Matt Schaub quest'anno ha una grande chanche con i suoi Texans

Ancora per quest’anno i Colts dovrebbero essere la squadra da battere, sicuramente con Manning in campo, senza la situazione potrebbe mutare. Anche se non possono più dirsi la corazzata di qualche anno fa, hanno un’ottima formazione e le rivali divisionali non possono dirsi in perfetta forma.

Con i Titans in ricostruzione, quindi in un anno zero,  e i Jaguars mancanti di talento in punti chiave rimangono solo i Texans a impensierirli. La storia però ci insegna che nei momenti topici la franchigia di Houston manca l’appuntamento lasciando spazio ad altri.

Arrivare secondi per giocare a gennaio potrebbe non bastare perché la concorrenza nelle altre Division è agguerrita.

Houston Texans

Agosto: Houston, questo è l’anno buono.
Gennaio: Houston, abbiamo un problema.

Ogni volta che devo parlare dei Texans poco prima dell’inizio della regular season ho se mpre una forte sensazione di dejà vu. Quando dico che questo potrebbe essere l’anno buono per i Texans mi vengono in mente gli ultimi tre, quattro anni e mi sembra di essere un disco incantato, ma anche questa volta non posso esimermi dal cominciare così per introdurre la franchigia di Houston.

Purtroppo, per loro, ad inizio stagione sembrano avere le carte in tavola per agguantare finalmente i playoffs per poi sciogliersi come neve al sole durante la regular season. Gary Kubiak è rimasto al timone della nave insieme a Rick Dennison come offensive coordinator. Si è cercato di cambiare in difesa dove, effettivamente, qualcosa da migliorare c’è. Wade Phillips non ha lasciato un bel ricordo a Dallas come capo allenatore, ma forse come coordinatore difensivo potrebbe incidere di più.

Ma partiamo dal reparto che notoriamente non ha grossi problemi ed ora che ha sistemato anche la posizione di runningback per gli avversari sarà ancora più difficile fermarli.

Matt Schaub rimane saldamente al comando delle operazioni offensive. Precisione e potenza nel braccio non gli mancano e i target a disposizione sono di prima qualità. Il mercato ha visto affiancargli Matt Leinart come backup. Ad oggi l’ex Cardinals ha deluso molto le aspettative di tutti mostrando lacune che hanno portato Arizona a lasciar andare la prima scelta assoluta del 2006. Per lui è vietato sbagliare altrimenti le probabilità di rimanere solo una riserva diventano alte.

I target affidabili sono Andre Johnson il cui nome è sufficiente per completare il reparto ricevitori. L’anno scorso qualche acciacco lo ha tenuto fuori per tre partite, ma ogni volta che è sceso in campo ha sempre fatto la differenza: è un top player. Se poi ad affiancarlo troviamo nomi affidabili come Kevin Walter e Jacoby Jones vediamo come il reparto sia di prima qualità. Owen Daniles è poi un tight end di ricezione tra i migliori in circolazione e così si completa la squadra per un gioco aereo davvero eccezionale.

La stagione scorsa è stata la stagione di Arian Foster che con 1616 yards risulta il miglior giocatore non draftato di sempre. Non solo, le 604 yards su ricezione lo rendono un giocatore completo e pone la classica ciliegina sulla torta per Schaub che, a questo punto, ha solo l’imbarazzo della scelta su chi consegnare la palla.

A supporto Derrick Ward per far rifiatare qualche down il titolare e Steve Slaton. Purtroppo quest’ultimo, dopo un primo anno davvero ottimo, è scaduto sempre più a causa si di un problema al collo ma anche per via dei troppi fumbles commessi. Slaton rischia così la concorrenza di Ben Tate, giocatore draftato nel 2010 ma che ha dovuto passare tutta la sua stagione da rookie in infermeria per la frattura alla caviglia procuratasi alla prima partita di pre season.

L’annoso problema dei sacks concessi che ha sempre afflitto la franchigia si è riproposto anche nel 2010 (anche se non siamo ai livelli di quando militava David Carr). Sostanzialmente la formazione rimane invariata con Chris Myers al centro, Mike Brisiel e Wade Smith le guardie e Eric Winston e Duane Brown i tackles. Tutti giocatori di una certa esperienza e si spera che l’anno di affiatamento in più possa portare frutti migliori.

In difesa parte la rivoluzione di Phillips e ci si prepara alla 3-4. In oltre è interessante osservare come sei delle otto scelte al Draft sono cadute su ruoli difensivi. Decisioni importanti da parte della dirigenza per saldare definitivamente l’anello debole della franchigia.

Abbandonare la 4-3 non è un passaggio immediato e in teoria potrebbe volerci del tempo prima di assimilare completamente il nuovo piano difensivo, ma la storia di questa franchigia ci dice che sono già abituati a questo tipo di schieramento e il passaggio potrebbe non essere così traumatico.

Uno dei punti cardine per la riuscita di questo cambiamento è il ruolo di Mario Williams, defensive end che nel corso delle stagioni è riuscito a scalare i vertici nel ruolo divenendo uno dei migliori interpreti del ruolo. Ora dovrà necessariamente adeguarsi agli schemi di Phillips e ricoprire lo spot di outside linebacker.

Fondamentalmente il suo scopo non cambia, braccare il quarterback avversario, ma non è automatico che il rendimento sia identico, soprattutto nei primi tempi. Ad ogni modo potrà contare su compagni di livello come DeMeco Ryans e Brian Cushing nel cuore della difesa e Connor Barwin sul lato opposto. Brawin si ritrova così a cambiar nuovamente ruolo essendo stato tight end al college per divenire defensive end una volta giunto tra i professionisti per passare, ora, al ruolo di linebacker. Il quartetto titolare sembra quindi attrezzato per mantenere alto il livello di gioco.

Il critico ruolo di nose tackel non è ancora ben definito e in ballottaggio abbiamo il veterano Shaun Cody, sette stagioni, e il più giovane Earl Mitchell, due stagioni, con quest’ultimo in vantaggio. Coi defensive end arriva il primo nome dal Draft: J.J. Watt.

Il giovane da Wisconsin è stata la prima scelta di Houston ad aprile e farà coppia con Antonio Smith per formare il trio di trincea dei Texans. Anche la seconda scelta cade su un DE, Brooks Reed, ma le intenzioni sono quelle di convertire il giocatore al ruolo di outside linebacker.

Veniamo quindi al vero punto debole, le secondarie. Anche in questo caso si è intervenuto a livello di draft, ma ci vorrà del tempo prima che questi giocatori, Brandon Harris, Roc Carmichael e Shiloh Keo possano essere concretamente utili alla causa.

I cornerback titolari rimangono Johnathan Joseph e Kareem Jackson mentre le safety sono Glover Quin e Danieal Manning, rispettivamente strong e free. Manning è l’importante upgrade apportato alla secondaria proveniente da Chicago via free agent. In oltre si spera che l’anno di rodaggio per Jackson (prima scelta nel 2010) sia sufficiente al giocatore per comprendere appieno i meccanismi in NFL.

Il kicker è Nail Rackers, confermato dopo la buona stagione 2010. Il ritornatore è Tridon Holliday fermo l’anno scorso per un problema al legamento del pollice che lo ha relegato sulla lista infortunati.

Nel football basta poco, l’alchimia giusta per creare cose che solo l’anno precedente potevano risultare inarrivabili. Ma è vero anche il contrario. I due se per questo 2011 sono: Phillips trova il bandolo della matassa? E l’attacco continuerà come ci ha sempre abituati? Poi qualche vittoria in più a livello divisionale e i playoffs potrebbero davvero arrivare. Facile no?

Indianapolis Colts

(a cura di Davide Imperato)

Per parlare degli Indianapolis Colts, non si può che iniziare dal collo di Peyton Manning. Il recupero dall’intervento effettuato questa primavera sembra più lungo del previsto e, all’improvviso, la dominatrice della AFC South dell’ultimo decennio si trova in una situazione molto complessa da gestire.

Un backup QB non all’altezza aumenta ancora di più i grattacapi per Jim Caldwell, Bill Polian e Jim Irsay (rispettivamente head coach, presidente e proprietario della franchigia). E se fino a ieri, tutto lasciava presagire ad un “sicuro” rientro in campo di Manning alla prima partita, l’arrivo di Kerry Collins, ritiratosi a luglio, fa pensare che qualcosa non stia andando secondo i piani.

Ed è facile immaginare che senza il numero 18 a guidare l’attacco di Indianapolis, le possibilità di vittoria crollano drasticamente. Dal 1998, Peyton non ha saltato una partita ed è sempre stato il punto di riferimento per i compagni di squadra e per i tifosi. Dopo oltre 200 partite consecutive, non si faceva nemmeno caso a chi fosse il backup, Jim Sorgi o Curtis Painter, perchè c’era Manning in campo e questa era la cosa più importante.

Senza questo problema, la news più importante dell’offseason dei Colts sarebbe stato il rinnovo contrattuale del numero 18, che ha chiesto di non essere strapagato, ma di essere semplicemente ben pagato (90 milioni in 5 anni non sono proprio briciole).

Un contratto che ha permesso margini di manovra a Polian che è andato a pescare alcuni giocatori nella free agency per provare a risolvere i problemi difensivi che sono ben noti ai tifosi Colts: Tommie Harris, Ernie Sims, Jamaal Anderson e Taylor Brayton (3 uomini di linea difensiva e 1 linebacker).

Passando ad analizzare i vari reparti, le novità più interessanti arrivano dalla linea offensiva che ha visto l’arrivo di Anthony Castonzo (Boston College) e Ben Ijalana, prima e seconda scelta del draft che dovrebbero essere giocatori importanti per la formazione dell’Indiana.

Soprattutto Castonzo dovrà diventare il nuovo left tackle e proteggere il lato cieco di Peyton Manning. Gli altri ruoli della linea vedono Jeff Saturday come centro titolare, Ryan Diem, riconfermato con una riduzione di stipendio, come RT, Mike Pollack e Jacques McClendon come guardie. Rispetto all’anno scorso non ci sarà il tuttofare Charlie Johnson che non è stato riconfermato dopo una buona stagione: la fiducia nel giovane da Boston College è molto alta.

Per quanto riguarda il reparto ricevitori non è cambiato nulla: Reggie Wayne sarà affiancato da Pierre Garcon, Austin Collie, Dallas Clark e Anthony Gonzalez. Proprio gli infortunati della scorsa stagione saranno il plus per il 2011.

Come backup Jacob Tamme e Blair White si ritaglieranno il loro spazio, viste le buone prestazioni della scorsa stagione. Il giocatore più decisivo sarà Austin Collie, un ricevitore che ha dimostrato nei suoi primi 2 anni di essere un top player nel ruolo di slot. Manning lo ha sempre cercato con continuità ed il fatto che l’ex BYU sia stato leader per TD ricevuti giocando solo la metà delle partite nel 2010 è una prova dell’importanza che il numero 17 ha negli equilibri offensivi.

Il reparto dei back ha visto la riconferma di Joseph Addai, giocatore fondamentale nel bloccare i blitzatori avversari. Accanto a lui ci sarà Donald Brown, chiamato a dimostrare di non meritare l’etichetta di bust. Il rookie Delone Carter potrebbe ritagliarsi dello spazio all’interno delle rotazioni nel caso Brown non dia segnali di risveglio.

Questo reparto sarà sotto la lente di ingrandimento visti i pessimi numeri ottenuti nelle ultime stagioni dove i Colts sono stati tra le peggiori squadre per yard guadagnate su corsa: un piccolo miglioramento in questa statistica e la stagione di Indianapolis potrebbe prendere una piega molto interessante.

Passando alla difesa, troviamo una linea difensiva che viene costruita attorno alle due certezze Dwight Freeney e Roberth Mathis: il loro contributo è sempre altissimo e se i DT saranno in grado di contenere un po’ di più le corse, potrebbero diventare ancora più letali per gli attacchi avversari.

I nuovi arrivati dalla free agency, Anderson e Brayton faranno parte della rotazione dei DE per far rifiatare i due titolari. Inoltre, si aspetta l’esplosione o l’implosione di Jerry Hughes che dovrà dimostrare di valere la prima scelta dello scorso draft.

Al centro della linea di difesa troviamo Antonio Johnson e Fili Moala, che verranno supportati dal promettente rookie Drake Nevis, da Tommie Harris e da Eric Foster.

Come al solito la taglia dei giocatori è piccola e ci saranno molti problemi nel fermare le corse: se rispetto all’anno scorso ci sarà un miglioramento, sarà immediato il beneficio per tutta la squadra.
Alle spalle del fronte 4, troviamo il capitano della difesa Gary Brackett, il secondo anno Pat Angerer, chiamato a prendere il posto di Hagler andato per troppi soldi ai Jaguars, e Kavell Connor.

Mi aspetto un buon contributo da parte di Ernie Sims e mi auguro di veder crescere Philip Wheeler: visto che tutti i LB sono undersized è fondamentale avere una buona rotazione di giocatori.

Si arriva quindi alle secondarie che hanno visto l’addio abbastanza indolore di Bob Sanders, destinazione San Diego Chargers. Antoine Bethea sarà il leader del reparto e accanto a lui Melvin Bullitt dovrà confermare le ottime prestazioni offerte in assenza del numero 21 negli scorsi anni. Dietro di loro un po’ di deserto, ma si spera che qualcuno degli UFA riesca a mettersi in mostra.

Per quanto riguarda i ruoli di cornerback Jacob Lacey, Justin Tryon e Jerraud Powers si giocheranno i due posti da titolare, con il terzo che sarà il nickel back. Hayden, eroe del Super Bowl vinto, è stato rilasciato e si aspettano Kevin Thomas (secondo anno ai Colts, dopo aver perso il primo per infortunio) e Chris Rucker. Questo reparto potrebbe fornire delle buone sorprese ai tifosi della squadra del ferro di cavallo.

Quando si parla di special team è importante ricordare come il miglior acquisto sia stato il cambio di regolamento che prevede i kickoff dalle 35 yard: meno problemi per gli scadenti coverage team dei Colts. Pat McAfee può assicurare molti touchback, oltre ad essere un più che discreto punter, soprattutto dal punto di vista della potenza. Adam Vinatieri sarà ancora una volta il place-kicker della formazione, mentre non si sa ancora nulla su chi sarà il ritornatore: si sono viste troppe nefandezze nelle prime due di preaseason e nulla è ancora deciso.

Cosa possono fare i Colts quest’anno? Con Manning i playoff sono tranquillamente alla portata, così come la vittoria di division. Senza? Beh, meglio non pensarci. Mi aspetto un arrivo ai playoff e se la fortuna assiste Manning e soci, qualche soddisfazione se la possono togliere. E non dimentichiamoci chi il Super Bowl si disputerà in quel di Indianapolis: magari potrebbe essere la prima volta che…

Jacksonville Jaguars

Tra alti e bassi Jack Del Rio è ancora il capo allenatore della franchigia della Florida. La pecca maggiore che si può attribuire a questa squadra e l’assoluta mancanza di continuità tra una stagione e l’altra e all’interno della stagione stessa. Le ultime tre partite dell’anno scorso sono coincise con tre sconfitte, due delle quali con rivali divisionali e la terza, coi Redskins, ampiamente a portata.

Sicuramente bisogna intervenire a livello di concentrazione e di intensità ma anche sistemare una difesa troppo spesso in difficoltà.

I Jaguars non avevano molte scelte durante l’ultimo Draft, e la prima a disposizione è stata spesa per un quarterback: Blaine Gabbert. David Garrard non è mai stato un fenomeno e ha sempre a galleggiato intorno alla sufficienza. Benché Il fulcro dell’attacco sia quel piccoletto di Maurice Jones-Drew l’inefficienza della fase aerea limita la credibilità generale della squadra. Considerando, in oltre, che Garrard non è più un giovincello, al decimo anno di carriera, la scelta di Jacksonville è condivisibile.

Come sempre, in queste situazioni, l’idea è quella di far crescere il giovane alle spalle di qualcuno che possa aiutarlo si nella maturazione, ma anche evitargli di entrare subito allo sbaraglio nell’arena della Lega. Rumors indicavano, invece, che lo spot da titolare non fosse così certo. Che sia stata solo una mossa per stimolare la competizione tra i due?

A quanto pare si e Garrard dovrebbe tenere le mani sul timone, almeno inizialmente, poi col proseguo della stagione si valuterà il da farsi.

Come già accennato Jones-Drew sarà il centro dell’attacco. Ormai la sua forza e la sua abilità non sono più un mistero per nessuno e continuerà ad utilizzarli al meglio. La produzione in termini di yards (oltre 1600 yards dalla linea di scrimmage) è stata ottima anche l’anno scorso, ma solo 7 touchdown in totale; certamente un maggior numero di segnature renderebbe giustizia al suo talento ma più che sul giocatore bisogna intervenire sulla squadra in generale come accennato poco fa.

Rashad Jennings è il suo backup. Il ragazzo si è dimostrato affidabile e in crescita rispetto al suo primo anno e ci sono margini di miglioramento, nessun problema per lui a far rifiatare il titolare. Una menzione anche per uno dei migliori fullback in circolazione: Greg Jones. L’abile blocker ha già dimostrato di saper portare la palla in caso di necessità.

Il reparto ricevitori ha visto la partenza di Mike Sims-Walker verso St. Louis. Un giocatore dalle buone potenzialità ma che non ha saputo esprimersi completamente: magari un ambiente diverso potrà giovargli. Mike Thomas diventa il primo ricevitore di una lista di nomi dove la qualità non eccelle. Il ragazzo ha mostrato comunque dei miglioramenti e la franchigia intende scommetterci sopra. Diventando il bersaglio preferenziale non può permettersi un anno storto.

Il secondo ricevitore è Jason Hill che però non sta brillando neanche come etica del lavoro in questa fase di precampionato. L’anno scorso ha disputato solo sei partite giocando coi Jaguars dopo la parentesi 49ers dando prova di essere un buon elemento. Altri due nomi sono quelli di Jarett Dillard e Cecil Shorts. Quest’ultimo è stato draftato al quarto giro mentre Dillard sembra aver completamente recuperato dall’infortunio alla gamba che lo tenuto lontano dai campi per tutto il 2010.

Note decisamente migliori arrivano dai tight end. Mercedes Lewis è cresciuto di anno in anno e la passata stagione ha visto i suoi migliori numeri con 700 yards e 10 touchdown. Interessante anche il nome di Zack Miller che risulta essere un buon backup.

La linea offensiva risulta discreta e vede un paio di nuovi innesti, in entrambi casi, nel ruolo di guardia: il rookie Uche Nwaneri e l’ex Packers Jason Spitz. Nwaneri potrebbe ricoprire anche il ruolo di centro ma inizialmente rimarrà Brad Meester a consegnare la palla al quarterback.

I tackles sono confermati in Eben Britton e Eugene Monroe. Il primo è reduce da un intervento alla schiena e potrebbe non essere pronto per la prima di campionato; in questo caso spazio a Guy Whimper. Su Monroe ci sono delle aspettative e il terzo anno è quello buono per decidere le sorti della carriera.

In difesa le novità iniziano nella sezione linebacker con innesti molto importanti. I nomi nuovi sono Clint Session, da Indianapolis, e Paul Posluszny, da Buffalo. Il primo è reduce da una stagione non troppo bella a causa dei problemi al gomito, ma una volta rimesso in sesto è un giocatore di grande affidamento.

Posluszny è reduce dalla sua miglior performance stagionale di sempre (151 tackles) ed è il miglior upgrade possibile. Il trio si chiude con Daryl Smith, giustamente, unico sopravvissuto della squadra del 2010. A differenza dell’anno scorso, però, giocherà sul lato forte dello schieramento lasciando la sua vecchia posizione a Session. Sopravvissuti anche Jacob Cutrera e Rusell Allen che rientreranno nel giro delle rotazioni per far rifiatare i titolari.

La linea difensiva è rimasta invariata. Aaron Kampman e Austen Lane sono i defensive ends mentre nel mezzo troviamo Tyson Alualu e Terrance Knighton. Particolarmente buona la prima stagione di Alualu mentre sotto tono la prestazione di Kampman: probabilmente le nove stagioni sulle spalle iniziano a farsi sentire. La sua esperienza, però, aiuta nella crescita del reparto composta prevalentemente da giovani.

L’ideale sarebbe riuscire a mettere più pressione al quarterback avversario e magari anche di mettere a segno qualche sacks in più. Se la secondaria ha faticato molto una concausa può venire proprio dal fatto che il quarterback avversario non era sotto pressione.

Un importante upgrade arriva anche nelle secondarie, infatti da Baltimora approda Dawan Landry, il giusto connubio tra esperienza e atletismo. Landry proviene da una delle difese storicamente più forti della Lega. Il suo apporto sarà fondamentale per cercare di elevare il gioco del reparto. A fianco del nuovo arrivato molto probabilmente Courtney Greene che dovrebbe avere la meglio sul rookie Chris Prosinski. Greene si dimostrato abile e in netto miglioramento.

I cornerback sono confermati e sono Rasheam Mathis e Derek Cox. Mathis, giocatore di esperienza, nelle ultime stagioni ha visto in calo il numero di intercetti, statistica, in generale, abbastanza carente per i Jaguars. Il migliore è stato proprio il suo compagno, Cox, con quattro intercetti. Altri nomi interessanti che rientrano nel giro delle rotazioni sono Don Carey, free safety e i cornerback David Jones e William Middleton. Tutti hanno giocato un discreto 2010, ma devono assolutamente elevare il proprio gioco.

Per i calci il buon Josh Scobe abbastanza affidabile sul corto raggio, ma oltre le 40 yards la situazione inizia a diventare critica. Thomas, nonostante sia diventato il primo ricevitore, continua a ricoprire il ruolo di punt returner mentre sui kick off ci sarà il runningback rookie Deji Karim che così inizia a prendere confidenza col professionismo

Difficile inquadrare bene Jacksonville. Sulla carta la difesa è migliorata. Qualche turn over in più farebbe comodo, l’anno scorso il conto si è fermato a -15 tra quelli fatti e quelli subiti, ma non bastano gli uomini giusti, ci vuole anche la mentalità perché il tutto si amalgami in un cocktail vincente.

Rimane ancora un’incognita l’attacco con la situazione quarterback e reciver non proprio ottimale. Il solo Jones-Drew potrà sistemare qualche partita, non certo una stagione intera. Non vedo, quindi, grandi soddisfazioni per questi Jaguars che, probabilmente, se la giocheranno con Tennessee per non arrivare ultimi.

Tennessee Titans

Nei sedici anni di direzione Fisher nei Titans (anche quando si chiamavano Olilers), questi non ha mai voluto parlare di ricostruzione o rifondazione, a volte, parere personale, negando l’evidenza. Ora che Jeff Fischer non è più il capo allenatore della franchigia di Nashville, questi termini non possono più essere nascosti, anche perché oltre all’head coach sono cambiati anche defensive e offensive coordinator ruoli ricoperti rispettivamente da Jerry Gray (già un Titans sul finire del secolo scorso con diversi incarichi sempre di stampo difensivo) e Chris Palmer. A dirigere le operazioni e a portare il peso di un’eredità difficile (quella di Fisher) Mike Munchak.

Munchak, da sempre allenatore della linea offensiva di Tennessee, ha le carte giuste per riuscire in questo nuovo lavoro conoscendo ampiamente l’ambiente di lavoro e dando buoni risultati nella sua sfera di competenza. In questa stagione si capirà se sarà in grado di sostenere il peso di un incarico più importante.

Ancor prima che la rivoluzione a livello di coaching staff fosse di opinione pubblica, i tifosi di Tennessee sapevano già che Vince Young non sarebbe più stato il quarterback della loro squadra. La frattura tra giocatore e società era così ampia che anche la dipartita di Fisher (che non ha mai stimato il giocatore) non ha potuto risanarla.

Al Draft, con la prima scelta, arriva quindi Jake Locker, QB da Washington nella speranza che possa diventare quello che Young non è mai stato: il quarterback franchigia. Capacità da leader ed etica del lavoro fanno presupporre bene ma sicuramente, non è ancora pronto per poter sfidare i giganti della NFL.

Per questo nella frenetica free agency del 2011 si è cercato un veterano che potesse aiutarlo nella sua crescita, e la scelta è caduta su Matt Hasselbeck. Sarà quindi quest’ultimo, con la sua decennale esperienza, il titolare della squadra.

Già con queste scelte, Locker e Hasselbeck, si capisce che la strategia offensiva cambia direzione non avendo più uno scrambler a dirigere le operazioni dietro al centro. Bisogna comunque osservare che la filosofia di questa franchigia è sempre stata fondata sul gioco di corsa  e con un Chris Johnson in più nel backfield a maggior ragione.

Al quarterback non è richiesto di vincere le partite, ma di risultare affidabile e accurato per rendere credibile il gioco aereo. Hasselbeck può essere il QB giusto. I suoi terminali offensivi principali sono Nate Washington e Kenny Britt.

Il primo, al suo terzo anno nei Titans, non ha soddisfatto completamente le aspettative, mentre il secondo, decisamente più giovane e talentuoso, continua a creare grossi problemi fuori dal campo tanto che una sospensione dal gioco non è da escludere, anzi. Justin Gage diventa quindi il nome successivo nella lista dei wide reciver seguito dai giovani Marc Mariani e Damian Williams.

Il reparto risulta così discretamente profondo ma qualitativamente sotto la media NFL. Bisogna volgere lo sguardo verso i tight end sperando di trovare la valvola di sicurezza su cui scaricare l’ovale. Craig Stevens non è il nome giusto risultando essere il classico TE da run blocking o pass protection.

Ad aiutare Hasselbeck sarà Jared Cook che con la dipartita di Bo Scaife diventa il prima della lista nel ruolo. La stagione scorsa ha avuto molte più occasioni che nel suo anno da rookie ed effettivamente sembra avere il talento necessario per divenire un buon TE da ricezione; deve necessariamente continuare ad applicarsi. A questo proposito è stato chiamato alla causa Daniel Graham, da Denver, in modo che la sua esperienza possa essere sfruttata sia in campo che dai compagni.

Abbiamo già accennato a Chris Johnson: se non è il più forte running back della Lega sicuramente è tra i primi tre. Il suo talento è imprescindibile per la buona riuscita della stagione anche perché dietro di lui nulla di speciale. Ma tanto talento bisogna pagarlo e così, come l’anno scorso, nel momento in cui scrivo il runner è in holdout.

Le pretese economiche sono alte ma presumo che insieme alla dirigenza si troverà la soluzione che possa soddisfare entrambe le parti. Rimane il fatto che il giocatore non si allena coi compagni e questo è sempre negativo.

Il principale backup di Johnson è ancora Javon Ringer che, viste le poliedriche capacità del titolare, avrà ben poche occasioni per mettersi in mostra. Il principale pregio che questi giocatori devono avere è quello di farsi trovare pronti quando chiamati in causa, certamente non facile.

Ad allungare la deep chart Jamie Harper, scelto ad aprile al quarto giro. Ovviamente tante belle parole per questo prodotto da Clesmon. Vedremo se saprà mantenere l’esplosività, la velocità e la capacità di colpire  il buco anche in NFL donando anche qualità e non solo quantità al reparto.

Una menzione per uno dei fullback migliori della Lega: Ahmard Hall. Anche lui è tra quelli che ha deciso di rifirmare per i Titans. Il suo apporto è soprattutto a livello di bloccaggi, ma risulta affidabile negli screen play o in caso di emergenza per il quarterback se questi deve liberarsi della palla.

La linea offensiva è sempre stata un buon reparto. L’anno scorso Eugine Amano prese il posto di Kevin Mawae nel fondamentale ruolo di centro con un buon successo. Importante la rifirma di Leroy Harris che insieme a Michael Roos formano la coppia guardia-tackel sul lato sinistro. Sul alto opposto Jake Scott e David Stewart.

Una curiosità: a roster compare Kevin Matthews come backup di Amano. Kevin è figlio di Bruce storica guardia dei Titans tra il 1983 e il 2001 e quattordici volte probowler che da quest’anno prende il posto di Munchak come allenatore della linea offensiva.

Spostandoci al reparto difensivo troviamo anche qui diverse novità.
Sulla linea Jason Babin è volato a Philadelphia mentre Tony Brown è stato tagliato a causa dei problemi al ginocchio dopo che l’anno scorso era riuscito a strappare un contratto di 3 anni da 17 milioni di dollari; tra i linebacker David Thorton ha annunciato il suo ritiro mentre Stephen Tulloch ha accettato l’offerta dei Detroit Lions. Quest’ultimo è la perdita più importante: l’anno scorso è stato l’unica nota positiva in un reparto alquanto lacunoso.

La dirigenza ha quindi operato per colmare la lacuna acquisendo Barrett Ruud da Tampa Bay, il giusto mix tra freschezza ed esperienza. Al suo fianco, sicuramente, Will Witherspoon con la sua esperienza mentre per il terzo posto a disposizione sembrerebbe in vantaggio Akeem Ayers rookie da UCLA pescato al secondo giro con la 39esima scelta assoluta. Altri nomi interessanti sono l’altro rookie pescato al Draft di aprile, Colin McCarthy, e Gerald McRath, l’anno scorso usato soprattutto come nickel back.

Tornando al fronte le perdite sono state sopperite con l’arrivo di Shaun Smith da Kansas City e col reintegro di Derrick Morgan dopo la stagione passata sulla injured reserve list. Ovviamente Morgan deve dimostrare, prima di tutto, di aver recuperato l’infortunio al ginocchio (ACL) e di saper stare nella NFL, vista l’esigua attività sui campi da gioco. Si giocherà il posto da titolare con Williams Hayes mentre l’altro defensive end sarà Jason Jones.

Nel mezzo, a far compagnia a Smith, probabilmente Jovan Haye se non altro per l’esperienza acquisita. Sen’Derrick Marks è un altro nome da tenere in considerazione nella rotazione dei defensive tackles con Jurrell Casey, da USC, scelto al terzo giro pronto a far esperienza.

Con la secondaria si inizia subito con un giocatore che ha già terminato la sua stagione: Ryan Mouton. Il cornerback ha rimediato la rottura del tendina d’Achille. I titolari sono l’amovibile Cortland Finnegan e uno tra Alterraun Verner e Jason McCourty.

La free safety è Michael Griffin, uno dei migliori elementi del reparto, e seguono a ruota Vincent Fuller e il neo acquisto Jordan Babineaux.

La strong safety è invece Chris Hope che dopo un paio di stagioni non al top ha chiuso un 2010 in rialzo. Alla decima stagione tra i pro le cartucce da sparare non sono ancora molte e dietro di lui solo il giovane Nick Schommer o, in alternativa, il già citato Babineaux.

A tirar calci il sempre ottimo Rob Bironas che ad una buona precisione abbina una gamba molto potente. A ritornare i kick e punt Mariani a conferma di quanto bene ha fatto la stagione scorsa.

Un anno di rifondazione per questi Tennessee Titans con molti giovani e molte incognite, a partire dallo staff. Le pretese non possono essere elevate, ma cercare di migliorare quanto fatto nella scorsa stagione deve essere un obiettivo. Le probabilità di arrivare ultimi in divison sono concrete, sul piano del gioco si devono scorgere dei miglioramenti per infondere fiducia nel progetto.

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