Una delle partite più negativamente sorprendenti della quarta settimana di campionato è stata senza dubbio la sconfitta a zero che i New York Jets hanno subìto in casa contro i forti San Francisco 49ers, un insuccesso che ci sta tutto se poste una dinanzi all’altra le rispettive caratteristiche delle due contendenti, ma che per le modalità con cui è avvenuta ha contribuito a scatenare definitivamente le ire dei tifosi bianco-verdi e della nota stampa locale, la quale vive in uno stato di perenne ebollizione, in attesa del primo errore di qualunque delle squadre della Grande Mela per gettare davanti agli occhi del pubblico dubbi e malessere.

Rex Ryan è comprensibilmente preoccupato.

La peggior sconfitta numerica dell’era Rex Ryan ha creato ulteriori malumori all’interno di un ambiente già viziato da almeno un anno, ed ha sottolineato la mancanza di combattività – peraltro riscontrata in tutti e tre i settori della squadra – espressa da un gruppo di giocatori che non crede ciecamente nelle capacità del compagno che ha vicino. La situazione propone dei risvolti potenzialmente esplosivi e va risolta al più presto, ma la considerazione che appare più chiara delle altre è che i Jets devono ridimensionare i loro traguardi e cominciare a pensare di mettere le mani in diversi punti del roster, perchè gli aspetti che non funzionano sono davvero tanti nonostante faccia comodo affossare con facilità la faccia più riconoscibile della squadra, ovvero quel Mark Sanchez che ha compiuto un’involuzione preoccupante.

Non molto tempo fa i Jets sembravano una compagine compatta e capace di raggiungere obbiettivi impensabili, questo perchè si pensava che le squadre potenzialmente più forti di loro fossero davvero tante. Ryan, arrivato a New York dopo aver allenato con ottimi risultati la difesa dei Baltimore Ravens, ci teneva a smontare la critica ed ha avuto successo fin da subito non solo grazie al suo particolare modo di catturare i media – battute, scherzi, travestimenti e quant’altro – ma soprattutto per merito di un sistema gestionale delle partite che si fondava sull’imposizione del gioco di corse e su una difesa aggressiva modellata su numerose similitudini rispetto a quella di Ray Lewis e compagni, compiti che se eseguiti a dovere avrebbero permesso alla prima scelta 2009, Sanchez medesimo, di entrare con i giusti tempi in clima Nfl tenendolo lontano dall’ammassare un numero eccessivo di errori, fatto a cui qualsiasi rookie è esposto e che se evitato tiene alta la fiducia in sè del giocatore.

Santonio Holmes è uno dei problemi più grossi dello spogliatoio. Ora è fuori per la stagione.

La faccia dei Jets è stata questa fino all’anno scorso. Un pò di scherzo e tanta disciplina, nessuna distrazione e spogliatoio unito per raggiungere un obbiettivo comune, il Super Bowl, sfiorato per due anni consecutivi contro tutti i pronostici per via della duplice partecipazione al Championship della Afc (2009 e 2010), perdendo rispettivamente contro Colts e Steelers. Durante la conferenza stampa di introduzione quale capo allenatore di New York, Ryan aveva guardato tutti in faccia e garantito la vittoria al Super Bowl entro tempi molto brevi. Molti gli risero in faccia e non lo presero sul serio per via del suo continuo atteggiamento burlone, ma i fatti dimostrarono che il buon Rex sapeva bene quello che diceva.

La vita dei Jets è stata questa durante ogni stagione. Il loro head coach ha sempre posto l’asticella molto in alto, a volte con cognizione di causa, altre volte, come quest’anno, tentando forse di auto-convincersi che in fondo la squadra non era così male, di possedere ancora quelle qualità e quel sistema in grado di portare di nuovo New York ai playoffs in seguito ad una deludente campagna 2011 conclusa a quota 8-8. La stagione scorsa era terminata con una sconfitta divisionale contro Miami che aveva negato l’accesso alla post-season dalla porta di servizio, che aveva fatto nuovamente emergere dei gravi problemi all’interno dello spogliatoio, rotto da parecchio tempo ed ambiente all’esterno del quale in molto hanno provato, attraverso le solite dichiarazioni di facciata, a far credere che filasse tutto liscio.

In quella gara contro i Dolphins uno dei giocatori più egoisti e problematici del roster, Santonio Holmes, si era messo a criticare scelte offensive e compagni all’interno dell’huddle terminando la sua giornata seduto in disparte in panchina per tutto il quarto periodo, punito da Ryan per il suo atteggiamento da diva. Il nome di Holmes era tuttavia spuntato fuori ben prima, più precisamente dopo una pesante sconfitta contro Baltimore che aveva nettamente ridimensionato le aspettative dei Jets, in seguito alla quale il ricevitore aveva apertamente criticato il piano di gioco e soprattutto la sua linea offensiva, reparto che per quanto male faccia in campo non va mai preso troppo di mira, se non altro per tutto lo sbattimento che ci si carica addosso nelle battaglie in trincea.

In un episodio esplicativo della situazione, Derrick Mason, veterano allora ai Jets, fece notare che l’ambiente era insalubre, e dopo una decina di giorni venne tagliato.

Mark Sanchez è protagonista di una preoccupante involuzione.

Ryan, dopo essere salito in carrozza utilizzando il pugno di ferro nei riguardi degli aspetti non inerenti al football, ha assunto un atteggiamento controverso. Ha permesso che le telecamere riprendessero il training camp della squadra (la scorsa edizione del programma Hard Knocks, prodotta dalla Nfl Films) facendo emergere molti degli aspetti negativi che lo spogliatoio avrebbe fatto meglio a celare, creando distrazioni e innaturalezza per chi si doveva allenare e concentrare nonostante vi fossero telecamere ovunque. Un anno dopo si è detto eccitato dell’acquisizione di Tim Tebow, mossa che ha magnetizzato ulteriori attenzioni nei confronti di una compagine che aveva bisogno di far sviare gli sguardi altrove per risolvere i propri problemi in tutta tranquillità, ed evidente segno di sfiducia nei confronti di un Mark Sanchez che avrebbe comunque perso il posto se fosse mai arrivato Peyton Manning, giocatore che i Jets avevano provato a firmare.

Le pessime prestazioni pre-stagionali della squadra sono tornate di stretta attualità, pare difatti chiaro che la fiammata nella prima settimana di campionato contro Buffalo sia stato un episodio fine a se stesso che ha rimandato di qualche giorno una corretta analisi dei problemi veri di questo gruppo, una partita nella quale si pensava erroneamente che Sanchez avesse finalmente acceso quel fuoco dentro – peraltro motivato dalla circense presenza del carrozzone Tebow – idoneo al compiere un altro passo verso l’elite del ruolo.

Per quanto pessimo sia stato l’ex regista dei Trojans di Usc, in particolar modo contro San Francisco contro cui ha superato di un soffio le 100 yards su lancio commettendo errore dopo errore, le colpe per quanto sta accadendo a New York sono senz’altro da distribuire. Le meccaniche offensive sono lontane dall’essere oliate come dovrebbero a questo punto della stagione, il gioco di corse non funziona, e la difesa sta letteralmente cedendo.

E’ comprensibilmente più facile, osservando una partita, stizzirsi per l’immobilità di un attacco data da lanci completamente fuori misura da parte del quarterback, chiedendosi come fa un giocatore per cui sono state investite tante risorse a potersi permettere di disputare tre partite consecutive sotto il 50% di completi, di essere ancora così immaturo nell’evitare le palle perse, nel non saper rispondere ad una pressione che monta sempre di più, dimostrando di non essere il leader che si pensava di aver catturato in quel draft del 2009, nel quale i Jets erano saliti fino alla quinta posizione assoluta per non perderlo.

La realtà è anche questa, ma non solo questa.

E’ assodato che, tolto Holmes che resterà fuori da qui in poi per infortunio, il reparto ricevitori è privo di esperienza se si pensa alla giovanissima età di Jeremy Kerley e Stephen Hill, e se si considera che l’unico veterano del gruppo, Chaz Schilens, nella sua triennale esperienza ai Raiders ha passato più tempo in infermeria che in campo. Inoltre, il bersaglio preferito di Sanchez, il tight end Dustin Keller, non ha mai messo piede in campo nella presente stagione per problemi fisici, ed il suo imminente rientro può dare sollievo al reparto.

Per funzionare, l’attacco dei Jets ha disperatamente bisogno delle corse di Shonn Greene.

Il nuovo offensive coordinator, l’ex head coach dei Dolphins Tony Sparano, doveva portare un atteggiamento offensivo granitico, basato sul metodico guadagno di yards conquistate andando dritto e forte, per poi inserire elementi di fantasia dove Tebow sarebbe realmente tornato utile. Tale filosofia non è applicabile se il gioco di corse è deficitario, in quanto costringe a far lanciare di più il quarterback diventando molto più prevedibili. La linea offensiva, già da lungo tempo alle prese con numerosi problemi di efficienza in particolare nella posizione di tackle destro, non riesce ad aprire varchi, e Shonn Greene non è il tipo di running back in grado di creare qualcosa dal nulla, semplicemente perchè il suo stile predilige la potenza e non la velocità, escludendolo a priori dal poter effettuare giocate elettrizzanti che non fanno parte del suo bagaglio.

Infine la difesa, che ha probabilmente perso Darrelle Revis per la stagione (potrebbe forse riuscire a tornare per eventuali playoffs grazie alla nuova regola sulla injury reserve), non è semplicemente capace di difendere le corse, sbaglia tantissimi placcaggi, ed i singoli non eseguono i loro compiti nella dovuta maniera. Domenica Colin Kaepernick, il quarterback di riserva dei 49ers, ha corso per 50 yards ed una meta, ricordando a Sparano l’uso che potrebbe fare di Tim Tebow, fino adesso molto poco presente in campo se non per bloccare e correre saltuariamente. L’intera produzione del gioco di corse dei Jets è stata di 5 yards inferiore rispetto al totale registrato dal solo Kaepernick.

I media sono tuttavia concentrati sulla crocifissione di Sanchez, che se non altro ha per il momento mantenuto il suo ruolo di titolare ed il supporto di Ryan. Se dovesse ciccare altre partite il pubblico chiederà Tebow sempre più a gran voce, immaginando di poter rivedere i miracoli visti l’anno passato tra le montagne rocciose di Denver. Il problema è che Tebow rappresenta tutta la grinta ed entusiasmo che si vuole, non un quarterback capace di fare meglio di Sanchez.

In attesa di queste ed altre considerazioni, lunedì notte c’è da pensare a come poter dare battaglia ad una delle migliori squadre di tutta la Nfl, gli Houston Texans, non il migliore avversario che potesse capitare per risolvere un momento critico come questo. Sanchez potrebbe finire divorato dalla continua pressione di J.J. Watt. Arian Foster e Ben Tate potrebbero correre a piacimento contro una difesa che ha concesso 245 yards a terra contro San Francisco. Andre Johnson sarà guardato a vista da Kyle Wilson, non sarà segregato nella Revis Island. E Tebow, che piaccia o no, potrebbe vedere il campo prima del previsto.

 

 

2 thoughts on “New York Jets, i motivi della grande crisi

  1. Sono uno spettatore occasione della NFL, senza competenze, ma provo a dire ugualmente la mia.
    Adesso – ma non da adesso! – la stampa newyorkese ci sguazzerà sulla debacle di inizio stagione dei Jets e chiederà a gran voce l’utilizzo (come qb) di Tebow, altrimenti tutti i tifosi si chiederanno “cosa è stato preso a fare”, visto la strepitosa stagione dello scorso anno, anche se forse il qb predicatore è sopravvalutato per le sue capacità tecniche reali.
    Dispiace che uno dei migliori bersagli in ricezione sia out per lungo tempo, anche se forse non era nelle condizioni di ripetere le fantastiche prestazioni di qualche anno fa con altra maglia (a meno che non si tratti di un omonimo…)
    Concordo su un maggior utilizzo (e più proficuo!) del gioco di corsa, vista la cronica mancanza di tecnica e talento nel reparto offensivo (Sanchez compreso) per un gioco basatao sui lanci.
    Credo che l’utilizzo di TT quale qb possa fruttare qualche risultato in tal caso, vista la nota predilezione dello stesso per correre con il pallone in mano e la capacità di resistere ai placcaggi senza perder palla (ogni riferimento ai recenti fumbles di Tony Romo è puramente casuale…)
    Grazie per lo spazio
    Luca

  2. penso che una certa Jets Curse esista, visto che alla fine nulla funziona a lungo dalle parti dei Jets… anche l’epoca Rex Ryan è finita, temo!

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