E' sempre una battaglia quando Patriots e Jets si incontrano su un campo da football...

La AFC East si presenta nel 2011 con gli stessi temi tecnici che hanno contraddistinto l’annata sportiva conclusa con la vittoria dei Green Bay Packers di Aaron Rodgers e di Clay Matthews.

Si consolida e si inasprisce la contesa per raggiungere la vetta della division tra due dei coach più carismatici e rappresentativi della Lega, Bill Belichick e Rex Ryan, dotati di un ego a tal punto spropositato e di un carisma tale che spesso si è portati a spostare l’attenzione dal campo alla sideline.

Giusto otto mesi fa la division fu vinta in agilità da Brady e la sua nuova pattuglia di Young Guns, così mirabilmente scovata dallo scouting staff dei Patriots nel draft del 2010. A sorridere alla fine (anche se solo per poco…), furono però i Jets di Mark Sanchez, che nel divisional round espugnarono il Gillette Stadium, concludendo la loro impresa con l’aeroplanino che accompagna l’esultanza del team di New York da un po’ di tempo a questa parte.

Mai onta fu più umiliante per i New England Patriots, che sperano di rifarsi nel 2011, grazie anche al solito nuovo look che sfoggiano dopo un’intensa campagna acquisti estiva. Da parte loro, i New York Jets tenteranno di imporre la loro leadership anche in stagione regolare, ora che il timore reverenziale nei confronti dei Patriots sembra definitivamente archiviato.

Non dimentichiamo le altre due franchigie della division, i Buffalo Bills e i Miami Dolphins, che in questi anni hanno cambiato tanto per trovarsi sostanzialmente al punto di partenza, e anche nel 2011 sembrano non abbiano ancora risposto alle domande sulla loro incompiutezza. I Miami Dolphins, per il primo anno senza Bill Parcells a dirigere tutto e tutti dall’alto, hanno preferito scommettere ancora sullo stesso coaching staff, il quale guiderà un roster rinnovato, con qualche upgrade, ma che difficilmente migliorerà quel record di 7 – 9 che è la cifra della mediocrità del team in questo momento.

I Buffalo Bills sono ancora alla ricerca della propria identità ma, con l’avvento di Chan Gailey, il team dello stato di New York sta cercando di togliersi di dosso la nomea di grande decaduta (e incompiuta…) del football professionistico degli anni ’90 e da un paio di stagioni prova a ricostruire dalle proprie ceneri. Prendiamo ora la lente d’ingrandimento e diamo un’occhiata più da vicino ai probabili protagonisti di questa lunga stagione di football che si concluderà con il Superbowl di Indianapolis il 5 febbraio del 2012.

BUFFALO BILLS

Il primo anno di coach Chan Gailey a Buffalo è coinciso con un record di 4 – 12 che non può soddisfare i tifosi dei Bills. Il nuovo head coach aveva però da rispondere a molti quesiti che il triennio del predecessore Dick Jauron lasciava in dote. La controversia più rilevante era quella che vedeva, da un paio d’anni a questa parte, i QB Ryan Fitzpatrick e Trent Edwards contendersi il ruolo di starter all’inizio di ogni training camp, delegittimando entrambi a livello di leadership davanti ai propri compagni.

Alla fine l’ex head coach dei Dallas Cowboys aveva consegnato lo scettro ad Edwards, tranne poi pentirsene dopo appena tre match e virare saggiamente sul prodotto di Harvard, Ryan Fitzpatrick, che ha definitivamente convinto da quando ha preso il timone in mano e si è anche guadagnato la riconferma per quest’anno.

Ryan Fitzpatrick è un QB dotato di ottimo braccio (3000 yards lanciate, 23-15 di ratio TD-int), capace di mantenere la freddezza anche quando si trova sotto pressione (le 269 yards in 40 attività corse nel 2010 ci raccontano di un atleta tutt’altro che fermo). Mano a mano che il numero 14 acquistava fiducia, era altrettanto chiaro che il coaching staff spostava il baricentro dell’attacco verso una offense più passing friendly. Ed è così che è emersa la novità più luminosa dello scorso anno, quel Steve Johnson che da carneade si è guadagnato un posto tra i ricevitori più mortiferi della Lega.

L’esplosione del nativo di San Francisco è stata così fragorosa con i suoi 10 TD messi a segno e le più di 1000 yards ricevute, che l’ex primo bersaglio Lee Evans è stato costretto ad emigrare. L’ex Kentucky Wildcats possiede spiccate doti da playmaker: il numero 18 preferisce infatti catturare la palla negli spazi brevi (61 primi down nel 2010) per poi creare con il pallone in mano, ma non disdegna affatto di esplorare il campo aperto, sebbene debba ancora migliorare nello specifico (vedere mancata ricezione della vittoria contro gli Steelers lo scorso anno).

Anche il dualismo Fitzpatrick – Edwards è stato finalmente messo a tacere, con quest’ultimo che ha dovuto emigrare verso la Florida, sponda Jacksonville, prima dell’approdo quest’estate ad Oakland, come riserva di Jason Campbell.

In sostituzione del partente Edwards, il GM Buddy Nix ha prelevato dai rivali Dolphins Tyler Thigpen, QB su cui si sono spese buone parole, ma incapace di sfruttare le occasioni quando queste gli si sono proposte innanzi.

L’addio di Lee Evans ha costretto i Bills a cercare all’interno del proprio organico un compagno degno di spalleggiare Steve Johnson; nelle prime uscite ufficiali di preseason, nessun ricevitore ha convinto tanto da costringere coach Gailey a scommettere forte su di lui, per cui la situazione è ancora fluida. Segnaliamo la crescita di Marcus Eisley, il cui infortunio terminale della stagione nel 2010 aveva definitivamente lanciato SJ tra i titolari, e Roscoe Parrish, probabilmente favorito per lo spot di ricevitore numero 2, ma costantemente costretto in infermeria.

Un altro nodo non reciso dalla passata gestione, consegnava al nuovo coaching staff tre diversi RB che richiedevano spazio e maggior rispetto.

Alla fine ha dovuto fare le valigie Marshawn Lynch, direzione Seattle, in maniera che Fred Jackson potesse riconfermarsi tailback da meritare un posto da titolare in questa Lega. Fred – Ex, che nonostante la controversia nel ruolo ha di nuovo sfiorato le 1000 yards corse in stagione nel 2010, ricoprirà nuovamente lo spot da titolare e, nel frattempo, opererà da mentore per la prima scelta del 2010, CJ Spiller, arenatosi dopo un inizio di 2010 incoraggiante.

La scelta numero 9 del draft 2010 dovrà assolutamente rendersi più incisivo quando sarà chiamato in causa, mentre ha dimostrato di essere una discreta minaccia nei ritorni, infatti ha già messo a segno un TD su kick return.

I due titolari del backfield dovrebbero migliorarsi quest’anno: Fred Jackson giocherà senza l’ansia di doversi guadagnare il posto ad ogni portata di palla (sperando che possa raggiungere l’area di meta più delle 5 volte su corsa del 2010, tradizionalmente il suo tallone d’Achille), CJ Spiller nella sua seconda stagione utilizzerà l’esperienza maturata per non schiantarsi contro il “sophomore wall”.

La linea offensiva non ha sfigurato nei guadagni su corsa, dimostrando di poter aprire discreti passaggi per i propri RB (1720 yards guadagnate nel 2010, 18° nella NFL), mentre è da rivedere la QB protection (94 QB hits subiti, 5° peggior dato nella Lega).

Nei possessi difensivi, coach Chan Gailey riproporrà la 3 – 4 che ha funzionato a fasi alterne nel primo anno di utilizzo. Proprio per chiudere gli spifferi che hanno relegato la defense dei Bills all’ultimo posto per yards concesse su corsa nel 2010 (quasi 5 yards di media guadagnate dagli avversari su ogni possesso), la proprietà ha messo le mani sul DT Marcel Dareus nel draft dello scorso aprile.

La seconda scelta assoluta del draft 2010 – nonché pilastro dei Crimson Tide pigliatutto dell’ultimo ciclo – andrà a dare man forte ai riconfermati veterani Kyle Williams e Dwan Edwards; interessante sarà valutare l’inserimento dei due giovani Alex Carrington e Torell Troup all’interno della rotazione della linea difensiva.

Il front 7 agirà per la prima volta nelle ultime quattro stagioni senza la leadership di Paul Posluszny, che si è trasferito ai Jaguars. Al suo posto lo spot di middle linebackers verrà ricoperta dai veterani Andra Davis e Nick Barnett, quest’ultimo free agent giunto dai campioni Green Bay Packers; la rotazione potrà contare anche sul secondo anno Arthur Moats, che ha dimostrato di poter competere per un posto da titolare nel futuro, e su Kelvin Sheppard, rookie da LSU da seguire, soprattutto qualora i titolari del ruolo dimostrassero la preoccupante fragilità fisica che li ha costretti ad una fine anticipata della stagione 2010.

La secondaria dei Bills è forse il reparto più completo del team: in ogni ruolo sia il titolare, che il possibile sostituto, offrono adeguate sicurezze.

I cornerback titolari dovrebbero essere i veterani Terrence McGee e Leodis McKelvin, ma la depth chart non è affatto chiusa, per cui il coaching staff potrebbe all’ultimo preferire l’esperienza di Drayton Florence o l’incoscienza del rookie da Texas Aaron Williams.

Al centro ritornerà la solidità della free safety Jairus Byrd, che è “rimbalzato all’indietro” in quanto numeri dalla straordinaria campagna del 2009 quando arpionava tutto ciò che gli finiva nel raggio di metri (9 intercetti in quella straordinaria annata da rookie), ma il cui talento è fuori discussione, mentre George Wilson dovrebbe avere la meglio su Bryan Scott per il ruolo di strong safety; qualora gli infortuni dovessero accanirsi contro le safety, ancora il rookie Williams potrebbe essere dirottato in caso di bisogno, grazie alla sua versatilità.

Riconferme anche per ciò che riguarda gli special team: il punter sarà Brian Moorman, mentre come kicker ritornerà Rian Lindell, scarsamente utilizzato lo scorso anno con soli 21 tentativi, lontano dai 33 calci del primo della classifica.

I Bills quest’anno dovranno provvedere a dare segnali incoraggianti per il futuro, dimostrando di aver imparato la dottrina sciorinata da coach Gailey e aumentando le vittorie in stagione. Nonostante preveda un incremento di vittorie dalle misere 4 doppie V portate a casa nel 2010, i playoff sono un miraggio, mentre la riconferma all’ultimo gradino della division sempre più vicino.

MIAMI DOLPHINS

Nessuna sorpresa che il record di quasi parità (7 – 9) con cui i Dolphins hanno chiuso la loro scorsa annata, non abbia riscaldato nessun cuore nella tifoseria del Sun Life Stadium. Anzi, i critici erano pronti a chiedere il conto alla gestione di coach Tony Sparano, in discesa libera nelle ultime stagioni.

L’obiettivo silente era quello di contendere un posticino nei playoffs alle due superpotenze della division, ma quando troppo presto si è capito che i Dolphins non avrebbero avuto il fiato per gestire la corsa fino alla fine, allora ci si sarebbe aspettato la resa dei conti nel Sud della Florida.

In verità nulla è cambiato, il coaching staff è rimasto praticamente invariato e, conseguentemente, anche le redini della squadra sono state affidate al deludente Chad Henne.

Il 2010 doveva essere l’anno dell’esplosione per l’ex QB di Michigan, una costosa seconda scelta che i Dolphins hanno aspettato a lungo prima di lanciare nella starting lineup. Quando poi i problemi cronici alla spalla di Chad Pennington si sono rivelati non più superabili, ecco che il numero 7 ha guadagnato le luci della ribalta.

Il problema è che Henne si è dimostrato inadatto alla situazione affidatogli, a tal punto da costringere il coaching staff a correre la palla il più possibile, in maniera da far stazionare l’ovale il meno possibile tra le braccia del confuso ex Wolverine. Il quale, davanti al terribile rapporto TD – int (15 a 19), ha subito anche l’onta del panchinamento a beneficio non certo di un fenomeno quale Tyler Thigpen, per poi riprendere il comando nelle ultime partite stagionali.

Il povero Henne è stato solo una vite – seppur essenziale – del sistema difettoso di coach Sparano: infatti anche il gioco di corsa, cavallo di battaglia del coach italo-americano, si è dimostrato altamente inefficiente, consegnando il triste messaggio – per gli amanti dei ‘Phins – che la coppia Brown – Williams che aveva dato così tante soddisfazioni aveva smesso di funzionare. Proprio come un orologio rotto.

Allora sì che nel backfield ci si è trovati davanti ad una vera e propria rivoluzione: dal secondo giro del draft è arrivato Daniel Thomas, su cui si vogliono costruire le sorti future della franchigia, mentre per vincere ora ed adesso è giunto dagli ex campioni del mondo dei Saints Reggie Bush, ormai scaricato dal team della Louisiana e pronto a far rimangiare le parole ai detrattori. Innesto dell’ultima ora il veteranissimo Larry Johnson, RB dal passato splendente ma dall’orizzonte incerto, il quale darà man forte nei terzi down all’inesperto Thomas e a Bush, il quale preferisce veleggiare fuori dal backfield, ancora meglio se in seguito ad un passaggio screen.

Il pezzo da novanta dello scorso mercato estivo, il WR Brandon Marshall, ha faticato tantissimo a varcare con continuità la linea di meta (solo 3 TD nel 2010) dopo essere “ritornato a casa” (è un prodotto di Central Florida University).

L’anno sportivo che sta per incominciare doveva essere quello del suo ritorno ad alto livello, ma un’estate turbolenta lascia parecchi dubbi sulla sua stabilità: fisica, in quanto è stato accoltellato dalla sua ragazza il 22 aprile scorso, e mentale, in quanto lo stesso Marshall ha dichiarato di soffrire di disordini psichici, che tenterà di superare a stagione in corso affidandosi alle cure di specialisti. A supportare il convalescente ex-stella dei Denver Broncos, ci penserà un reparto di ricevitori piuttosto leggeri, che ha convinto solo a tratti. Il più pericoloso è il folletto delle Hawaii Davone Bess, che unisce ad una grande capacità di spostamento nello spazio breve, una discreta pericolosità da ritornatore. La seconda punta designata è Brian Hartline, che viene da un più che dignitoso 2010 (615 yards ricevute per lui), sebbene rimangano troppo poche le segnature (solo una lo scorso anno).

Quest’anno alla truppa si aggiungerà Clyde Gates, rookie da Abilene Christian, che da oggetto misterioso all’ultimo draft ha scalato posizioni fino a raggiungere il quarto giro e che provvederà a dare quella dimensione sul profondo che fino ad ora non è stata pervenuta. Il tight end Anthony Fasano, ottimo bloccatore sulla linea di scrimmage, ma ricevitore “adattato”, contribuirà a dare ossigeno alla manovra offensiva di Miami, quando questa incontrerà una delle sue ricorrenti secche.

La O-Line si poggerà ancora sulle robuste spalle dell’ex prima scelta assoluta Jake Long, left tackle che ha raggiunto il pro bowl più volte, mentre nuove facce si incontreranno nello spot di right tackle, con l’ex Cowboys Marc Colombo ad assicurarsi il posto, e nel ruolo di centro, dove il rookie Mike Pouncey sarà schiacciato fin da subito dal confronto con il fortissimo fratello gemello in forza ai Pittsburgh Steelers.

La difesa di Miami rimarrà ancorata alla 3 – 4 che l’ha issata al 5° posto tra le difese che hanno concesso meno yards agli attacchi avversari. La linea a 3 ritornerà i protagonisti della scorsa stagione, una linea solida ed esperta composta da Kendall Langford, Paul Soliai e Randy Starks; la prima scelta del 2010 Jared Odrick cercherà di ritagliarsi uno spazio, a seguito della difficile stagione da rookie che l’ha costretto ad abbandonare i compagni dopo solo un match disputato.

Il reparto dei linebacker sembra ancora più rafforzato rispetto alla scorsa tornata di campionato e si candida ad essere il vanto della formazione della Florida: sul lato debole ringhierà “the sack maker”, Cameron Wake, 14 sacks in stagione, indispensabile per un team che forza pochi turnover; al centro, nella difesa del defensive cooordinator Mike Nolan, a Karlos Dansby, positivo nella prima stagione in maglia verde acqua, verrà affiancato Kevin Burnett, fino a ieri pedina fondamentale nella difesa dei San Diego Chargers. Infine, sul lato forte, opererà il secondo anno Koa Misi, che si alternerà con il figliol prodigo Jason Taylor, ritornato all’ovile per concludere la carriera dove tutto è cominciato.

La secondaria si avvarrà “della più forte coppia di cornerback della NFL”, parere piuttosto interessato di uno dei due protagonisti, Vontae Davis, che avrebbe dovuto interpellare il suo collega, Sean Smith, prima di porgli un così pesante fardello sulle spalle.

Il reparto è chiuso dalla sempreverde strong safety Yeremiah Bell, veterano di lungo corso e di sicuro affidamento, e dalla free safety Chris Clemons, probabilmente l’anello debole di questa portentosa retroguardia, il quale farebbe bene a guardarsi dalla crescita del secondo anno Rashad Jones.

Pur avendo sotto contratto due ottimi interpreti del ruolo (il K Dan Carpenter e il P Brandon Fields), il 2010 è stato un’annata assolutamente deficitaria per gli special team dei Dolphins, che hanno toccato il fondo nella sfida contro i rivali New England Patriots, subendo la respinta di due calci (che si sono trasformati in 2 TD per gli avversari) e un TD da kick off return da 103 yards. In quell’occasione saltò la testa dello special team coach John Bonamego e si spera che il successore Darren Rizzi non permetta più che si verifichino errori così grossolani.

Il giudizio sui ‘Phins non potrà che essere negativo fino a quando non dimostreranno di potersi scrollare dalle spalle la nomea di squadra incompiuta: purtroppo, a mio giudizio, una difesa che rischia seriamente di concludere il campionato tra le 3 migliori della nazione non è supportata da un attacco dello stesso livello.

Troppi i dubbi: Reggie Bush ha sempre deluso nella Big Easy quando gli è stato affidato in prima persona il carico del gioco di corsa, Chad Henne difficilmente si rivelerà differente da quello visto nel 2010 e Brandon Marshall arriva al primo kick-off stagionale dopo un’estate piuttosto travagliata. La sensazione è che Miami potrebbe fare molto bene qualora conquistasse nei primi match vittorie convincenti; viceversa, non scommetteremmo che la stagione possa andare a Sud qualora l’attacco fatichi ad ingranare con i protagonisti principali o i problemi con lo special team non siano fissati a dovere.

NEW ENGLAND PATRIOTS

Che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli. E di materiale per discutere delle loro mosse estive, i Patriots ne hanno procurato a iosa: prima un draft come sempre condotto da protagonisti, poi una free agency in cui si sono assicurati le prestazioni di due discutibilissimi veterani, Chad Ochocinco e Albert Haynesworth. Il deus ex machina è il solito Bill Belichick, head coach all’undicesimo anno sulla panchina della franchigia del Massachusetts, genio finissimo, ma non nuovo a mosse controverse, come si possono rivelare gli acquisti dei due free agent sopracitati: o grandissime aggiunte, oppure possibili elementi destabilizzanti all’interno dello spogliatoio.

Quest’anno i Pats continueranno nel progetto di unire l’esperienza dei veterani con la freschezza atletica della nuova generazione proveniente soprattutto da un positivo draft del 2010, cosicché le loro proverbiali cavalcate in regular season si consolidino in maniera da raggiungere il Grande Ballo del 5 febbraio.

E’ infatti ancora aperta la ferita dello scorso anno, cioè una stagione da 14 vittorie che si è incagliata sul più bello, sul campo di casa, contro gli arcirivali dei Jets: chissà se i superstiti di quel match sentiranno ancora il riverbero di quella sconfitta, quando da tutti New England era indicata quale favorita assoluta per la conquista del titolo.

Come ogni anno, a ricevere gli ordini dal campo sarà Tom Brady, QB ormai leggendario, spesso criticato più per il gossip che costruisce al di fuori del rettangolo di gioco, che per effettive mancanze del suo football.

Nel 2010 il vecchio Tom (che ha già spento le 34 candeline) ha rispolverato le prestazioni dei bei vecchi tempi (3900 yards lanciate, 36 TD a fronte di soli 4 intercetti), grazie anche ad un nuovo entusiasmo donatogli da nuovi giocatori che si sono inseriti perfettamente nel sistema di gioco dei Patriots.

Alle sue spalle un backup affidabile come Brian Hoyer e una promessa in divenire come il terzo giro Ryan Mallett, QB da Arkansas, altissimo e dotato di grande braccio, che molti vedono come la risposta di Belichick al momento in cui il grande numero 12 appenderà il casco al chiodo.

Prendo un piccolo spazio per ricordare che questo sarà il primo anno intero in cui non si assisterà al solito asse Brady – Moss, sebbene sia notizia dell’anno scorso la trade che ha costretto all’addio uno dei ricevitori più forti di sempre.

Al suo posto è ritornata una vecchia conoscenza, quel Deion Branch, già MVP del Super Bowl nel 2005 con la maglia dei Patrioti, e dato per finito a Seattle, che, a contatto con l’aria di casa, si è nuovamente ricordato chi fosse ed ha concluso con 706 yards ricevute e 5 TD.

Manterrà il posto da titolare il fido Wes Welker, giocatore di una generosità unica, bersaglio preferito di Brady ed autore di 7 TD nel 2010.

Lo scorso draft dei Pats è stato così ricco di buone scelte, che coach Belichick si è visto costretto a modificare l’impianto generale del proprio sistema offensivo per introdurre subito rookie dall’impatto immediato.

Per cui largo utilizzo di formazioni con doppio tight end, soprattutto quando i TE si chiamano Aaron Hernandez e Rob Gronkowski, i quali hanno dimostrato di avere i mezzi per riscrivere la storia del loro ruolo. Anzi, Gronkowski il libro dei record l’ha già ritoccato, infatti è il primo rookie TE a raggiungere i 10 TD in stagione dai tempi della fusione tra NFL e AFL. Su di loro il gioco aereo farà ancora affidamento, minacciando entrambi di diventare quesiti insolubili da gestire per qualunque difesa avversaria.

Come se non bastasse, Brady potrà contare anche sul terzo anno Brandon Tate e Julian Adelman, mentre costituirà un’incognita l’inserimento di Chad Ochocinco, uno dei wide receiver più forti degli ultimi 10 anni, ma in parabola discendente a 33 anni suonati; il free agent proveniente dai Bengals ha inoltre evidenziato problemi con il nuovo playbook nelle prime 3 uscite di preseason.

Il già Chad Johnson ha sostenuto che, almeno dal lato disciplinare, non sarà un problema per coach Belichick, promettendo di concentrarsi molto di più sugli allenamenti che nelle interviste, con sommo dispiacere di tutti i giornalisti che hanno campato per un decennio sulle abnormità partorite dalla sua linguaccia.

Grande accumulo di talento anche per ciò che riguarda il ruolo di runningback, dove il titolare del 2010 BenJarvus Green-Ellis (1008 yards corse, 13 TD) è stato riconfermato, così come il piccoletto Danny Woodhead, ricevitore riconvertito in runningback grazie alla sua prodigiosa velocità (547 yards corse più 379 ricevute per un totale di 6 TD). Dal draft di aprile nuova linfa è giunta grazie a Stevan Ridley, buon prospetto da LSU, caduto più in basso del previsto a causa dell’uscita dal college già nel suo anno da junior, e Shane Vereen, altro buon prodotto da Cal. I veterani Kevin Faulk e Sammy Morris saranno utilizzati per far rifiatare i più giovani colleghi, senza dimenticare tutti i consigli che questi sapranno dispensare ai rookie.

La linea offensiva avrà il suo punto di forza nel lato sinistro, dove il tackle Matt Light e la guardia Logan Mankins sono due All Star conclamati che si adopereranno per proteggere Tom Brady (25 sacks subiti nel 2010, 4° miglior risultato assoluto) e per aprire passaggi per i compagni del backfield (1973 yards guadagnate su corsa nel 2010, 9° miglior risultato della NFL); Belichick si è già premurato di fornirsi del successore di Light, poiché con la scelta numero 17 è stato chiamato Nate Solder, left tackle da Colorado, senza dimenticare Marcus Cannon, uno degli artefici della rinascita del programma di TCU negli ultimi anni.

La difesa 3 – 4 si ripropone nella versione 2011 ancora più rafforzata dello scorso anno, quando non ha per niente sfigurato davanti al rushing game avversario: i due end saranno Mike Wright e Albert Haynesworth, il quale vorrebbe ritornare ad alti livelli dopo il difficile rapporto vissuto con Mike Shanahan lo scorso anno ai Redskins, mentre il nose tackle sarà sempre Vince Wilfork; pronti a subentrare nella rotazione parecchi nomi importanti tra cui spiccano quelli di Gerald Warren e Mark Anderson, che si spera di recuperare ai livelli della sua stagione da rookie.

Il reparto a 4 dei linebacker vedrà sugli esterni la coppia formata da Rob Ninkovich, special teamer che ha sorpreso nel 2010 tanto da meritarsi il posto da starter, e da Jermaine Cunningham, secondo anno di grande talento che dovrebbe finalmente aver digerito la transizione da end a linebacker; gli spot di linebacker centrali sarà appannaggio di una migliori coppie in circolazione: Jerod Mayo (175 tackle nel 2010, miglior tackler per distacco della NFL) e  Brandon Spikes, sophomore pronto a proiettarsi sopra i 100 tackle nella stagione alle porte.

Corwin Brown, il coach dei defensive backs, avrà lavorato molto con il suo reparto in maniera da concedere meno delle 258 yards di media su passaggio che i Patriots lasciavano per strada ogni gara.

Questo dato negativo è bilanciato dall’estrema capacità di creare turnover, che nella secondaria dei Patriots ha nel secondo anno Devin McCourty un vero highlight man. L’uomo da Rutgers ha viaggiato sul radar dei QB avversari per tutto il 2010, totalizzando l’enormità di 7 intercetti; insieme a lui ritornerà Leigh Bodden, aspettato da Belichick dopo il season ending injury che non l’ha neanche fatto scendere in campo lo scorso campionato, sebbene il terzo anno Kyle Arrington non abbia sfigurato nella sua sostituzione.

Altra grande pesca del management dei Patriots, che ormai mutano pelle dopo ogni draft, è il CB Ras-I Dowling, uno dei migliori specialisti disponibili tra i senior usciti dal college e già oggetto di culto a causa del suo nome.

Infine, ha senz’altro dato i suoi frutti il collaudo della coppia di safety formata da Brandon Meriweather e Patrick Chung, entrambi abilissimi colpitori pronti a far “pagare” ogni ricezione ai wide receivers avversari; in più Chung porta in dote due calci bloccati nel 2010 (entrambi contro i Dolphins…), il che lo rende più che temibile anche come special teamer.

Ai calci piazzati farà ritorno Stephen Gostkowski, abile ed arruolato dopo una stagione da sole 8 gare disputate, mentre il suo sostituto, Shayne Graham, ha già preso la strada per Dallas; il P sarà il secondo anno romeno Zoltan Mesko, che andrà ad aggiungersi alla truppa di ex Wolverines in giro per la NFL.

I ritorni da kick off saranno affidati a Brandon Tate, riconfermato alla grande nella posizione dopo i 2 TD del 2010; stesso discorso per i punt return, con Julian Edelman che cercherà di moltiplicare l’unico TD messo a segno nello scorso campionato.

L’obiettivo, se ti chiami New England Patriots, non può che essere la conquista del Super Bowl. Sfortunatamente, Jets, Ravens e Steelers sembrano ottimamente equipaggiate per rintuzzare l’inseguimento, senza citare il fatto che le primavere del loro alfiere, Tom Brady, continuano a passare ed ogni annata avvicina un doloroso avvicendamento in cabina di regia.

Il gioco aereo dovrebbe continuare a macinare grossi numeri come nel 2010, mentre è difficile prevedere se Green-Ellis continuerà a dimostrarsi un elite runningback, sebbene la nuova ventata di giovani possa aiutare nei momenti di maggiore difficoltà.

La difesa dovrà fare più attenzione a limitare lo spazio aereo avversario, cercando di nascondere la poca mobilità in dote al pacchetto di linebacker; d’altra parte, un anno di esperienza in più per la giovane secondaria e il rientro del veterano Bodden prevedibilmente concorrerà a far diminuire gli spazi tra le maglie della difesa dei Pats.

NEW YORK JETS

Il controverso head coach Rex Ryan spera che il terzo anno in sella alla franchigia bianco-verde della Grande Mela possa finalmente portare in dote quel superamento della finale della AFC, che da due anni si materializza come ostacolo insormontabile per le speranze di Super Bowl dei Jets.

Se nel 2009 la cavalcata del primo Ryan era stato accolto da tutti come un risultato al di sopra di ogni aspettativa, il 2010 dei Jets è stato ampiamente positivo (secondo posto nella AFC East e blitz nella tana dei Patriots nel divisional round), ma quello stop ad un passo dal Grande Ballo ha lasciato – giocatori e coaching staff – con una sensazione di inconcluso.

La presentazione del team che affronterà la nuova stagione non vedrà particolari novità e la squadra è stata puntellata con innesti di esperienza dove sembrava più carente di interpreti adeguati; il grande sogno di mezz’estate è stato Nnamdi Asomugha, elite cornerback che ha poi preso la strada di Philadelphia, che nei piani di Rex Ryan avrebbe dovuto affiancare Derrelle Revis per formare una coppia che avrebbe potuto mettere sottochiave qualsiasi ricevitore avversario.

Dal suo approdo a New York, Rex Ryan ha legato inestricabilmente le sue fortune con il QB da USC Mark Sanchez, che con il suo mentore ha un rapporto filiale come Brady – Belichick per i grandi rivali Patriots. Il numero 6 ha dimostrato di essere un giocatore che può ambire a guidare la franchigia per molti anni nonostante un avvio stentato (3291 yards lanciate, 17 – 13 di ratio), a maggior ragione dopo aver messo in luce la capacità di saper superarsi nelle partite senza ritorno (60 % di completi, 5 TD a fronte di un solo intercetto nei playoffs del 2010).

Lo scorso anno si era deciso di intensificare il gioco di corsa per permettere a Sanchez di poter crescere senza che tutte le decisioni importanti dovessero uscire dal suo braccio, così dalla porta girevole è uscito Thomas Jones, il quale ha fatto spazio al principale colpo estivo del mercato dei Jets, il veterano da San Diego LaDainian Tomlinson.

Nello scacchiere tattico pensato dall’offensive coordinator Brian Schottenheimer, il folletto da TCU doveva dividere i possessi con il più fresco Shonn Greene, ma l’ex MVP della Lega ha rosicchiato spazio al collega, costringendo il secondo anno da Iowa ad una stagione sotto le attese.

La depth chart di quest’anno dovrebbe vedere i ruoli dei due protagonisti invertiti, dando finalmente la possibilità a Shonn Green di dimostrare di essere un RB da più di 1000 yards a stagione, mentre LaDainian Tomlinson verrà sfruttato per la sua mobilità e in situazioni più circoscritte; nella rotazione dovrebbe guadagnare abbastanza tocchi anche Joe McKnight, secondo anno da USC, che tornerà utile per sfiancare le difese più arcigne.

Nella batteria dei ricevitori, Santonio Holmes (746 yards, 6 TD in 12 match di stagione regolare), altro botto del mercato estivo 2010, ha convinto la dirigenza che è lui l’uomo che può creare un asse ben affiatato con Mark Sanchez e, appena rientrati dal lockout, si è guadagnato un’estensione per i prossimi cinque anni. In estate, ha fatto scalpore l’arrivo di un altro ex componente dei Pittsburgh Steelers, quel Plaxico Burress che ha dovuto scontare una pena detentiva di 21 mesi nelle patrie galere dello Stato di New York per possesso di armi da fuoco e che dovrà riempire il vuoto lasciato dalla partenza di Braylon Edwards, che si è spostato sulla costa del Pacifico.

Il problematico 34enne wide receiver, vincitore con i Giants del SuperBowl XLII, è sembrato già in forma nelle prime sgambate di preseason ed è più che mai determinato ad assicurarsi lo slot di ricevitore numero 2. A cercare di contenderglielo, il 37enne Derrick Mason, che con il suo trasferimento ai Jets ha di fatto preferito Sanchez a Flacco quale timoniere per mettere le mani sul Vince Lombardi Trophy, che ormai anela da 15 anni di onorata carriera; da notare l’inserimento del quinto giro dell’ultimo draft Jerome Kerley, altro prospetto sottovalutato, che a TCU ha fatto molto bene e che abbina alle sue doti da ricevitore una certa qual pericolosità come ritornatore.

Uno dei bersagli più ricercati dalle mani di Mark Sanchez è il tight end Dustin Keller, ex signor nessuno assurto agli onori della cronaca due anni or sono, quando nei tre match disputati dai Jets nel playoff 2009, il numero 81 proveniente da Purdue timbrò il cartellino con un TD per ogni match disputato.

Non è un segreto che un grande team si costruisca partendo da una solida linea offensiva, per cui non deve sorprendere se i Jets primeggiano in yards corse (4.4 yards a portata di media, 9° dato NFL), in sack subiti (28, ancora 9° dato NFL) e QB hurries (solo 52, 4° dato assoluto); gli assi di questa linea offensiva, entrambi convocati allo scorso Pro Bowl, sono il left tackle da Virginia D’Brickashaw Ferguson e il centro Nick Mangold, ex Ohio State Buckeyes.

La difesa dei Jets è una delle migliori della Lega e, d’altronde, non poteva essere altrimenti con un mago come Rex Ryan a capo della struttura.

Nonostante ciò, dal training camp non sono emersi con nitidezza i tre linemen che comporranno la consueta 3 – 4 dei Jets.

I possibili candidati a porsi agli estremi dello schieramento della defensive line sono il veterano Mike DeVito, giunto ormai alla sua 5° stagione in maglia bianco-verde e la scelta del primo giro del draft 2011, Muhammad Wilkerson, colosso da Temple, che ha già dato prova del suo carattere fumantino facendosi espellere per un alterco con Brandon Jacobs nel derby di preseason; lo spot di nose tackle dovrebbe assicurarselo Sione Pouha, che ha sposato la causa dei Jets ormai da 7 anni, ma nella rotazione dovrebbero intervenire anche Ropati Pitoitua e il rookie Senrick Ellis, il cui paese d’origine – la Giamaica – l’ha spesso messo nei guai, a causa di pratiche che…non collimano con le regole di questo sport.

La fase difensiva dei Jets tende a soffocare l’attacco avversario sotto i colpi di diversi blitz, che spesso mandano in confusione i QB che non sanno gestire tutta questa pressione.

In particolare, viene data grande importanza agli outside linebacker, che spesso si sganciano oltre la linea di scrimmage avversaria con l’obiettivo di non fare prigionieri. Nell’abituale conferenza stampa dei Jets, che i giornalisti seguono spesso con interesse grazie agli show messi in atto dal vulcanico head coach, Rex Ryan ha svelato che proprio l’OLB Calvin Pace potrebbe definitivamente esplodere, ora che ha messo alle spalle l’infortunio al piede; dall’altro lato del campo, il “solito” Bryan Thomas, capace di mettere a segno ben 6 sacks nel 2010. Sfumato l’esperimento Jason Taylor, che ha convinto sì e no, i Jets provano a rianimare una ex prima scelta, Aaron Maybin, che non è mai riuscito ad imporsi nei Buffalo Bills.

In mezzo al campo la consueta coppia di stopper formata da Bart Scott e David Harris – quest’ultimo premiato da un nuovo contratto da 36 milioni di dollari che lo legherà alla franchigia della Grande Mela per i prossimi 4 anni –, i quali garantiscono che chiunque riesca a superare la prima linea difensiva, si trovi davanti due cerberi che arresteranno qualsiasi sogno di gloria.

Il ricevitore avversario più temibile verrà affidato alle cure di Darrelle Revis, uno dei primi 3 cornerback della Lega, al quale viene spesso riservato il compito di annullare l’avversario più temibile e il più delle volte esce vincitore dalle sfide a singolar tenzone.

Anzi, il 2011 di Revis sarà la stagione della completa maturità, dopo che il 2010 era iniziato con le marce basse a causa di dispute contrattuali che non gli avevano consentito di preparare la nuova stagione come si converrebbe.

Siccome il sogno Asomugha è rimasto tale, il CB numero 2 sarà ancora Antonio Cromartie, che si è distinto per un ottimo 2010, tale da rendere la coppia di CB dei Jets forse il miglior duo in circolazione nella Lega.

Sul profondo troverà spazio Jim Leonhardt che, nonostante i ripetuti infortuni, rimane uno dei pupilli di Rex Ryan e sarà la strong safety titolare, mentre il ballottaggio per il ruolo di di free safety vede Eric Smith in vantaggio su Brodney Pool.

Nick Folk è il riconfermato K per il 2011, il quale porta in dote il 77% dei calci realizzati e il 30 su 39 dello scorso anno, mentre Steve Weatherford calcerà i punt.

I Jets hanno perso uno special teamer importante come Brad Smith, ma l’acquisizione di Jerome Kearley, più i vari Kyle Wilson e Antonio Cromartie dovrebbero provvedere a sostituire il partente Smith.

Il team, che divide il Giants Stadium con i rivali cittadini, è rimasto fedele al motto “squadra che vince non si cambia”: infatti pare che il coaching staff sia convinto che la squadra del 2010 avrebbe già potuto vincere il campionato, così solo piccole e attente variazioni sono state compiute, soprattutto in attacco.

Solo il campo ci dirà se Rex Ryan avrà avuto ragione con la sua proverbiale sicurezza in sé, oppure se questa autostima non abbia portato l’ex defensive coordinator dei Ravens a peccare di presunzione e sopravvalutare il valore del proprio organico.

 

5 thoughts on “AFC East 2011: Preview

  1. Hai ragione Jimpsy. Non so perché ho dimenticato l’analisi degli OLB dei Bills: come dici tu la posizione sarà occupata da Shawne Merriman, autore di una scintillante preseason, e dal DE “adattato” nella posizione Chris Kelsay. Visto che ci siamo, tra gli ILB difficile che il segnalato Andra Davis possa imporsi sulla concorrenza dell’ex Jaguars Kirk Morrison.

  2. Una domanda: sono state pubblicate le preview di tutte le Division meno la NFC North… Ci sono speranze che venga pubblicata anch’essa? :-)

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