nosb654Manca poco ormai alla partita più attesa dell’anno, l’evento sportivo che anche quest’anno  paralizzerà per un giorno intero gli Stati Uniti e attirerà le attenzioni di tutto il mondo: è il match che assegna il titolo della NFL, il Super Bowl numero 47.

Una sfida interessante, che vede per la prima volta le due squadre contendenti allenate da due fratelli: Jim Harbaugh, alla guida dei San Francisco 49ers, e John Harbaugh, allenatore dei Baltimore Ravens.

Non era mai successo e per enfatizzare questa novità già in molti hanno ribattezzato la finale del 3 febbraio di New Orleans ‘Harbaugh-Bowl’ od anche ‘HarBowl’, ‘SuperBaugh’ e ‘Brother Bowl’.

Entrambi giudiziosi i fratelli Harbaugh, vicini ai loro giocatori e senza alcun timore di prendere delle decisioni forti,anche se per molti impopolari.

Come la promozione ad opera di Jim del quarterback Colin Kaepernick o la decisione di John di licenziare il coordinatore offensivo Cam Cameron a favore di Jim Caldwell.

Nella sfida ritroviamo dopo 18 anni di assenza i San Francisco 49ers, una squadra che non ha mai perso una finale e che in caso di vittoria si aggiudicherebbe il sesto trofeo della sua storia, uguagliando così i titoli dei Pittsburgh Steelers, i più iridati della NFL.

Dall’altra la squadra di Baltimora che con la miglior percentuale di vittorie in postseason della NFL (0.650, ossia 13 vittorie su 20 partite disputate) è alla caccia del secondo titolo della storia.

Una sfida avvincente, chi la spunterà? Forse i Ravens, con Flacco dimostratosi il migliore nei passaggi durante i play-off (8 TD, 0 INT). Certo, se la rinnovata linea offensiva di Baltimora continua a coprire Flacco, se il ricevitore Torrey Smith continua a sfrecciare e la difesa si conferma ad altissimo livello, Lewis andrà in pensione con entrambe le mani ingioiellate.

O forse trionferanno i 49ers: la logica direbbe che hanno le carte per far più male in attacco, con la mobilità e l’imprevedibilità di Kaepernick, Franklin Gore nel macinare yards e Michael Crabtree e Randy Moss a dar il loro contributo. E con il recupero del tight end Vernon Davis c’è un altro grattacapo per i Ravens.

Vedremo…

Intanto c’è da dire che di sicuro il Super Bowl XLVII sarà molto di più della sfida che avverrà sul campo. Quest’anno sarà un insieme di eventi di ogni tipo che ben si andranno a sposare con la città di New Orleans.

L’ospitale città della Louisiana, la ‘Big Easy’ per gli Americani per lo stile di vita a suon di musica e spensieratezza, storicamente in contrasto con l’America puritana e perbenista, accoglierà l’evento per la decima volta nella sua storia (al pari di Miami è la città ad aver ospitato più SB), la prima volta dopo la devastazione dell’uragano Katrina del 2005.

Da questo tragico evento New Orleans ha saputo riprendersi portando avanti la ricostruzione con impegno, sofferenza e spirito di civiltà e l’ospitare il ‘big game’ è un ulteriore gran risultato per l’economia locale, dove sono stati riversati fior di dollari per l’organizzazione della partita e degli eventi correlati, dal Quartiere Francese (il più antico e famoso della città) al Central Business District (dove è situato lo stadio), dall’aeroporto Louis Armstrong a tutti gli altri punti nevralgici della città.

Una bella sfida quella di ospitare il Super Bowl capitato nel bel mezzo delle celebrazioni del famoso Carnevale (unico per le sfilate a ritmo di jazz) e che porterà per il fine settimana più di 100000 persone, forse 150000, ma che non sembra preoccupare il Sindaco Mitch Landrieu secondo cui tutto è stato preparato al meglio, dal lifting della cittadina alla sicurezza, dalla ristrutturazione degli hotel fino addirittura a taxi moderni e confortevoli. E con un occhio di riguardo all’ambiente, con i maggiori eventi e attrazioni situate ad un miglio dallo stadio, tanto da parlare di “walk-able Super Bowl”, ossia tutto a piedi se si vuole.

E ben si sposa quindi il Superbowl a questa città, dove la musica è dappertutto e come scrive John Swenson ‘viene fuori dalla terra’, a suon di rock, jazz, soul e blues.

Al clima di per sé già festoso si aggiungeranno per l’occasione manifestazioni e spettacoli a non finire.

Intanto da mercoledi 30 gennaio andrà in scena nello spazio espositivo del ‘Morial Convention Center’ la NFL Experience, ossia un parco interattivo pienissimo di stand sull’argomento, con proiezioni dei passati Superbowl, sessioni di autografi dei protagonisti, dimostrazioni e giochi per insegnare il football ai ragazzi e per finire la più grande esposizione di cimeli e gadgets sul football.

Poi tra  i maggiori eventi ci sarà il Verizon Super Bowl Boulevard, ossia quattro giorni a partire da giovedi 31 gennaio pieni di concerti ad opera di artisti locali con stand per la ristorazione, trasmissioni in diretta nazionale e attrazioni per i tifosi al  Woldenberg Park lungo il Mississipi.

Inoltre nei diversi concerti organizzati dai vari sponsor per il fine settimana troveremo i Train, Justin Timberlake, Pitbull, Flo Rida, e  Stevie Wonder.

Inoltre non mancherà il ‘tailgate party’ organizzato dalla NFL, ossia la mega grigliata all’aperto tra le automobili parcheggiate prima del Kick-off, con la diretta dell’emittente CBS.

Ma imperdibile e sopra tutti sarà l’Halftime Show, lo spettacolo a cavallo tra secondo e terzo quarto della partita  sponsorizzato da Pepsi a suon di milioni, che risulta l’evento musicale più visto in TV, quest’anno affidato alla regina dell’R&B Beyoncè, icona mondiale della musica e vincitrice di 16 Grammy-Award. Ma anche la donna più sexy del 21esimo secolo secondo il GQ Magazine.

Molto attesa anche dalla critica vista la scelta dell’artista di cantare in playback l’inno nazionale degli Stati Uniti durante la cerimonia di insediamento di Barack Obama lo scorso 21 gennaio (troppo presa per le prove del SuperBowl?).

Nella performance sono previsti tra gli altri il successo della star ‘Crazy in Love’, la partecipazione del marito, il rapper Jay-Z, ed infine la reunion delle Destiny’s Child, con Kelly Rowland e Michelle Williams che si esibiranno insieme a Beyoncè sulle note dell’inedito “Nuclear”.

Prima dell’inizio del match si esibirà invece Alicia Keys, vincitrice di quattordici Grammy-Award e di recente ai primi posti in classifica per l’album ‘Girl on Fire’, chiamata questa volta a cantare l’inno nazionale.

Come detto sarà il decimo per la città e in particolare il settimo per il Superdome, dal 2011 rinominato ‘Mercedes Benz Superdome’ a seguito della cessione dei diritti del nome allo sponsor per 10 anni. L’impianto, inaugurato nel 1975 ma ampiamente ristrutturato nel 2006 dopo Katrina (investiti 193 milioni di dollari) e ancora nel 2011 (con nuovi locali, impianti e ulteriori 3500 posti a sedere) è attualmente tra i più moderni degli States, con una capacità che arriva a 76468 posti a sedere e un terreno di gioco in un’erba sintetica dalle grandi performance. Uno stadio dove il pubblico di casa si fa sentire eccome, così come confermò Brett Favre dopo la sconfitta dei Vikings contro i Saints nel 2009: ‘è il clima più ostile che mi è mai capitato. Era assordante, non si sentiva niente’.

E adesso proviamo a vedere cosa scrivono i giornali, cominciando dalle testate delle città sfidanti.

Il San Francisco Chronicle si sofferma su molti aspetti del match, dalla classifica dei momenti più significativi dei SB vinti nel passato (primi fra tutti  il Drive di Joe Montana contro i Cincinnati Bengals nel Super Bowl XXIII), a come la cittadina di San Francisco si prepara per il match, dalle iniziative locali per trasmettere il big match al dopo partita. Già, perché con la probabile vittoria dei 49ers in molti e prima su tutti il sindaco Ed Lee si preoccupano della sicurezza in città, dove potrebbero manifestarsi di nuovo gli eccessi e i disordini, soprattutto in periferia, visti nell’ottobre scorso dopo la vittoria dei San Francisco Giants nelle World Series di baseball.

Certo con la vittoria si avrebbe una doppietta, baseball e football, che sancirebbe il dominio sportivo della Bay Area su tutti gli States, sottolinea il Chronicle, molto ottimista sul risultato.

Sull’altro fronte The Baltimore Sun ripropone il confronto di questo Super Bowl con quello vinto nel 2001. E il confronto lo fa anche per la cittadina del Maryland, cambiata e per molti aspetti migliorata negli anni. In quell’occasione la squadra vinse contro i NY Giants il primo SB della storia (‘Purple Reign’ a caratteri cubitali all’epoca).

Il giornale si sofferma molto naturalmente su Ray Lewis, il ‘più forte middle linebacker di sempre’, concentratissimo sulla sua ultima partita, lui che ha fatto la storia a Baltimora, vincitore ed MVP al Super Bowl nella stagione 2000-2001. “Sarà un grande giorno, qualsiasi cosa accada” dichiara il difensore. “E’ la mia ultima partita, certo, ma non penso ora a questo, bensì ad aiutare i miei compagni sull’obiettivo principale: la vittoria”.

Anche il prestigioso New York Times si sofferma molto sulla sfida dei fratelli allenatori, riportando un articolo sulla famiglia Harbaugh, e focalizzando molto sulla mamma modello, la signora Jackie, che naturalmente preferirebbe un pareggio ma si rifiuta di chiamarlo ‘HarBowl’, no chiamiamolo semplicemente Superbowl.

The Wall Street Journal ne analizza anche il risvolto economico tra iniziative di sponsor e pubblicità in televisione : ci vogliono più di 3 milioni di dollari per 30 secondi di pubblicità durante la diretta della manifestazione (negli Stati Uniti il tutto verrà seguito dalla CBS, in Italia la partita sarà trasmessa da Sportitalia).

Intanto al Media Day di New Orleans di martedi 29 gennaio abbiamo ascoltato dal vivo la voce dei protagonisti, che hanno risposto (o non) alle domande più o meno pertinenti sul gran giorno. Come ad esempio Ray Lewis, molto atteso dai media, che ha rifiutato di rispondere a domande sul presunto uso di una sostanza illecita nel recuperare dopo l’infortunio al tricipite. Piuttosto si è soffermato sui compagni e il gioco di squadra, su Dio, all’ultima gara della carriera e al secondo SB (si augura) nella sua carriera.

Sempre per i Ravens il quarterback Flacco sottolinea l’importanza di evitare le distrazioni per questa settimana e di restare sereni, pensando del resto di aver giocato già milioni di volte una partita di 60 minuti. ‘Penso che molti nel giocare questa partita pensano troppo a vincere e cercano di strafare, magari con scelte e giocate che normalmente non farebbero. Quello che dobbiamo fare è concentrarsi al meglio sul gioco, facendo come sempre il nostro lavoro. In questo modo ne usciremo vittoriosi domenica’.

Per i 49ers protagonista il wide receiver Randy Moss, che solitamente non parla spesso con i giornalisti ma si apre al Media Day di New Orleans con il giusto spirito e ottimismo:  ‘non vivo di numeri e statistiche, ma di quello che posso dare in campo: da questo punto di vista sono il miglior wide receiver che possa mai affrontare il Super Bowl’. E poi ‘non mi sono mai considerato un leader, semplicemente volevo scendere in campo e giocare, trasmettendo la mia esperienza ai giovani, questo mi sta veramente a cuore’. Infine è sicuro sulla sua squadra, determinata a vincere.

Michael Crabtree, wide receiver dei 49ers, spiega come il suo talento è uscito finalmente fuori: ‘Puoi essere il miglior ricevitore al mondo, ma senza il giusto quarterback non puoi dimostrare le tue qualità. Sono lo stesso di quando entrai nella Lega…’ alludendo chiaramente all’importanza di Colin Kaepernick per le sue giocate e la sua fortuna.

Infine, Colin Kaepernick di poche parole coi media afferma semplicemente “il mio sogno era giocare nella NFL. Ma non mi fermo qui. C’è ancora molto da fare”.

A questo punto non ci resta che aspettare e, naturalmente, buon Super Bowl a tutti!

2 thoughts on “Verso il SUPER BOWL XLVII : i contorni della sfida

  1. Vincono facile i Ravens. Noi siamo una squadra strana. Capace di spaccare tutto in tutti i sensi e in tutte le direzioni. Poi abbiamo un forte handicap in Akers e quello del kicker è spesso il lavoro più importante nel “Superbowl Businnes”. Si capirà tutto all’ inizio: se i Niners vanno sotto non riusciranno di certo a rimontare come con Atlanta. Poi denoto una certa sofferenza della difesa sui lanci ultimamente e Joe Flacco, come si dice dalle sue parti “Hase an hot arm”. Amo i miei ragazzi della Baia ma per come la vedo io ne usciranno ridimensionati dal “team of destiny of the year”. Bel articolo complimenti.

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