Tony Romo, eccellente esordio il suo.

L’estate è stata lunga, come al solito. Seduti in spiaggia o in piscina con una bibita fresca in mano guardando l’orizzonte, facendo una faticosa camminata in montagna, o semplicemente dall’interno delle proprie quattro mura per l’impossibilità di permettersi una vacanza, i pensieri di tutti gli affezionati alla National Football League sono stati proiettati alla sfida tra Giants e Cowboys, partita interna alla Nfc East che in nottata ha aperto le danze inaugurando il nuovo campionato, sancendo l’atteso nuovo inizio delle operazioni, dando quel ricambio d’aria che solo la prima gara del campionato sa dare, quando tutto sa ancora di nuovo e fresco, e non importa realmente chi ci sia in campo.

Stanotte in campo c’erano due pretendenti al titolo della Nfc East nonché due possibili partecipanti ai prossimi playoff, c’erano i campioni in carica uscenti guidati dal freddo Eli Manning, condottiero di un attacco che non ha perso né i pregi e né i difetti dello scorso anno, e c’erano i cuori infranti texani, gli stessi che Jerry Jones vuol vedere vincere ancora il più presto possibile, tanto da mettere senza esitazione le mani al portafoglio – comunque ben rifornito – per sistemare quelle dannate secondarie che tanti problemi avevano recato nel 2011, quando il buon Tony Romo, pur non esente da colpe, si era caricato un fardello sin troppo pesante accettando responsabilità anche non sue per giustificare l’ennesimo fallimento di squadra.

Ma questo è un altro campionato, un’altra storia. E Dallas ha già inserito le marce giuste.

TONY IN CONTROLLO, KEVIN LO SHOW-STEALER

Kevin Ogletree, il protagonista che non ti aspetti.

Romo ha cominciato le operazioni con il piede giusto, facendo vedere una volta di più di essere il leader della franchigia e rappresentando quel giocatore in grado di portare lontano Dallas. Le sue potenzialità si erano ben intuite anche durante le scorse stagioni, ma per un motivo o per l’altro la critica lo ha sempre schiacciato e denigrato, a volte con cognizione di causa per via dell’abitudine a lanciare l’intercetto quando non ci voleva, a volte senza competenza alcuna per via dei vari problemi sofferti dai Cowboys in settori del campo a lui completamente estranei.

Spesso si tende a giudicare presto, a liquidare senza dare seconde possibilità, senza tenere conto che non necessariamente il tempo che passa rappresenta un qualcosa di negativo perchè invecchia la persona, in quanto c’è da considerare parallelamente che la stessa diventa anche matura e saggia nelle decisioni. Sarà per questo che i quarterback della Nfl, fatte le dovute eccezioni, vincono tardi nella loro carriera.

Romo (22/29, 307 yards, 3 TD, INT) si è ripresentato ai nastri di partenza con maggiore maturità, e pur avendo forzato un lancio nel primo tempo costato un intercetto riportato dentro le proprie 5 yards, ha giocato una partita complessivamente ottimale eseguendo di continuo aggiustamenti sulla linea di scrimmage, tenendo viva l’azione grazie all’istinto nella tasca, eseguendo i lanci giusti nei momenti importanti, dando sempre la sensazione che i Cowboys la gara potessero solamente perderla per volontà propria.

Romo ha trovato un protagonista inaspettato. Una delle preoccupazioni più evidenti in sede pre-stagionale riguardava la famosa terza opzione, ovvero su chi tra le riserve si sarebbe fatto avanti per provare a sostituire le 11 mete di Laurent Robinson, e la riposta è arrivata attraverso la miglior prestazione della breve carriera di Kevin Ogletree, wide receiver utilizzato sporadicamente (25 ricezioni senza mai segnare in 3 anni), prepotentemente emerso alla ribalta grazie all’exploit di questa notte, fatto di 8 ricezioni per 114 yards e 2 touchdown. Era un’occasione importante ed il giovane proveniente da Virginia Tech l’ha presa al volo, dal momento che Miles Austin ci ha messo molto ad entrare in partita e Jason Witten è stato strategicamente poco coinvolto in ricezione per via del recente infortunio alla milza, ed ora i dubbi sembrano già acqua passata. Togli un Robinson ed aggiungi un Ogletree all’equazione, e per il momento tutti i conti tornano.

DUE ARMI NON PROPRIO… SECONDARIE

Uno dei matchup che destava maggiore curiosità prima della gara era senza dubbio quello tra la grande potenza di fuoco dei Giants, composta in primis da Hakeem Nicks e Victor Cruz, contro le secondarie profondamente rinnovate dei Cowboys, che hanno visto esordire il rookie Morris Claiborne ed il veterano Brandon Carr, i due maggiori investimenti economici della off-season, l’uno preso salendo di molto al draft, l’altro sottratto in free agency alle numerose concorrenti che avrebbero desiderato i suoi servizi.

Le coperture disposte dal defensive coordinator Rob Ryan hanno funzionato come meglio non potevano, in varie occasioni Eli Manning non ha trovato i suoi bersagli liberi ritrovandosi costretto a subire un sack, oppure rivolgendosi per forza di cose a Domenik Hixon e Martellus Bennett. Nicks e Cruz hanno totalizzato 10 ricezioni per neanche 100 yards senza mai andare vicini a segnare, Carr e Claiborne sono rimasti diligentemente appiccicati al loro uomo permettendo alla linea di usufruire di qualche secondo in più per portare pressione, e costringendo Manning a sbarazzarsi di diversi palloni.

Nonostante vi siano ancora degli aspetti da aggiustare – Orlando Scandrick ha vistosamente trattenuto Cruz in una situazione di potenziale touchdown senza che i sostituti-arbitri sanzionassero nulla – la coppia titolare di Dallas ha recitato la prima come meglio non si poteva, e se il livello delle rimanenti 15 partite potrà essere anche solo simile a questo allora i Cowboys sono davvero pronti a correre profondamente all’interno dei playoff.

100 DI QUESTI DEMARCUS

DeMarcus Ware, la solita forza della natura.

Da anni è il miglior giocatore difensivo della squadra di Jerry Jones, ed uno dei migliori difensori dell’intera Nfl. DeMarcus Ware non è più una novità per nessuno, è un veterano che ha raggiunto tanti traguardi nella sua gloriosa carriera ed un professionista che non ha mai mancato di garantire un alto livello in ogni stagione che ha disputato.

Il terrore di tutti i quarterback si è preso un meritato pezzo di storia diventando il secondo giocatore più giovane di ogni epoca (il primo è nientemeno che il compianto Reggie White) ad accumulare 100 sack, quota raggiunta con il primo dei due atterramenti dietro la linea di scrimmage comminati a Manning. Merito va anche al coraggio di Ryan, che ha chiamato blitz massicci senza paura di rischiare, nonché ai già citati Claiborne e Carr, che se avessero mollato i propri uomini anche per un secondo, avrebbero reso impossibile l’apporto di una simile pressione al forte regista dei Giants.

UNA OFFENSIVE LINE ANCORA DA CALIBRARE

Un altro dei problemi che più hanno tenuto banco in pre-stagione è stata la nuova linea offensiva di Dallas, che ha visto l’inversione di posizione tra Doug Free e Tyson Smith, e l’inserimento di due nuovi veterani nella posizione di guardia. La protezione garantita è stata di alto livello, eccetto nella sola occasione dell’intercetto subito da Romo nel primo tempo, occasione nella quale il pezzo centrale della linea si è aperto come il burro sottolineando una volta in più che il vero problema del settore sta esattamente nel mezzo, dove Phil Costa non dava garanzie già dall’anno passato. Costa è stato sostituito a gara in corso dal neo-acquisto Ryan Cook per un problema alla schiena, ma molte delle speranze di successo passano da qui visto che Romo in passato ha giocato spesso infortunato, e se fosse possibile evitargli altri colpi duri sarebbe una gioia per tutti. Serve inoltre una disciplina maggiore, visto che la grande maggioranza dei falli fischiati in attacco a Dallas sono arrivati da Tyson Smith e compagni.

GIANTS, ENNESIMA PARTENZA IN SALITA

Partita da dimenticare per Corey Webster…

Meglio non fare calcoli troppo affrettati e giudicare i Giants per quello che si è visto stanotte, i Big Blue possono essere molto più incisivi di quanto fatto vedere in questo loro esordio casalingo ed hanno abituato le platee ad inizi sospettosi di campionato per poi terminare alla grandissima.

Le prime indicazioni danno comunque ancora la squadra in difficoltà sulle corse – New York era 32ma in tale statistica nel 2011, peggiore di tutti – con Ahmad Bradshaw in grossa difficoltà nel trovare spazio, certamente più di quanto dicano le 4.6 yards rimediate a portata, mentre il rookie David Wilson ha steccato commettendo un fumble nel primo tempo, ritrovandosi immediatamente in panchina a riflettere.

Gli aggiustamenti più grandi sembrano essere comunque appartenenti alla difesa, dove l’esperto Corey Webster ha disputato una pessima partita perdendo duelli decisivi in uno contro uno sia con Bryant che con Ogletree, e dove la mancanza di concentrazione per eseguire i fondamentali ha portato a placcaggi mancati che hanno causato, in particolare, il grande guadagno su corsa di 48 yards a DeMarco Murray (130 yards totali) in un’azione del terzo periodo che si sarebbe potuta tranquillamente concludere con una perdita di terreno. Andrà inoltre valutato l’infortunio di Michael Coe, cornerback titolare sostituito a partita in corso da Justin Tryon, evento che ha messo in evidenza la scarsa profondità dei Giants nel ruolo di defensive back.

 

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