Dopo il perentorio 27-0 con cui i Patriots, guidati dal rookie Brissett, hanno annientato i Texans, la sensazione generale era chiara: New England sopra a tutti.

Archiviata questa terza domenica di football ricca di sorprese e upset, le squadre sul 3-0, record che al momento significa perfezione, sono cinque: oltre ai già citati Patriots, troviamo pure Broncos, Eagles, Vikings e Ravens.

E se per Eagles e Ravens essere tre su tre è sorprendente, altrettanto non si può dire per quanto riguarda Minnesota e Denver: di queste squadre sembra che ne sentiremo parlare per tutto gennaio.

Partiamo proprio dai Vikings, che in una Charlotte sconvolta da violenze e proteste per l’ennesimo omicidio di un ragazzo di colore, hanno sconfitto i Panthers per 22 a 10.

Dopo aver messo a referto 10 punti nei primi due drive, l’attacco di Carolina è stato sovrastato dalla difesa di Minnesota che ha fatto trascorrere a Newton uno dei pomeriggi più lunghi della propria carriera: i sacks subiti sono stati 8, accompagnati da 3 intercetti.

Dopo aver perso Peterson, Kalil e Floyd, i Vikings hanno dimostrato una solidità di squadra straordinaria, e condotta dal possibile allenatore dell’anno, Mike Zimmer, battendo Carolina Minnesota si candida ad essere la squadra da battere della NFC.

Se c’erano dubbi riguardo Travor Siemian, i quattro touchdown lanciati contro la temibile difesa dei Bengals, che hanno permesso a Denver di battere Cincinnati per 29 a 17 , potrebbero avere convinto anche il più scettico fra i tifosi che, pure quest’anno, Denver è fra le favorite per il Lombardi.

In una giornata in cui C.J. Anderson è stato limitato a solo 37 yards in 14 portate, a condurre Denver alla vittoria ci ha pensato il duo Thomas-Sanders, resosi protagonista con più di 200 yards ricevute accompagnate da 3 touchdown, coadiuvato dal solito pass rush, in cui l’assenza di Ware non si è fatta particolarmente sentire grazie ad un Ray da 3 sacks.

Se la scelta di mettere Siemian under center era subito stata vista da molti come una mossa disperata ed azzardata, la prestazione di ieri del sophomore ci dimostra per l’ennesima volta l’eccellenza di John Elway, e il futuro in casa Broncos appare sempre più sereno.

Dopo le vittorie contro i non irresistibili Browns e Bears, il derby della Pennsylvania contro Pittsburgh doveva rappresentare il momento del risveglio per gli Eagles.

O almeno ciò era la convinzione di ogni addetto ai lavori prima di vedere il 34-3 con cui gli Eagles hanno umiliato gli Steelers: semplicemente imbarazzante la superiorità in ogni fase di gioco di Philadelphia, che guidata da uno straordinario Wentz e da una difesa capace di limitare l’attacco gestito da Roethlisberger ad un misero field goal, si è resa protagonista di un dominio che il punteggio finale fatica addirittura a spiegare. Con quasi il 75% dei passaggi tentati completati, 301 yards e 2 touchdown lanciati, Wentz sembra tutto fuorchè un rookie, e a Philadelphia, si sta iniziando veramente a sognare.

L’ultimo team a presentarsi ancora imbattuto, sono i Baltimore Ravens, la squadra meno convincente fra le cinque sul record di 3-0, che sono riusciti a portare via da Jacksonville una vittoria per 19 a 17, in un match che non verrà probabilmente menzionato fra le partite dell’anno; in un pomeriggio ricco di errori (5 intercetti lanciati fra Flacco e Bortles) i Ravens si sono affidati alla loro migliore arma, il kicker Justin Tucker (4 su 4 ieri), capace di realizzare un field goal da 53 yards, rivelatosi decisivo, a poco più di un minuto dal termine.

Lo 0 sotto la voce vittorie di Jacksonville, a fronte di una offseason stellare, sembra mettere alla sbarra coach Bradley che quest’anno, giocatori di qualità ne ha.

Insieme a Steelers-Eagles, l’altro upset della giornata viene da Buffalo, dove dei disperati Bills si sono imposti per 33 a 18 sugli Arizona Cardinals.

La vittoria di Buffalo risulta particolarmente sorprendente, in quanto in casa Bills, prima di domenica, il momento non era esattamente dei migliori (licenziamento dell’offensive coordinator Roman), e il gap con i Cardinals, squadra da tutti accostata al Super Bowl, sembrava essere troppo: i 4 intercetti lanciati da Palmer ed un McCoy in grande spolvero, 110 yards in 17 tentativi e 2 touchdown, si sono dimostrati essere fatali per Arizona, che non è mai stata in partita, nonostante il punteggio sembri dire diversamente.

Un altro incontro rivelatosi senza storia è stato quello fra Jets e Chiefs, vinto 24 a 3 da Kansas City.

Per raccontarvi questa partita non servono particolari numeri, se non un 8: otto infatti sono stati i turnover commessi dai Jets, traditi da Fitzpatrick, resosi “protagonista” lanciando ben 6 intercetti. Ad Alex Smith è bastata una partita di regolare amministrazione in cui ha dimostrato un’ottima intesa con il tight end Kelce, in quanto a mettere punti a tabellone ci ha pensato soprattutto la difesa con 2 touchdown (fumble ritornato e pick six). Orribile prestazione dei Jets, che si ritrovano 1-2 con la consapevolezza di aver perso due scontri diretti per i playoff.

Torna al successo Green Bay, che con una prima metà di partita da 31 punti, resiste ai tentativi di rimonta di Detroit vincendo 34 a 27.

Dopo una prova opaca contro i Vikings, di fronte ad una difesa non certamente temibile come quella di Minnesota, Aaron Rodgers lanciando 4 touchdown nei primi due quarti ha scacciato le voci che lo davano per infortunato, o che lo vedevano come quarterback in regressione.

A nulla sono servite le 385 yards e i 3 TD lanciati da Stafford, che sembra aver trovato in Marvin Jones il nuovo bersaglio preferito, come testimoniato dalle 205 yards ricevute accompagnate da 2 touchdown.

Al MetLife Stadium di New York, è andato in scena il capitolo secondo della battaglia fra Odell Beckham e Josh Norman, battaglia vinta da Norman e i suoi Washington Redskinsche con un 29 a 27 ai danni dei Giants, riaprono la propria stagione con una vittoria di fondamentale importanza.

Guidati da un Cousins finalmente espressosi ai livelli a cui ci aveva abituato lo scorso anno, Washington è stata brava a sfruttare gli errori dei Giants: i due intercetti di Manning (di cui uno in redzone) sono arrivati entrambi nell’ultimo quarto, ed in una partita giocata punto a punto, questi errori si rivelano sempre decisivi.

In una partita fra due squadre che quasi certamente i playoff non li faranno, i Dolphins sono riusciti a strappare ai Browns un 30 a 24 che per Cleveland sa di beffa: perdere ai tempi supplementari fa sempre male, ma perdere dopo aver sbagliato 3 calci, di cui uno a tempo scaduto, non fa altro che testimoniare l’infinita inettitudine (e sfortuna) tipica dei Browns.

L’esordio del rookie Kessler, al posto di un McCown che ha supplicato gli allenatori di farlo giocare nonostante l’infortunio, è stato senza errori, grazie alla creatività di Hue Jackson, che ha usato la propria miglior arma, Terrelle Pryor sia come quarterback che come wide receiver (e anche come safety): peccato non lo abbia potuto usare come kicker.

Nonostante la vittoria, gli errori commessi da Tannehill sono ancora troppi: a 319 yards lanciate e 3 touchdown, troviamo contrapposti 2 intercetti ed un fumble che, grazie all’ancor più impreciso Parkey, poteva rivelarsi decisivo.

Mettere pressione ai Texans, era l’obiettivo di Tennessee ed Indianapolis: missione compiuta per quanto riguarda i Coltsvittoriosi contro i Chargers per 26 a 22, che agganciano gli stessi Titansfermati 17 a 10 dai Raiders.

A salvare la stagione di Indy ci ha pensato T.Y. Hilton, con una partita da 174 yards ricevute condite da un touchdown a pochi minuti dal termine, rivelatosi essere decisivo, anche se per arrivare ai playoff, servirà un Luck decisamente migliore.

Dovrà necessariamente commettere meno errori anche Marcus Mariota, che in una partita in cui si è reso protagonista in negativo lanciando 2 intercetti e perdendo un fumble, a pochi secondi dalla fine non è riuscito a trovare Harry Douglas in endzone (era pass interference?) per quello che sarebbe stato il touchdown della parità. Con questa vittoria, Oakland si porta sul 2-1 e l’impressione è che i Raiders se la giocheranno fino alla fine per un posto ai playoff.

In una NFC West in cui i Cardinals non riescono ad imporsi, comandano insieme, grazie a due vittorie, i Los Angeles Rams e i Seattle Seahawks: in una partita a punteggio insolitamente elevato, i Rams hanno battuto i Buccaneers 37 a 32, mentre Seattle ha regolato San Francisco per 37 a 18.

Nonostante la bella vittoria, più netta di quanto dica il punteggio finale, c’è grande preoccupazione per Russell Wilson, uscito nel terzo quarto per un infortunio alla caviglia, che non dovrebbe però fargli perdere la prossima partita; prestazione “bestiale” di Christine Michael, 106 yards e 2 td, e “Angry” Doug Baldwin, capace di accumulare 164 yards e un touchdown.

Nella partita in cui Todd Gurley è riuscito finalmente a sbloccarsi (anche se le 3.1 yards per portata sono ancora inaccettabili) con due TD, Los Angeles, guidata da un Keenum molto conservativo ma tuttavia in grado di completare due big play, una a Quick ed una ad Austin, decisive per il successo finale. Sul 2-1, l’entusiasmo per i Rams sta iniziando a crescere.

Nell’ultima partita della domenica fra Bears e Cowboys, Dallas ha schiacciato Chicago, vincendo 31 a 17 una partita in cui Dak Prescott ha lanciato il suo primo touchdown fra i professionisti. Se le prestazioni di Wentz lo stanno candidando al titolo di rookie dell’anno, vale la pena sottolineare come Prescott stia giocando altrettanto bene, dimostrando precisione ed una scarsa propensione alla giocata forzata: su 24 passaggi tentati, solo 5 sono risultati incompleti, e le 10.3 yards per lancio evidenziano l’ottima capacità decisionale del rookie.

Se a ciò aggiungiamo le 140 yards (su 30 portate) corse da Elliott, capiamo subito l’idea di gioco dei Cowboys: tenere il pallone più tempo possibile, stancando la difesa avversaria con alternanza di lanci e corse. In sintesi, con tutta la cautela possibile, si può iniziare a dire che Dallas abbia trovato finalmente il successore di Romo.

E anche per questa settimana, cari amici lettori, è tutto!

5 thoughts on “Week 3: tante sorprese, le solite certezze

  1. Sbaglio o le prime settimane di regular season indicano che quest’anno siamo di fronte ad una NFL meno “QB-centrica”? Senza togliere nulla alle grandi prestazioni dei QB rookies (e tra i rookies metto dentro anche Siemian) … Ps. Che spettacolo veder giocare le difese dei Broncos e dei Vikings!!

    • Ciao Luke! Penso che il Super Bowl vinto da Denver lo scorso anno sia la perfetta dimostrazione di quanto tu hai detto nel tuo commento: certo, avere un Brady o un Rodgers aumenta notevolmente le probabilità di vittoria della propria squadra, ma come stanno dimostrando Denver e Minnesota, il franchise qb non è per forza necessario per arrivare in alto. Credo che nei prossimi anni, soprattutto al draft, vedremo una progressiva svalutazione del QB, o almeno così spero, in quanto il “defense wins championship” non è mai stato più vero.

  2. Da tifoso dei Dolphins posso solo dire, dopo avere visto la partita, che a Miami si continua a non fare sul serio. Tannehill è un mediocre e ormai lo ha dimostrato in tutti questi anni dove non è mai cresciuto. A due minuti dalla fine perde una palla mostruosa… La difesa è imbarazzante: da sempre sulle secondarie, ma adesso anche davanti non si argina più nessuno. Il gioco di corsa è inesistente: la linea offensiva (composta per 3-5 da pro bowler reali o probabili) è un colabrodo e non capisco perché non si investa mai in un running back decente (qualcuno vuole capire che sono finiti i tempi di Dan Marino????)!!! E’ dai tempi di R. Williams (ultima stagione con playoffs infatti) che ci si ostina a giocare senza gioco di corse. La fragilità della squadra è sconcertante in ogni frangente. L’attacco di Cleveland è stato nullo se non quando si è basato su Pryor: non lo hanno praticamente mai fermato e a 4 minuti dalla fine gli abbiamo concesso l’ennesimo touchdown con conversione da due punti. L’unica cosa positiva è la batteria di ricevitori che con Stills, Parker e Landry…meriterebbe ben altri palcoscenici. Se va bene bene la stagione chiude con 4-12. A Miami da 30 anni non si gioca più a football, ma si fa solo ridere. Speravvo in qualcosa di nuovo dopo il siluramento sacrosanto di Ireland, ma così non è ahimè….

    • Penso che nel “non vogliamo essere una mezza squadra” detto da Landry dopo la sconfitta contro New England si possa riassumere perfettamente la situazione dei Dolphins. Onestamente sono sempre stato un grande estimatore di Tannehill, e mi son sempre sentito dare dello scemo: avevano ragione. Ok, giocare contro i Browns che sono allergici alle W aiuta, ma il fumble di cui tu parli lo trovo veramente inaccettabile per una squadra che ogni anno ha ambizioni di playoff. Ero convinto che lo 0-2 fosse solamente causa di un calendario orribile, e che una vittoria convincente contro Cleveland avrebbe rilanciato la stagione di Miami, ma evidentemente sbagliavo; il più grande dispiacere è vedere Landry, probabilmente il giocatore più sottovalutato dell’intera NFL, recluso in una squadra così disfunzionale, e purtroppo hai ragione, da 30 anni a Miami si fa ridere!
      Ciao e grazie!

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