Quando mi è stato proposto di scrivere le previews della AFC North, ho accettato immediatamente, conscio del fatto che, per quanto riguarda Pittsburgh Steelers, Cincinnati Bengals e mettiamoci anche Baltimore Ravens, di cose da dire con cognizione di causa ce ne fossero parecchie.

Il problema è che nella AFC North, ci sono anche i Cleveland Browns (problema per me, non per le altre tre rivali), che, stagione deludente dopo stagione deludente e aggiungiamoci pure scelta discutibile al draft dopo scelta discutibile al draft, sono diventati la barzelletta dell’intera lega.

Da quando la squadra è passata nelle poco pazienti mani di Haslam nel 2012, si sono avvicendati ben 4 allenatori, oltre che a svariati GM: questo può farci capire quanto il caos regni sovrano nella franchigia dell’Ohio, e in queste condizioni, pensare di vincere è pura utopia. L’ultima stagione vincente risale al 2007, mentre per associare le parole Browns e playoff, bisogna tornare indietro fino al 2002. Duemilaedue. Avevo 6 anni, e più denti che centimetri di altezza.

La stagione che sta per iniziare, sarà la prima del trio DePodesta, Brown e Jackson, e soprattutto verso DePodesta e il suo approccio Moneyball, c’è molta curiosità, curiosità che sa già di rivoluzione per le abitudini Browns. Hue Jackson d’altro canto, è una delle menti offensive più brillanti dell’intera lega e durante il suo tempo a Cincinnati nel ruolo di offensive coordinator, è riuscito a creare uno degli attacchi più temuti e imprevedibili della lega.

Ora che ci siamo occupati del makeover della società, guardiamo un po’ chi effettivamente giocherà davanti al sempre più depresso pubblico del First Energy Stadium.

L’emblema della nuova mentalità Browns, volta al rischio calcolato con minima perdita, si può riscontrare nel quarterback, il quale è probabilmente uno fra i giocatori che più ha da riscattarsi dell’intera National Football League: esatto, Robert Griffin III.

Di RGIII e il suo passato si è già abbondantemente parlato in questi anni, anni che dopo una splendida stagione da rookie hanno visto l’ex Baylor cadere nella più totale miseria (sportivamente parlando), arrivando al punto in cui è stato schierato come safety nello scout team dei Redskins. Sì insomma, l’esempio vivente del più banale “dalle stelle alle stalle”.

Sotto la guida di Jackson però, è lecito avere speranze per un QB che dovrà necessariamente (grazie Shanahan) diventare un pocket passer, lasciando perdere l’utilizzo smodato della read option, che lo aveva reso grande da rookie.

Alle sue spalle, troviamo ancora una volta nel ruolo di backup Josh McCown, che dopo l’ottima annata ai Bears nel 2013, è tornato ad essere poco più che un veterano che può far da chioccia ai giovani Griffin e Kessler, rookie preso al terzo round dell’ultimo draft da USC, che nel caso l’esperimento RGIII dovesse fallire, avrà una chance per dimostrare di essere l’ultimo nome inserito nella, purtroppo, famosa maglia dei Browns con tutti i nomi dei QB dal ’99 ad oggi.

Il backfield dei Browns, tuttavia, sembra essere molto promettente grazie a Isaiah Crowell Duke Johnson, che potrebbero formare un mostro a due teste in grado di intimidire qualsiasi difesa. Crowell, alla sua terza stagione, probabilmente giocherà la maggior parte degli snaps vicini alla goal line, in quanto fisicamente più imponente di Johnson, che tuttavia sembra essere un legittimo breakout candidate, dopo una buonissima stagione da rookie soprattutto per quanto riguarda le ricezioni.

Entro fine anno, mi sento di dire che questo potrebbe essere il backfield di Johnson, che sicuramente vedrà più carries dello scorso anno e che potrà avere la chance di affermarsi come verso e proprio RB1, per metterla in termini del mio tanto caro fantasy football.

La situazione dei wide receivers è invece strana: nella prima depth chart rilasciata ad inizio agosto, possiamo trovare titolare Terrelle Pryor.. suona familiare? Esatto, lo stesso Pryor che è stato QB dei Raiders, che ha iniziato nell’offseason 2015 una dura transizione da quarterback a wide receiver, e grazie anche ad allenamenti con il buon Randy Moss, sembra in grado di incutere timore ad ogni cornerback della lega (vedere, per credere, la prima giocata in assoluto della preseason, Griffin-Pryor 49 yards).

Al suo fianco, con ogni probabilità ci sarà Corey Coleman, quindicesima scelta in assoluto all’ultimo draft, che forse potrebbe essere troppo piccolo per ricoprire il ruolo di wideout, ma che se saprà limitare i drop che lo hanno afflitto a Baylor (ex università di RGIII tra l’altro), potrà diventare un vero e proprio go-to-guy, ed essere schierato sia nella slot che come wideout.

Al momento, lo slot receiver designato è Andrew Hawkins, dimostratosi sempre affidabile nelle ultime stagioni in maglia Browns. La notizia più grande rimane però il ritorno di Josh Gordon, che se riuscirà ad amare più l’erba sotto i suoi piedi che quella da fumare, potrebbe rientrare nella lista dei migliori ricevitori NFL, idea supportata dalla sua produzione nel 2013, dove pur essendo stato squalificato 2 partite, è riuscito a ricevere per 1646 yards. Peccato solo che quest’anno dovrà saltare le prime 4 partite.

Fra gli altri nomi, spunta quello di Ricardo Louis, rookie da Auburn che nonostante non sia ancora pronto per la NFL, ha spinto il front office a spendere una scelta per averlo al quarto round del draft. Taylor Gabriel, probabilmente per l’inesperienza che lo circonda, vedrà parecchi snaps il prossimo anno, ma per riuscire a giocare con regolarità, dovrà sicuramente migliorare l’orribile 8.4 yards per catch registrato lo scorso anno.

Vale la pena ricordare la perdita di Travis Benjamin, passato ai Chargers in offseason, receiver numero uno lo scorso anno.

Senza competizione è lo spot del tight end, che vedrà sicuro titolare Gary Barnidge, uno dei breakout player dello scorso anno, dove è riuscito a passare le 1000 yards di ricezione per la prima volta in carriera. Sarà da vedere se ci troviamo davanti ad un classico “one year wonder”.

L’offensive line vedrà ancora una volta il già leggendario Joe Thomas proteggere il blind side del QB di turno. Non c’è molto da dire sul giocatore, mi limiterò infatti a fornirvi solo qualche statistica: 9 anni di carriera, 9 pro bowls. Penso basti.

Al suo fianco troveremo Joel Bitonio, autore di una strepitosa rookie season, ma vittima del più classico esempio di sophomore slump lo scorso anno, in un’annata che lo ha visto saltare 6 delle ultime 7 partite. Concedergli il beneficio del dubbio è più che lecito e personalmente sono piuttosto convinto che la stagione 2016 sarà quella del riscatto.

Il ruolo del centro, per chi è poco pratico di offensive line, è spesso descritto con una similitudine: il centro è il quarterback della linea d’attacco, responsabile degli audibles e aggiustamenti vari in funzione di quanto mostrato dalla defensive line.

Questo ruolo, lo scorso anno era coperto da Alex Mack, che appartiene al ristretto circolo dei centri d’elite con gli estremamente barbuti Travis Frederick (Dallas) e Nick Mangold (NY Jets): il problema è che Mack ora gioca ai Falcons e chi dovrà rimpiazzarlo si troverà davanti ad un compito decisamente impegnativo.

Il “prescelto” (questa parola nella città di Cleveland è abbastanza speciale, vero LeBron?) sembra essere il sophomore Cameron Erwing, disastroso, essendo generosi, la scorsa stagione nel ruolo di guardia, ma ora che tornerà a giocare nella sua posizione preferita, attendersi un salto di qualità è decisamente sensato. Starà solamente a lui dimostrare che con lui i Browns, nel primo round del draft 2015, non hanno buttato via l’ennesima pick.

Right guard sarà probabilmente John Greco, che dopo Thomas è l’offensive lineman con più esperienza, poichè draftato nel 2008 dai Rams, all’epoca Saint Louis, ora Los Angeles.

La competizione per il ruolo di right tackle vede protagonisti principalmente Austin Pasztor Alvin Bailey, che dovranno non far rimpiangere Mitchell Schwartz, uno che per intenderci è stato votato da Pro Football Focus come miglior RT della passata stagione, che nel 2016 indosserà la maglia dei Kansas City Chiefs. Report di giugno vedono come favorito l’ex Seahawks Bailey, ma sarà solamente la preseason a determinare lo starter.

Se l’attacco dei Browns lo scorso anno è stato disastroso, la difesa se l’è giocata bene per riuscire ad essere peggio dell’altro lato del pallone. In particolar modo la rush defense di Cleveland, è stata la 30esima peggiore della lega, con solo Eagles e Saints riusciti a far peggio. Per pensare di vincere qualche partita, migliorare appare obbligatorio.

La dodicesima scelta nel draft del 2015, Danny Shelton, ricoprirà il ruolo di no-set tackle, e occupando contemporaneamente più offensive linemen avversari, dovrà permettere ai compagni di riuscire a fermare le corse avversarie: sembra molto facile da dire, ma è ovvio che le aspettative verso di lui siano così alte, vista la posizione in cui è stato draftato.

Messa in archivio la tutt’altro che esaltante prima stagione, da un aumento delle sue prestazioni passeranno le speranze della squadra di Jackson di migliorare la 30esima posizione contro le corse sopracitata.

Per una slot da defensive end, si giocheranno il posto il sophomore Xavier Cooper Armonty Bryant, con il rookie Carl Nassib, fratello del quarterback dei Giants David, pronto ad inserirsi nella battaglia. L’altra slot sarà quasi certamente occupata da John Hughes, reduce da una discreta stagione.

A portare pressione ai QB avversari, nel ruolo di outside linebacker, il rookie Emmanuel Ogbah potrebbe avere la possibilità di giocare molti snaps, supportato da un ottimo training camp, in cui sta esprimendo tutto il potenziale che ha portato Cleveland a draftarlo.

A subire l’ascesa di Ogbah sarà Paul Kruger, che non ha saputo giustificare il contrattone datogli dopo la vittoria del Super Bowl con Baltimore.

Nate Orchard sembra davanti nelle gerarchie a Barkevious Mingo, ennesimo bust del precedente front office, e con ogni probabilità, se non saprà migliorare la quasi nulla produzione tenuta in questi anni, parliamo infatti di 7 sacks in tre stagioni, statistica inaccettabile per un’ex sesta scelta assoluta. Orchard e Ogbah forniranno ai Browns un paio di outside linebackers giovane, veloce e decisamente promettente.

Nel centro del reparto, non dimenticandoci la partenza del veteranissimo Karlos Dansby, facilmente al fianco dell’ex Jets Demario Davis, giocherà Christian Kirksey, che dopo i primi due anni in cui si è spartito snaps con Craig Robertson (attualmente ai Saints) finalmente avrà un’opportunità per dimostrare di poter essere titolare al centro di una giovane difesa.

Il rendimento della secondaria, dipenderà senza dubbio dalla forma in cui Joe Haden rientrerà in campo: dopo aver perso molte partite ed essere stato messo nella lista degli infortunati per concussion lo scorso anno, Haden sarà chiamato a replicare le prestazioni delle annate precedenti, che lo hanno visto diventare pro bowler per due anni di fila (2013 e 2014).

Prima degli infortuni, la stagione di Haden è stata senza alcuna esagerazione un disastro, disastro che, in una division dove giocano i vari Antonio Brown, A.J. Green e mettiamoci anche Steve Smith Sr., è inaccettabile da un giocatore di assoluto livello come lui.

Dall’altra parte del campo ci sarà Tramon Williams, 33enne reduce da una stagione mediocre al massimo, e data l’età, sarà compito di DePodesta trovare un upgrade nei prossimi draft.

Il primo giro del draft del 2014, ha visto approdare ai Browns due dei più grandi bust dell’ultimo decennio: Johnny “Football” Manziel e Justin “Bustin” Gilbert. Il poco generoso soprannome non dovrebbe lasciare spazio all’immaginazione, e questa sarà senza alcun dubbio l’ultima possibilità per Gilbert di dimostrare qualcosa, poichè le prime due stagioni nella lega sono state catastrofiche.

Perso nella free agency il pro bowler Tashaun Gipson e tagliato l’hard hitter Donte Whitner, le posizioni di free e strong safety saranno affidate a Jordan Poyer (free) e Ibrahim Campbell. Poyer dovrà battere la competizione portata dal veterano Rahim Moore (passato alla “storia” per il clamoroso errore che ha permesso il “Mile High Miracle”), ma probabilmente 2 intercetti in sole quattro partite lo scorso anno al posto di Gipson daranno abbastanza fiducia a Jackson per puntare su di lui. Campbell invece è un sophomore, che lo scorso anno ha fatto registrare solamente 16 tackles, e definirlo inesperto è un eufemismo.

Lo special team può contare sulla presenza di Andy Lee, ottenuto lo scorso anno dai 49ers. Lee è un veterano dal valore indiscusso, come possono testimoniare le convocazioni sia al pro bowl, che le presenze nella formazione all-pro. Probabilmente, avrà molto lavoro da fare, anche se i tifosi del “Dawg Pound” si augurano il contrario.

Come kicker ritornerà il sophomore Travis Coons, che nella sua rookie season ha messo di fronte alla buona percentuale di 87,5% sui field goal un longest di sole 47 yards, non esattamente qualcosa su cui sfregarsi le mani.

Il compito di returner se lo giocano Gilbert e Raheem Moster, sophomore che in un solo anno ha già indossato quattro divise diverse. Gilbert grazie ai ritorni potrebbe garantirsi un posto nel roster, quindi questa è senza dubbio una battaglia che vale la pena tener d’occhio.

Come potete vedere, oltre all’incredibile Thomas, Gordon e Haden, i nomi di prestigio sono estremamente carenti in questa squadra, che userà l’anno prossimo come anno per mettere le basi per una rifondazione che agli occhi dei tifosi sembra essere infinita. Non c’è da dimenticare che DePodesta al prossimo draft avrà anche la scelta al primo round degli Eagles, avuta in una trade che ha visto i Browns cedere la loro seconda scelta in assoluto a Philadelphia, scelta usata per draftare Wentz.

Predire un numero di vittorie è un lavoro totalmente ingeneroso, in quanto la mancanza di talento in questa squadra potrebbe portare molti ad a rispondere alla domanda “Quante partite vinceranno nel 2016 i Browns?” con un secco “Zero”, solo che la bellezza del football sta nella sua imprevedibilità, e quindi la logica e razionalità lasciano spesso spazio alla fortuna.

Non sarei sinceramente sorpreso se a gennaio i Browns avessero racimolato 4-5 vittorie, non certamente nulla per cui esaltarsi, ma un segnale incoraggiante per il futuro.

Dopo tutto, stiamo parlando di una città che a giugno ha visto finire 52 anni in cui nessuna franchigia presente nella città è stata in grado di portare a casa un titolo, quindi portare pazienza per i Browns sarà più facile che mai.
Ma per questo, bisogna ringraziare il signor James.

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