Nonostante fossi pronto e sapevo che il contratto che Matthew Stafford stava per firmare sarebbe stato il più ricco della storia NFL, questo articolo è una reazione viscerale alla lettura di “5 years, $135 million”.
Mettiamoci d’accordo, a me Stafford piace come quarterback, come persona e pure come leader, in quanto è riuscito a portare subito i Lions senza Johnson ai playoffs, però occorre analizzare i dati oggettivamente: le vittorie non superano le sconfitte, 51 le prime a fronte delle 58 elle maiuscole, ed il dato più preoccupante è che in otto anni di carriera non sia ancora riuscito a condurre Detroit a quella gioia in postseason che manca dal 1991, anno in cui non esistevo nemmeno ed i miei genitori si godevano gli ultimi mesi di libertà prima che nascesse mio fratello.
A rigor di logica un lapidario 0-3 a gennaio non dovrebbe sicuramente garantire tutti quei soldi ad un quarterback, ma la logica quando si parla di questa posizione viene a mancare lasciando spazio alla paura: come nel caso di molte coppie che vanno avanti per inerzia e per scongiurare la paura di trovarsi soli al mondo, i Lions si sono tenuti stretti il loro signal caller per evitare di dover ricominciare la difficile ricerca di un quarterback, probabilmente memori di quello sciagurato 2008, anno prima dell’arrivo di Stafford, in cui scrissero una pagina di storia con il loro 0-16.

Se non altro dopo il lauto rinnovo Flacco sembra finalmente aver trovato un taglio di capelli che gli stia bene.

Il contratto più criticato della NFL è senza dubbio quello di Joe Flacco che reduce da un’epica cavalcata culminata nella conquista del Super Bowl, nel 2013 batté cassa strappando un contratto da 120 milioni in sei anni, facendo poi il possibile per non giustificarlo: dopo il successo sui 49ers i Ravens si sono qualificati ai playoff solamente in un’occasione nella quale hanno però battuto gli Steelers a Pittsburgh e spinto al proprio limite i Patriots che qualche settimana dopo sarebbero andati a vincere il Super Bowl contro Seattle, non esattamente qualcosa alla portata di tutti.
Le statistiche sono simili, anche se il QB dei Ravens è stato draftato un anno prima di Stafford: cinque touchdown in più per Stafford, 187 a 182, e un vantaggio pure sugli intercetti in quanto ne ha lanciati nove in meno dei 117 di Cool Joe.
Però sulla statistica più importante di tutte Stafford viene surclassato da Flacco: la percentuale di vittorie del primo è del 46% abbondante mentre il secondo può vantare un 60% che tradotto sulle 16 partite in una stagione significa vincerne quasi 10, numero che di solito significa playoff.
Sto dicendo che Flacco sia meglio di Stafford? No, ciò che voglio fare è di evitarvi lo stupore che arriverà nel momento in cui il numero 9 sarà criticato ed il suo contratto verrà quotidianamente imputato come la causa dell’insuccesso della propria squadra.

Allarghiamo un attimo il discorso.
Nei 167 milioni di salary cap disponibili i 27- in media- di Stafford lo occupano per più del 16% ed in uno sport in cui il roster è formato da 53 giocatori, ha senso investire così tanto sul quarterback?
Dare una risposta sensata è veramente difficile, abbiamo tutti presente cosa voglia dire non riuscire a trovare un franchise QB- sì Cleveland, Jacksonville, Houston e NY Jets, sto parlando proprio di voi- però solo lo scorso febbraio i Broncos ci hanno dimostrato come sia possibile arrivare fino in fondo con under center un uomo con uno spaghetto al posto del braccio incapace di lanciare con precisione la palla per più di dieci yards.

Scrivete su Google Immagini “franchise quarterback”, questo è il primo risultato. Seguito da Jamarcus Russell, Fitzpatrick e Blake Bortles.
A Google l’ironia non manca.

C’è anche da dire che squadre mediocri per gran parte dell’ultimo decennio come i Titans e i Buccaneers sono viste da tutti come materiale da playoff proprio grazie ai loro quarterbacks, Mariota e Winston, che arrivati entrambi nel 2015 sembrano destinati ad un definitivo salto di qualità nel terzo anno: ma fra una o due estati, se tutto andrà come deve andare, quanto dovranno sborsare le due franchigie per non vederli partire?
Fra gli altri, pure Cousins e Rodgers dovranno a breve firmare: verrà sfondato il muro dei 30 milioni?
Molto probabilmente sì, dato che negli ultimi anni la tendenza è di rinnovare il proprio franchise quarterback rendendolo il più pagato ed innescando così un circolo vizioso che apparentemente non è destinato a finire: dirvi se sia la strategia giusta per vincere mi viene difficile principalmente perché senza Rodgers i Packers sarebbero i Chicago Bears con delle divise più belle.

Arrivati a questo punto non mi sorprenderei se vi steste chiedendo cosa effettivamente sia un franchise quarterback: non credo di saperlo più neppure io.
Potrebbe essere un QB mediocre in regular season che seppur giocando male riesce a trascinare- figurativamente proprio- la propria squadra ai playoff dove vuoi per la temperatura o per l’alta posta in palio si trasforma in un Terminator senza paure in grado di andare a battere Tom Brady in casa per due volte? Dimmelo te, Flacco.
Oppure è quello che da molti viene considerato il migliore di sempre, salvo poi aver vinto un solo titolo e per un motivo o per l’altro arrivare sempre a schiantarsi contro un muro ai playoff? Non lo so, Rodgers.
Probabilmente è un giovinastro visto giustamente come salvatore della patria da franchigie in disperata ricerca di successo dopo anni ed anni di futilità. Tiene il ragionamento, Marcus e Jameis?
Non escludo nemmeno che sia semplicemente un quarterback ai confini della top ten del ruolo reduce da una stagione e mezza estremamente positiva- aiutato da quel genio di Jim Bob Cooter- e che permette alla propria squadra di non finire ultima nella division con 4-12 o 3-13 ma di essere costantemente in lotta per i playoff, senza poi poter avere legittime pretese di vittoria una volta dentro: Matthew Stafford, mi senti?

Sarà Rodgers il primo a sfondare la barriera dei 30 milioni all’anno?

La difficoltà della posizione, la costante evoluzione del gioco ed il legittimo bisogno di aver associato al nome della squadra il faccione del proprio quarterback hanno reso questo ruolo più importante che mai in questi ultimi anni, ma occorre andare a guardare in faccia pure i contro di tutto ciò: gli Indianapolis Colts, quelli che due anni fa erano visti come i successori del Patriots sul trono della AFC, senza Andrew Luck probabilmente valgono meno dei New York Jets, squadra in perenne ricostruzione e blandamente destinata ad una stagione in cui vincere una partita sembra impossibile, anche a causa del contrattone a lui garantito in quanto le mancanze del roster sono impressionanti.
Certo, di Tom Brady ne esiste solo uno in quanto di giocatori altrettanto forti ed altrettanto disinteressati al proprio stipendio sacrificandolo in nome della competitività della squadra- intanto ci sono già gli sponsor che pagano abbastanza- non ne esistono, anche se vedere che Stafford- ricordiamoci le zero vittorie in postseason- prenda il doppio rispetto a colui che di Super Bowl ne ha vinti cinque e sembra seriamente intenzionato e vincerne un altro paio fa indubbiamente effetto.
Un effetto che però è giustificato da un’etichetta: franchise quarterback.
Dopo tutto pur non sapendo la definizione esatta di questo termine, di una cosa possiamo essere sicuri: quando queste due parole vengono associate a qualcuno, quel qualcuno sta per essere pagato profumatamente.

3 thoughts on “L’importanza di chiamarsi franchise quarterback

  1. Penso che TB12 sia un esemplare raro per tanti aspetti. Non a caso è stato considerato The G.O.A.T.
    Uno dei tanti l’interesse alle vittorie più del proprio guadagno (non che prenda poco, considerati anche gli sponsor). Però è anche vero che i soldi investiti nel roster dai Patriots sono spesso ben spesi e portano a vincere diversi SB.
    Al contrario tanti altri vedono sperperare i soldi del monte ingaggi con scelte discutibili e poco redditizie per la competitività della squadra e allora pensano bene di rimpinguare le proprie tasche massimizzando i propri contratti.
    Stafford IMHO non merita assolutamente un contratto del genere.
    E mi dispiace vedere questo trend allucinante di fare contratti faraonici a giocatori sopravvalutando il loro reale valore, perdendo la possibilità di avere un roster più competitivo.
    O sei parte del team, sotto ogni aspetto, oppure sei un mero mercenario!

  2. Flacco ha vinto un Superbowl, questo che ha vinto?
    La cifra e’ solo giustificata dal fatto che la dirigenza vuole tenersi stretto un giocatore che ha un ruolo chiave nel gioco, per non perderlo e iniziare tutto di nuovo.
    Come in altri sport, anche nel Football, si sta impazzando con gli stipendi…a certi giocatori

Commenta

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.