Comincia oggi una serie di speciali che ci accompagneranno nelle marcia di avvicinamento dell’evento più emozionante della offseason, il Draft, che quest’anno sarà ancor più seguito vista la totale assenza di free agency causata dal lockout. Quella che proporremo sarà una sorta di top ten per ogni ruolo, nella quale i migliori ragazzi disponibili verranno presentati con pregi, difetti, e round di scleta orientativo. Buona lettura.

Negli ultimi anni eravamo stati abituati ad un proliferare di running backs al primo giro, una tendenza data da molteplici motivazioni. Il cambiamento di rotta nell’intendere il ruolo nella sua concezione più pura aveva difatti portato alla graduale eliminazione del rusher abituale, quello dalle 300 o più portate all’anno, il quale backup non vedeva sostanzialmente il campo. Tutto ciò era sfociato all’attuale preferenza nell’utilizzo di un sistema a due teste, l’una potente, l’altra agile e scattante, che negli ultimi tempi aveva innalzato il fabbisogno di running backs nei primi giri del draft.
Il fatto che questa nidiata proponga indubbiamente un talento inferiore al passato, sommato ad un gioco aereo che da due anni sta oramai prendendo il sopravvento nelle filosofie offensive, è il motivo per cui il Draft 2011 potrebbe vedere uno solo dei futuri running backs professionisti chiamato al primo giro, un evento quasi impensabile.

Mark Ingram – Alabama Crimson Tide – 5’9”, 215
I geni ci sono tutti, papà Mark Senior era un wide receiver che per una decade ha vestito le uniformi di Giants, Dolphins, Packers ed Eagles, ed il suo “piccolo” non poteva quindi che avere il football nel sangue. Ingram è di costruzione fisica diversa dal quella del padre, tuttavia, ha una parte alta del corpo molto muscolosa, spalle molto larghe, e caratteristiche che ne hanno privilegiato il gioco di potenza che tutti gli appassionati hanno potuto cogliere nei suoi gloriosi anni ad Alabama, che ha contribuito a riportare nell’olimpo del college football. Running back tipicamente utilizzabile per andare dritto e forte, Ingram è un giocatore che garantisce quasi sempre un guadagno di yards, consistente o meno che sia, ha una discreta accelerazione che lo porta a proseguire la corsa anche dopo aver rotto il placcaggio, una delle sue specialità più rinomate, lo si è visto tante volte trovare il varco giusto anche in situazioni confusionarie nella tasca, capacità che ne ha più volte messo in risalto le doti di visione del campo e di pazienza del cogliere l’attimo corretto per tagliare. Giocatore di grande sostanza, che si è sobbarcato tantissime portate nella carriera collegiale prendendosi responsabilità di grande rilevanza per un attacco che non possedeva un quarterback fortissimo, rusher di grandi energie che ha permesso alla sua squadra di gestire diversi vantaggi grazie al continuo muoversi delle catene, esercizio fondamentale per chiunque desideri esercitare supremazia nel tempo di possesso proprio come facevano i Tide. Ha vinto il titolo nazionale due stagioni fa, stesso anno in cui si aggiudicò il prezioso Heisman Trophy, gli manca solamente la velocità di movimenti laterale, caratteristica che al college non gli è mai servita per dominare. Diverse squadre che sceglieranno nel medio-basso primo giro potrebbero essere interessate a lui, e non dovrebbe scendere oltre la seconda delle due posizioni di New England al primo giro, la numero 28. Senza dubbio il migliore a disposizione di questo ruolo, nonostante piccoli dubbi sull’infortunio al ginocchio di qualche tempo fa.

Kendall Hunter – Oklahoma State Cowboys – 5’7”, 199
Non ci si faccia ingannare dalla statura e dal peso inferiore rispetto alla media, Hunter, per chi lo ha visto giocare, è sempre stato considerato un running back tosto da buttar giù, capace di prendersi yards importanti nel mezzo come di scattare alla luce del sole verso l’esterno senza più essere preso dai difensori. Nonostante qualche problema di infortunio che lo tenne parzialmente fuori da junior, Hunter è sempre stato un gran produttore di statistiche per i suoi Cowboys in una conference competitiva come la Big XII, sorprendendo molti per la singolare capacità di insistere nel mezzo sconfiggendo i pensieri e le valutazioni di più di qualche scout prevenuto. Gioca con il cuore e lo ha dimostrato in più di qualche occasione, è ottimamente costruito a livello muscolare per tenere botta anche al piano superiore, caratteristica che lo ha portato ad essere paragonato a Maurice Jones-Drew, può sembrare il classico running back cui non si scommette un centesimo e che poi diventa starter per lunghi periodi di tempo grazie alla sua consistenza e voglia di migliorare. Vista la sua velocità potrebbe essere benissimo utilizzato da chi desideri schierarlo anche da ricevitore, ruolo in cui deve assolutamente lavorare di più per eseguire tracce di maggior precisione (le mani non sono invece in discussione), mentre l’area che preoccupa maggiormente è il contrasto della pass rush avversaria, decisiva se si vuol presenziare in tutti i down offensivi di una qualsiasi squadra Nfl. Dovrebbe avere molti possibili acquirenti tra il secondo ed il terzo giro.

Ryan Williams – Virginia Tech Hokies – 5’9”, 212
La sua carriera collegiale è stata contraddistinta dagli infortuni, nel bene e nel male. Williams si era difatti dovuto fermare appena concluso il suo arrivo agli Hokies (era stato originariamente reclutato da Virginia), passando un anno sulle sidelines con lo status redshirt ed ottenendo la sua prima occasione nella stagione 2009, quando aveva sostituto improvvisamente Darren Evans a causa dei problemi fisici occorsi allo stesso. Williams ha carattere e determinazione, nonostante le sue doti esplosive una volta trovato il varco giusto rimane un running back con istinti fatti apposta per il gioco fisico, caratteristica che lo porta a mettere a repentaglio il proprio corpo per cercare a tutti i costi il contatto con il difensore. Può essere un giocatore dal talento multi-dimensionale, in quanto ha la pazienza necessaria per attendere lo sviluppo dei blocchi della linea, e riceve in maniera molto naturale fuori dal backfield, posizione dalla quale può esplodere pericolosamente in campo aperto, grazie anche ad un’accelerazione fuori dal comune. Avendo tutt’altro che paura del corpo a corpo potrà sicuramente migliorare in pass protection, l’idea è che possa ritagliarsi un ruolo importante in un sistema a due running backs, dato che stile, carattere, ed infortuni passati possono mettere sovente a rischio il suo fisico. Anche lui verrà probabilmente scelto tra il secondo ed il terzo giro, dove numerose squadre potrebbero investire su di lui.

Daniel Thomas – Kansas State Wildcats – 6’0”, 230
Carriera particolare la sua, che lo ha portato da talento multi-dimensionale (giocava quarterback, safety e linebacker alla high school) che non aveva ottenuto i voti sufficienti per l’ammissione a Florida, all’essere un running back di potenza e di grande produttività statistica nei due anni giocati a Kansas State, università cui era approdato dopo aver cambiato due Community College per aggiustare le medie scolastiche. Gli scout hanno spesso sottolineato che Thomas ha sempre registrato ottime statistiche nonostante fosse chiaramente il fulcro dell’attacco della sua squadra, producendo quindi anche quando il gameplan difensivo veniva inevitabilmente studiato per limitarlo. La sua qualità principale, che si sposa perfettamente alle libbre che si porta appresso, è la velocità ed agilità di piedi, che gli permettono di essere più elusivo di quanto non si pensi, di effettuare interessanti movimenti laterali per spiazzare i difensori in arrivo, e di girarsi con efficacia ed immediatezza subito dopo aver ricevuto il pallone in fase aerea. La rapidità di piedi non supplisce completamente per la mancanza di velocità di base, se chiamato a correre all’esterno necessita di qualche secondo in più, il che significa che la sua linea offensiva deve restare ancorata al difensore più del dovuto. E’ un giocatore molto solido ed affidabile, che deve migliorare su diversi aspetti del suo gioco e sfruttare meglio la sua fisicità per ritagliarsi un ruolo importante anche nei professionisti, dove troverà difensori più tosti e veloci. Non dovrebbe scendere oltre il terzo giro, quando qualche franchigia interessata a svilupparlo per un sistema dual-RB dobrebbe prenderlo in seria considerazione.

Mikel LeShoure – Illinois Fighting Illini – 5’11”, 227
Interessante mix di potenza e velocità, qualità emerse un poco alla volta vista l’unica annata intera giocata da titolare ad Illinois, il 2010. Ha sicuramente il fisico per correre in mezzo ai tackles e per superare la prima linea di difesa, anche se di tanto in tanto sembra accontentarsi fidandosi troppo delle sue qualità, il che lo rende pigro nel cercare il buco da colpire mettendoci più grinta. Ha accumulato statistiche impressionanti grazie alla facilità nel piazzare la corsa lunga, è molto affidabile come running back per tutti i down ed è un abile ricevitore, oltre ad essere un bloccatore assolutamente efficace quando serve. Può fare molto bene nella Nfl ma gli serve parecchio lavoro a livello celebrale, nel senso che al livello successivo non può pretendere di avere la vita facile come in parte ha l’ha avuta al college, e non può accontentarsi delle sue doti naturali e basta. E’ decisivo che impari a leggere le situazioni per evitare di ritrovarsi troppo spesso infangato in mezzo all’aggressione dei difensori. Potenzialmente ottimo running back di potenza per le situazioni di condivisione delle portate, in odore di terzo giro.

Dion Lewis – Pittsburgh Panthers – 5’6”, 193
Snobbato da molte università in fase di reclutamento per via del fisico esile, ha risposto ai dubbiosi giocando una stagione da freshman leggendaria nella quale ha battuto il record d’ateneo di Tony Dorsett per yards corse da un primo anno e quello di LeSean McCoy per punti segnati nell’annata d’esordio, diventando contemporaneamente rookie dell’anno e miglior giocatore della stagione per la Big East. E’ in possesso di un impressionante arsenale di movimenti negli spazi brevi come suggerisce il suo fisico, può fermarsi improvvisamente sulla classica moneta e ripartire un millisecondo dopo lasciando il difensore in imbarazzo, corre senza affrettare lo sviluppo dei blocchi offensivi e può accelerare in qualsiasi momento e situazione di gioco. Il suo utilizzo a livello Nfl è limitato dal fatto che non sia idoneo a tutte le squadre, specialmente quelle che prediligono la gestione del tempo di possesso correndo spesso nel mezzo, facendone quindi un giocatore per particolari tipi di schema. La sua agilità si traduce in abilità istintiva nello schivare i placcaggi brutali, fattore fondamentale per allungargli la carriera in mezzo a gente molto più grossa che non al college, può essere utilizzato anche come ricevitore aggiuntivo in circostanze particolari, perchè in fase di bloccaggio deve altrimenti lasciare il posto a qualcun altro. La sua elusività gli permette di essere considerato a cavallo tra il secondo ed il terzo round.

Shane Vereen – California – 5’10”, 210
Atleta vero, velocista da pista che ha disputato un 2009 memorabile condividendo le portate assieme a Jahvid Best in un’annata dove ambedue vennero eletti Mvp di squadra. Il fatto di aver partecipato a molte competizioni atletiche anche con la maglia di California ne ha sempre messo in evidenza la velocità e l’accelerazione, doti che ne hanno fatto uno dei pochi motivi di allegria per un 2010 altrimenti abbastanza buio nei risultati. Visione, pazienza e capacità di tagliare per infilare il varco che porta dritto alle secondarie sono tutte doti sopra la media, Vereen possiede un fisico di tutto rispetto ed ha una forza imponente nella parte alta del corpo, qualità che utilizza per racimolare qualche yarda aggiuntiva in tutte quelle situazioni che lo vedono avvinghiato ad un difensore. Se la parte superiore del corpo convince, altrettanto gli scout non sostengono per la parte inferiore, che non produce la spinta necessaria per rompere spesso i placcaggi, e che non si traduce nel mantenimento della velocità costante in fase di cambio di direzione, dando quindi il tempo alla difesa per accerchiarlo presto e metterlo giù con facilità. Rusher tipicamente a suo agio per schemi che predicano il bloccaggio a zona, potrebbe non dispiacere a squadre come i campioni in carica di Green Bay o Washington, che potrebbero trovarlo disponibile al quarto giro.

Delone Carter – Syracuse Orange – 5’8”, 222
Tipetto dal caratterino non facilissimo da gestire, sospeso dalla squadra di football per lo spring game del 2010 in seguito ad un alterco nato dal lancio di palle di neve, in seguito al quale aveva steso con un gancio un’altra persona mandandola a terra priva di conoscenza. Ha riconosciute doti di leader nello spogliatoio, è mentalmente e fisicamente duro nel senso che in partita non si tira indietro dalle responsabilità ed è più che adeguato per correre dritto e forte, aggiungendo nel contempo gli istinti per superare gli ostacoli con movimenti atletici. Ha la tendenza ha portare la propria corsa sempre verso l’esterno, fattore che lo rende abbastanza prevedibile, non è né un buon bloccatore e né un buon ricevitore, aree nelle quali deve lavorare sodo anche per guadagnarsi un posto da riserva nella Nfl. La sua chiamata viene proiettata dagli scout verso il quinto round.

Jaquizz Rodgers – Oregon State Beavers – 5’5”, 196
The Quizz, lo chiamavano al college, perchè nessuna difesa possedeva la soluzione esatta per fermarlo. Fratello di James, con il quale ha fatto danni in diverse difese avversarie, Rodgers si è dichiarato in anticipo per dare un aiuto in famiglia (ha già una bimba, probabilmente più alta di lui) mettendo a disposizione di chi lo sceglierà due piedi capaci di movenze istantanee, che hanno fatto ammattire gli avversari di college, i quali si sarebbero trovati maggiormente a loro agio correndo dietro ad un gatto. Anche Rodgers può ingannare, perché dentro quel corpicino basso è contenuta una possente massa muscolare, che si sfoga principalmente nella parte bassa del corpo, una delle ragioni per le quali chi lo prendeva per le gambe non aveva la totale garanzia di finire a dovere il placcaggio. Il piccolo Quizz può essere schierato con successo da ricevitore possedendo egli molta naturalezza nel prendere al volo l’ovale per poi esplodere verso la libertà, le sue movenze sono improvvise ma ben bilanciate, e la sua capacità di mandare fuori giri gli avversari sono assolutamente da non sottovalutare. E’ stato probabilmente sovra-utilizzato al college per via dei continui mis-match che creava, ed il fisico non è esattamente quello meglio costruito per sopravvivere ai colpi letali della Nfl, anche se la sua tendenza è quella di proteggere ottimamente il pallone. Proprio questa caratteristica è quella che in chiave futura può porre un limite alla sua carriera, facendone inevitabilmente scendere le considerazioni di chicchessia in zona terzo/quarto giro. Può tranquillamente giocare da kick returner e fare danni.

Jordan Todman – Connecticut Huskies – 5’8”, 203
Giocatore abituato alla condivisione delle portate per quasi tutta la durata della carriera collegiale, ha presenziato in tempi diversi nello stesso backfield di Donald Brown ed Andre Dixon. Dotato di buon fisico e di grande volontà è ideale per correre in mezzo ai tackles, paziente a sufficienza per insinuarsi nei varchi corretti anche in situazioni confuse, e maggiormente veloce quando deve correre su un’ipotetica linea retta. Non ha grosse doti di esplosività e non vede completamente il campo, nel senso che a volte gli capita di finire troppo facilmente tra le braccia del difensore vista l’assenza di movimenti laterali importanti. I maligni dicono abbia fin troppo beneficiato della presenza di un fullback molto forte come Anthony Sherman, e che di conseguenza qualche suo numero possa essere da considerare gonfiato. Selezione da quarto/quinto giro, dal momento che si prospetta quale giocatore da utilizzare in un numero limitato di situazioni.

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