Fare 13 nell’immaginario collettivo, italiano, ha sempre rappresentato da settant’anni a questa parte, gioia, vittoria e speranza nel vincere quella benedetta o dannata, che dir si voglia, schedina.

A Cleveland, sponda Browns, quel 13 rappresenta tutto l’opposto. Rappresenta, amarezza sconfitte e delusioni, rappresenta tredici anni senza post-season, senza playoff. In tredici anni sono stati cambiati circa sette capo-allenatori e il doppio, e forse più, di quarterbacks titolari.

In termini numerici e di record, il 2015 è stato un anno disastroso, il peggiore da quell’ultima apparizione nella Wild Card e, semplice conseguenza c’era bisogno di una nuova linfa, o di una nuova speranza.

hueSi parte col botto ad inizio anno dopo la sconfitta, tredicesima, contro i rivali Steelers, la dirigenza licenzia sia il capo allenatore Pettine, sia il general manager Farmer e comincia la rifondazione, partendo proprio dai piani alti. I Browns promuovono consulente generale Sashi Brown e assumono Paul DePodesta, circa vent’anni nel mondo del baseball, diventato famoso, con la sua strategia Moneyball con gli Oakland Athletics. Concludono un turbolento gennaio assumendo  l’allenatore Hue Jackson, ex capo-allenatore dei Oakland Raiders nel 2011 ma con esperienza di allenatore per reparto e di assistente allenatore offensivo e difensivo nella lega da più di quindici anni.

Qualche mese dopo, c’è aria di cambiamento anche in cabina di regia per la squadra, lasciato “libero” (in tutti i sensi) Johnny “Football” (Manziel), la squadra punta su qualcun altro che ha bisogno di aria nuova e cerca un riscatto professionale, Robert Griffin III, che dopo il suo favoloso 2012 coronato dal premio di Offensive Rookie of the Year si è perso tra infortuni ed intercetti. Rilasciato quindi nel Marzo 2016 dai Redskins, firma un biennale con i Browns.

Nuova dirigenza, nuovo allenatore e nuovo quarterback titolare, si spera, i Browns arrivano al Draft con la seconda scelta in assoluto. In quel momento comincia una strategia molto interessante che porterĂ  Cleveland a scegliere ben quattordici giocatori, che non siano di nuovo 13 dovrebbe giĂ  far ben sperare.

Nella classe del Draft 2016 le prime due scelte sono due quarterback, Jared Goff e Carson Wentz, perciò i Browns avendo già firmato un biennale con quarterback e dopo aver sondato il terreno delle necessità delle altre squadre, ricevono notizie positive da Philadelphia e fanno spiccare letteralmente il volo alla loro strategia, scambiano la #2 con la #8 proprio degli Eagles insieme a varie scelte dei round successivi e la prima scelta assoluta del Draft 2017. Padroni del loro destino, la necessità di un playmaker in attacco e, soprattutto, l’ennesima sospensione di Josh Gordon, top wide receiver, nella notte del Draft decidono di scambiare la precedente scelta #8 con la #15 dei Titans e ancora altre scelte nei round successivi. La quindicesima scelta è Corey Coleman wide receiver da Baylor, stesso college di provenienza di Griffin III, un All-American, un tipo di giocatore che manca a Cleveland da diverso tempo, il playmaker che può ricevere i passaggi di RG3 trasformarli in touchdowns.

Nel secondo round cominciano per primi e scelgono Emmanuel Ogbah, defensive end di Oklahoma State, giocatore di stazza ma anche veloce, l’unico dubbio e se avrà lo stesso impatto coi professionisti come in college. A mio parere, rispecchia un po’ tutta la strategia della dirigenza, sulla “carta” molto interessante ma solo con l’inizio della stagione sapremo se questo valore si vedrà anche in campo.

I round tre, quattro, cinque e sette, sono i round che, personalmente, faranno la differenza col prolungarsi della stagione e delle stagioni, vengono scelti ben dodici giocatori. In particolare per la difesa scelgono due ottimi pass-rusher Carl Nassib, DE, da Penn State e Joe Schobert, OLB, da Wisconsin e per la linea d’attacco Shon Coleman, OT, Auburn e Spencer Drango, OT, anche lui da Baylor, entrambi cresciuti molto nel gioco offensivo nel loro ultimo anno in college e di protezione del QB, a Griffin III ne serve molta.

rgiiiI Cleveland Browns forse hanno veramente fatto 13, voltare completamente pagina non è facile per nessuno, invece ci sono riusciti, a modo loro, o come succede spesso, toccando un po’ il fondo  non si può che risalire. Entrano nella stagione 2016-2017 con un volto nuovo, molte speranze, ottimismo, voglia di riscatto e, su tutto un progetto a lungo termine, per il resto il campo ci dirà chi aveva ragione.

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