In quest’anno particolare la corsa alle ultime posizioni disponibili per i playoff è particolarmente affollata, con un numero inusualmente alto di squadre ancora in lizza per allungare la loro stagione di almeno una settimana. Il quadro della Afc vede un distacco oramai deciso tra le prime due posizioni ed il resto della truppa, mentre il turno di Wild Card così come appare oggi potrebbe essere totalmente rivoluzionato nel corso dei prossimi quindici giorni.

I seed principali appartengono a Patriots e Raiders, ovvero una certezza assoluta ed una ben ritrovata sorpresa dopo tanti anni di assenza dal palcoscenico più importante.

Cosa mai potremmo aggiungere nei confronti della profondissima squadra di Bill Belichick che non siamo già stati capaci di scrivere prima? La stagione di New England è stata semplicemente incredibile fino a questo momento, perché tutt’altro che scontata come l’apparenza potrebbe suggerire. I Patriots sono la franchigia dalle risorse infinite, ed è incredibile capire come abbiano dominato un campionato così equilibrato per gli altri senza necessariamente usufruire delle loro superstar al completo e senza possedere – al di là dei soliti noti – nomi altisonanti in posizioni importanti del roster. Una stagione iniziata senza lo squalificato Tom Brady ci ha insegnato che Belichick ha sempre e comunque un piano B valido tanto quanto quello principale, il livello di preparazione con cui Jimmy Garoppolo è sceso in campo prima di farsi male è stato niente meno che eccellente, ed alla fine della fiera l’unica gara completamente ciccata dalla squadra è giunta in occasione dello shut-out depositato in casa contro i Bills, con Jacobi Brissett titolare, in delle circostanze che a nostro personale avviso non fanno molto testo.

Per il resto i Patriots sono magari meno eclatanti rispetto al passato, ma la sensazione che siano una macchina da guerra non è affatto passata. Brady sta giocando del football sopraffino alla veneranda età di trentanove anni, quando nella normalità si trascorrono le domeniche a casa, in pantofole, a rimuginare sui bei tempi andati, qui invece quella di vincere il trofeo più importante della Nfl è un’ossessione continua che nessuno riesce a togliergli dalla mente, alimentata da due anni di lotte trasversali con Roger Goodell per una faccenda mai realmente provata fino in fondo, fornendo su un piatto d’argento una motivazione di certo non necessaria per un quarterback già agonisticamente cattivo di per sé.

Da quando Brady è tornato in campo New England ha dominato in lungo ed in largo, lanciando solo due intercetti stagionali mentre Le Garrette Blount faceva danni addosso a qualunque tipo di difesa gli si parasse davanti, raccogliendo numeri che parlano di record di carriera. E d’altro canto lui il talento ce l’ha cucito addosso, il fatto che sia stato sottovalutato per tanti anni a causa del noto incidente occorso al college di Oregon (agitò i pugni colpendo un difensore di Boise State finendo squalificato per tutto l’anno, e non venne di conseguenza scelto per problemi caratteriali) non può togliergli tutte le caratteristiche fisiche che ne fanno un rusher difficilissimo da fermare, dotato di visione completa e forza sovrumana nella parte inferiore del corpo, dandoci la certezza che pure nei playoff si porterà a spasso volentieri qualche avversario trascinandolo in meta assieme all’ovale. Tra difese dubbie, erroracci di special team, assenze determinanti come quella del Gronk ed una batteria ricevitori così ridotta ai minimi termini da aver compiuto autentici miracoli di produzione in rapporto all’effettivo talento, New England non si è mai fermata davanti a nulla.

Poi ci sono i Raiders di Del Rio, che deve aver sentito parlare di traslochi Las Vegas troppo insistentemente, data la sua ferma attitudine a scommettere durante i momenti più frenetici delle partite. Oakland è lo specchio del suo allenatore, che ha dato la direzione giusta alla squadra sin dal principio del campionato, quando dinanzi ai Saints aveva deciso di convertire da due punti intascando la vittoria a tempo scaduto, gettando sul tavolo tutti i soldi immaginari che gli erano rimasti in tasca. La stagione dei Raiders è riassunta da questo, da un continuo vivere sul filo del rasoio, dalla capacità di Derek Carr di vincere le partite nei quarti periodi, dalle possenti corse di Latavius Murray, dalla brutale pass rush apportata da quella bestia di Khalil Mack, che in un’ideale classifica dei difensori più temuti dai quarterback è secondo solamente a Von Miller. E’ stata una strada lunghissima e frustrante se pensiamo che la parola playoff era diventata tabù sin dai primi vagiti del nuovo secolo, e che nel frattempo il Black Hole era diventata una sorta di barzelletta. Ora invece ci sono 11 vittorie a registro, e l’ottenimento dello scettro divisionale, seppure ad oggi non ancora matematico a causa dei Chiefs, è un traguardo che Del Rio ed i suoi ragazzi possono davvero cominciare a toccare con mano.

Menzioniamo Kansas City non a caso, perché la squadra gestita da Andy Reid è stata un osso durissimo per tutti quanti, compresa la stessa Oakland di cui abbiamo appena terminato di parlare, sconfitta in entrambe le occasioni di questo campionato. I Chiefs non sono una bella squadra da vedere perché sono poco spettacolari, ma se trasformiamo i fuochi artificiali in dannata consistenza allora i rivali che i rossi possono temere sono davvero pochi. Un gioco offensivo molto ordinato, non esattamente produttivo ma in grado di generare quel che basta, la variabile impazzita fornita nelle ultime settimane dal portentoso Tyreek Hill, un bagliore di velocità venuto fuori dal nulla per elettrizzare un reparto amorfo, ed una difesa capace di recuperare palloni, pressare forte il quarterback e molto ben attrezzata nelle secondarie costituiscono tutti gli ingredienti corretti per dipingere un quadro che vede Kansas City come squadra che nessuno vorrebbe incontrare ai playoff.

I Chiefs hanno la Wild Card in pugno e malediscono le attuali regole Nfl, nel senso che il loro 10-4 non è sufficiente per giocare almeno una partita di gennaio in casa propria, come meriterebbero e desidererebbero, dato che il casino che fanno all’Arrowhead non lo fanno quasi da nessun’altra parte. Un’ingiustizia vera e propria, se pensiamo che Houston e Pittsburgh, l’una in netta difficoltà, l’altra molto discontinua nella prima parte di campionato, siedono davanti per soli meriti divisionali senza ancora avere sicurezza alcuna di essere ancora in campo durante la postseason. I Texans stanno vivendo un momento particolare nel peggior istante del campionato, essendosi ritrovati a dover cambiare il giocatore più importante della squadra proprio adesso. Stanchi dell’inconsistenza di Mister 72 milioni di dollari (altrimenti conosciuto come Brock Osweiler), i texani hanno consegnato il loro destino nelle mani di Tom Savage, ed oltre a vincere una mediocre Afc South che vede ancora in piena corsa i Titans di Mariota e Murray ma anche dei Colts sempre poco convincenti, sono chiamati a debellare i brutti ricordi delle recenti postseason, dove hanno ricordato a tutti il fatto di non appartenere a determinati e prestigiosi palcoscenici. Se il campionato terminasse oggi la griglia metterebbe loro davanti proprio i Chiefs. Auguri di buon cuore.

In rapporto ai pronostici prestagionali ed alle prestazioni medie degli ultimi anni, la squadra meno preventivabile per i giochi di gennaio erano senza dubbio i Miami Dolphins. Una franchigia in crisi, che ha lottato senza successo per emergere dalla mediocrità senza però ritrovare la costanza che negli anni ottanta e novanta ne avevano fatto una sicurezza a livello di vittorie, perlomeno in regular season. Proprio nel momento in cui tutti abbiamo condannato Ryan Tannehill ed Adam Gase sostenendo che il record di 1-4 avrebbe portato i due in altre città Nfl molto presto, è arrivata una clamorosa striscia positiva di 8-1 a zittire noi e tutti quelli che ci venivano dietro anche al di là dell’oceano, un traguardo ottenuto grazie anche alla fragorosa esplosione di Jay Ajayi. Matt Moore dovrà traghettare questa squadra alle due vittorie che servono per chiudere i discorsi Wild Card una volta per tutte in assenza di un Tannehill messo a riposo dal ginocchio sinistro: mentre le valutazioni mediche andranno avanti prima di concretizzare il rientro del titolare Moore ha già cominciato con il piede giusto seppellendo i Jets (vabbè…) con quattro passaggi da touchdown, ora restano i Bills, ormai esclusi per l’ennesima volta dai playoff, ed i Patriots in un’ultima di regular season dove i posizionamenti già acquisiti potrebbero giocare a favore proprio di Miami, a maggior ragione dato che a New England sono già a corto di soluzioni e gli infortuni è meglio prevenirli lasciando fuori i titolari dalle partite inutili.

Il vantaggio non consente però battute d’arresto, perché nonostante vadano male non dobbiamo dimenticare i Broncos campioni uscenti, che fanno comunque parte dell’esercito di squadre ferme a quota 8-6, pronte ad approfittare del primo segnale di resa di chicchessia. Denver è la squadra che detiene il peggior calendario rimanente e per questo è ritenuta essere quasi certamente eliminata dalla contesa, c’è da vedere cosa sia rimasto nel già scarso serbatoio offensivo per fronteggiare le ostiche Kansas City ed Oakland in gare consecutive, e sperare che gli altri inciampino. Non esattamente il playoff-scenario dei sogni.

Infine, il giorno di Natale, dove tutti sono notoriamente più buoni, vedrà invece uno scontro a ferro e fuoco tra Steelers e Ravens, con la possibilità per la squadra di Harbaugh di rientrare nei discorsi di postseason in caso di affermazione. Baltimore ha perso terreno a causa della sconfitta di quindici giorni fa contro i Patriots, proprio nel momento in cui il ruolino di marcia di Pittsburgh è sostanzialmente impeccabile invertendo di fatto le gerarchie divisionali. A Joe Flacco ed al suo reparto offensivo sono rimaste ben poche possibilità di svegliarsi dal tepore in cui questo attacco è stato avvolto per quasi tutto l’anno, mentre dall’altra parte lo spettacolo assicurato da Brown, Roethlisberger e dal fenomenale Le’Veon Bell non accenna a fermare i suoi tratti più pirotecnici.

In attesa di quelli veri, abbiamo già dei playoff anticipati che accendono una corsa Afc già pazza così com’è ora.

Qualcosa ci dice che sarà un Natale molto divertente.

One thought on “Afc, la disperata corsa all’ultima Wild Card

  1. Calendario alla mano, è molto difficile che i miei Dolphins raggiungano la wild card (già con una sconfitta a Buffalo, saremmo fuori), però dopo anni infiniti di mediocrità e di assurde politiche manageriali, Gase ha gettato dopo vent’anni le fondamenta per una buona squadra futura:
    – innanzitutto la stagione chiuderà in positivo (alla peggio 9-7)
    – la linea offensiva, al completo, finalmente ha fornito prestazioni all’altezza
    – la difesa sulle corse con Wae e Suh convince
    – il gioco di corse è ripartito (dai tempi di R. Williams non si era visto più nulla quasi)
    – il roster è giovane con una batteria di ricevitori fantastici.
    Lavorando un po’ sulla secondaria in difesa, sui linebackers (Alonso non ha fatto bene finora, sbagliando tantissimi posizionamenti e lasciando praterie aperte spesso) e sul QB (Tannehill non è un fenomeno e nemmeno un trascinatore, sarebbe il caso di ripartire da qualcun altro; le opzioni potrebbero essere o un rookie dal draft o un veterano sperando però di non incappare né in Cutler né in Romo….), si può sperare per il futuro. Finalmente.E comunque una speranzella di wild card la coltivo ancora….

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