Cosa sta accadendo in quel di Mile High? Perché nelle ultime partite i Denver Broncos non sono stati in grado di essere quelli di sempre subendo invece un bel paio di sonore sberle da riportarli sul pianeta dei comuni mortali e ponendo a loro imputazione un certo quantitativo di punti interrogativi? E poi a questo punto, potrebbe davvero essere questo l’anno del secondo anello di Peyton Manning o alla fine dei conti sarà un’altra, l’ennesima, enorme delusione? La risposta è ancora tarda ad arrivare e soprattutto molto lunga è ancora la strada da percorrere non solo verso la post-season, ma anche e soprattutto verso il Super Bowl ed il Vince Lombardi Trophy.

Quello che però le ultime partite dei Broncos, e non solo, hanno messo in mostra è che questa squadra dopo l’ultimo Super Bowl, e dopo le ultime grosse spese della off-season, potrebbe ancora avere, e con il corso del tempo patire, delle importanti mancanze in grado di gettare al vento tutto ciò che di buono è stato fatto sino a questo momento.

Di cosa si sta parlando? Essenzialmente di una cosa: il running game. Dopo la dipartita di Knowshown Moreno, andato alla corte di Joe Philbin in quel di Miami, i Denver Broncos non sono ancora stati in grado di trovare una realmente valida alternativa.

Montee Ball, il pezzo mancante a St. Louis

Montee Ball, il pezzo mancante a St. Louis

Montee Ball è tutto sommato un buon back, ma è giovane e inesperto. Al suo secondo anno il totale dei touchdown in carriera è solo 5 e i suoi recentissimi problemi fisici ne stanno limitando utilizzo, efficienza e soprattutto produzione. Tra le altre cose la sua media di yard a portata è calata, e non di poco: dalle 4.7 dell’anno scorso alle 3.1 di oggi.

Il non poter godere di uno starter back di peso dovrebbe, per lo meno a livello prettamente teorico, comportare l’assenza di un buon backup, e così è stato. Uscito precocemente per infortunio contro i St. Louis Rams, autori della sconfitta più recente dei Broncos, il sostituto CJ Anderson non ha praticamente visto il pallone nell’intero arco della partita. Solo nove sono state le portate nell’intera partita e 29 le yard guadagnate, qualcosa di davvero troppo infimo per impensierire una qualsivoglia difesa.

Rendere il proprio reparto offensivo monocromatico, monodimensionale, è l’aspetto peggiore che ogni squadra possa realizzare. Facilita il compito agli avversari, complica il proprio, mette sotto certi aspetti in pericolo le proprie stelle. È il caso del sack in cui Robert Quinn, dopo una gara in cui Fisher ha potuto studiare a modo i movimenti della offensive line di Manning, è riuscito a sgusciare fuori da un enorme buco presente nel centro della linea di John Fox. Accaduto su un 4th down, il risultato e le conseguenze sono ovvie a tutti.

Il tutto come detto si ripercuote sulle prestazioni del reparto e grazie a Trumaine Johnson e Alec Ogletree il numero 18 di Denver ha per la terza volta consecutiva lanciato due intercetti. Volendo aggiungere qualche altro numero 54 sono stati i lanci tentati da Manning, davvero troppi se relazionati anche ai “soli” 34 completi. I Rams erano prima della partita in disamina l’unica squadra contro cui il maggiore dei fratelli Manning non avesse lanciato per almeno 300 yard. Ebbene, il quarterback ne ha totalizzate 389, ma a che prezzo?

Il forzare troppo il braccio di Manning non ha solo finito per creare pesanti e gravosi turnover, ma ha anche creato un qual certo quantitativo di problematiche ai propri ricevitori. Un braccio stanco è un braccio meno efficiente, meno preciso, meno ben calibrato. Potrebbe essere anche questa la causa dell’infortunio di Emmanuel Sanders, dovuto uscire per un durissimo colpo alla testa anche se perfettamente legale in quanto portato dall’avversario con la spalla e non con l’elmetto.

Tolto il numero 10, tolto Ball per un problema all’inguine di cui discusso sopra, leviamo dal discorso anche Julius Thomas uscito per una distorsione alla caviglia, allora il quadro diventa più completo.

La mancanza del running game ha portato a buona parte di tutto ciò e la squadra del Colorado non ha pesantemente risentito. Per la terza volta in stagione i Denver Broncos hanno portato a casa meno di 50 yard su corsa in una singola partita: risultato? Sono arrivate tutte e tre le L accumulate sinora. Tutte sconfitte esterne contro proprio i Rams, i Patriots ed i Seahawks.

Una mistura di elementi che di certo non hanno giovato al reparto offensivo di Denver, raramente in partita e troppo spesso non in grado di ottenere il dato voluto e cercato. Manning troppo chiamato in causa, running game praticamente esente da obblighi e compiti che ha quindi portato a lavorare troppo sul numero 18. Tuttavia vi sono ulteriori perplessità che potrebbero destabilizzare la formazione vice campione in carica.

Kenny Britt, autore del touchdown da 63 yard

Kenny Britt, autore del touchdown da 63 yard

Vogliamo desumere il tutto in due parole che compongono un singolo nominativo? Kenny Britt. Il WR dei St. Louis Rams ha abbastanza chiaramente esposto qualche debolezza nella secondary di quel John Elway che così ampiamente ha speso nell’ultima free agency. Le yard 128, le ricezioni solo quattro. L’unico touchdown della partita di Shaun Hill è stato recapitato tra le sue mani in un fantastico big play da 63 yard che ha immesso la partita sulla strada della formazione di casa nel Missouri.

Ma il merito appartiene ad un altro giocatore: il primo a porre in essere almeno 100 yard su corsa contro i Broncos e che ha di fatto contribuito in maniera decisiva nel far scendere la squadra del Colorado dalla prima alla seconda piazza assoluta per run defense: Tre Mason. Un rookie? Si, proprio una matricola. Ben 29 delle 33 portate accumulate da St. Louis nel corso della partita sono state rivolte verso Mason, che alla fine ha totalizzato 113 yard.

Qualche piccola mancanza difensiva, qualche distrazione di troppo nella secondary, e davvero troppi, ma troppi, utilizzi del 3 WR set da parte di John Fox. Un running game deficitario in produzione e carente a livello prettamente fisico e numerico mette in cattiva luce, quasi alle spalle al muro, i Denver Broncos e le loro possibilità di distruggere a suon di punti sullo scoreboard i propri avversari.

Questo preciso momento della stagione in cui la formazione appartenente a Mile High dovrà scendere in campo contro i Miami Dolphins, i Buffalo Bills in casa, e contro i Kansas City Chiefs, i Cincinnati Bengals e i San Diego Chargers in cinque delle ultime sei uscite stagionali potrebbero fondamentalmente definire quanto lontano potrà arrivare la squadra di John Elway nella corsa al Vince Lombardi Trophy.

Una situazione sicuramente non bruttissima, non da panico, ma altrettanto chiaramente scomoda, di quelle in cui non ci si vorrebbe trovare è quella in cui risiede Peyton Manning con i suoi compagni. Riusciranno a reagire e dare qualche zoccolata alle avversità in modo da farsi trovare sufficientemente pronti quando la situazione richiederà sangue freddo? O alla fine dei conti arriverà un’altra delusione e l’ennesimo braccino del 18 ad affossare ancora una volta le sue velleità di secondo anello?

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