Blaine Gabbert

Mentre continuano ininterrotte le trattative per un nuovo contratto collettivo da siglare tra unione proprietari ed associazione giocatori, la Nfl sta navigando tranquillamente verso l’inizio ufficiale della offseason, che se da un lato non vedrà movimenti di grande entità essendo bloccata l’intera free agency (chiaro, a meno di un nuovo accordo fulmineo assai improbabile – ndr), dall’altro potrà comunque riempire di notizie siti e giornali specializzati con i consueti profili dei ragazzi che si apprestano a farsi scegliere al prossimo Draft, che si svolgerà regolarmente comunque vadano le cose.

L’assenza di movimenti rilevanti di mercato non significa necessariamente che, semmai dovesse partire la stagione per tempo, diverse squadre avranno comunque bisogno di effettuare delle decisioni molto importanti per il loro futuro, e spesso questo significa mettere mano al ruolo tradizionalmente più importante della squadra: quello di quarterback.

Per via delle esigenze di più franchigie e per effetto della presenza di giovani di talento in questa prossima nidiata di collegiali pronti al grande salto, il primo giro potrebbe vedere la chiamata di un numero interessante di registi, almeno quattro. Gli analisti stanno facendo a gara per mettere in fila ognuno i propri prospetti in ordine di gradimento, abilità e prospettiva professionistica futura, ma come al solito saranno i fatti a parlare, magari non subito, e tra qualche anno si cominceranno a tirare le prime somme.

Blaine Gabbert, Ryan Mallett, Cam Newton e Jake Locker, non necessariamente in questo ordine, potrebbero essere candidati ad una chiamata all’interno delle prime 32 scelte, in una situazione che potrebbe vivere del solito assortimento di variabili dato dalle molteplici necessità che ogni squadra di football si trova a dover ricoprire per via di un roster sempre molto vasto, e che potrebbe determinare o meno un futuro radioso per chi eseguirà la scommessa migliore.

Almeno quattro squadre dovranno pensare di cambiare il loro volto offensivo. Tutte potrebbero seriamente pensare di indirizzare la loro prima scelta sul quarterback del futuro. O del presente. Matt Ryan docet.

Tennessee Titans
I Titans stanno vivendo un periodo molto particolare, essendo in pieno attraversamento di un periodo di sicura transizione che li sta portando fuori dall’era di Jeff Fisher, il quale ha salutato la compagnia dopo essere rimasto in sella addirittura dal 1994 in qualità di head coach, lasciando spazio ad un altro Oiler originario dell’epoca di Houston, Mike Munchak, decorato uomo di linea offensiva (è un Hall Of Famer – ndr) e fedele assistente di Fisher fino alla scorsa stagione.

L’aspetto curioso della faccenda è che chiunque avesse indicato la mancata possibilità di coesistenza tra Fisher e Vince Young quale più probabile motivo della rinuncia del coach nel proseguire nel suo incarico è stato prontamente smentito, in quanto i Titans hanno ufficialmente dichiarato che non intendono proseguire con il tentativo di sviluppare Young per farlo diventare un grande quarterback, perché la pazienza sembra essere giunta al termine.

L’ex gioiello di Texas comincia a diventare una sorta di clone tecnico di Michael Vick in versione Atlanta: sicuro di sé fino all’eccesso ma incapace di dominare sul campo, egoista abile solo nel pensare alle sue necessità anteponendole a quelle di squadra e dello spogliatoio, incostante nel vincere partite e non soddisfacente nei progressi richiesti dal ruolo. Grande fisico, grande velocità, ottimo braccio, ma fondamentali assolutamente fermi nei miglioramenti necessari per fare il salto di qualità definitivo.

Stando così la faccenda il roster propone solamente l’acerbo Rusty Smith, presente in sostituzione di Young nella sconfitta contro Washington e partente nella disfatta contro Houston (20-0). E’ chiaro che la risposta a lungo termine non sembra essere lui, e non si può certo fare completo affidamento su un eventuale ritorno di Kerry Collins, che stava già flirtando con il ritiro prima che la stagione 2010 avesse inizio.

Minnesota Vikings
Siamo nuovamente giunti all’eterno dilemma, anche se questa dovrebbe essere veramente l’ultima volta che Brett Favre pensa di ritirarsi. Il progetto a brevissimo termine di vincere un Super Bowl con l’ex Packers al timone è arrivato molto vicino al compimento, ma la riedizione dei Vikings in versione 2010 non è stata nemmeno paragonabile con quanto prodotto due campionati fa, quando Minnesota venne eliminata al Championship in seguito ad una lunga cavalcata nei playoffs. In altre parole, il punto più alto di questo progetto a breve scadenza è già stato toccato.

Favre ha tirato troppo la corda, chiesto troppo alla sua carta d’identità, ed i Vikings devono ora pensare al quarterback del prossimo decennio, il quale dovrà saper tenere alto il livello della competizione prima che la finestra d’opportunità cali inesorabilmente costringendo la squadra a ricostruire.

Favre ha dovuto abbandonare la più grande striscia della storia di gare consecutive giocate da titolare a causa dei suoi molteplici infortuni, ed i Vikings da tempo immemore hanno scoperto che Tarvaris Jackson è un regista che non li porterà mai da nessuna parte. Jackson è molto mobile, ma le sue caratteristiche positive terminano sostanzialmente lì, e le sue statistiche del passato dimostrano come la sua mancanza di precisione e la scarsità delle decisioni prese abbia fin troppo minato le possibilità offensive dei Vikings, che proprio per questi motivi avevano in seguito deciso di tentare la carta Favre nel biennio successivo.

Fuori anche Jackson per infortunio, nel finale di stagione le chiavi della squadra sono state date al rookie Joe Webb, che ha iniziato molto male contro Chicago cadendo vittima dei turnovers, per poi riprendersi con una convincente prestazione nell’inaspettata vittoria con gli Eagles nel famoso Tuesday Night. Chiaro, non è corretto giudicare un quarterback da una manciata di partite, ma le indicazioni su Webb sono evidenti. Può venirne fuori un buon prodotto, ma non senza un lavoro di pazienza che porterebbe via molte stagioni utili ai Vikings, che stanno invecchiando in fretta soprattutto in difesa. Webb, un quarterback selezionato per giocare wide receiver, ha molta strada da fare, e potrebbe al limite fornire una buona polizza assicurativa da backup facendo strada ad un potenziale nuovo arrivato, che per cambiare veramente le cose deve forzatamente essere un talento da primo giro.

Washington Redskins
Ovvero la saga continua. Da decenni i Redskins stanno cercando di trovare una disperata soluzione di continuità per questa posizione senza mai riuscirvi. Jason Campbell non si è rivelato un franchise qb, è stato maltrattato dalla dirigenza prima con le insinuazioni su Jay Cutler, quindi con quelle su Sam Bradford, ed infine è stato scambiato durante il Draft 2010 quando già i Redskins avevano virato su Donovan McNabb, ex rivale divisionale.

Le premesse erano state buone, nel senso che molti giornalisti avevano giudicato come pessima la mossa da parte di Philadelphia, che aveva ceduto un giocatore molto importante ad una concorrente della Nfc East. La stagione, sotto un certo punto di vista, non è andata neanche malissimo finché McNabb è stato in campo, perché l’attacco di Washington da anni non riusciva ad essere così produttivo in termini di yards, ma dal punto di vista che conta di più, quello delle vittorie, è stata un’altra stagione fallimentare.

Le continue gaffe di Mike Shanahan nella gestione del rapporto con il suo quarterback hanno fatto il resto, partendo con la rimozione di McNabb dall’ultimo drive di una partita poi persa su un turnover di Rex Grossman, appena subentrato, con spiegazioni e motivazioni allucinanti. Quando poi la stagione di McNabb è stata definitivamente dichiarata insoddisfacente dall’head coach, lasciando spazio a Grossman per il rush finale di un campionato di sole 6 vittorie, sono immediatamente cominciate le speculazioni sulla futura direzione della squadra per il ruolo specifico.

Ora la situazione è qualcosa di più di incomprensibile: Shanahan continua a fare il politicamente corretto sostenendo che McNabb sarà di nuovo il quarterback titolare dei Redskins versione 2011, ma non si sa come il rapporto già minato tra i due possa essere recuperato e come possa fruttare conseguenze positive per i risultati di squadra. Rex Grossman ha storicamente problemi di turnovers ed è un buon quarterback, non certo ottimo, mentre John Beck non ha mai convinto nemmeno quando partiva titolare a Miami.

E’ definitivamente giunta l’ora di voltare pagina, e non solo con il quarterback. Serve un acume manageriale senza dubbio migliore di quello della gestione di Dan Snyder, il quale dovrà decidere se spendere il proprio primo giro su un regista di alte percentuali che giochi la West Coast Offense, oppure se mettere mano al disastro difensivo del 2010.

Arizona Cardinals
Il ritiro di Kurt Warner ha sortito effetti disastrosi per i Cardinals, che sono passati dal perdere il Super Bowl ad essere nuovamente una squadra mediocre. Molte delle responsabilità del tracollo della squadra del deserto sono dipese da prestazioni di basso livello da parte di chi era stato firmato per sostituire il grande Kurt, e qui si parla in prima analisi dei grossi problemi di turnovers e di precisione da parte di Derek Anderson.

Arizona ha concluso il 2010 all’ultimo posto della peggiore division della Nfl, la Nfc West, è riuscita a compilare una striscia di 7 partite perse consecutivamente e non ha mai trovato una valida risposta nel ruolo più importante dell’attacco. Anderson ha concluso l’anno con soli 7 passaggi da touchdown contro i 10 intercetti, Matt Leinart è stato lasciato andare addirittura prima dell’inizio della stagione ed è stato un totale fallimento, e la stagione è quindi terminata con il rookie John Skelton al comando delle operazioni. Durante il campionato è stato provato anche un altro esordiente, Max Hall, tuttavia affossato dal suo 50% di completi e dai 6 intercetti rimediati a fronte di un solo passaggio vincente.

I Cardinals avranno l’opportunità di scegliere alla quinta posizione, che potrebbe essere la prima a cadere su un regista nel prossimo Draft, visto che le prime quattro squadre avranno ben altro tipo di esigenze.

Le altre

Abbiamo parlato delle quattro squadre che a nostro modesto modo di vedere sono le più bisognose di un regista giovane, soldi ed affidabile, e che quindi potrebbero abbinare il loro nome a quello di uno tra Newton, Gabbert, Locker e Mallett. Oltre a queste vi sono tuttavia altri movimenti che potrebbero giungere a scombussolare i roster attuali, e non è detto che avvengano al primo giro. Squadre come Buffalo, Carolina, Miami e Seattle potrebbero essere le principali indiziate per un cambio in cabina di regia, viste le precarie situazioni di giocatori come Ryan Fitzpatrick, Chad Henne, Matt Hasselbeck (buono per un altro anno, ma nulla più – ndr) ed il disastro del duo Moore/Clausen. Le franchigie appena citate, tuttavia, sembrano dover risolvere esigenze più urgenti dal lato difensivo del campo, e per questo sono state poste in seconda fila per l’ipotetica selezione di un quarterback in posizioni eccessivamente alte.

Qualora si presentasse l’occasione opportuna qualunque di queste franchigie potrebbe pensare di investire una scelta alta su un quarterback, considerando un’ipotetica discesa da parte di qualche prospetto come spesso avviene e che quindi pare lecito attendersi, oppure in seguito ad una virata nella priorità delle esigenze da parte di chi sceglierà più in alto (pare il caso dei Redskins, con il discorso sulla rifondazione difensiva di cui si parlava sopra – ndr).

Infine, qualora venisse trovato un accordo per il rinnovo del contratto collettivo in tempi brevi e la free agency prendesse regolarmente vita, tornerebbero d’attualità probabili scambi o movimenti che potrebbero coinvolgere Carson Palmer, Donovan McNabb, Kyle Orton e Kevin Kolb, i quali andrebbero sicuramente ad alterare i piani di molte squadre una volta arrivati al giorno fatidico del Draft.

One thought on “Quattro squadre per quattro quarterbacks

  1. Se solo Favre….
    No dai…scherzo……………….
    Un QB nuovo ci serve però!!!

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