Mi permetto di fare una premessa, alla luce dei match visti domenica sera, la maggior parte dei protagonisti avrebbe meritato una citazione nei Top di questa rubrica, perché era qualche anno che non si vedevano due Championship così combattuti e avvincenti, capaci di farti trattenere il respiro fino all’ultimo e indecisi fino a quell’integerrimo attimo finale che come un filo, sottile, separa la vittoria dalla sconfitta, l’esaltazione dallo sconforto, la gioia dal dolore, che fortunatamente riguarda solo il lato sportivo.

Una premessa d’obbligo, quasi necessaria, perché davvero non mi viene in mente un solo misero motivo per il quale una delle quattro contendenti avrebbe meritato di stare fuori, o viceversa, di avanzare di quel passo verso il Grande Ballo a discapito di un’altra; questione di attimi, di centesimi, forse addirittura di millesimi di secondo, questione di centimetri, come sottolinea il Tony D’Amato impersonato ottimamente da Al Pacino in Ogni Maledetta Domenica.

Questione di fortuna, piĂą propriamente riconosciuta con quella parte del corpo umano che conviene sempre censurare quando si parla, o si scrive, in pubblico, ma insomma, ci siamo capiti, e allora via con la lista dei buoni e dei cattivi, o presunti tali.

Top 3

Bill Belichick

Bill Belichick festeggia il quinto titolo AFC della sua carriera.

Se i Patriots rimangono sempre sulla cresta dell’onda il merito è principalmente suo, unico, con Tom Brady a dare continuità ad una franchigia da dieci anni al top della NFL; il coach di New England è odiato, soprattutto dagli avversari, criticato, poco amato, se non dai fans del team di Boston, ma obiettivamente ha dimostrato ancora una volta di essere il migliore di questi due lustri, guidando il suo team per la quinta volta al Super Bowl, un appuntamento che ha fallito in una sola occasione, perdendo proprio contro i Giants del collega Tom Coughlin. Geniale, inflessibile, sempre immerso in quella felpa che ormai è diventata un suo segno di riconoscimento, è la trasposizione ideale del ”cambiano gli uomini, ma non cambiano i risultati”, visto che, puntualmente, in ogni offseason gli stravolgono mezza squadra, sottraendogli collaboratori e giocatori, ma i suoi Pats rimangono sempre li, ai primi posti della AFC e della Lega stessa. Tra i suoi pregi c’è quello innegabile di scoprire talenti e saper valorizzare degli emeriti sconosciuti, non ultimo quello Sterling Moore che domenica gli ha salvato capra e cavoli difendendo alla perfezione su quello che poteva essere il TD del vantaggio ad opera di Lee Evans, e che avrebbe costretto NE ad una rincorsa disperata. Qualcuno continuerà a sostenere che si tratta di fortuna, ma BB è sempre li, con le sue mani in tasca, il volto nascosto dal cappuccio, ed un record vincente che fa impallidire qualsiasi avversario.

Eli Manning
Il leit motiv del fratello meno dotato sembra ormai stantio, a maggior ragione quest’anno, dove il 10 dei Giants ha giocato con una maturità degna del fratellone, inanellando una serie di prestazioni ad altissimo livello che lo hanno spinto tra i primi della lega, e gli hanno permesso di pagarsi il secondo viaggio al Super Bowl al termine di un match che lo ha visto impersonare alla perfezione il ruolo del grande protagonista, concluso con 32 completi per 316 yards e 2 touchdown pass, serviti su un piatto d’argento a Bear Pascoe e Mario Manningham, due degli otto compagni che ha magistralmente coinvolto nel gioco offensivo di New York, ancora una volta sostenuto dalla grande sorpresa di questa stagione Victor Cruz, confermatosi suo target preferito con 10 ricezioni per 142 yards totali. Brady si è già detto pronto per il rematch, ma Eli è pronto a dare battaglia, ancora una volta, in una città, Indianapolis, che per lui potrebbe quasi essere una seconda casa.

Joe Flacco e Alex Smith
Sono usciti entrambi sconfitti, ma i due quarteback “giovani” impegnati in questi Championship hanno venduto cara la pelle, sfoderando una delle loro migliori prestazioni stagionali e mostrando di aver raggiunto quella maturità che potrebbe permettergli di spiccare quel salto definitivo nel gotha del football professionistico. Flacco ha messo in fila addirittura un navigato QB da playoffs come Tom Brady, concludendo con 306 yards lanciate, 2 touchdown e 1 intercetto, un match che ha confermato i tanti progressi fatti dall’ex Delaware in questo 2011 e che fa ben sperare Baltimore in ottica futura, soprattutto vista la freddezza con la quale ha affrontato le varie situazioni della partita, anche quelle più difficili. Smith, dal canto suo, non è stato da meno, e pur concludendo con una prestazione inferiore a quella di Manning, ha guidato sul campo i suoi con piglio deciso, dimostrando di aver trovato finalmente una propria dimensione ed aver superato tutti quei problemi fisici e tecnici dovuti ai ripetuti infortuni e al cambio forsennato che i Niners hanno fatto nel ruolo di OC, una vera e propria tegola per il talento da Utah, costretto a calarsi in un nuovo sistema in ognuno dei 7 anni anni da quando è diventato professionista. Ora ha ritrovato qualità e coraggio, come quello messo in mostra nelle ultime partite, quando ha affrontato le difese avversarie faccia a faccia, muovendo anche palla a terra se necessario. Due campioni, due talenti che meritano, e sperano, di essere davvero protagonisti nel prossimo futuro.

 

Worst 3

Kyle Williams

Kyle Williams disperato dopo il secondo errore nel Championship.

Nel suo caso è quasi come sparare sulla Croce Rossa, ma il giovane numero 10 dei Niners l’ha combinata davvero grossa, e se in un primo tempo sembrava essersi ripreso da quel muff così sanguinoso per San Francisco, ritornando il kickoff successivo fino alle 35-36 yards, nell’overtime ci è ricascato segnando in maniera indelebile il ritorno ai playoffs dei californiani, che escono dalla corsa verso il Super Bowl soprattutto a causa dei suoi errori grossolani. Vero che puntare il dito contro di lui sembra la cosa più facile da fare per evitare di cercare resonsabilità altrove, vero anche che nel football si vince e si perde insieme, ma è difficile non pensare, obiettivamente, che i suoi errori abbiano inciso enormemente sul match, sia sul risultato finale che sull’ìnerzia, fino a quel punto votata più per i padroni di casa che per gli ospiti. Qualcuno avrà rimpianto il tanto criticato Ted Ginn Jr., ragazzo che sulla costa opposta, a Miami, ancora adesso non vogliono nemmeno sentir nominare.

 

 

Billy Cundiff

Uno sconsolato Billy Cundiff riflette sul field goal appena sbagliato.

Anche il kicker di Baltimore l’ha combinata bella, ma almeno lui può condividere la responsabilità del calcio sbagliato che ha di fatto estromesso i Ravens dal Super Bowl con tutta la sua squadra, o almeno con la maggior parte di essa, staff compreso, che in quell’ultimo gioco della partita ci ha capito davvero pochissimo, spedendolo in campo in fretta e furia quando il conto alla rovescia scorreva inesorabilmente ad 8 secondi da una fine che nessuno si era assolutamente immaginato, vista la distanza, e vista anche l’esperienza del kicker. Invece capita quello che non ti aspetti, e si scopre oggi che la confusione che ha travolto i corvi nei secondi finali del Championship AFC è dovuta ad un conteggio sbagliato dei down da parte del personale sulla sideline, convinto, fino ad un certo punto, di aver ancora due tentativi anziché quell’ultimo quarto down del destino; un epilogo tremendo per i Ravens, riassunto con efficacia dal rallenty che inquadra lo sguardo incredulo di Terrell Suggs mentre si lascia scappare il più classico dei ”Oh My God” e l’inquadratura dello stesso Cundiff, che rientrando mestamente negli spogliatoi cerca di nascondersi davanti agli occhi del mondo intero posando una mano davanti alla telecamera.

Certi tifosi di San Francisco
Possiamo capire l’amarezza di uscire dalla corsa verso il Grande Ballo in questa maniera, ma lasciarsi andare ad un comportamento tipicamente italiota tanto da arrivare a minacciare di morte il povero Kyle Williams pare davvero esagerato, tanto più trattandosi di un popolo che solitamente noi appassionati di sport americani amiamo esaltare, e ammirare, per la grande sportività con cui vivono gli eventi ed accettano le sconfitte; una brutta pagina davvero, resa ancor più amara dalle denunce dei maltrattamenti (verbali) subiti solo sette giorni fa da una simpatizzante dei Saints al Candelstick Park e dalla notizia, apparsa ieri notte sui giornali d’oltreoceano, che la polizia di San Francisco ha arrestato 29 persone, e ne ha allontanate 110 dallo stadio durante il Championship di domenica, per comportamento indisciplinato, più precisamente minacce rivolte ai supporter avversari e resistenza all’arresto.

7 thoughts on “NFL Championship: Top & Worst

  1. curioso che nella civilissima San Fran ci siano tifosi idioti, ma e’ importante la reazione della polizia… l’altr’anno al bellissimo AT & T Park gli stewart erano sempre a chiederti se c’erano problemi, e contando che era una partita coi Dodgers ci stava la preoccupazione…

  2. Aggiungerei all’elenco dei WORST le due sideline di Ravens e Niners.

    La prima ha addirittura sbagliato il conto dei down nel drive decisivo.
    Mandando in campo di corsa e all’ultimo il povero Cundiff e gettando le premesse per il suo errore e la sua crocifissione.

    La seconda non ha capito che dopo i primi due numeri da circo (la ricezione in tuffo andata bene per miracolo e il muff) uno come Williams non era in condizione di continuare a giocare una partita così decisiva. Troppa voglia di strafare e quindi troppa inaffidabilità.

    Ma come si fa a certi livelli (altissimi nel loro caso) a fare certi errori così grossolani?

    Adesso abbiamo davvero capito che sono davvero fratelli.

  3. Esatta l’analisi di Billy Cundiff
    Infatti Io piĂą che lui avrei citato la sua panchina!!!

  4. Povero Cundiff, errore difficile da dimenticare, però a mio avviso quello di Evans sulla ricezione in end zone è ancora peggiore, aveva giĂ  la palla in mano, bastava stringerla un po’ e adesso i Ravens erano al SB, invece mani di burro e tutti a casa… errore madornale per un ricevitore di una squadra che punta al titolo

    • Beh
      insomma il difensore non era molto lontano, e lui era in movimento e si stava girando…

      • verissimo… ma Gronk o Megatron avrebbero ancora adesso la palla in mano… nessuno mi toglie l’idea che Evans è stato un po’ leggerino

  5. eh bhe… se alla fine in un equilibrio a spezzarlo sono episodi, il n° 10 dei 49ers direi che ce ne ha messi un paio grossi. Però io proseguo in una teoria: San Francisco ha beneficiato di una division debolissima (Cardinals al 2° posto con 8-8) e infatti hanno fatto 5-1 in division ed un 13-3 finale che li ha proiettati al 2° posto in NFC. Questo ha segnificato incontrare in casa i Saints che in casa hanno fatto un 8-0! Un bel aiutino per batterli, cosa che ha poi facilitato il lavoro ai Giants, che hanno evitato New Orleans per una piĂą abbordabile San Francisco. Un teoria certo, episodi anche qui, ma a pensarci forse qualche cosa poteva andare diversamente… imprese a parte e bellezza dello sport piĂą imprvedibile dall’altra!

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