La AFC North può vantare un titolo molto raro nella difficile e ballerina NFL di oggi, dove i risultati debbono giungere velocemente ed a qualsiasi costo, ovvero il fatto che ben il 50% della sua composizione sia rappresentato da squadre lungimiranti, stabili e vincenti. I Baltimore Ravens condividono difatti questo status con gli arci-rivali di Pittsburgh, ed assieme ad essi, con l’aggiunta dei soliti Patriots, rappresentano quanto di meglio ci sia nel novero delle franchigie appartenenti alla American Football Conference.

La gestione della squadra è stata spesso esemplare, grazie all’oculato operato del general manager Ozzie Newsome, bandiera tanto in campo quanto dietro la scrivania, e dell’head coach John Harbaugh, il sesto allenatore più longevo della Lega (dietro, causualmente, a Mike Tomlin degli Steelers) e responsabile di cinque apparizioni ai playoff consecutive, striscia aperta all’inizio del suo incarico e terminata in coincidenza della vittoria del Super Bowl contro la San Francisco del fratello Jim, con cinque delle sue prime sette campagne concluse in doppia cifra di vittorie di regular season. Il problema risiede invece negli ultimi due anni, deludenti dal punto di vista dei traguardi (le cinque sole vittorie del 2015, anno dell’infortunio di Joe Flacco, sono state il peggior risultato della presente epoca) e dal punto di vista della capacità di chiudere le partite, dato che la squadra ha giocato un 2016 molto discontinuo che l’ha trasformata da possibile partecipante alla postseason a team in completa caduta libera nel mese di dicembre, nel quale è stata perduta tutta l’inerzia accumulata nei confronti proprio degli Steelers.

All’interno di tanta concretezza, un singolo settore ha mostrato segni di precarietà, per quanto poco caratteristca questa affermazione possa suonare pensando a questo tipo di organizzazione. Molte delle difficoltà stagionali sono state dirette all’attacco, colpevole di schierare il quarto offensive coordinator dei nove anni di esperienza pro di Flacco, quel Marc Trestman che reduce dai fallimenti di Chicago aveva trasformato il reparto in un qualcosa di frustrante ed asfittico, completamente incapace di far fruttare le proprie potenzialità. Nonostante una buonissima gamma di armi a disposizione i giochi offensivi erano improntati su passaggi molto corti, che andavano ad accorciare i drive costringendo la difesa a stancarsi oltremodo cercando di tenere in equilibrio partite dai punteggi non elevati, un grosso problema pensando al fatto che i Ravens del 2016 hanno vinto solamente due delle loro undici partite concluse con un touchdown o meno di scarto.

Altre considerazioni sparse. Baltimore ha creduto molto poco nel suo gioco di corse, spostando eccessivamente l’ago della bilancia verso un gioco aereo che non decollava, il passaggio da Trestman a Marty Mornhinwheg non ha sortito effetti stupefacenti nelle statistiche di Flacco ma ha solamente aperto le soluzioni quel tantino in più che serviva per non innervosire eccessivamente il notoriamente calmo quarterback, ed aggiungiamo nel pentolone il fatto che si sta pagando fior di milioni – intasando una buona porzione del cap dei prossimi tre anni – un quarterback utilizzato ben peggio di quello che potrebbe rendere. Con quel braccio a disposizione, le 9.34 yard per completo – 30ma statistica NFL – non hanno proprio senso di esistere.

Dato che a Flacco si può chiedere ben poco – a parte di tagliare i 15 intercetti dello scorso anno – avendo già ampiamente dimostrato di essere un franchise quarterback, la concentrazione dovrebbe andare automaticamente sugli altri reparti offensivi, ma le modifiche operate in offseason non sono state così significative. Il backfield oggetto di scetticismo ripropone in blocco i tre protagonisti della scorsa stagione con Terrance West a comandare il gruppo in termini di responsabilità, anche se le sue 4 yard a portata devono per forza essere soppesate diversamente da quelle prodotte da pari ruolo impiegati più ampiamente di lui, cercando nel contempo di far crescere i giovani Kenneth Dixon, sospeso però per il primo mese di campionato, e Javorius “Buck” Allen, parte di una rotazione comprendente anche il pluri-infortunato Lorenzo Taliaferro.

Non esattamente idilliaca è la situazione dei ricevitori, il reparto ha perso pedine importanti come Steve Smith, ritiratosi, e Dennis Pitta, arresosi dinanzi ad un accumulo impressionante di problemi fisici, ritrovandosi come potenziali migliori produttori di yard Mike Wallace e Jeremy Maclin. Il primo ha trovato una sua dimensione all’interno del sistema offensivo giocando una stagione di grande riscatto, toccando le 1.000 yard solamente per la seconda volta in carriera tornando ad essere un nome di discreta rilevanza, il secondo arriva da un taglio abbastanza imprevisto a Kansas City e potrebbe rappresentare una chiave di volta decisiva, potendosi schierare sia all’interno che all’esterno e portando in dote costanza di rendimento.

Le attese sono sempre alte per la prima scelta 2015, Breshad Perriman, colui che doveva essere il nuovo motore di questo attacco e che per infortuni assortiti – ha saltato l’anno da rookie – non è mai riuscito ad esprimere il suo potenziale, anche se fortunatamente l’età è ancora molto verde e le possibilità di migliorare esponenzialmente le 33 ricezioni e 499 yard ci sono tutte, a patto di migliorare sensibilmente l’intesa con Flacco ed aumentare il solo 50% con cui un passaggio scagliato in sua direzione si è concluso positivamente. Un’aggiunta interessante potrebbe essere senza dubbio quella di Danny Woodhead, specialista della ricezione fuori dal backfield, al rientro da un importante infortunio al ginocchio e destinatario di parte delle prese che furono di Kyle Juszczyk, fullback trasferitosi a San Francisco.

Forse un pò aiutati dalla velocità con cui la palla ha lasciato le mani di Flacco per conclusioni di poche yard, i Ravens si sono classificati al settimo posto assoluto per percentuale di sack concessi pr dropback, con un ottimo 4.36%. Molto del merito va in ogni caso riconosciuto allo spettacolare inserimento del rookie Ronnie Staley, risultato spesso dominante nel bloccare il rusher di turno e riuscito a dimostrare di poter essere il franchise left tackle di cui si parlava, di certo una delle migliori scelte del 2016. Marshal Yanda è stato come di consueto una certezza nel ruolo di guardia destra e non ci sono fattori che possano determinare una diminuzione del suo rendimento, mentre una delle conseguenze del contrattone di Flacco è stata la perdita di Ricky Wagner, àncora dell’estremo lato destro, accasatosi a Detroit ricevendo in cambio 47 milioni di dollari per i prossimi cinque anni, e di Kelechi Osemele, neo-Raider. L’unica altra certezza del reparto era Alex Lewis, un giocatore che può ricoprire tre ruoli ma che sarà fuori per la stagione per l’infortunio ad una spalla, lasciando tre posizioni quale oggetto di battaglia durante la preseason, con James Hurst, Jeremy Zuttah e la matricola Nico Siragusa a giocarsi il diritto di titolarità nella parte interna dello schieramento.

Poco caratteristiche le statistiche registrate dalla difesa, un reparto che si è sempre rivelato determinante per i successi di questa squadra. Particolarmente in difficoltà la fase di difesa aerea, dove Baltimore ha subito 28 mete delle 38 totali concedendo il 64% di completi, buono per il 20mo posto nel ranking NFL, molto migliore è invece risultata la resa contro le corse, settore nel quale sono state elargite 3.8 yard di media per portata, numero che è tuttavia altresì frutto della tendenza degli avversari a colpire questa difesa nel suo punto debole, per l’appunto la fase aerea. Un contributo in parte negativo è stato dato dalla poca puntualità con cui si è arrivati al regista avversario, solo nel 5% dei dropback, un dato vicino ai reparti meno efficienti della Lega.

Molti i dubbi da risolvere, quindi, dal momento che Terrell Suggs è risultato il miglior artista del sack con 8 atterramenti ma non è eterno, e la trade che ha portato Timmy Jernigan a Philadelphia ha privato la linea di un uomo importante per la pass rush. Un buon contributo è stato fornito da Matt Judon, 4 sack nell’anno da matricola, ma le aspettative sono tutte rivolte verso Tyus Bowser, secondo giro da Houston, un ottimo atleta scattante e reattivo, che si spera traduca le qualità mostrate al College nel più breve tempo possibile anche in campo professionistico, perché di uno come lui i Ravens hanno davvero bisogno.

L’improvviso ritiro el 24enne Zach Orr ha privato la squadra di un tandem di linebacker interni di alta consistenza, lasciando l’ottimo C.J. Mosley a dare sicurezza al cuore del reparto. Mosley – che nei primi tre anni da pro ha abbondantemente superato i 300 placcaggi – tornerà con tutta probabilità ad essere il top tackler della formazione, e dovrà nel contempo aiutare la crescita di Kamalei Correa, un prospetto limitato a pochi snap da un infortunio alle costole ma comunque esperto di coperture contro la spread offense, una qualità sempre più richiesta ai linebacker NFL e dimostrazione di versatilità che potrebbe fargli vedere il campo più spesso del previsto. Il fronte a tre vede molti giocatori giovani interessati alla rotazione, con il nose tackle Brandon Williams dimostratosi tra i più consistenti interpreti del ruolo, ed una folta competizione per aumentare il proprio numero di snap che coinvolge Michael Pierce, un’autentica sorpresa arrivata dal nulla, quindi Bronson Kaufusi e Willie Henry, ambedue reduci da una stagione accorciata dagli infortuni, la matricola Chris Wormley ed il versatile Carl Davis, schierabile da end o da tackle.

Nonostante Baltimore abbia portato a casa un intercetto nel 3.1% dei dropback avversari, miglior dato di tutta la NFL, come già detto le secondarie sono state bombardate spesso e volentieri, e per questo sono stati effettuati decisi investimenti durante la free agency. Il titolare fisso Jimmy Smith sarà affiancato nel ruolo di corner da Brandon Carr, giunto dalle stagioni sotto le aspettative trascorse a Dallas, mentre per la posizione di safety i Ravens hanno investito fortemente (34 milioni per quattro anni) su un giocatore che appare molto adatto al loro sistema, Tony Jefferson, che ha fatto parte delle fortune della forte difesa dei Cardinals. Le retrovie godranno dell’esperienza di Lardarius Webb, veterano a servizio della rotazione di defensive back, della quale entrerà a far parte anche la matricola Marlon Humphrey, molto atletico e certamente ben preparato al salto verso il professionismo avendo giocato ad Alabama.

Gli special team confermano la presenza del punter Sam Koch, una certezza, e di uno dei tre migliori kicker in circolazione, un Justin Tucker che nel 2016 ha sbagliato un solo field goal centrando tutte le dieci conclusioni tentate da oltre le 50 yard.

Il tema portante della stagione dei Ravens sarà quello di restare quanto più possibile vicini agli Steelers per tentare un colpo che non sembra, sulla carta, nelle loro possibilità, ovvero vincere la Division. Sono davvero tanti i ruoli importanti che vedranno nuovi volti in azione, la linea offensiva potrebbe trovarsi in difficoltà nel replicare la resa in protezione mostrata l’anno scorso, il gioco aereo deve forzatamente migliorare sin dalle prime partite e la difesa deve dimostrare di non poter essere più punzecchiata dai quarterback avversari con la stessa costanza vista nel campionato passato. Per quanto buono sia il sistema di Harbaugh e per quanto vincente sia stato il modello mostrato dalla franchigia in tutti questi anni, questa sembra una squadra in grado di giocarsela per una Wild Card, ma il ruolo di favorita ci pare rispettare maggiormente le qualità di Pittsburgh che non questa prossima edizione dei Ravens.

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