Anche i divisional playoff, alla fine, hanno avuto il loro upset. E nonostante si avvertissero già gli scricchiolii, il tonfo è stato comunque fragoroso. Per il terzo anno consecutivo la corsa al Super Bowl dei Denver Broncos si è conclusa in modo poco onorevole: se l’anno scorso la squadra di Peyton Manning era stata spazzata via da Seattle nell’atto conclusivo della stagione, quest’anno le ambizioni dei Broncos sono invece svanite esattamente come avvenne due anni fa, quando Denver fu sconfitta in casa (in quell’occasione dai Ravens, poi campioni) al primo appuntamento della postseason.

broncoscolts660internalChi ben comincia, usa dire la saggezza popolare, è a metà dell’opera. Non stavolta. Già, perché in effetti Denver aveva iniziato la partita nel migliore dei modi, andando a segno nel suo primo drive offensivo: prima Manning ha pescato il tight end Julius Thomas lungo la sideline sinistra per un big play da 32 yds, portando la catena a ridosso della endzone, poi dopo un holding difensivo il figlio di Archie ha trovato Demaryius Thomas con un TD pass da 1 yard. Nemmeno il tifoso più pessimista del Colorado, in quel momento, avrebbe potuto pensare che quello sarebbe rimasto l’unico TD della partita dei Broncos, l’unico momento in cui Denver sarebbe stata al comando e, cosa forse ancora più incredibile, che Manning avrebbe completato un solo altro lancio sopra le 15 yards oltre a quello già messo a referto con il suo TE.

Ball don’t lie (e nemmeno i numeri)
Una sola volta sopra le 300 yards nelle ultime sette partite giocate, ieri 6/21 per 107 yds nei lanci sopra le 5 (terza peggior prestazione di un QB nella postseason NFL degli ultimi nove anni) e addirittura 2/12 per 49 yds quando ha provato ad andare downfield con lanci superiori alle 15, oltre ad 8 passaggi overthrown. Per un quarterback al primo anno sarebbero numeri impietosi, associati a Peyton Manning (e soprattutto paragonati a quelli del 2013) sono praticamente inspiegabili. Quando poco dopo metà stagione Denver ha cominciato ad optare per un game plan più bilanciato, con massicce dosi di giochi di corsa per CJ Anderson, sembrava che John Fox stesse cercando di trovare un modo per dipendere meno dal gioco aereo.

Una scelta sensata, se vista in quest’ottica; ma visto l’epilogo della stagione dei Broncos, è molto probabile che le motivazioni fossero altre. Si pensava ci fosse di mezzo un infortunio, o che Manning avesse improvvisamente perso esplosività nel braccio. Secondo alcune fonti il quarterback dei Broncos avrebbe effettivamente rimediato uno strappo muscolare al quadricipite della gamba destra in occasione della partita vinta contro i Chargers, in week 15, ma lo shift dell’attacco di Denver verso il gioco di corse in quel momento era già in atto, dunque è improbabile che l’infortunio abbia giocato un ruolo preponderante. Le dichiarazioni esitanti rese da Manning nella conferenza post partita, quando è stato interpellato circa i piani per la prossima stagione, farebbero piuttosto pensare che effettivamente il problema è un altro, e non è da escludere che quella persa ieri contro i “suoi” Colts sia l’ultima partita nella carriera di Peyton Manning.

Passaggio di consegne
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Indianapolis tornava allo Sports Authority Field dopo la sconfitta rimediata all’esordio stagionale. Dopo aver aperto l’incontro con un 3&out, i Colts si sono ritrovati sotto di un touchdown dopo la segnatura di Thomas, ma hanno mantenuto i nervi saldi e gradualmente l’attacco ha trovato sempre maggiore fluidità sotto la regia lucida e puntuale di Luck, mentre la difesa guidata da D’Qwell Jackson e Vontae Davis spegneva pian piano l’ardore dei Broncos. Il TD del pareggio è arrivato con una corsa da 6 yds di Herron, poi sul drive successivo di Denver il linebacker Jonathan Newsome ha causato un fumble ai danni di Manning con un sack che ha riportato l’attacco di Indianapolis in campo sulle 41 avversarie. Partendo da una posizione così favorevole, Luck non si è fatto sfuggire l’occasione e ha orchestrato un secondo drive vincente culminato nel touchdown di Dwayne Allen da 3 yards che ha dato ai Colts il primo vantaggio della partita (14-7). Da lì in poi, in pratica, Indianapolis non si è più voltata indietro: il field goal di Barth in chiusura di primo tempo ha ridotto lo svantaggio di Denver a quattro lunghezze, ma sul primo possesso offensivo del secondo tempo Luck ha lanciato il secondo TD pass della sua partita, stavolta per Nicks, al termine di un drive estremamente bilanciato in cui l’ex Cardinals è stato bravo a distribuire il pallone a ben sei ricevitori differenti.

Al di là delle cifre complessive (27/43 per 265 yds con due TD e due intercetti, senza subire alcun sack), di lui ha stupito in primis la freddezza mostrata in situazione di blitz: ieri è stato messo sotto pressione un terzo delle volte (15 su 45), il massimo in stagione, reagendo con 8/13 per 99 yds e un TD oltre a due corse, una da 20 e una da 1 yard. Luck è stato poi bravissimo a prendere quello che la difesa concedeva, rifugiandosi spesso in screen pass e ricezioni underneath, soprattutto per il RB Dan Herron (per lui, oltre a 63 yds corse in 23 portate, anche 8 ricezioni su 8 bersagli e 32 yds ricevute).

Sul parallelismo Manning-Luck è stato detto fin troppo, al punto che diventa forse ridondante sottolineare ulteriormente le tante analogie nelle carriere di questi due quarterback. Se per Luck non sarà certo semplice mettere assieme le cifre collezionate da Manning in 17 anni di carriera, va tuttavia ribadito che nei primi tre anni nella NFL il prodotto di Stanford ha fatto persino meglio del suo illustre predecessore: Manning vinse la prima partita in postseason solo alla sesta stagione con i Colts, mentre Luck in tre anni è già 3-2 ed è il quarterback con più yds lanciate nelle prime cinque apparizioni in carriera ai playoff (1,703, davanti a Kurt Warner con 1,644). Inevitabile, quindi, interpretare il risultato del Mile High come quello del definitivo passaggio di consegne tra il QB che ha fatto la storia recente dei Colts e quello che appare destinato a scriverne il radioso futuro.

Denver smobilita?
Al di là della scadente prestazione di Manning, comunque, i demeriti in casa Broncos vanno equamente divisi anche tra gli altri componenti del roster. Sarebbe ingiusto addossare ad un solo giocatore la responsabilità del disastroso epilogo della stagione di Denver, soprattutto perché è la squadra con più giocatori scelti per il Pro Bowl: sono ben 9, di cui 5 della difesa, i Broncos che andranno a Glendale, Arizona, per l’all-star game della NFL. La difesa delle stelle, nonostante le costosissime acquisizioni estive di Ware, Talib e Ward, nel momento decisivo della stagione non è riuscita a giocare all’altezza della fama e delle aspettative. Il miglior ricevitore dei Broncos, Demaryius Thomas, ieri ha commesso due drop sanguinosi e a fine stagione sarà free agent come il suo omonimo Julius e altri 15 compagni di squadra. Con l’head coach John Fox che ha già dichiarato di non restare in Colorado dopo 4 titoli consecutivi nella AFC West, appare chiaro che Denver andrà incontro ad un deciso restyling. Quanto profonda sarà la ricostruzione è difficile dirlo al momento, ma è certo che la partita di ieri ha tutta l’aria di essere un momento di svolta della NFL: l’era Manning volge al termine, mentre le prospettive di Indianapolis e di Andrew Luck si aprono su orizzonti molto vasti. L’owner dei Colts può tirare un sospiro di sollievo: negli USA non c’è più nessuno che pensa che sia stato un errore rilasciare Manning per far spazio a Luck.

 

One thought on “Colts all’AFC Championship: è la fine dell’era Manning?

  1. Si vede che Manning non era il solito…ma comunque mi è piaciuta un casino la difesa dei COLTS… Bravi veramente…
    Poi Manning è sempre stato così se la partita non si mette su binari precisi è difficile che la riprenda.. comunque non è colpa solo sua, ricevitori, difesa molto inadeguate per questo livello…probabilmente il fatto che dovevano essere i favoriti li ha un po condizionati…
    Per Luck è ancora lunga la strada ma lui è già avanti.. se sarà fortunato si toglierà grosse soddifazioni!!

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