Kerry Collins non ha cominciato bene la sua avventura ai Colts

Se il buongiorno si vede dal mattino, è fin troppo facile ipotizzare che il tabù non sarà sfatato nemmeno quest’anno: perché una squadra giochi il Super Bowl nel proprio stadio, insomma, si dovrà aspettare almeno un’altra stagione.

L’anno scorso ci avevano fatto un pensierino i Cowboys, ma le ambizioni di Dallas furono frustrate da una prima parte di stagione agghiacciante, caratterizzata da sconfitte (2-7) e infortuni (Romo fuori per il resto della stagione per la frattura alla clavicola rimediata nel Monday Night con i Jets della week 7).

Ma è possibile che dopo appena una settimana di football giocato si possa già pronosticare che i Colts non giocheranno l’atto finale della stagione?

Parlare già di verdetti per la stagione 2011, in effetti, potrebbe essere azzardato e prematuro; eppure sembra davvero improbabile che Indianapolis possa essere una delle due squadre che il 5 febbraio si contenderà il Superbowl XLVI sul manto artificiale del Lucas Oil Stadium.

L’umiliante sconfitta per 34-7 patita contro i Texans nell’apertura stagionale, infatti, non ha fatto altro che confermare gli allarmanti sospetti che già aleggiavano sui Colts: e non tanto perché l’inutile e unico TD messo a segno è arrivato nel quarto periodo, con il punteggio ormai già in ghiaccio, e neanche perché la sconfitta è avvenuta contro i rivali della AFC South, division che Indianapolis si era abituata a dominare, chiudendo sette volte al primo posto negli ultimi otto anni.

Il problema vero è che domenica, a guidare l’attacco di Indianapolis, per la prima volta dal lontano 1998 non c’era Peyton Manning, che ha dovuto interrompere una striscia di apparizioni consecutive che durava dal suo esordio nella lega (208 partite giocate come QB partente, 227 con i playoffs). Il quattro volte MVP dell’NFL, il cui rientro è previsto per la fine di novembre, giovedì 8 settembre si è dovuto infatti sottoporre nuovamente ad operazione chirurgica per intervenire su quello stesso disco cervicale già operato lo scorso 23 maggio.

Al suo posto domenica l’attacco dei Colts è stato guidato da Kerry Collins, 39 primavere a fine anno e un ritiro dall’attività annunciato appena due mesi fa: dopo aver sperato per tutta l’estate che Manning fosse pronto per l’esordio stagionale, la dirigenza dei Colts si è trovata alla fine a dover effettuare il più classico degli acquisti last minute, mettendo sotto contratto Collins a meno di 20 giorni dalla prima partita del 2011.

Con queste premesse, la stagione di Indianapolis appare quanto mai difficile: se quest’anno aleggiavano già dei dubbi sulla possibilità dei Colts di andare ai playoffs («The Colts will miss the playoffs», titolava ad esempio la guida annuale di Athlon prima di apprendere della forzata assenza di Manning), figuriamoci quanto sia improbabile oggi che la squadra di Jim Caldwell possa arrivare alla postseason.

Se probabilmente non ci saranno per il Super Bowl, però, i Colts torneranno intanto nel loro Lucas Oil Stadium domenica, per l’esordio casalingo contro i Cleveland Browns: l’avversario è di quelli abbordabili, l’ideale per provare a scacciare via i fantasmi ed evitare una partenza 0-2 che nell’Indiana non capita dal 1998. Ma quello era il primo anno dell’Era Manning, e i segnali per il futuro erano rosei; i presagi di questo 2011, invece, appaiono lugubri e funesti.

2 thoughts on “Tempi difficili per i Colts

  1. L’unico qb in grado da solo di decidere le sorti di una franchigia
    Sarà una stagione lunga lunga lunga per Indy.
    Unica nota positiva, se si può dire……avranno una scelta molto molto alta al prossimo draft.

    • E l’anno prossimo ci sarà anche parecchia qualità tra i QB che andranno al draft… Oltre a Moore per il quale stravedo, secondo me anche Andrew Luck potrebbe dichiararsi eleggibile, in fondo è stato vicinissimo a farlo già quest’anno. Forse non tutti i mali vengono per nuocere…

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