Tom Coughlin ha allenato due edizioni vincenti dei New York Giants, trovando in ambedue le occasioni modo di battere a sorpresa la macchina perfetta ideata da BIll Belichick. Di questi tempi è un resumè davvero notevole, sono davvero poche le compagini NFL che riescono a centrare un traguardo del genere in così pochi anni (stagioni 2007 e 2011), ma contrariamente ad altre squadre i Big Blue non sono mai riusciti né a creare un ciclo e né a dare una minima idea di quella continuità che sarebbe servita per rimanere in alto e tentare di contendere nuovamente al titolo, non sono una di quelle franchigie in grado di vincere costantemente la propria Division, e questo, nelle economie delle qualificazioni playoff, è un fattore che ha pesato molto in negativo.

Tom Coughlin

Tom Coughlin

Dai Giants non si sa mai che cosa attendersi. Una pazza corsa vincente e corsara presso gli stadi altrui fino ad arrivare al Super Bowl? Una prima parte di campionato senza vittorie? L’accesso alla postseason manca proprio da quella magica cavalcata del 2011, dopo di quella il numero delle doppie vù è andato sempre calando, fino ad arrivare ai soli 6 successi della scorsa stagione, una statistica che a John Mara e soci, proprietari del club, non è piaciuta molto. Nei confronti di Coughlin c’è sempre tanta stima ed infinita riconoscenza per ciò che ha fatto in quel di Meadowlands, ma gli affari sono pur sempre affari e la NFL è un business dove il prestigio viene prima di tutto il resto, quindi l’obiettivo playoff sembra proprio essere il traguardo minimo per il sergente di ferro, l’unica via per garantirsi almeno un altro anno di sbraiti sulla sideline blu.

Uno dei fattori di preoccupazione in vista della scorsa annata era rappresentato dal cambio di offensive coordinator e di filosofia che Eli Manning avrebbe dovuto sopportare dopo anni passati ad ascoltare gli insegnamenti di Kevin Gilbride perfezionando ogni aspetto delle option route, un sistema di lanci dove, in base allo schieramento difensivo proposto, il ricevitore sceglieva al volo quale traccia correre, riconoscendo le stesse cose che avrebbe dovuto leggere il quarterback. Con il ritiro di Gilbride, il cui figlio è rimasto nello staff quale coach dei tight end, è giunta l’assunzione di Ben McAdoo, che ha portato con sé la West Coast Offense, un sistema che per Eli significava qualcosa di completamente nuovo. Ma il piccolo Manning, a livello celebrale, non è certo più scarso del fratellone, e le sue statistiche hanno pienamente dimostrato che il processo digestivo, dopo alcune comprensibili difficoltà iniziali, è proseguito nel migliore dei modi. Manning arrivava da un 2013 disastroso con 18 passaggi da touchdown e ben 27 intercetti, frutto di migliaia di incomprensioni con i ricevitori e di una frustrazione crescente, ma l’anno passato ha saputo rimettere assieme i suoi buoni numeri tornando a superare le 4.000 yard stagionali, posizionando il pallone in endzone per 30 volte riducendo gli intercetti a 14.

Eli Manning

Eli Manning

La nuova connessione tra Manning ed il coordinator McAdoo ha portato questo attacco aereo ad essere il settimo assoluto della Lega, un conseguimento che merita di essere sottolineato se non altro per il fatto che il quarterback quasi mai ha avuto a disposizione l’intera batteria di ricevitori, con chiare conseguenze date dalla mancanza di ripetizioni in allenamento. Victor Cruz ha sofferto lo strappo del tendine patellare del ginocchio ed ha presenziato in sole 6 partite, senza riuscire a dimostrare di essersi ripreso dopo un 2013 passato in sordina, almeno a livello di mete realizzate, certo è che da quando Odell Beckham Jr. è riuscito ad entrare in campo dopo aver saltato le prime partite per infortunio, il reparto offensivo dei Giants ha acceso i fuochi artificiali. Non ci riferiamo solamente alle spettacolari prese acrobatiche ad una mano di questo vero e proprio fenomeno, dietro alle doti circensi c’è anche tanta consistenza, in 11 gare da titolare l’ex LSU ha segnato touchdown multipli in ben 4 occasioni, giungendo a quota 1.305 yard e 12 segnature totali senza nemmeno giocare tutte e 16 le partite previste dal calendario, producendo qualcosa come 108 yard di media ad apparizione.

Odell Beckham Jr.

Odell Beckham Jr.

La sua capacità di smarcarsi sarà fondamentale per cercare di toccare altri picchi statistici simili, l’intesa con Manning è ottima ed il vantaggio sarà certamente quello di poter giocare con costanza allineato a Cruz, il quale potrebbe rinascere proprio per le attenzioni che l’acrobatico collega riceverà. Interessante pure la terza opzione, Reuben Randle, giocatore in scadenza e quindi chiamato a dimostrare di appartenere al futuro di questo roster dopo una prima parte di carriera troppo discontinua nel rendimento e nella concentrazione in allenamento. L’assenza di alcuni ricevitori ha consentito a Manning di sviluppare un buonissimo rapporto nelle ultime 20 yard con i suoi tight end, tra i quali figurano l’ex sconosciuto Larry Donnell, 623 yard, 6 mete ma pure 4 fumble, ed il veterano Daniel Fells, 16 ricezioni stagionali delle quali ben 4 trasformate in punti.

Il ricambio generazionale del backfield non è stato ancora messo a punto a livello definitivo, complici scelte errate ed un po’ di sfortuna. Salutati i bei tempi di Ahmad Bradshaw e del camion Brandon Jacobs, New York ha puntato tutto su Draft e free agency, senza trovare soluzioni migliorative. L’ex-prima scelta 2012 David Wilson ha dovuto abbandonare la carriera per gravi problemi al collo, ma prima di farsi male si era dimostrato inaffidabile nel riuscire a tenere l’ovale sicuro, il veterano Rashad Jennings ha fornito una produzione che ha vissuto tra picchi altissimi (176 yard contro Houston) e cali troppo frequenti, prima di infortunarsi per l’ennesima volta in carriera dimostrando nuovamente di non essere un running back su cui fare affidamento per tutto l’anno. Andre Williams, una buonissima pesca al quarto giro 2014, ha tirato la carretta come meglio ha potuto pur essendo privo di esperienza, giocando saltuariamente da titolare e terminando l’annata sopra le 700 yard con 7 mete a segno, ma il fisico possente sembra vederlo meglio posizionato per un utilizzo nelle ultime 20 yard. Il gioco di corse ha portato solamente 3.6 yard per chiamata, costringendo Eli Manning a troppi straordinari. Se non altro il backfield possiede alternative come il nuovo arrivato Shane Vereen, che sarà usato nei terzi down per le abilità in ricezione.

Il fronte offensivo pare invece aver terminato il suo processo di ringiovanimento, e comincia a muovere i primi passi verso la stabilità. Il tackle sinistro William Beatty si è confermato essere giocatore molto solido ed affidabile sul lato cieco del quarterback, è un giocatore di notevole pulizia tecnica efficace in tutte le fasi del gioco, mentre sul lato destro andrà a schierarsi il rookie Ereck Flowers, l’investimento al primo giro dell’ultimo Draft, con l’intenzione di trovare un minimo di costanza di rendimento in quella posizione. Tale decisione porterà il terzo anno Justin Pugh a spostarsi nel ruolo di guardia sinistra, una posizione che sembra congeniale per le sue caratteristiche, mentre lo spot di sinistra dovrebbe essere stabilmente occupato dal veterano Geoff Schwartz, che rientra da un infortunio alla caviglia ma che è altresì stato il secondo miglior bloccatore del roster, specialmente sulle corse. Weston Richburg, il quale ha sofferto non poche difficoltà da rookie giocando da guardia sinistra, prenderà invece il ruolo di centro, quindi c’è da attendersi un minimo di difficoltà di adattamento dato che molti volti saranno i medesimi, ma le posizioni saranno comunque differenti. La profondità del settore non sembra essere un problema, in quanto tra i backup presenziano giocatori affidabili come John Jerry e Marshall Newhouse, ambedue con esperienze da titolare in passato rispettivamente a Miami e Green Bay.

La difesa ha estrema necessità di migliorare le proprie statistiche complessive con un occhio di riguardo verso le corse, e la possibile cura è stata individuata tra i successi del passato. Ritorna quale defensive coordinator Steve Spagnuolo, l’architetto della grande difesa oppressiva che mise Tom Brady al tappeto in cinque differenti occasioni nella finalissima del 2007, conservando dunque l’allineamento 4-3 con frequenti chiamate di blitz sia per i linebacker che per gli elementi delle secondarie.

Jason Pierre-Paul

Jason Pierre-Paul

Per far funzionare il sistema c’è necessità di premere al massimo l’acceleratore, e quindi di creare una rotazione consistente per la linea difensiva. Proprio questo settore ha vissuto la maggiore turbolenza estiva di squadra, nel senso che proprio quando il forte end Jason Pierre-Paul aveva dimostrato di essere tornato in forma giocando un 2014 nuovamente ad altissimi livelli (12.5 sack ufficiali e 49 interventi complessivi per perdite di yard secondo i conteggi di Pro Football Focus), il medesimo ha trovato il modo di complicarsi non poco la vita. All’ultimo anno di contratto, è stato designato come franchise player ma non ha ancora firmato l’accordo annuale, e si è procurato un infortunio facendo esplodere i fuochi artificiali durante la festa per il 4 luglio ferendosi gravemente (amputazione dell’indice destro e frattura del pollice), gettando una nube a dir poco densa sul suo futuro ai Giants, dato che ne andrà testata l’efficienza tecnica con un dito in meno, dovrà restare assente per 6-8 settimane, e la dirigenza non sa come muoversi nei suoi confronti a livello contrattuale. Una bella gatta da pelare, se non altro perché il sistema di Spagnuolo punta tutto sulla forza della pass rush, dalla quale nascono le opportunità per le giocate dirette o indirette.

La lineup del fronte difensivo sarà, almeno all’inizio, nuova per metà. Le conferme arrivano dal mezzo, posizione nella quale Jonathan Hankins si è rivelato essere una delle migliori scelte degli ultimi anni nel suo ruolo, ha difatti fronteggiato le corse con grandi risultati e fornito pressione dall’interno con la giusta costanza, mettendo a segno 7 sack ed una trentina di interventi dietro alla linea di scrimmage. Al suo fianco Kendrick Ellis, preso dai Jets attraverso la free agency, rischia seriamente di insidiare il posto di Cullen Jenkins, giunto alla dodicesima stagione NFL ed apparentemente non più incisivo come ai tempi di Green Bay e Philadelphia, anche a causa di infortuni sempre più frequenti. L’altro end titolare sarà un vecchio compagno di università di Pierre-Paul, quel George Selvie assieme al quale a South Florida ha composto uno dei tandem più pericolosi dell’allora Big East. Damontre Moore non ha raggiunto lo sviluppo atteso a due anni dal Draft che ha visto la dirigenza spendere un terzo giro per lui, ragione per la quale si è investito nuovamente nella posizione chiamando Owagabme Odighizuwa, defensive end proveniente da UCLA che a fine training camp potrebbe aver sorpassato lo stesso Moore nelle preferenze del coaching staff.

Il reparto linebacker da anni – e sembra di sentire un disco rotto – non possiede quel playmaker in grado di fare la differenza, ed i Giants si sono sempre un po’ arrangiati continuando a provare soluzioni diverse, ma senza trovare la continuità richiesta. Il leader del reparto è indiscutibilmente Jon Beason, che ha tuttavia perso un numero elevato di partecipazioni a causa degli infortuni, da cinque stagioni non disputa un campionato per intero, le cui qualità sono fondamentali non solo per limitare i danni difensivi, ma per cercare delle giocate che possano mandare la difesa a rifiatare mentre l’attacco produce punti. Con Beason titolare nel mezzo e l’esperto Jameel McClain a fornire un prezioso backup in caso di nuove assenze, vi saranno due starter nuovi di zecca per le due posizioni esterne, vale a dire il secondo anno Devon Kennard, per la strongside, e l’ex Jaguars J.T. Thomas per la weakside. In offseason sono arrivate aggiunte importanti per rendere il ruolo profondo con l’acquisizione di Jonathan Casillas e Victor Butler, mentre Mark Herzlich può far comodo in tutti e tre gli spot, avendo giocato più o meno dappertutto in questi primi quattro anni di NFL, facendo sempre parte del roster finale combattendo contro i pronostici.

Landon Collins

Landon Collins

Dopo cinque stagioni il safety Antrell Rolle ha salutato la compagnia accettando l’offerta di Chicago per trascorrere la parte finale del suo professionismo, lasciando un vuoto nella posizione di ultima linea difensiva. Rolle non è mai stato un giocatore eccelso in copertura ma possedeva il timing necessario a prendere più di qualche pallone, ed era molto efficace contro le corse, quindi i Giants si sono nuovamente rivolti al Draft per risolvere questa problematica. Ed ecco dunque il futuro della posizione, Landon Collins, dotato del dinamismo necessario ad occupare lo spot di free safety e sufficientemente preparato dalle complesse difese di Nick Saban ad Alabama ad affrontare la NFL, un’esperienza che gli servirà certamente dato che salvo imprevisti sarà lo starter nella prima settimana di gioco.

Altra gioventù è fornita da Nat Berthe, un giocatore sviluppato durante lo scorso anno e giudicato capace di occupare entrambi gli spot di safety, per lui si prevede un inizio da strong. Le secondarie sembravano essere aumentate di qualità grazie alla firma di Dominique Rodgers-Cromartie due offseason fa, ma la sua presenza in campo è stata fortemente limitata da alcuni acciacchi fisici, la difesa conta comunque moltissimo sulla sua capacità di marcare stretto e di rompere le azioni di passaggio. L’accoppiata con Prince Amukamara è assai intrigante qualora le cose dovessero funzionare, in quanto l’ex-Nebraska si è eretto a livelli davvero alti in copertura, pur dovendo abbandonare la scorsa campagna a metà strada per un infortunio al bicipite. C’è da sperare che i due rimangano in salute a lungo, in quanto le alternative di qualità non sembrano esserci, o almeno questa è l’indicazione data dalle prestazioni negative di giocatori come Jayron Hosley e Chykie Brown.

Gli special team ritornano intatti dopo un’annata molto positiva del kicker Josh Brown, sostanzialmente automatico grazie al suo 24/26 con il 100% di realizzazioni da oltre le 50 yard, così come solido è stato l’anno del punter Steve Weatherford, confermato per il quinto anno consecutivo. Il ritornatore di calci principale sarà Dwayne Harris, che conosce bene la Division per aver giocato a Dallas, dove ha mostrato delle qualità molto interessanti incidendo positivamente nelle posizioni di ripartenza dell’attacco e segnando qualche touchdown.

Per i New York Giants il 2015 è un anno cruciale che deve forzatamente coincidere con il ritorno alla postseason, pena doverosi cambiamenti all’interno del coaching staff. L’attacco dovrebbe essere migliorato per la migliore conoscenza del sistema West Coast da parte di Eli Manning, i ricevitori sono in salute ed il gioco di corse, pur difettando del classico feature back, può presentare diverse soluzioni in base alla situazione di gioco. Ci sono punti di domanda difensivi dati dall’incognita rappresentata dalle condizioni di Jason Pierre-Paul, un incidente che proprio non ci voleva, ma se la difesa potrà tornare anche solo vicina a ciò che produsse nella prima esperienza di Spagnuolo da defensive coordinator in loco, le carte per fare bene paiono essere in regola. Sette sconfitte consecutive nel mezzo del campionato ed un 2-4 in NFC East sono risultati che non ci si può più permettere.

 

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