorare il contratto-, per cui giocare spiccano le vittorie di Cardinals, Bears e Washington. Contro dei Giants in grado di spingere fino al limite gli Eagles, i Cardinals sfoderano una delle loro migliori prestazioni stagionali vincendo 23 a 0: come sempre -da qualche lustro a questa parte- a togliere le castagne dal fuoco ad Arizona ci pensa Larry Fitzgerald, che non solo ha ricevuto 119 yards ed un touchdown, ma ad un certo punto si è pure improvvisato quarterback completando un passaggio indirizzato a Jaron Brown. Fondamentale per lo shutout il contributo di Bethea, autore di due intercetti ed indiscusso MVP della partita grazie al suo voto PFF di 92.3. Continuano a perdere i Browns, ora sullo 0-15, che abbassano la testa pure al cospetto dei Bears, vittoriosi per 20 a 3 in una partita condizionata -ma neanche troppo- dalla neve: a deciderla ci hanno infatti pensato tre rushing touchdown di Chicago, due di Jordan Howard ed uno di Trubisky. La settimana prossima contro Pittsburgh Cleveland si giocherà la faccia nell’estremo tentativo di evitare lo 0-16. In quella che potrebbe tranquillamente essere l’ultima partita di Cousins al FedEx Field di Washington, i Redskins passano sui Broncos 27 a 11: l’attacco di Denver rimane nel suo letargo permettendo a Cousins di trovare tre volte la end zone con tre big play, una per Doctson, una per Davis ed una per Crowder.

Nonostante la formalità non sia sicuramente la mia dote principale, auguro a tutti voi lettori ed amanti della NFL un sereno Natale ed un buon anno e tutte le cose che si dicono in queste circostanze: buone feste!

3 thoughts on “NFL Week 16: un posto ai playoff sotto l’albero

  1. Pessima performance di Tavecchio nell’irriconoscibile attacco Raiders. Mi sa che il posto è andato.

  2. In effetti le sue statistiche nella seconda parte della stagione sono decisamente crollate, con l’aggravante di errori da posizioni di campo tutt’altro che impossibili. Fossimo imparziali e non tifosi non ci dovremmo stupire di una decisione in negativo da parte dei Raiders a fine stagione

    • Concordo con entrambi, non fosse italiano saremmo qua a parlarne come fosse Younghoe Koo.

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