Nel lontano 1960, a Ned Brainard viene proposto di andare a vedere una partita dei Broncos. La risposta “who are the Broncos?” e` anche lecita, visto che la allora American Football League e` al suo primo anno. Cosi al vecchio Bears Stadium, stadio da Baseball con 25-30 mila spalti, vede la sua prima partita dei Broncos.

Ned Brainard e` mio nonno ed e` cosi che comincia l’amore della mia famiglia e di gran parte della città di Denver per i suoi Broncos.

Tre anni dopo per 78 dollari aveva comprato il pass stagionale. Tre anni dopo aver comprato l’abbonamento, i Broncos diventarono una squadra NFL e si gioco` il primo Super Bowl.

Per il football mio nonno e` tutto, da bambino gli chiedevo di raccontarmi storie, partite, grandi giocatori e momenti del passato che aveva visto sul campo. Il mio racconto preferito, era l’AFC Championship del 1977 contro gli odiati rivali dei Raiders.

Fino a quel punto dal ‘60 al ‘77 i Broncos non avevano mai avuto una stagione vincente, o una vittoria ai playoff. Fino a quel punto il tifoso di Denver non aveva speranza, poteva solo percepire che la sua squadra avrebbe perso, i complessi di inferiorità non mancavano certo alla città e la sua tifoseria.

Per questo il 1977 e` importante, perché e` li che comincia veramente la storia d’amore tra Denver e i suoi Broncos. Mio nonno c’era quel giorno all’ AFC Championship, e con il cronometro che scadeva e i suoi in vantaggio 20-17 si alzo in piedi, si mise le mani sulla testa ed incredulo disse “We’re going to the Super Bowl!”.

Anche se quell’anno furono i Cowboys i campioni, e` li che i complessi di inferiorità sono spariti, che ci siamo sentiti alla pari delle rivali come Oakland, Kansas City, San Diego e Seattle. Da li in poi i Broncos sono diventati parte integrale di Denver e del Colorado, il simbolo più riconosciuto ed amato da queste parti.

image1sVi racconto tutto questo, perché il Super Bowl ho avuto il piacere di vederlo a Denver, ed in famiglia con anche il nonno. Verso lo scadere del Super Bowl, quando ormai sapeva che avremmo vinto si e` alzato in piedi, si e` messo le mani sulla testa ed ha dichiarato “lots of people, lost lots of money on this game!” riferendosi a tutte le scommesse per i Panthers fatte nelle ultime settimane prima del gran finale.

Vedendo la sua reazione, ho pensato subito alla mia storia preferita ed a quel primo successo della franchigia. Ci ho pensato mentre camminavo per una Denver ricoperta d’arancione oggi. I Broncos a Denver non sono semplicemente una squadra, sono una parte di noi.

I parallelismi alla squadra del 1977 ci sono e come, anche li avevamo una delle difese più forti della lega. Una 3-4 guidata da un gruppo di LB strepitosi, con l’ILB Randy Gradishar che vinse il DPOY quell’anno.

Anche in quella stagione avevamo un QB veterano, che aveva gia vinto un anello in passato, e ci riprovò con noi anche se non era più lo stesso di una volta (Craig Morton). Tante cose si ricollegano. E questo Super Bowl ritrovato dopo 17 anni era importantissimo per la franchigia e molto voluto.

Perché l’altro cerchio che si richiude per i Broncos è quello tra Elway e il proprietario Pat Bowlen. Quando Bowlen divenne proprietario nel 1984, Elway aveva appena finito la sua stagione da Rookie. Prima di loro in 24 anni la squadra aveva raggiunto un Super Bowl, e vinto solo quel magico titolo dell’ AFC nel 1977. Dal 1984 ad oggi la combinazione di Elway e Bowlen ha portato a Denver ben 7 titoli AFC e ora tre anelli.

Quando Elway a fine carriera ne aveva persi 3 di Super Bowl, e sembrava destinato a fare la fine di Kelly e Marino (tutti e tre scelti al primo giro del Draft 1983, tutti e tre QB leggendari nella AFC. Messi assieme hanno perso 8 Super Bowl) Bowlen ha voluto fortemente dare al suo più grande giocatore il titolo che si meritava. E nel 1998 e` arrivato!

Appena diedero il trofeo Lombardi ed il microfono a Bowlen disse subito, “this ones for John!”. Dopo un altro titolo Lombardi, Elway si ritiro`. E la franchigia smise di vincere come prima.

Nel 2005 (mio primo anno in America) giocammo un AFC Championship in casa, perso in malo modo contro gli Steelers. A parte quella stagione il dopo Elway e` stato buio pesto.

Il fondo si e` toccato quando Bowlen non più soddisfatto della mediocrità di rendimento, licenzio` Mike Shannahan, HC che aveva vinto i due Super Bowl con Elway. E si affido` a un giovane HC di nome Josh McDaniels, discepolo dei Patriots che doveva portare la squadra in un nuovo ciclo vincente.

Le cose per McDaniels sono andate malissimo, fu licenziato dopo una stagione e poco più, con un’ offseason e un Draft importantissimo all’orizzonte, Bowlen decise di affidarsi ad un uomo che non l’aveva mai deluso, il leggendario Elway.

Con l’arrivo di Elway le cose sono cambiate in fretta, dalla squadra col secondo peggior record in NFL, siamo andati ai Playoff nel suo primo anno. E poco dopo ha portato Peyton Manning a Denver. Un altro veterano che come lui cercava di vincere un anello a fine carriera.

Con Bowlen che e` ormai molto malato (Alzheimer), Elway voleva fortemente vincere un titolo per il suo proprietario. Ha licenziato il coaching staff in offseason non ostante 4 titoli divisionali consecutivi, ed ha riportato un  vecchio amico, uno che l’importanza di Bowlen per questa franchigia e la capisce in pieno: Gary Kubiak. Tutto questo per dare a Bowlen il suo titolo, per ricambiare il favore, e chiudere un ciclo.

E quando Elway ha preso il Lombardi in mano dicendo “this one’s for Pat!”, e` stato un vero e proprio sogno che si e` avverato per tutta la squadra, l’intera franchigia dei Broncos e sicuramente la tifoseria che ci tiene moltissimo.

L’altro grande parallelo sta con Terell Davis e Von Miller. Davis dal ‘96 al ‘99 era non solo il più forte RB del NFL ma forse il giocatore più forte dell’intera lega. Dopo tre Super Bowl persi principalmente perché non aveva squadra attorno a lui, Elway sembrava finalmente aver trovato un fenomeno con cui spartire i compiti di leader della squadra.

Arrivati al Super Bowl del ‘97 contro gli strafavoriti Packers del allora MVP Favre, (suona familiare) Davis ha scacciato tutti i vecchi fantasmi del passato. Correndo in modo devastante per 3 TD  e 157 Yard. L’anno successivo con Elway tornato per riprovarci (chissà se Manning ci sta pensando), Davis ha dominato la lega correndo per oltre 2 mila yard, diventando MVP e portando la squadra a un record di 14-2 e un altro Super Bowl vinto.

Anche se Elway era sempre leader della squadra, e sicuramente un giocatore importante (nell’anno delle 2,000 yard Elway fu sostituito per 4 week per colpa d’infortunio, suona familiare anche questa) non era più lui la stella principale della squadre, era chiaro che quell’uomo era Davis.

IMG_0654bEbbene, con le sue ultime due prestazioni Von Miller, e` entrato in zona Davis. La sua divisa era di gran lunga la più vista durante la parata e per strada negli ultimi giorni. E` diventato idolo delle folle, mentre camminavo al supermercato con mia moglie, un senza tetto che attraversava la strada mi dice “Von Miller, hell yeah! He’s the man!” riferendosi alla difesa di Miller che avevo addosso.

Chissà come l’ha vista la partita? Chissà quante partite ha visto quest’anno? eppure conosce Von Miller, e lo ama. Siamo a questi livelli ormai.

Ora che abbiamo un contesto storico, si può anche parlare di questa vittoria. Per capire cosa significano il milione di persone venute in centro a celebrare questa vittoria, dovete capire cos’e` Denver dopo una sconfitta.

Anche se è una grande città, spesso a Denver sembra di essere in un paesino. E` facile perdersi nei propri quartieri, e sentirsi in un posto molto più piccolo di quel che e`. Ma dopo una sconfitta, la delusione generale si sente nell’aria.

Quando vai al supermercato i visi lunghi si notano. Il traffico diventa più intenso ed aggressivo. L’irritazione generale della gente si sente eccome. Soprattutto durante i playoff.

Dopo la prima stagione di Manning, e dopo la sconfitta contro i Ravens nel divisional round del 2012, andando a un ristorante dopo la gara, la tristezza generale, il clima depresso era inevitabile sentirlo o notarlo. La città era sempre ricoperta d’arancione ma i visi lunghi erano chiari.

Dopo il Super Bowl del 2014 non sono uscito, il clima non valeva la pena respirarlo. E immagino che in tanti hanno fatto cosi.

image3bSolo due anni dopo la festa in strada e` gioia pura. Abito a 20 minuti di camminata dal centro della città dove la parata si e` tenuta oggi, e gia uscito di casa i tifosi per strada erano in molti. Col continuare del cammino, col avvicinarsi alle festività i tifosi per strada sono diventati sempre di più.

Una volta arrivati in centro c’era un mare di folla, tutto arancione. Ogni passaggio di pullman con giocatori ha ricevuto un tifo da stadio. l’intera piazza e tutte le strade connesse alla piazza principale erano piene di tifosi, l’atmosfera di festa era nell’aria più che mai. La gioia e l’orgoglio evidente per tutti presenti.

Finita la parata, si e` cominciato a fare discorsi/interviste.

Il sindaco di Denver ha dichiarato il 9 Novembre come giornata dedicata per sempre a Pat Bowlen, un “Pat Bowlen Day” ufficiale e meritato.

I discorsi di Von Miller e John Elway son stati accolti con più tifo ed euforia, sentiti per tutta la piazza grazie a diversi mega schermi e sistema audio che rimbombava in ogni angolo della piazza. Un momento per la città indimenticabile, che verrà ricordato per sempre.

Verrà ricordato come il Super Bowl di Ware e di Manning, di Von Miller, di John Elway GM e soprattutto di Pat Bowlen, uomo che ci ha dato cosi tanto e che meritava un addio degno alla sua era.

Con ancora macchine che suonano clacson celebrando la vittoria, in una folla d’arancione, penso a mio nonno e come questo e` anche il suo Super Bowl, ed anche il mio. E penso a come in quest’intera folla ci sono un miliardo di altre storie, e di altre persone che si sentono cosi.

Un grazie immenso a Von, a Pat a John ed a Ned: a loro devo molto se non tutto.

One thought on “Live from Denver: Euforia Arancione!

  1. Bella storia di sport e passione. Mi fa piacere per Denver, una bella organizzazione e il Colorado mi sembra un posto molto cool.

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