Diaciamolo. Cam Newton e i Carolina Panthers arrivano al Super Bowl favoriti dalla critica.

Io un po’ sono sorpreso, ma neanche troppo. Più volte ho sostenuto che questi Panthers stessero facendo un’ottima stagione, ma che a un certo punto sarebbero crollati. Più volte ho sottolineato che il calendario era favorevole e il record di metà stagione un po’ bugiardo.

Ma Carolina ha continuato a vincere e ha cominciato a convincere al punto che è quasi arrivato il momento di fare mea culpa e affermare che i Panthers sono la squadra da battere.

Sono la squadra da battere sì, ma per il mea culpa è un po’ troppo presto. Nella mia testa c’è ancora un piccolo tarlo che mi dice: sono forti ma sono fragili.

Se però non diamo retta al tarlo, vediamo una squadra che ha raggiunto il Super Bowl a seguito di una delle stagioni più impressionanti dei tempi recenti: hanno vinto 15 partite in regular season, hanno dominato (anche se con un poco di brivido) Seattle e hanno vivisezionato Arizona.

Per portare a termine la cavalcata manca ancora un ostacolo, ma il piano per superarlo è pronto. I Broncos hanno dalla loro la forza degli happy ending hollywoodiani con Manning alla ricerca del titolo proprio alla sua (quasi sicuramente) ultima partita, ma ci sono arrivati solo grazie a una prestazione quasi perfetta in fase difensiva che contro Carolina potrebbe non essere sufficiente.

Al momento della firma del suo nuovo super maxicontratto le critiche non sono mancate. D’altronde questa stagione non può far dimenticare le quattro precedenti dove era davvero inconstante e i Panthers buttavano via le partite con dei lanci che assomigliavano più che a altro a missili. Quel Newton là, venti milioni l’anno non li valeva assolutamente.

Ma i critici ora dovranno rendersi conto che il Newton del 2015 è un giocatore diverso e vale ogni benedetto centesimo. Nessuno come lui è più determinante e nessuno ha segnato più td di lui tra corsi e lanciati. Certo ancora ricade nel vecchio vizio di sparare proiettili imprendibili, ma è “solo” il risultato di un braccio decisamente potente e i pro di questa stagione hanno decisamente superato i contro.

Ai lanci molto più accurati e a tempo i Panthers uniscono anche un efficacissimo gioco di corse mosso interamente dallo stesso Newton perchè se non lancia e riesce a uscire dalla tasca, cosa che fa spesso e fa bene, le sue doti atletiche che più volte abbiamo sottolineato lo fanno diventare un corridore pericoloso.

Ma soprattutto anche quando non è lui stesso a correre si prospetta però sempre la possibilità che sia lui a correre e questa possibilità obbliga i linebackers a giocare più lentamente perchè anche dopo aver riconosciuto uno schema di corsa sono obbligati a tenere gli occhi sulla palla in attesa di capire se ci sarà handoff of se invece sarà lo stesso Newton a correre.

E questa è davvero la grande differenza che gli varrebbe il titolo di MVP: anche senza palla in mano, Newton è il centro del gioco e catalizza tutte le attenzioni.

La difesa di Denver dovrà quindi affrontare un giocatore ben diverso rispetto alla finale di championship. Cam Newton non è Tom Brady.

Di strada da fare per diventare come il 4 volte campione ne ha da fare un bel po’, ma per domenica questo suo essere diverso è sufficiente.

La difesa perfetta è stata perfetta perchè Brady è grandioso nella tasca, in grado di fare un passo avanti per guadagnare tempo ed estendere le giocate, ma Newton può restare nella tasca quando la giocata è li, altrimenti è ugualmente contento di mettere la palla al sicuro e cominciare a correre.

Il qb di Carolina è il prototipo del cosiddetto dual-threat quarterback e le difese non possono pensare di attacare la tasca perchè Cam sguscia via e se ne va, e in campo aperto vallo a fermare uno alto quasi due metri, che pesa 100 kg e ha solo muscoli che gli permettono di essere pure veloce e agile. Se poi ci aggiungiamo che la linea offensiva è meglio di quella di stampo Pats allora le cose per Denver si fanno dure.

E non dimentichiamoci della difesa. Il reparto non ha vinto nessuna categoria, ma sono sesti sia per punti subito o yard concesse e hanno il vizio per i turnover.

Le difese che tipicamente puntano sul forzare i possessi avversari arrivano al punto in cui scoppiano e registrano la voce 0, perdendo le partite. Kuechly, Norman, Allen e compagni invece hanno dimostrato di essere capaci a fermare gli avversari in aggiunta ai turnover guadagnati.

Cam Newton arriva a questa partita da protagonista, ed è l’x-factor più di tutti e più di ogni altro-qb nella storia. Per Denver il gameplan è facile: fermare Newton, correre e tenere basso il punteggio.

Facile? Mica tanto perchè il Newton versione 20 milioni sembra essere infermabile.

 

One thought on “Road to Super Bowl 50: Carolina Panthers

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