C’è un errore che i media commettono puntualmente ad ogni stagione, ed ai Patriots piace farlo pagare caro. Come già accaduto in passato, difatti, pure stavolta molti giornalisti avevano dato per dispersi Tom Brady e Bill Belichick, facendo calare il sipario su una nuova corsa al Super Bowl un po’ troppo presto, perlomeno a giudicare dalla sonora batosta rifilata ai Cincinnati Bengals durante lo scorso Sunday Night.

1412120012000-BradyHorizontalNew England finita, ciclo chiuso, quarterback in perenne crisi con i suoi ricevitori e troppo vecchio per stare ancora a lungo al timone di una squadra che, al di là dei trofei vinti, ha mostrato continuità negli anni come pochissime altre, arrangiandosi con i mezzi di cui disponeva e senza provare rimorsi nello spedire alcune star della squadra altrove, in cambio di picks al draft spesso ben utilizzati o giocatori molto utili. E’ stato comodo, forse un po’ troppo, sedersi sulla lapide a piangere la fine della dinastia basandosi solamente su un risultato, ossia quello scaturito dalla pessima uscita contro i Kansas City Chiefs che ha certamente rappresentato il punto più basso di questa stagione per il team di Belichick, e partita dopo la quale l’America tutta si è letteralmente scatenata nel criticare l’operato dei Pats, tra chi millantava disordini all’interno dello spogliatoio e chi sparava semplicemente a zero senza prima testare le capacità reattive di una squadra che in passato ha insegnato a tutti che una rondine non fa primavera.

Vero, qualche segno di scricchiolio all’interno delle mura del quartier generale di New England si era pur visto, basti pensare all’immediata sospensione del wide receiver Aaron Dobson, un’azione disciplinare conseguita dopo qualche parola di troppo uscita dalla bocca dello stesso nei confronti dell’offensive coordinator Josh McDaniels, e decisione simbolica per il resto dei componenti della squadra, soprattutto i più giovani, giusto per sottolineare che il bene collettivo va sempre e comunque al di sopra dell’interesse del singolo. Chiedere a Logan Mankins o a Richard Seymour per maggiori informazioni.

In realtà Brady e Belichick non attendevano altro, insomma, ancora non si è imparato a conoscerli a dovere. Li dai per spacciati e loro rispondono a tono. Passano una settimana di crisi, sbottano, non ne possono più, e poi reagiscono da leoni proprio come hanno fatto domenica notte. Nel 2012 li davano per finiti per la partenza a quota 1-2, e perché una squadra ferma a 3-3 dopo 6 settimane con una sconfitta contro Arizona (edizione di due anni fa, poco equiparabile alla squadra vista negli ultimi tempi) non poteva ambire a nulla, dicevano. L’anno passato stessi dubbi, una batteria di ricevitori scarsa a livello di talento, Gronkowski fuori per infortunio e qualche sconfitta di troppo nelle prime dieci gare, come se i Patriots fossero sempre costretti a finire 16-0 per tenere correttamente il livello delle aspettative. Poi, un occhio ai risultati conseguiti a fine stagione e, per carità, nessun titolo vinto, ma un Super Bowl perso e due ulteriori gite al Conference Championship nel giro di tre campionati sono stati un bottino per cui Buffalo Bills, New York Jets e Miami Dolphins avrebbero ucciso.

New England non è una squadra perfetta, tutt’altro. Abbiamo visto spesso immagini di un Brady frustrato per la mancanza di protezione, o per una connessione non riuscita con un suo ricevitore. Per un giocatore competitivo come lui, ogni drive dovrebbe finire con 7 punti sul tabellone, guai ad accontentarsi di meno. Abbiamo osservato troppo spesso la difesa subire, mostrando il fianco a difetti già notati in passato come l’efficienza delle secondarie, concedendo sempre qualcosa in più del dovuto, o qualche big play significativo.

I Patriots visti domenica notte, sono molto invece vicini a quelli che Belichick aveva progettato per questa stagione. Darrelle Revis ha letteralmente dominato A.J. Green togliendolo dal campo, e solo quando l’ex cornerback di Jets e Buccaneers è dovuto uscire dal campo per infortunio, A.J. ha visto un minimo di luce solare. L’attacco è partito in quarta, effettuando un paio di big plays già nei primi due drives offensivi, situazioni in cui Brady è risultato pompato ed implacabile, distruggendo una difesa che in precedenza aveva elargito 11 punti di media ad uscita, rimpinzando il box score finale con 43 punti e 505 yards di total offense. Il punteggio è andato su veloce come quello di un flipper, ed il piano di gioco pensato da Marvin Lewis e dal suo staff è andato presto in fumo.

Due sono le chiavi tecniche offensive degne di nota, che hanno ricordato che cosa i Patriots debbano fare per essere pericolosi in attacco, tornando alle buone vecchie abitudini.

Anzitutto il gioco di corse, con il quale Belichick ha vinto tante partite durante la stagione scorsa snaturando un reparto che aveva in precedenza vissuto quasi esclusivamente sulle prodezze aeree di Brady. Quando i Patriots corrono con costrutto, vincono. Si è finalmente visto lo Stevan Ridley dei tempi migliori, quello che non commette fumble dannosi in momenti delicati della partita, e che corre con produttività, il backfield, sommando l’operato di Ridley e di Shane Vereen, ha totalizzato più di 200 yards a terra, ottenendo 5.4 yards per ciascun tentativo di corsa. Solo mettendo in chiaro le cose da subito a terra i Patriots possono di conseguenza imporre il loro temibile gioco in playaction.

RobGronkowskiCatchSeconda cosa, lo schema a doppio tight end, che tanto successo ha fatto registrare quando ancora si pensava che Aaron Hernandez fosse una brava persona, un modo di giocare che il resto della Nfl non ha esitato a copiare spudoratamente, tanto era il successo scaturito da questa innovazione tattica. Domenica il gameplan offensivo ha funzionato alla perfezione andando a colpire ripetutamente la zona lasciata vuota dalla difesa dei Bengals, ovvero quel cuscinetto esistente tra linebackers e defensive backs, luogo dove Rob Gronkowski e Tim Wright hanno letteralmente banchettato. Tim Wright, già. Chi? Quello che giocava discretamente a Tampa Bay un anno fa, venuto fuori dal nulla, e parte della merce di scambio con cui i Patriots avevano concluso l’affare Mankins. Novello Hernandez? Certo che no. Tight end utile alla causa e perfettamente in grado di ricevere? Sì. Ennesima testimonianza del fatto che Belichick quando decide uno scambio ha la vista abbastanza lunga? Se Timmy dovesse continare su questa strada, mostrandosi bersaglio affidabile per il suo quarterback, segnate pure un’altra crocetta affermativa.

Tutto questo senza considerare che il contributo di Thompkins prima del suo taglio è stato in ogni caso sostanzialmente nullo, e che a roster vi sono due ammissioni di colpevolezza come Danny Amendola e Aaron Dobson, due rari errori della dirigenza di Boston. Il primo non dovrà mai più essere confuso come un clone di Wes Welker, giocatore a lui più volte accostato ma cui a malapena può portare la borsa in spogliatoio, il secondo è tutt’oggi una misteriosa scelta di secondo round del draft 2013, giocatore ancora immaturo ma che se non altro ha la gioventù dalla sua parte, il che equivale ad avere ancora un briciolo di tempo per dimostrare di valere la National Football League.

Quanto affermato fino a questo momento, non significa certo che i Patriots sono destinati a dominare la competizione da qui a fine anno, oppure che sia per loro garantita una nuova presenza alla finalissima della AFC. Hanno dominato i Bengals, che erano considerati una delle tre migliori squadre Nfl del primo mese, ma dei quali non conosciamo il vero e definitivo valore. Qualche difesa potrebbe riuscire a creare loro nuovi problemi. Brady, dopo essere stato toccato emotivamente dal disastro-Chiefs, potrebbe incepparsi ancora. E sicuramente, se New England desidera mantenere un alto livello competitivo deve fare in modo di vincere molte più battaglie in trincea da ambo i lati del campo, ritrovando prestazioni eccellenti da Nate Solder e Sebastian Vollmer, due delle maggiori delusioni di questo inizio stagione, e portando una qualità di pressione migliore di adesso, dato che Rob Ninkovich e soci stanno dimostrando di essere facilmente limitati dai blocchi, e per questo la pass rush a volte è deficitaria.

Tuttavia, se c’è un aspetto che avremmo dovuto imparare da tutte queste vicissitudini, è che i Patriots ci sono, e sono sempre pronti a recitare un ruolo primario nei playoffs a discapito di alcune piccole umiliazioni subite. Non è questo l’anno dove Bill Belichick scoprirà che un ciclo niente meno che leggendario è stato spremuto fino all’ultima goccia, o nel quale Brady deciderà di smetterla dopo aver compreso di aver fatto schifo, citando le sue stesse parole. Definirlo vecchio è un parolone, dato che un altro quarterback di una certa età, in quel di Denver, sta cercando di allestire, fino ad oggi con successo, un’ultima corsa alla gloria con il dente avvelenato dopo l’ultimo Super Bowl.

In una Nfl in perenne cambiamento, ci sono sempre poche certezze. Brady, Belichick, e la straordinaria continuità di risultati dei New England Patriots sono una di queste.

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