cam-newton-runCi è voluto un po’ più di quanto preventivato, ma i Carolina Panthers sono ancora imbattuti e sono i campioni della NFC South. Il record che recita 0 alla voce sconfitte è rimasto tale soprattutto grazie alla difesa aerea dei Saints che hanno lasciato a Cam Newton 5 touchdown. In tre dei quattro quarti giocati domenica sera i Panthers hanno infatti segnato più di 13 punti e il qb alza la voce sulla questione MVP. Ma se a 4 giornate dalla fine Carolina è così in alto tanto che le questioni che la circondando riguardano il riposo che verrà concesso ai titolari, non dipende solo dalla difesa di New Orleans.

I Panthers quest’anno, forse un po’ a sorpresa, vincono le partite, le vincono bene e non perdono mai la testa anche quando il deficit ti autorizzerebbe a farlo. A guidare la franchigia di Charlotte c’è un Cam Newton dominante. Qualcuno ha donato a Newton un fisico e un atletismo di assoluto livello, lui è stato bravo a capire che quello era il suo punto di forza e ha lavorato per sopperire alle mancanze. Newton infatti non rimane protetto dalla tasca sezionando le difese come farebbe Tom Brady e non ha la classe e l’eleganza di un Palmer o Rodgers. Le sue statistiche poi non sono eccellenti, basti pensare che è il 25emo in ordine di precisione. Ma tutto questo sul campo non traspare perchè Newton spesso non lancia e corre, prendendo diverse botte, raggiungendo diversi primi down e TD con le proprie gambe.

Vedere i Panthers così vincenti sorprende ancora di più pensando al supporting cast a disposizione di coach Ron Rivera. Nell’anno del draft dominato dai wr, Kelvin Benjamin si è fatto notare non poco e l’infortunio che gli ha impedito di partecipare alla stagione da sophomore è stato un duro colpo perchè ha lasciato Cam Newton senza bersagli. L’unica arma a disposizione è un Tedd Ginn davvero altalenante. E’ in grado di correre linee perfette creando separazione dal difensore, è in grado di segnare td, ma è anche in grado di mancare prese in cui tutto solo soletto si avvia verso un facile epilogo ed è capace di perdere palla con una leggerezza da high school. Tutto questo anche nello stesso quarto. E il fatto che poi segni punti non deve distrarre l’attenzione. I suoi drop sono davvero cruciali, perchè non sempre ti capitano due o tre occasioni di riscatto nell’arco di una sola partita.

Ma il game plan di Carolina è strutturato per sopperire a tutte le proprie mancanze. Il TE Olsen è un bersaglio preziosissimo in grado sbucare quando c’è bisogno e accentra le attenzioni dei difensori, permettendo così agli altri di vivere con un più di relax ed essere chiamati in causa con costanza, ma non con insistenza. Il game plan dimostra che nonostante tutto se sei in squadra e sei un ricevitore eleggibile prima o poi la palla ti arriva, e Newton ha confidenza sufficiente in tutti i suoi ricevitori per metterli nelle condizioni di farsi notare e portare a casa punti. La vera questione adesso è se inseguire il 16-0, o far risposare i titolari e quindi perdere le partite perchè la profondità della panchina non è il massimo. Conoscendo il pragmatismo di Rivera non mi sorprenderei di vedere i titolarissimi a riposo nelle ultime due week, forse addirittura nelle ultime 3.

150425_luke_insideMa oltre a un Newton in stato di grazia e un game plan efficacissimo, è la difesa che tiene in piedi la stagione, anche se qualcosa comincia a scricchiolare. Gli inserimenti di alcuni veterani come Tillman e Allen, che ha già dichiarato di non voler giocare con nessun’altra squadra, accanto all’astro nascente Kuechly, anzi all’astro nato Kuechly, e alla rivelazione Josh Norman hanno permesso a Carolina di schierare una difesa davvero competitiva. E non è più una grande novità. E’ da oramai diverse stagioni che i Panthers di fanno notare nell’undici difensivo, limitando attacchi stellari e mettendo in difficoltà attacchi un po’ meno stellari. Il capitano e condottiero Kuechly sta giocando meglio del 2013, quando vinse il Defensive player of the year, e al di là delle statistiche, Kuechly ha guadagnato fama e reputazione che lo rendono un giocatore rispettato e punto di riferimento per avversari e compagni. Il fatto che sia “migliore” del se stesso di 2 anni fa è dato dal progresso netto nelle coperture. Ora molti qb non lanciano dove c’è lui e il fatto di averlo visto diverse volte con la palla mano, di cui una fino in end zone, significa che le capacità di giocare sulla palla si sono unite a quelle di giocare sull’uomo e il contrattone è dietro l’angolo.

Josh Norman poi è il sopresone dell’anno. E’ uno di quelli che quando va in campo non lo fa per sprecare il tempo o per giocare sporco. Norman vive per le grandi battaglie, vuole essere coinvolto nel gioco, dà sempre il massimo e si spinge oltre il limite, uscendo spesso vincitore. A Julio Jones spetterà l’ultima parola per dirci se Norman è il CB numero uno del 2015.

Josh_Norman_Interception_Panthers_Saints_VideoNonostante Cam, nonostante il game plan perfetto, nonostante Kuechly, Norman e gli altri, la vittoria di domenica non fa dormire sonni tranquilli a Charlotte. Innanzitutto per un problema strano, ma molto reale, ovvero le difficoltà di una squadra che non perde mai e della pressione che questo comporta, ma soprattutto per un certo calo di concentrazione che ha causato tre turnover in favore di New Orleans nel solo primo tempo quando invece nelle tre partite precedenti la voce registrava la statistica 0. E sempre in queste ultime tre uscite la difesa aveva concesso in media 13,3 punti. Domenica Brees ne ha strappati 38. Non sufficienti alla vittoria, ma ben oltre la media e ben di più di quanto ci si aspettava. Questi Panthers sono Cam e Rivera dipendenti, al punto che forse viene nascosto un possibile/probabile trauma cranico del qb che deve giocare. Se non gioca lui tutto il castello magnificamente eretto da Rivera rischia di crollare miseramente e ora che il titolo di division è vinto, deve scendere in campo la mentalità del campione, non quella della squadretta senza tradizione.

One thought on “I Panthers stravincono, ma cederanno?

  1. Scrivo questo commento dopo che Carolina ha asfaltato Atlanta (in caduta libera) 38 a 0. Ciò suggerisce che i punti concessi la scorsa settimana ai Saints erano più che altro merito di Brees e compagni, piuttosto che demerito di Carolina.
    Dei Panthers ho visto solo gli highlights, ma una squadra non arriva sul 13-0 per caso: sono decisamente ben equilibrati.
    L’unico dubbio che mi rimane circa il loro valore assoluto è che la loro regular season si è rivelata decisamente facile: le division che hanno incrociato quest’anno sono le due peggiori della lega (AFC sud e NFC est), nelle quali, per ora, tutte le squadre sono sotto il 50% di vittorie. Stessa cosa dicasi per la loro division. Questo significa 14 partite su 16 giocate (o ancora da giocare) contro squadre di medio o basso livello. Le rimanenti 2 gare le hanno giocate con Seattle alla sesta giornata, quando ancora i Seahawks perdevano a raffica, e in casa con Green Bay in piena crisi.
    Vedremo cosa succederà ai playoff, dove potrebbero ritrovare gli stessi clienti (ma ora Seattle è decisamente in palla) al Divisional round e, magari, Arizona alla finale NFC.

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