Il football americano è un gioco fisico, duro, cattivo, dove per raggiungere i propri obiettivi non c’è nemmeno tempo per guarire le ferite, che siano quelle subite in campo o quelle personali. Tutto o nulla, questo è il football: o rischi e ti batti, o perdi e saranno gli avversari a prevalere su di te. E’ la conquista leale, dura e violenta del territorio avversario che contraddistingue questo gioco, ma contraddistingue anche la storia americana, fatta di conquiste e usurpazioni territoriali più o meno violente, più o meno leali ma sempre durissime.

Per questo tale sport è così amato dagli americani, perché lo hanno nel loro DNA.

Giocarlo vuol dire avere pelo sullo stomaco, gli uomini devono essere forti, atletici, grandi, grossi e cattivi, ma spesso lo sono anche fuori dal campo ed affrontano la vita con gli stessi eccessi e la stessa ruvidezza che dimostrano in partita. Infatti (spesso a causa del loro retaggio socio-culturale di basso livello) a molti giocatori NFL si associano storie di violenza, arresti, eccessi e riabilitazioni da abusi di alcool e droghe. E’ il lato oscuro di questo sport di cui tanto si è sempre parlato e di cui anche il libro “I Mastini di Dallas” (titolo originale: “North Dallas Forty“) di Peter Gent, ne è perfetta testimonianza.

Ma da qualche mese è emersa un’altra faccia negativa di questa disciplina.

Tutto ha avuto inizio dai fatti accaduti negli ultimi due anni negli spogliatoi dei Miami Dolphins e dall’indagine che ne è scaturita e voluta da Roger Goodell, attuale commissario NFL, i cui risultati sono stati da poco riportati in un dossier di oltre 140 pagine firmato Ted Wells.

richie-incognitoLa storia è questa: all’interno della squadra dei Dolphins vi sarebbe stato un gruppo di giocatori in grado di condizionare tutti i compagni e molti membri dello staff tecnico, impedendo ogni possibile tentativo di ribellione alle loro offese, minacce, violenze fisiche e psicologiche degne dei peggiori atti del nonnismo militare. Imputati di queste azioni sono stati Richie Incognito (in primis), John Jerry e Mike Pouncey, colossi da quasi duecento chili di peso e più di due metri di altezza, capelli rasati, facce poco raccomandabili. La loro vittima preferita era Jonathan Martin, giocatore di colore grande e grosso anche lui, ma accusato di poca cattiveria ed aggressività con scarsa propensione al gioco violento. Da qui, ad essere additato come “femminuccia” e come gay è stata cosa veloce ed inevitabile. Poi si sono aggiunti gli SMS intimidatori, le frasi ingiuriose omofobiche e razziste ed ogni tipo di angheria possibile, non fermandosi al solo giocatore ma coinvolgendo anche in pesanti allusioni e minacce a sfondo sessuale la sorella e la madre di Martin.

Per il giocatore sottomesso è stato un vero incubo, è entrato in depressione ma l’aggressione è continuata, ha pensato di andarsene dalla squadra poi, al ritiro, ha anche ipotizzato il suicidio.

Nei messaggi e nelle telefonate tra lui, i suoi aguzzini e la famiglia (ora tutti agli atti dell’inchiesta) si legge la sua resa, il suo dramma per tutte queste malignità alle quali doveva sottostare.

Oltre a lui, anche alcuni membri dello staff dei Dolphins erano vittime d’intimidazioni da parte di Incognito e compari, soprattutto un collaboratore d’origine asiatica il quale, nell’anniversario di Pearl Harbor, è stato da loro circondato e, con in testa fasce bianche e rosse in stile kamikaze, hanno minacciato di picchiarlo per vendicare il bombardamento giapponese contro la base americana. Oltre a questo, “ovviamente” si aggiungevano anche i soliti innumerevoli insulti razziali ed offese di ogni genere.

Martin-500x339Comunque già dalle prime denunce e prima del dossier presentato a Goodell, i colpevoli erano stati sospesi senza stipendio e per loro, oltre al processo legale, sono in arrivo le solite pesanti sanzioni che l’NFL riserva per l’indisciplina dentro e fuori dal campo dei suoi giocatori. Stephen Ross, proprietario di Miami, annuncia che tali comportamenti non saranno più tollerati poiché lo spirito della squadra è totalmente opposto. I giocatori imputati nel frattempo si sono sempre giustificati dicendo che i loro erano atti di goliardia e burle da spogliatoio, trovando anche appoggio da parte di alcuni compagni.

Tutto questo, però, non è assolutamente un problema isolato ed è facile intuirlo conoscendo un po’ più a fondo il football americano. Infatti, con varie intensità e periodicità, questi episodi riemergono e sono purtroppo parte integrante dell’ambiente delle squadre. Chi lavora in NFL non è infatti sorpreso o scandalizzato da questi accadimenti, a dimostrazione che sono la norma in quasi tutti i team e parte integrante del mondo del football professionistico.

Se la mentalità non cambierà, non potrà mai esserci inchiesta, sospensione o multa che tenga. I vertici del football americano devono prendere provvedimenti e ripulire gli spogliatoi da episodi del genere, se non per umanità verso chi è soggiogato, almeno per il loro tornaconto economico visto che gli sponsor, che hanno in pugno una grande fetta multimilionaria dei clubs NFL, fingono fin troppo spesso di non vedere il lato oscuro del football in favore del fatturato, ma non saranno certo sempre disposti ad associare i loro marchi ad “inconvenienti” omofobici, razzisti e violenti di questo livello, soprattutto se di largo dominio pubblico.

Si farà quindi davvero un passo avanti per sanare almeno un po’ il football americano? Vedremo come si evolverà questa situazione…

Comunque, concludendo, non dimentichiamo che il mondo del football USA non è fatto solo di lati oscuri poichè, tra note positive come il coraggio di Michael Sam nell’ammettere la propria omosessualità (primo ad ammetterlo, ma sicuramente non unico gay) e note negative associate appunto a degrado e violenza, riesce (assieme a notizie di carattere fortunatamente più strettamente sportivo) nel bene e nel male, ad appassionare sempre più. E’ uno sport che mai annoia, che tiene sempre sulle spine ed entusiasma anche nella lunga attesa di tornare a seguirlo durante la prossima stagione, ogni settimana, ogni partita, ogni maledetta domenica…

2 thoughts on “Spogliatoio Violento

  1. Coraggio o gran senso degli affari ? Dichiararsi gay adesso per un atleta americano e’ meglio che vincere il super bowl a livello di incassi personali.
    La nota positiva e’ che qualcuno abbia denunciato i soprusi, non confondiamo i piani come fanno tutti i mezzi di comunicazione di massa.

  2. Che contraddizione però: da una parte si fa finta di niente sugli atti di bullismo all’interno dello spogliatoio e poi si critica pesantemente manziel alla prima partita di quest’anno quando dopo il td pass fece il segno dei soldi accusandolo di essere una testa calda… Quello di Johnny Football era un gesto di goliardia non quasi istigare al suicidio un compagno di squadra…. Che tristezza per un fan di miami…

Commenta

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.