Ogni domenica ci troviamo a dare una diversa lettura di una Division come la AFC South che appare intricata, per non dire veramente tormentata.

Attualmente l’aspetto più chiaro di questo dramma footballistico appare quello degli Indianapolis Colts, in difficoltà sul fondo della classifica, privi del loro uomo-guida Andrew Luck a causa di un infortunio che si sta protraendo più del previsto, ed abbandonati miseramente anche dalla loro difesa, quasi la peggiore della lega, soprattutto contro il passaggio dove in quattro gare gli avversari hanno conquistato una media di 283 yard a gara e un totale di 6 passaggi in TD. Indy nel complesso mantiene la capacità di fare big play (terzi per fumble forzati, quarti per numero di sack, ottavi per intercetti) ma nel computo generale dell’opposizione agli attacchi avversari viene logorata e frantumata in maniera costante.

Per PFF nella secondaria dei Colts si salvano solo la free safety Malik Hooker ed il cornerback Rashaan Melvin, e nel complesso appaiono disastrose anche le posizioni interne dei LB con Jon Bostic e Antonio Morrison assolutamente insufficienti, probabilmente la peggior coppia della lega al momento. Chuck Pagano, negli anni sempre chiamato in causa nei momenti di difficoltà della squadra, anche stavolta è di nuovo sulla graticola, anche perchè lo sviluppo dell’attacco attorno a un giocatore eccellente come Luck non è più progredito dall’eccellente 2014 quando nei passaggi la squadra dell’Indiana dominava la lega con quasi 4.900 yard.

Ed anche solo rispetto all’anno scorso quando il passaggio costituiva quasi il 72% delle yard conquistate, il 2017 per Indy è un enorme passo indietro con quasi 100 yard conquistate in meno a gara, quasi tutte sull’attacco di passaggio. Jacoby Brissett dopo una week 3 di buon livello sta iniziando a faticare, e il corpo ricevitori sta facendo il suo con appena 64 ricezioni su 111 target dall’inizio dell’anno. Detto degli ultimi, passiamo ai primi, ovvero il terzetto delle “meraviglie” che riescono a complicarsi da soli il cammino verso la division, senza considerare che prima o poi l’impasse dei Colts finirà ed essere al comando 2-2 con l’inseguitore sopito a 1-3 non fa dormire sonni tranquilli.

I Titans, appena usciti da una suonata memorabile patita dai Texans, sulla carta sono la miglior squadra della division, con una varietà d’attacco eccellente sia per le corse che per i passaggi, e con una linea di ferro. La difesa della vecchia “volpe” Dick LeBeau ovviamente risulta penalizzata dall’ultima gara contro Houston ma questo non può bastare a spiegare la 29ma posizione contro i passaggi e la 22ma contro le corse, pur avendo affrontato nel complesso non certo dei gran attacchi top (Jax e Houston, e l’attuale Oakland che ranka 27ma in NFL). I Titans sono comunque una squadra che da l’impressione di poter sbocciare definitivamente per mettersi tutti in fila dietro, almeno in division, ma questo deve fare i conti con quanto si vede sul campo e quali notizie arrivano dall’infermeria dopo l’uscita anzitempo di Marcus Mariota dalla gara contro Houston, e che viene monitorato day-by-day per quello che è stato dichiarato un “minor hamstring strain”.

La differenza nell’attacco tra Mariota e Matt Cassel potrebbe essere decisiva nel caso in cui quest’ultimo (4 su 10 per 21 yard domenica) dovesse essere schierato nelle prossime settimane. I Titans sono obbligati a guardare avanti come è normale che sia, mettendosi alle spalle quello che l’allenatore Mike Mularkey ha chiamato “una sconfitta totale della squadra” e dalla frustrazione che ne derivava. “Dimenticare il più velocemente possibile di questo, ma ricordarselo”, ha detto saggiamente il ricevitore, Rishard Matthews, memore del fatto che Tennessee non può limitarsi a specchiarsi sulla sua forza “sulla carta”. Veniamo all’altra indecifrabile, che finora si poteva considerare una perenne incompiuta, ovvero gli Houston Texans, guidati dal rookie Deshaun Watson (283 yard e quattro touchdown più uno con le proprie gambe) che ha preso per mano un attacco negli ultimi anni tormentato dai frequenti cambi di quarterback (Schaub, Mallett, Fitzpatrick, Keenum, Savage, Hoyer, Yates, Savage, Weeden ed Osweiler) e lo ha portato a un buon livello se consideriamo che ha già affrontato i campioni del mondo di New England, l’eccellente D# di Jax ed i Cincinnati Bengals attualmente tra le top5 defense della lega.

La difesa dei texani, se ci basassimo sul materiale visto domenica, dovrebbe alquanto preoccupare non solo gli avversari di division ma un po’ tutta la NFL: contro Tennessee infatti i cinque turnover e gli altrettanti 3&out hanno quasi azzerato un attacco che come dicevamo prima, sulla carta è a livello di playoff contender. E tutto questo senza quella zampogna di Brian Cushing, sospeso per 10 week per uso improprio di pompa da biciclett… di PED. Ovviamente, la freschezza di Watson ed il fatto che gli avversari non abbiano molti “film” per studiarlo contro gli attacchi NFL depone, seppur a breve termine, a favore di una Houston che come al solito ha una difesa d’elite, ma il calendario delle prossime tre gare non è una passeggiata (KC imbattuta, Cleveland e Seattle) e ci dirà molto delle ambizioni di una squadra che in preseason veniva messa, seppur di poco, nella metà alta della lega, a giocarsela effettivamente con Tennessee per la conquista della Division.

Concludo con la squadra che seguo più da vicino, ovvero Jacksonville, che incredibilmente è una contender per il titolo. Le prestazioni però non mi fanno essere contento, perchè come ho più volte detto in fase di preseason, la prima parte della stagione poteva dar modo ai Jaguars di prendere un bello slancio ed invece siamo qua sul 2-2 a chiederci dove possiamo andare con un attacco ed una difesa così altalenanti. L’offense segue l’andamento della qualità e della qualità dell’attacco su passaggio. Nelle quattro gare fin qui disputate, quando Blake Bortles ha lanciato più di quaranta volte a gara, Jax ha perso. La parsimonia nell’uso del QB appare l’arma vincente dei Jaguars, perchè Bortles purtroppo non è un quarterback elite e, in certi momenti non sembra nemmeno un QB in grado di giocare in NFL, ma quando ha un cast che lo supporta a dovere può fare un compito di livello accettabile ed equilibrare un attacco chiaramente run heavy.

La Defense è diventata una No Fly Zone con una percentuale di passaggi concessi inferiore al 60% e 5 intercetti, con meno di 600 yard di passaggio in quattro gare, di contro concede avverso le corse l’esagerazione di 5,7 yard a tentativo ed assieme ai Chargers è l’unica squadra della lega che lascia agli avversari oltre 160 yard di corsa a gara. Questo però non preclude a Jax di essere comunque globalmente una delle migliori difese della lega, questo nonostante la debacle patita contro Tennessee, in cui la difesa implose nel secondo tempo, logorata dall’inettitudine dell’attacco. L’ultima nota riguarda le penalità che per Jacksonville rimangono talmente frequenti da farla entrare nella Top 3 delle squadre più penalizzate in termini di yard, ma per lo meno stanno passando di moda quelle che permettono agli avversari di guadagnare primi down automatici.

Jacksonville, a mio avviso, rimane la più improbabile delle tre contender che guidano la division, e questo al netto di un calendario sulla carta più semplice di quello delle avversarie dirette. La giovinezza del roster e alcuni buchi nella struttura (strutturali come la linea, contingenti come l’infortunio a Robinson) faranno alla lunga scivolare i giaguari lontano da chi è oggettivamente più attrezzato per affrontare la logorante corsa ai playoff. Se attualmente dovessi fare un pronostico sul finale di stagione direi Titans 10-6, Texans 8-8, Jaguars 6-10, Colts 6-10 ma la mia probabilità di fare previsioni azzeccate è più o meno la stessa che ha Johnny Manziel di giocare di nuovo in NFL.

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