Kyle Rudolph, il miglior talento nella posizione di Tight End in questo draft

Lo scorso anno al Draft le franchigie NFL hanno fatto incetta di TE, arrivandone a sceglierne 19, partendo fin dal primo round, dove i Cincinnati Bengals si erano mossi per anticipare tutti sul più promettente del pacchetto, Jermaine Gresham, che dopo un anno di inattività con Oklahoma, dove si era infortunato ad inizio stagione, ha vissuto una stagione importante diventando uno dei punti di riferimento di Carson Palmer; come lui, ben 15 di diciannove draftati hanno messo a segno almeno una ricezione tra i professionisti, con alcuni di loro che addirittura sono diventati parte integrante del gioco aereo delle rispettive franchigie, come la coppia di New England formata da Rob Gronkowski e Aaron Hernandez.

I Patriots, di per se, hanno lanciato una moda, tanto che alcuni tra i più grandi esperti d’oltreoceano parlano di tante squadre calde sul ruolo, pronte ad investire su giocatori che nelle ultime stagioni hanno acquisito sempre più importanza nei playbook offensivi della NFL, dove c’è sempre una maggiore necessità di TE che si dimostrino anche buonissimi ricevitori; un cambio netto rispetto al recente passato, quando escluso i Gonzalez e i Gates, e poi successivamente i Cooley e i Clark, solitamente si preferiva utilizzare questo tipo di giocatori come semplici bloccatori aggiunti.

Nonostante questo, nella classe di quest’anno però non sembra che ci sia nessun atleta che possa seguire le orme di Gresham e Brandon Pettigrew, e strappare una chiamata al primo round, ma diamo comunque un’occhiata ai migliori talenti a disposizione.

 

Kyle Rudolph – Notre Dame Fighting Irish – 6’6’’, 259

Giocatore fisicato, limitato durante la carriera collegiale per una serie di infortuni che hanno fatto storcere parecchio il naso agli scouts NFL e che probabilmente gli sono costati la possibilità di entrare a far parte dei first round prospect; infortunatosi ad una spalla nel rush finale della stagione 2009 ha saltato anche la seconda metà di quella 2010 a causa di un problema all’avambraccio che lo ha costretto a dire addio a Notre Dame ben prima di quanto avesse pronosticato.

Nonostante abbia concluso anzitempo le ultime due regular season Rudolph ha comunque accumulato stats importanti nelle tre stagioni passate a South Bend, dove ha totalizzato 90 ricezioni per 1,032 yards e 8 touchdowns, in un attacco Pro che ha faticato parecchio ad alzare i numeri dei propri interpreti, a partire dai quarterback per arrivare fino ai WR e ai TE; devastante in endzone, dove fa valere la propria altezza per raccogliere qualsiasi pallone che gli viene lanciato e risulti ricevibile, è dotato di un buonissimo controllo del corpo che gli ha permesso, durante la sua carriera collegiale, di segnare TD o completare ricezioni davvero spettacolari.

Abile a separarsi dal proprio marcatore e farsi trovare libero per ricevere il pallone, Kyle ha dimostrato anche di possedere anche una buonissima accelerazione in campo aperto che più volte lo ha portato ad ottenere guadagni importanti; decisamente più ricevitore che bloccatore, ha un carattere competitivo e una grandissima etica lavorativa che fa però pensare che possa calarsi anche nel ruolo di blocker senza alcuna difficoltà, visto che ha già dimostrato di non aver problemi a sacrificarsi per i compagni e per il bene della squadra.

Leader silenzioso, è sempre stato molto rispettato all’interno degli Irish, dove era considerato uno degli uomini di punta dello spogliatoio e una guida sul campo, dove spesso era lui stesso ad incitare i compagni di squadra dopo aver chiuso un down; tipico giocatore che potrebbe avere un impatto immediato in NFL, Rudolph nell’ultimo anno a Notre Dame si è reso protagonista di una splendida ricezione da 91 yards contro Michigan, con la quale è andato a segno ricevendo l’ovale da Crist sulle 40 e correndo fino all’endzone dei Wolverines.

 

Lance Kendricks – Wisconsin Badgers – 6’2’’, 243

Altro prospetto in grado di fornire un buon contributo al passing game, Kendricks ha trovato un certo spazio solo nelle ultime stagioni, e ha conquistato lo starting spot solo nello scorso torneo, dopo anni passati alle spalle di Beckum e Graham, che ritroverà sicuramente il prossimo anno in NFL; dotato di ottime mani, è stato utilizzato anche come ricevitore nei suoi primi anni in Wisconsin, ha concluso la sua carriera nei Badgers con 78 ricezioni all’attivo per 1,180 yards e 8 touchdowns, rivelandosi un target fondamentale per qualsiasi compagno si trovasse a ricevere lo snap dietro al centro.

Leggermente undersized per il ruolo, Lance ha comunque dimostrato di non farsi intimorire dai linebackers avversari, con cui spesso ha intavolato vere e proprie sfide senza esclusione di colpi, soprattutto quando si è trovato a dover ricevere nel mezzo, dove ha formalizzato sempre guadagni importanti; anche lui in possesso di un buon controllo del corpo, riesce sempre a localizzare il punto del campo in cui si trova, anche quando è costretto a completare ricezioni al limite delle sideline o dell’endzone.

Non velocissimo, è comunque capace di separarsi con estrema facilità e farsi trovare libero dal proprio quarterback, e riesce a sopperire ai centimetri che gli mancano quando deve ricevere nel traffico sfruttando un’ottima elevazione; capitano dei Badgers nell’ultima stagione, Kendricks ha avuto qualche problemino con l’alcool in passato, 2008, che sembra aver risolto definitivamente negli ultimi tempi, arrivando anche a laurearsi in Economia prima di concludere la sua carriera universitaria a Wisconsin. Talento che potrebbe entrare anche nel secondo round, sembra possedere le qualità necessarie per diventare un futuro starter tra i professionisti.

 

Luke Stocker – Tennessee Volunteers – 6’4’’, 258

Giocatore completo, abile sia a bloccare che a ricevere, ha eguagliato il record di partite consecutive giocate con Tennessee raggiungendo quota 38 grazie alle 13 inanellate nell’ultima stagione, sua quarta a Knoxville, che ha segnato il termine di una carriera piuttosto positiva, con 85 ricezioni totali per 956 yards e 8 touchdowns.

Abile a separarsi e trovare spazio all’interno delle difese avversarie, Stocker ha dimostrato di essere un elemento prezioso quando il proprio attacco si trova in prossimità dell’endzone avversaria, dove spesso, durante la carriera collegiale, ha ricevuto in tutta libertà, dopo aver eluso il controllo dei difensori ed essergli scivolato alle spalle.

Atleta potente, capace di sfruttare il fisico per guadagnare ulteriori yards dopo il contatto, potrebbe essere utilizzato anche nel ruolo di fullback, vista la sua abilità nel bloccare gli avversari sia in azioni di passing che di running game; carente come controllo del corpo, tanto che chi l’ha visto giocare avrà sicuramente notato che riceve spesso fuori bilanciamento, l’ex 88 dei Volunteers dovrà puntare parecchio sull’esperienza maturata in questi anni al college e sulla grande etica lavorativa mostrata per ritagliarsi uno spazio importante in NFL.

 

Virgil Green – Nevada Wolfpack – 6’3’’, 249

Uno dei target preferiti di Colin Kaepernick, e senza dubbio un altro tight end più votato a ricevere che a bloccare i difensori avversari, anche perché ha dimostrato di saperci davvero fare quando si tratta di eseguire la traccia e farsi trovare libero dal proprio quarterback; dotato di buonissime mani e di una grandissima accelerazione, l’unica grande riserva che si può avere sul suo conto è il fatto di essere maturato all’interno di una Conference tutt’altro che competitiva, dove anche chi mette su delle stats come le sue, 67 ricezioni, 849 yards, 11 TD e 12.7 yds conquistate in media a ricezione, rischia di passare inosservato.

Talento cristallino, che ha sempre lavorato sodo per migliorarsi ulteriormente, Green è cresciuto tantissimo nell’ultima stagione universitaria, migliorando anche in alcuni aspetti del gioco in cui nel recente passato non aveva del tutto convinto, come la capacità di separarsi dal proprio marcatore; corretto questo difetto l’ex Wolfpack è diventato fondamentale in campo aperto, dove ha confezionato alcuni TD con guadagni piuttosto consistenti.

Buon route runner, Green potrebbe essere una delle sorprese del prossimo Draft, anche perché nelle ultime settimane le sue quotazioni sono salite parecchio.

 

D.J. Williams – Arkansas Razorbacks – 6’2’’, 245
Poco considerato soprattutto per via del fisico e di qualche scouting report davvero ingeneroso, il prospetto dei Razorbacks rischia di diventare uno steal clamoroso, non tanto per la posizione di tight end quanto piuttosto per le caratteristiche globali che ha mostrato in questi anni universitari, dove è stato, senza alcun dubbio, uno dei più straordinari talenti a calcare i palcoscenici NCAA; ottimo ricevitore, 1,855 yards totali, perfettamente integrato nel gioco di Ryan Mallett, 147 ricezioni e 10 TD dal 2008 a fine carriera, Williams ha mostrato di saper essere un fattore sia in fase di ricezione che in fase di bloccaggio, dove spesso ha aperto spazi importanti sia per i runner che per i suoi compagni di reparto.

Chiunque lo abbia visto giocare, soprattutto nell’ultimo anno, non può non aver notato come nella maggior parte delle azioni di Arkansas lui fosse presente, e che avesse dato un grandissimo contributo per renderle vincenti, cosa che è stata notata anche dai piani alti della NCAA, che lo hanno premiato con il Mackey Award e il Disney Spirit Award, premio che viene consegnato ogni anno al giocatore di college football che rappresenta al meglio una figura da seguire per i giovani.

Un premio che Williams ha meritato come pochi altri, perché reduce da una storia personale davvero triste, suo padre tossicodipendente abusava di sua madre, che è riuscito a riscattare donandosi anima e corpo allo sport, che almeno finora, gli ha restituito tutto quest’impegno sconfinato sotto forma di soddisfazioni; soddisfazioni che spera di togliersi anche al piano superiore, dove oltre come TE potrebbe trovare spazio come full back o runningback di situazione, visto che ha dimostrato di possedere anche una buona velocità di corsa.

 

Rob Housler – Florida Atlantic Owls – 6’5’’, 249

Validissimo route runner, Housler ha fatto faville con la piccola Florida Atlantic entrando anche nel second team della Sun Belt nell’ultima stagione, dove è tornato alla grande dopo un anno passato tra le riserve, come redshirt, per sua scelta e utilizzato da lui stesso per studiare gli schemi della spread offense, parecchio in voga tra i quarteraback avversari in NCAA; scelta, che dimostra la grande etica lavorativa di questo ragazzo, receiver con mani educate e capace di ottenere buonissimi guadagni una volta entrato in possesso dell’ovale, come dimostrano le 1,228 yards, 8 TD, totalizzate in quattro anni passati a Boca Raton, dove è cresciuto sia come atleta che come uomo.

Sposato dal 2008, ha già anche un figlio, il numero 81 ha mantenuto una produzione superiore alle 16 yards a portata nelle ultime due stagioni giocate in Florida, mostrando di possedere un buon controllo del corpo e grandi abilità atletiche che gli permettono di raggiungere, grazie ad una buona estensione delle braccia, palloni anche apparentemente irricevibili. Da valutare attentamente come bloccatore, chi deciderà di prenderlo dovrà essere consapevole del fatto che per svolgere questo ruolo non è ancora pronto, mentre per quello di ricevitore potrebbe rivelarsi un’importante forza aggiunta, probabilmente in grado di incidere fin da subito.

 

Jordan Cameron – Southern California Trojans – 6’5’’, 259

Giocatore versatile e capace di adattarsi a più ruolo, Cameron ha alle spalle un passato da giocatore di basket di buon livello, sia alla high school che nei primi anni universitari, dove prima con Brigham Young e poi con il Ventura Junior College ha fatto parte della squadra di pallacanestro, team che lo ha visto all’opera anche nel corso della sua prima stagione a Southern California, nel 2008. Nello stesso anno accademico Jordan ha giocato come wide receiver per coach John Carroll, cosa che ha fatto anche nella stagione successiva, prima di essere spostato a tight end nel corso della passata offseason; dotato di buonissime mani e un ottimo controllo del corpo dovuto anche ai suoi trascorsi, il numero 84 dei Trojans sembra avere una propensione naturale per i big play, stando soprattutto ai risultati derivanti dalla sua prestazione alle combine.

Nell’evento di Indianapolis e nei workout successivi ha dimostrato di essere una combinazione davvero rara di fisico e velocità, il che lo rende un prospetto intrigante nonostante in NCAA non abbia avuto molto spazio per emergere, avendo giocato praticamente solo nell’anno da senior, dove ha confezionato comunque appena 16 ricezioni per 126 yards e 1 TD; decisamente poco adatto a bloccare, anche perché ha un’esperienza limitata nella posizione, è probabile che, se riesce ad entrare in NFL, venga utilizzato principalmente nelle formazioni con il doppio TE, dove fungerebbe praticamente da WR aggiunto.

 

Julius Thomas – Portland State Vikings – 6’4’’, 246

Altro giocatore proveniente dal basket, è stato per quattro anni un letterman a Portland State, come Cameron, anche Julius Thomas ha all’attivo una sola stagione nel college football, tra l’altro conclusa in maniera molto convincente con 29 ricezioni per 453 yards e 2 touchdowns, con un 15.2 yds conquistate in media a ricezione che rendono l’idea delle sue principali abilità, ovvero separarsi dal proprio avversario ed ottenere ottimi guadagni dopo aver recuperato il pallone; reattivo, sempre tra i primi a rincorrere gli avversari in caso di turnovers, l’ex TE dei Vikings non ha ancora maturato esperienza come bloccatore, che anche nel suo caso, è un punto debole che lo rende meno appetibile di altri talenti presenti al Draft; inoltre, su di lui persistono anche dei dubbi sul fatto che le buone prestazioni inanellate nella scorsa stagione siano più che altro frutto del fatto che fosse un giocatore sconosciuto alla maggior parte delle difese.

Difese, o meglio difensori che comunque ha fatto impazzire a dovere, mostrando di possedere anche una certa abilità nell’eluderli per cambiare direzione e provare a raggiungere il campo aperto; combattente nato, Thomas  non disdegna ricevere nel traffico, dove ha dimostrato che, all’occorrenza, sa abbassare la testa per guadagnare ulteriore terreno.

 

Lee Smith – Marshall Thundering Herd – 6’5’’, 266

Figlio d’arte, suo padre Darlye ha giocato per sei anni in NFL e quattro in CFL, Smith ha completato 75 ricezioni per 793 yards e 4 touchdowns in quattro stagioni passate a Marshall, dove è arrivato nel 2006, suo redshirt year, da Tennessee dopo essere stato espulso perché fermato durante la regular season per guida in stato di ebbrezza; da allora il numero 16 è maturato parecchio, tanto che ha messo su famiglia, è sposato con due figli, e non ha più avuto guai con la legge.

Capitano dei Thundering Heard nel 2009 e nel 2010 si è conquistato il rispetto dei compagni di squadra sul campo, dove ha fornito un grande supporto all’attacco sia in fase di ricezione che di blocco, risultando uno dei giocatori maggiormente utilizzati dal coaching staff, che lo ha identificato come una sorta di guida sul campo per i suoi teammates.

Dotato di buone mani, Smith deve ancora affinarsi come ricevitore, mentre risulta piuttosto completo come bloccatore, tanto che spesso ricopriva questo ruolo anche nelle azioni di scrambler del proprio quarterback, dove solitamente i blocchi dei TE risultano fondamentali. Visto in azione anche con gli special teams nei suoi anni a Marshall, una volta tra i professionisti potrebbe essere lanciato proprio in questo reparto per fare esperienza.

 

Weslye Saunders – South Carolina Gamecocks – 6’5’’, 270

I problemi caratteriali permangono, e probabilmente è per questo che non viene considerato un top prospect del ruolo, cosa che potrebbe facilmente essere visto lo straordinario talento di cui è in possesso l’ex giocatore dei Gamecocks, che ha saltato tutta la stagione 2010 proprio a causa di una sospensione rimediata a inizio settembre, quando è stato messo fuori dal roster per aver violato delle team rules; regole che non ha mai amato rispettare, come dimostra il calvario vissuto proprio lo scorso anno, iniziato malissimo giù a gennaio, quando ha rischiato di essere allontanato da South Carolina per aver saltato un incontro con la squadra.

Ragazzo decisamente difficile da gestire, sul campo ha però dimostrato di saperci fare come pochi altri nella sua posizione, come dimostrano le 60 ricezioni per 718 yards e 6 TD messe a segno in appena 3 stagioni; dotato di buonissime mani e di una grande estensione delle braccia, non ha mai avuto paura di ricevere nel mezzo, dove ha sempre sfruttato il fisico possente per assorbire i colpi e restituirne parecchi agli avversari, che difficilmente sono riusciti ad arginarlo al primo contatto.

Non velocissimo, Saunders è comunque molto rapido nel cambiare direzione ed evitare gli interventi dei difensori, qualità che spesso gli hanno permesso di guadagnare parecchie yards dopo la ricezione; abile a cercare il campo aperto, non ha però dimostrato, almeno in NCAA, di sapersi separare con facilità dal proprio marcatore. Se riesce a tenere a posto la testa, indubbiamente è uno dei talenti più cristallini della classe.

 

Charles Clay – Tulsa Golden Hurricanes – 6’2’’, 245

Leggera digressione, undicesimo prospetto mentre solitamente ne analizziamo dieci, per presentare un giocatore che sicuramente può avere un impatto importante tra i professionisti, soprattutto perché dotato di un talento indiscutibile e difficilmente paragonabile ad ogni altro prospetto della classe; listato da alcuni siti come runningback, da altri come fullback, e da altri ancora come tight end, Charles Clay è un ragazzo di cui probabilmente sentiremo parlare, perché al college, giocando nella posizione di RB ha fatto cose intravedere cose davvero interessanti, dimostrandosi un fattore soprattutto nei pressi dell’endzone avversaria, 911 yards e 10 TD, e fuori dal backfield, dove in quattro stagioni ha completato 176 ricezioni per 2,225 yds e 21 touchdowns.

Numeri importanti per un giocatore piuttosto completo, che magari non raggiunge l’eccellenza in alcuna categoria ma che può risultare utilissimo in tantissime situazioni, sia come blocker che come runningback o ricevitore aggiunto; la sua versatilità potrebbe intrigare non poco le franchigie NFL, e soprattutto quegli offensive coordinator particolarmente creativi, che affascinati dalle doti del ragazzo potrebbero pensare di utilizzarlo come un all-around player, creandogli dei miss matches che non facciano altro che esaltarne le caratteristiche fisiche ed atletiche.

Talento di difficile collocazione, può rivelarsi una piacevole sorpresa nel prossimo futuro.

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