Gennaio, si sa, è tempo di riflessioni per la stragrande maggioranza dei team NFL. Ed anche le squadre impegnate in postseason sono destinate a cimentarsi in questo compito, prima o poi.

apDa sabato sera (o dalla domenica mattina italiana, se preferite) i Minnesota Vikings sono ufficialmente in vacanza. Troppo forti i Packers nel Wild Card Game, soprattutto se si è costretti ad affrontarli al Lambeau Field senza il proprio Qb titolare, quel Christian Ponder tanto criticato ma capace, nell’ultima di regular season proprio contro i Packers, di guidare l’attacco con mano sicura ed efficace. Anche perché il suo back up Joe Webb ha mostrato una mancanza di accuratezza assolutamente imperdonabile a questi livelli. Pazienza.

In fondo la stagione dei Vikings non era iniziata certo con ambizioni di postseason, e il risultato raggiunto da coach Frazier e i suoi ragazzi ha dell’incredibile. Soprattutto per la storia che si porta dietro.

Eh sì, perché se c’è una cosa che rende il mondo sportivo americano così affascinante e coinvolgente è proprio la sua capacità di sorprendere raccontando non solo storie di trofei e statistiche, ma anche, e soprattutto, storie di uomini.

Questa stagione 2012 ce ne ha raccontate soprattutto due. I protagonisti hanno molto in comune. Sono due Campioni (con la maiuscola), sono entrambi reduci da un brutto infortunio che ha rischiato di troncargli la carriera, eppure sono tornati. Alla grandissima.

E allora, visto che di uno dei due non si può ancora parlare perché la sua stagione è ancora in corso (quello che indossa una maglia arancione col numero 18), parliamo dell’altro. Ladies & gentlemen, Adrian Lewis Peterson, meglio noto come AP28, oppure All-Day! Senza tanti giri di parole, uno dei migliori running back della storia dell’NFL.

Talento cristallino, di quelli che non si vedono spesso su un campo da football. Uno che uscito dalla Oklahoma University era da subito considerato uno dei migliori prospetti, se non il migliore, dell’intero lotto, per la sua rara combinazione di velocità, agilità, potenza e visione di gioco. Un power runner capace di generare big plays in qualsiasi momento della partita. Tanto che nelle analisi preDraft, in cui i paragoni tra i futuri pro e le leggende del passato si sprecano, e spesso a sproposito, veniva comparato al grande Eric Dickerson. Tenete a mente questo nome.

Scelto dai Vikings al Draft 2007, Peterson ha da subito mostrato come i paragoni illustri non erano eccessivi, anzi. Il 4 novembre 2007 Peterson stabilisce il record di yds corse in una sola partita, contro i Chargers: 296 yds, condite da 3 Td (e la maglia indossata in quel match fu spedita a Canton, Ohio, indirizzo: Pro Football Hall of Fame). E dopo solo 8 partite aveva già corso per più di 1000 yds, cifra che per diversi Rb è difficile da raggiungere in una intera stagione.

Chiuderà l’anno da rookie con 1341 yds, ma chissà dove sarebbe arrivato senza un infortunio al legamento collaterale che lo ha tenuto fermo un mese. Nella stagione seguente addirittura migliorerà, correndo per 1760 yds. Quindi altre tre stagioni sempre abbondantemente sopra le 1000 yds, nonostante un Brett Favre con cui dividere la scena e il rammarico per quel Championship perso contro i Saints nel 2009, nonostante una partita da 122 yds e 3 Td.

PetersonUna sfavillante carriera che però, in una infausta vigilia di Natale del 2011, subisce un duro colpo. Rottura del crociato anteriore e del legamento collaterale. Finisce in IR, e, complice anche un infortunio precedente, per la prima volta non riesce a superare le 1000 yds in una stagione, pur confermandosi, ancora, efficacissimo, con una media a portata sempre sopra le 4 yds. Ma poco importa delle cifre ad Adrian, ai tifosi Vikings e agli appassionati di football in generale. E’ in gioco la sua carriera.

Quello del running back è infatti uno dei ruoli più logoranti del football. Serve forza, intelligenza, coraggio, istinto, e soprattutto velocità e capacità di assorbire i colpi. Eh già, perché il Rb, una volta passata la linea di scrimmage, spesso e volentieri è solo, contro tutta una difesa che gli converge contro e un istinto di sopravvivenza che gli consiglierebbe di mollare lì il pallone e uscire dal campo.

Le sollecitazioni alle ginocchia sono violentissime, sia per i colpi presi sia per i repentini cambi di direzione. Infatti è raro che un Rb abbia una carriera lunga, in NFL. Si dà tutto in pochi anni. Non è un caso se i record relativi al ruolo siano stati tutti scritti da atleti ai primi anni di professionismo.

Il famoso Eric Dickerson stabilì il suo straordinario primato di 2105 yds in una stagione nell’anno da sophomore. Tanti Rb hanno subito lo stesso tipo di infortunio di Peterson; pochi sono tornati in campo, e molti di questi, quando ci sono riusciti, non erano più gli stessi. C’era timore, dunque, in Minnesota. Timore di non ritrovare più quel Rb inarrestabile che tante castagne dal fuoco aveva tolto ai Vikings, sia quando erano in versione contender, sia quando galleggiavano nella mediocrità.

Era lui l’ancora di salvezza del team in ogni occasione, ed è grazie alla sua presenza che i Vikings hanno potuto lanciarsi in progetti a più lungo termine come lo sviluppo di Christian Ponder. Perché tanto, con il n°28 nel backfield, l’opzione running game avrebbe sempre costituito un rifugio sicuro, e le “attenzioni” delle difese avversarie sarebbero sempre state distolte dal Qb.

Una complicata operazione chirurgica, eseguita da quel Dottor Andrews diventato recentemente celebre per la sua presenza sulla sideline dei Redskins nel Wild Card Game di domenica sera, con tanto di cappello di lana rigorosamente giallorosso, a vegliare sull’integrità di RGIII. Una lunga riabilitazione e lo status di questionable per l’inizio della Regular Season.

Molte voci di corridoio dicono che per due mesi dovrebbe vedere il campo col contagocce, che non è ancora pronto per portare tanti palloni, che il rischio che si faccia male di nuovo, chiudendo definitivamente la carriera, è ancora presente. Il resto, è storia.

Peterson scende in campo alla week 1 contro Jacksonville, davanti ad un MetroDome che lo acclama, lo vuole vedere, ma teme per lui. Adrian porta palla 17 volte per 84 yds, e segna 2 Td. Sì, è ancora lui. Non ancora al massimo, ma è lui. Alla week 4, dopo un paio di partite sottotono, supera per la prima volta le 100 yds, contro Detroit. I suoi numeri sono in crescita, ma non ancora straordinari.

Servivano 2 mesi per rivedere il miglior Peterson, si diceva. Come tutti i grandi, non solo è stato puntuale, ma è arrivato anche con un po’ di anticipo. 21 ottobre, week 7: 153 yds contro Arizona. E’ l’inizio di una striscia fra le più impressionanti della storia. Infatti arrivano 123 yds contro Tampa, ben 182 in quel di Seattle (non proprio una difesa di burro), altre 171 yds corse in faccia ai Lions, 108 contro i Chicago Bears di Brian Urlacher. Al Lambeau Field ne fa 210, eppure i Vikings perdono. Ma Peterson continua a correre, in faccia a tutti, nonostante le difese si allenino apposta per fermarlo durante la settimana.

Sembra piĂą forte di prima. La striscia continua.

2cgvike1217Altre 154 yds contro i Bears, 212 contro i Rams. I Vikings sono in corsa per una Wild Card, All-Day è di gran lunga il miglior Rb della NFL, ed Eric Dickerson, nella sua casa in Florida fa una botta di conti, scoprendo che il suo record, datato 1984, è in pericolo.

Solo alla week 16 l’arcigna difesa dei Texans riesce a contenere lo scatenato Peterson, limitandolo a “sole” 86 yds, interrompendo una striscia di 8 partite consecutive sopra le 100 yds. La week 17 è una sfida nella sfida: per i Vikings, che devono battere i Packers per ottenere la Wild Card, e per Peterson, che deve correre per 208 yds per abbattere il record di Eric Dickerson. Difficile, ma le 210 yds corse nel primo confronto autorizzavano la speranza.

Come è andata a finire lo sapete ormai tutti. Con i Vikings vincenti 37-34 e con Peterson fermato a quota 199 yds, a un soffio dal record, ma soddisfatto per aver aiutato e non poco i suoi nel finale di partita, quando grazie ad una sua corsa da 20 yds mette il kicker Blair Walsh nella condizione di calciare comodamente per la vittoria. Eh sì, perché nel football la squadra viene prima dei record personali.

Coach Frazier non avrebbe chiamato qualche gioco di corsa in più in caso di partita in bilico, anche se al suo running back sarebbero servite solo 9 yds per entrare nella leggenda. La squadra prima dell’individuo è una legge sacra, nel football, Adrian lo sapeva e non ha fatto polemica. Ed è andato a festeggiare la Wild Card raggiunta con i compagni, da Campione (con la maiuscola) qual è.

Poi è andata come è andata,nei Playoff. Ma la fantastica storia del settimo uomo a correre più di 2000 yds, e a riuscirci dopo un infortunio spezza carriera, era ormai scritta e sigillata nel libro di storia. Meriterebbe il premio di MVP, probabilmente non arriverà. Ma in ogni caso: Standing Ovation, All-Day!

5 thoughts on “Standing Ovation, All-Day!

  1. Bell’articolo davvero. Non tifo Minnesota, ma contro i Packers tifavo x lui. Meritava il record. Davvero una forza della natura, velocitĂ  di gambe, esplosivitĂ , cambi di direzione… fantastico!

  2. Primo anno che ho fatto il Fantasy NFL e chi ho scelto nella mia quasi totale ignoranza?si’ proprio lui AP28!! spettacolo allo stato puro. In quei TD da 80 yds l’ho spinto io dalla TV. Peccato per il record sfumato per poco,ma considerato cio’ che ha passato non puo’ che essere contento,e io per lui!
    e aver corso 99 yds contro i Packers nella WC con quel QB scarso come Webb(quindi tutta la difesa concentrata solo su di lui), e’ come averne fatti 150-160 in una partita normale.
    l’anno prossimo lo rivoglio!!
    Gran bell’articolo e strameritato per AP28!

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