Hines Ward ed il suo sorriso, un binomio inconfondibile.

Quel sorriso sornione che spuntava regolarmente fuori dal casco di Hines Ward, è diventato un marchio di fabbrcia non solo per i fans dei Pittsburgh Steelers, ma anche per tutti i seguaci della National Football League, nel bene e nel male.

Veterano di 14 anni di dure battaglie, molte delle quali condotte assieme ai compagni nelle temperature proibitive della Pittsburgh invernale, Ward ha ufficialmente annunciato il suo ritiro dalla Nfl lo scorso 20 marzo, quasi un mese dopo il suo rilascio da parte dell’unica franchigia professionistica di cui abbia vestito l’uniforme. La sua eccellente forma fisica gli avrebe consentito di giocare ancora qualche stagione a buoni livelli, ma lui non se l’è sentita di tradire la città che l’ha adottato, i tifosi che lo hanno amato, ed ha deciso di appendere casco a e paraspalle al chiodo rimanendo uno Steeler a vita.

Era oramai un’abitudine degna di tradizione guardare una gara di Pittsburgh ed attendersi molteplici giocate decisive sottoscritte dalla sua firma, un marchio indelebile che racchiudeva ogni sua azione all’interno di un minimo comune denominatore: un sorriso che non si spegneva mai.

Ward era sempre lì, nel mezzo dell’azione, a prendersi le botte più dure, i placcaggi più ovvi, perchè, da duro qual è, ha sempre accettato di fare ciò che molti ricevitori evitano accuratamente di fare, ovvero correre tracce medio-corte con virate improvvise verso il centro del campo, dove i difensori più accaniti sono sempre pronti a dispensare le bastonate più dolorose. E lui, che si trattasse di rialzarsi come nulla fosse accaduto o di gioire dopo un blocco eseguito alla perfezione per un compagno, altra sua specialità, aveva sempre quell’esotico sorriso stampato in faccia che ne tradiva le origini sud-coreane, tanto amato dai fans degli Steelers, quanto irritante per chiunque fosse nemico giurato dei ragazzi della città dell’acciaio.

Nella sua carriera professionistica Ward ha toccato traguardi che tantissimi detrattori gli avevano precluso a priori, critiche che in lui avevano acceso la miccia della determinazione per dimostrare il contrario, negatività che traguardo conquistato dopo traguardo conquistato svanivano con facilità nel nulla, fino a fare diventare il giocatore uno dei personaggi più rappresentativi di sempre nella storia degli Steelers, dei quali ha infranto numerosi record di franchigia strappandoli tutti dalle mani di John Stallworth.

Al college di Georgia, Ward ha imparato a fare il wide receiver.

Aveva iniziato la sua carriera professionistica giungendo dal college di Georgia, proprio il luogo dove aveva imparato a giocare da ricevitore in seguito ad un’esperienza liceale da quarterback. Scelto al terzo giro del Draft 1998 e con soli quattro anni di esperienza da wide receiver le critiche si erano fatte sentire da subito, di lui dicevano che non avrebbe fatto la squadra a lungo, che sarebbe stato uno special teamer, e che un ruolo da titolare sarebbe stato impossibile da ottenere. Aveva cominciando facendosi notare proprio nelle squadre speciali, ed anche nelle azioni di corsa, dove veniva inserito per le sue eccellenti capacità in fase di bloccaggio.

Dopo tre stagioni vissute in costante progressione, Ward cominciò a diventare un candidato fisso per le chiamate al Pro Bowl, quattro consecutive tra il 2001 ed il 2004, tutti campionati in cui sorpassò la fatidica quota delle 1.000 yards stagionali. La sua puntualità nel farsi trovare pronto nel momento del bisogno e nel sacrificarsi per andare nel mezzo a prendersi un primo down sapendo che l’avrebbe pagata cara, stavano diventando un chiaro marchio di riconoscimento, tanto quanto i blocchi dal lato cieco che amava portare ai difensori, e che tante critiche gli hanno fatto piovere addosso, come quando fratturò la mandibola di Keith Rivers, ex linebacker dei Cincinnati Bengals, con un colpo che al giorno d’oggi verrebbe sicuramente sanzionato.

Con il tempo è diventato un giocatore-simbolo della Pittsburgh operaia, quella che sopporta il dolore e che non ha paura di sporcarsi le mani e lavorare duro. Solo così si può spiegare come un ex-quarterback scelto quale 92mo giocatore assoluto del Draft 1998 possa essere arrivato a scrivere per sempre il suo nome nel libri dei record di una delle franchigie più titolate nella storia, della quale mantiene il primato per ricezioni (1.000), yards (12.083) e mete in carriera (85).

Proprio quella presa numero mille, è stata l’ultima della sua carriera, rendendolo l’ottavo giocatore ogni epoca a riuscire ad acciuffare quell’impresa.

Ward vola in endzone durante il Super Bowl XL.

Ha fatto parte di una Pittsburgh esemplare per tutte le squadre, che ha saputo ricostruire in fretta mantenendsoi ad alti livelli. Ha vinto un Super Bowl sotto Bill Cowher, ed uno sotto Mike Tomlin. In particolare, contro i Seahawks nel Super Bowl XL, del quale fu Mvp, raccolse 5 palloni per 123 yards ed una meta che spezzò la partita in due, arrivatagli da un trick play che vide partire il lancio dalle mani di Antwaan Randle-El, suo collega di reparto.

Una volta ricevuta la notizia del suo rilascio, Hines Ward si è preso il tempo per riflettere, ed ha partorito la sua decisione sofferta ma convinta. Alla fine ha vinto la lealtà verso la città e l’organizzazione, ed il ritiro ha prevalso sulla possibilità di farsi un altro paio di stagioni da qualche altra parte, con il rischio di non essere più visto con gli stessi occhi di sempre dai tifosi che l’hanno sempre sostenuto e idolatrato. Gli stessi fans, per sua stessa ammissione,  senza i quali giocare a football non sarebbe stato così appagante e divertente, appartenenti ad una città di stampo molto intimo e familiare, molto diversa dalla dispersività che una metropoli può offrire.

Ward, a Pittsburgh, si è sempre sentito a casa sua.

Hines Ward detiene ogni record degli Steelers su ricezione.

Pittsburgh ha fatto tanto per lui, rendendolo ciò che è oggi, e lui ha contraccambiato lavorando e giocando come meglio non poteva. La domenica, quando l’autunno tornerà, sicuramente gli lascerà qualche vuoto dentro, perchè per tutta la vita non ha fatto altro che giocare a football.

Magari un giorno, però, riceverà la soddisfazione definitiva per quello che ha dato non solo agli Steelers, ma anche alla Nfl.

A Canton, un busto di bronzo con quel sorriso mattacchione stampato addosso ci starebbe davvero bene.

 

 

One thought on “Hines Ward, il sorriso che non si spegne mai

  1. Gli Steelers ritireranno la maglia e a Canton lo stanno già aspettando a braccia aperte.

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