Nella vita spesso serve la via di mezzo, è innegabile. Serve una persona riflessiva che sia in grado di fare la cosa giusta al momento giusto.
Nei Seattle Seahawks, freschi di approdo al 48° Super Bowl, è Russell Wilson, QB di soli 25 anni, che tutto sembra tranne che una superstar.

Per capire chi è Russell Wilson bisogna tornare indietro nel tempo e fermarsi nella Richmond dei primi anni 90: a casa Wilson, papà Harrison e mamma Tammy danno a Russell, Anna e Harrison IV un’infanzia stimolante, infondendo in loro la passione sia per lo sport che per lo studio.

11443330-largeIl padre è stato una figura chiave nella sua crescita, come spesso Russell racconta: “Mi ha sempre detto di stare calmo nei momenti difficili, di continuare a credere in me stesso, qualunque siano le variabili esterne”.
Harrison Wilson è stato vicino ad essere un giocatore NFL: infatti nel 1980 ha disputato tutta la preseason con i San Diego Chargers, ma purtroppo non ha superato l’ultima selezione prima dell’inizio della stagione. Reggie Williams, storico linebacker dei Cincinnati Bangals, che frequentò la Dartmouth University insieme al padre di Russell, e lo descrive come un buon wide receiver che otteneva anche buoni risultati nel baseball, proprio come Russell. Williams recentemente ha incontrato Russell: “È esattamente come me lo immaginavo, non è solo la copia esatta di suo padre fisicamente, ma anche come uomo”. Mr. Wilson ottenne successivamente la laurea in legge alla prestigiosa University of Virginia, diventando poi un brillante avvocato, prova di un talento a 360°, poi tramandato ai figli.

Un altro personaggio influente fu nonno Wilson, star sportiva a Kentucky State e successivamente allenatore di basket a Jackson State e Norfolk State; con un dna così, per Russell le motivazioni venivano naturali.

I primi passi da giocatore di football Russell li muove alla Collegiate High School, nei sobborghi di Richmond in Virginia. L’altezza e il fisico, non certo statuario, – ora Russell è alto 1,80 m e pesa 93 kg – per lui non sono mai stati un problema. L’amore per il football portò immediatamente a risultati eccellenti, consentendogli di ottenere il Richmond Times Player of the Year, e di collezionare in due anni 74 td pass e 15 td su corse, con l’onore di essere menzionato perfino da Sport Illustrated per la sua performance alla finale del campionato statale, partita ovviamente vinta dalla squadra di Russell.

Al termine dell’high school, come molti diciottenni americani, Russell ricevette diverse proposte per entrare al college e decise di accettare l’offerta di North Carolina State, scartando le avances di Duke. In tre stagioni con la maglia dei Wolfpack mette a segno 76 td pass con soli 26 intercetti e 17 td su corsa, correndo più di 1000 yards totali. Un altro importante obiettivo fu il conseguimento della Laurea in Scienze della comunicazione ed un Master ad indirizzo economico. Purtroppo la vita lo mette a dura prova il 9 giugno 2010, giorno in cui papà Harrison Benjamin morì in seguito alle complicanze del diabete che lo affliggeva da anni; fu un duro colpo per Russell, ma lui reagì proprio come il padre gli insegno’ per tutta la sua vita.

Quasi per rendergli omaggio, dopo i tre anni a NC State, Wilson decise di provare l’avventura con il baseball, la grande passione di papà, e venne draftato dai Colorado Rockies al quarto giro del draft MLB 2010. I Rockies lo parcheggiano nei Tri-City Dust Devils, un team delle minors affiliato alla franchigia di Denver, in cui gioca alla grande come seconda base. L’anno successivo gioca 61 partite negli Asheville Tourists, sempre un team affiliato ai Rockies, mettendo a segno il suo record personale di 3 home runs.

Russell+Wilson+South+Dakota+v+Wisconsin+Yc1BRG1GKcklMa il richiamo della palla ovale era troppo insistente, così Russell decise di inseguire il sogno di giocare nella NFL e per farlo accetta la chiamata di coach Bret Bielema di Wisconsin University. In quella stagione a Madison, Russell e i Badgers ottengono un record di 10-3 (le tre sconfitte sono state per scarti di 7,3 e 6 punti); l’highlight di quella stagione senza dubbio fu l’ultima, drammatica partita: la sconfitta 45-38 contro gli Oregon Ducks di Coach Chip Kelly al Rose Bowl del 2012. Nel finale di match, Wilson, a soli due secondi dalla fine, non riuscì ad effettuare in tempo lo spike, precludendo ai Badgers di effettuare un ultimo tentativo sulle 25 yard avversarie. Quei Badgers erano una squadra tostissima e il running back era un certo Montee Ball, che sarà suo avversario al Super Bowl, con la maglia dei Denver Broncos.

Nelle interviste di fine partita Wilson dichiarò: “Perdere partite in questo modo mi renderà solo più forte e preparato per affrontare le sfide che il futuro ha in serbo per me, forse vincere il Super Bowl, non si sa mai”.
Parole che, a distanza di due anni, risultano profetiche.

Il Super Bowl che si disputerà a New York sarà quello che avrà più ex Wisconsin Badgers sul rettangolo di gioco: ci saranno, oltre a Wilson e Ball, anche il safety Chris Maragos ed il linebacker O’Brien Schofield, entrambi di Seattle, ma che verosimilmente seguiranno la partita dalla panchina.
Inoltre, anche l’offensive coordinator di Seattle, Darrell Bevell, giocò QB a UW, guidando i Badgers al titolo della Big Ten e al Rose Bowl nella stagione 1993. Russell concluse la propria carriera universitaria con 33 td pass, record all-time per un Badger in una sola stagione e secondo record assoluto della Big Ten, dietro solo ad un certo Drew Brees, che scrisse questo record nella stagione 1998 quando vestiva i colori di Purdue.

Al termine di quella stagione Wilson si dichiarò eleggibile per il draft NFL.
I giudizi alle varie combine e mock draft erano sempre gli stessi: “Ha una buona visione di gioco, un buon braccio, ma è troppo basso”. Addirittura l’analista di Espn Bill Polian disse: “Se drafti un QB al terzo o quarto giro, sarà sicuramente una riserva, e mal che vada disputerà 3 partite a stagione…”. Meno duro fu Jon Gruden: “L’unico lato negativo è la sua altezza; se fosse 1,90m e mettesse a segno gli stessi numeri, probabilmente sarebbe la prima scelta assoluta”. Wilson venne draftato al terzo giro al draft 2012, e alla chiamata numero 75 i Seahawks gli diedero una chance, che Russell ovviamente sfruttò al meglio, riuscendo a superare la concorrenza di QB avanti nelle gerarchie di squadra come Matt Flynn e Tavaris Jackson. Il 26 agosto 2012, al termine della preseason, venne ufficialmente nominato QB titolare, concludendo quella magica stagione con l’approdo ai playoff e la bruciante sconfitta nel Divisional contro gli Atlanta Falcons.

Il ruolo di Wilson nella cavalcata dei Seahawks al Super Bowl è stato semplicemente fondamentale. 26 td pass, solo 9 intercetti, un passer rating di 101.2, diventando il primo QB nell’era moderna a viaggiare con un rating superiore a 100 nelle prime due stagioni tra i pro. Un altro dato che ci fa capire quanto Russell sia l’antitesi delle superstars è quanto guadagna: in questa stagione Wilson è stato pagato 527.000 dollari, circa il 6% di quanto incassa Drew Brees e circa il 3% del rivale il 2 febbraio al MetLife Stadium, Sua Maestá Payton Manning.

seahawksweb24s-1-webNell’ultima partita contro San Francisco gli va riconosciuta una dose non indifferente di coraggio: la prima giocata nel primo quarto è stata un fumble, ricoperto poi dalla difesa di San Francisco…non certo il modo ideale per iniziare la partita. Tuttavia, Russell non è andato in panico, è ritornato nella sideline sorridente e pieno di buoni propositi per il prosieguo del match, arrivando a compiere nel 4o quarto un vero e proprio capolavoro. Dopo aver convinto coach Carroll a rischiare un 4 down e 7 per andare in vantaggio nel momento topico del match, nella successiva giocata ha messo fuori gioco la difesa dei Niners con un doppio count prima dello snap, concludendo con un passaggio al tight end Jermaine Kearse per il TD decisivo.

Il tutto con una semplicità disarmante.

Ora l’ultimo ostacolo per coronare una stagione fantastica sono i Denver Broncos di Payton Manning, per il quale Russell ha speso parole di assoluta ammirazione: “Vorrei essere come lui un giorno, la sua forza mentale e la semplicità con cui guida il suo attacco sono qualcosa di incredibile”.
La vita da professionista non lo ha distolto Russell dagli obiettivi della vita privata: è sposato con la fidanzata storica, conosciuta ai tempi dell’high school, Ashton Meem; inoltre spende moltissimo tempo nelle associazioni di volontariato di cui è membro attivo, tra cui quella coinvolta nel reparto di pediatria del Seattle Hospital e la Charles Ray III Diabetes Association, un modo per restare sempre vicino al padre.

Russell è anche una star di Twitter, non certo perché posta foto di dubbio gusto come fanno alcuni colleghi, ma perché condivide con i followers foto insieme ai suoi piccoli fan del Seattle Hospital, e riporta citazioni tratte dalla Bibbia, essendo un Cristiano devoto (la leggenda narra che all’età di 14 abbia visto Gesù in sogno e da allora non perde occasione di ribadire che la fede è parte integrante della propria vita e dei propri successi).
Russell è in piena sintonia con Seattle, la sua nuova città, che lo ama e lo considera il simbolo a cui affidarsi, dopo che negli ultimi anni la città di Starbucks ha dovuto subire cocenti delusioni, come la sconfitta al Super Bowl 2005 contro gli Steelers e la dipartita dei rimpianti Supersonics, che hanno lasciato la città alla volta di Oklahoma City, facendo calare il sipario su un’era.

La città aspetta il secondo successo assoluto dopo quello dei Sonics del 1979, e per questi Seahawks l’occasione è lì ad un passo.

 

2 thoughts on “Russell Wilson, genesi di un predestinato

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