La sfida è di quelle che, da sole, valgono il prezzo del biglietto, e, alla fine della fiera, pur se giocata a distanza, è solitamente quella che decide le sorti dei Super Bowl, perchè è innegabile che più di ogni altro atleta che scende sul terreno di gioco, a far pendere la bilancia dall’una o dall’altra sono i due quarterbacks, che con le loro intuizioni o i loro errori, possono cambiare il corso del match e, perchè no, della storia.

“Big” Ben Roethlisberger contro Aaron Rodgers, due leader indiscussi e indiscutibili, due quarterbacks giovani scelti al primo round ad appena un anno di distanza, lo stesso anno che li divide anche all’anagrafe, con il primo che è nato nel 1982 e il secondo nel 1983, ma che li ha visti arrivare ad una maturità completa in tempi ben diversi, con il 7 degli Steelers già protagonista fin dalla prima stagione e il 12 di Green Bay che ha invece dovuto aspettare fino alla stagione 2008, sua quarta nella lega, per diventare starter dei Packers.

Ruoli che entrambi si sono conquistati sul campo, mostrando fin dalle prime apparizioni di possedere quel piglio e quelle caratteristiche necessarie a guidare due franchigie blasonate come Pittsburgh e Green Bay, che in epoche diverse hanno scritto la storia del football, riempiendone le pagine con vittorie e uomini leggendari, protagonisti di tanti episodi e tente immagini che ancora oggi sono parte integrante di un’enciclopedia ultracentenaria.

Raccolta in cui spera di entrarvi finalmente anche Rodgers, che si presenta al suo primo Super Bowl al termine di una stagione che lo ha visto dominare in NFC, mettendo insieme numeri importanti, 3,922 yards e 28 touchdowns, e inanellando prestazioni spettacolari che gli hanno permesso, spesso e volentieri, di decidere alcune delle sfide più delicate ed importanti affrontate dai Packers quest’anno.

Non brillante come nei match precedenti nel Championship Game contro i Bears, ha comunque disputato una partita concreta, chiudendo alcuni down fondamentali nei momenti in cui Chicago stava cercando di risalire la china; decisamente più incisivo rispetto al recente passato, in questo 2010 Aaron ha dimostrato di aver raggiunto una maturità completa, una maturità che gli ha permesso di riportare Green Bay al Grande Ballo dopo 13 stagioni.

Certo, proprio dall’ultima partita disputata contro i rivali divisionali nella Windy City sono arrivati gli spunti per permettere agli Steelers di metterlo in difficoltà, ovvero pressarlo con insistenza e continuità per indurlo all’errore o comunque costringerlo a limitare il suo passing game, parso in certi momenti addirittura devastante nel corso della stagione; pressione costante dalla linea e attenzione sul profondo, dove certo stuzzica la fantasia il matchup che lo vedrà fronteggiarsi con la strong safety di Pittsburgh Troy Polamalu, uno che ama particolarmente mettere in difficoltà il quarterback avversario e che non disdegna intercettarne i passaggi.

Da questi due fattori potrebbe dipendere tantissimo il match dei Packers, che su Rodgers investono buona parte delle speranze di riportare a casa il Vince Lombardi Trophy, anche perchè il gioco di corse ha latitato a lungo, e solo negli ultimi due round di playoffs è tornato a mettere su numeri importanti grazie soprattutto a James Starks, uno che indubbiamente, con le sue portate, ricoprirà un’importanza fondamentale per il numero 12, ripercuotendosi sulla sua stessa prestazione.

Aaron ha dichiarato comunque di voler “farsi trovare pronto”, e che per farlo sta studiando attentamente tutti gli schieramenti difensivi di Pittsburgh, come ha voluto far sapere nelle interviste che hanno preceduto, in questi ultimi quindici giorni, la grandissima sfida di Arlington, in Texas; una prontezza necessaria soprattutto, secondo lo stesso QB, per dare fiducia ai suoi compagni di squadra, “perchè quando sono sul campo, sappiano che possono contare su di me, che io sono li e sono pronto, che mi sono preparato al meglio per portarli fino in fondo; che sono sicuro dei miei mezzi; che sono una sicurezza per loro”.

Con questo spirito, quello di un leader ormai acclarato e riconosciuto, si presenta quindi Rodgers al match che vale un’intera carriera, e che potrebbe permettergli di entrare nella storia di Green Bay aggiungendo il suo nome a quelli di Bart Starr e Brett Favre, unici due quarterback a vincere l’anello indossando la divisa gialloverde della franchigia del Wisconsin.

Per farlo dovrà superare Ben Roethlisberger, un osso duro, un ragazzo che spera invece di raggiungere Troy Aikman nel ristretto gruppo di quarterback che hanno disputato tre Super Bowl senza subire mai l’onta della sconfitta; tre partecipazioni e tre vittorie per la guida storica di quei Dallas Cowboys sul cui campo andrà in scena l’ultimo atto di questa stagione 2010, un finale perfetto per un anno che li ha visti partire agli antipodi, con il 7 costretto a saltare i primi match stagionali per i soliti problemi fuori dal rettangolo verde che rischiavano, questa volta, di costargli davvero tantissimo.

Una franchigia irreprensibile nei modi e nei comportamenti come Pittsburgh aveva infatti mal digerito le nuove voci di presunti stupri in cui sembrava essere coinvolto Big Ben, tanto che in Pennsylvania erano arrivati al punto di pensare seriamente alla cessione del quarterback che più di ogni altro, aveva contribuito a conquistare due Super Bowl negli ultimi cinque anni, uno dei quali, l’ultimo, addirittura deciso grazie ad una sua grande intuizione che aveva permesso a Santonio Holmes di segnare il TD decisivo.

Messo in discussione, sospeso, e sostituito prima dal giovane Dennis Dixon e poi dal veterano Charlie Batch, Roethlisberger si è sistemato nuovamente al centro dell’attacco degli Steelers alla sesta settimana, al rientro dopo il turno di bye, riprendendo possesso di una franchigia, ed una squadra, che mai come prima sembra avere bisogno del suo carattere e delle sue invenzioni per raggiungere il massimo obiettivo.

Con 3,2oo yards lanciate e 17 TD pass realizzati nelle ultime undici partite di regular season, Big Ben ha stretto ancor di più quel legame che lo unisce a Pittsburgh presentandosi ai playoffs edizione 2010 con una prestazione quasi perfetta contro Baltimore, che ha permesso ai suoi Steelers di superare una squadra che nei due match di stagione regolare gli aveva creato non pochi grattacapi.

Una prestazione che non è riuscito a ripetere come numeri nel Championship, ma che ha invece replicato per intensità delle giocate e per abnegazione alla causa, andando a segnare un TD personale su corsa che, alla fine, è risultato fondamentale per conquistare il terzo titolo AFC dal 2005 ad oggi; la sensazione è sempre la stessa, quando Big Ben sembra in difficoltà, quando gli stessi Steelers sembrano ormai essere in balia degli avversari, lui tira fuori dal cilindro la giocata che gli permette di cambiare il corso della gara.

Incredibilmente, ogni volta che Roethlisberger sembra finito, riesce a risorgere, e anche in questo, c’è da dire, assomiglia molto all’avversario che si troverà di fronte fra ventiquattrore, ovvero quell’Aaron Rodgers che un attimo prima pare spacciato ed esattamente una manciata di secondi dopo ti apre in due la difesa avversaria confezionando un passaggio da 40, 50, 60, 70, 80 yards per un compagno di squadra, che quasi sempre, se non proprio sempre, risponde al nome di Greg Jennings, uno che ormai sembra aver costruito un’intesa particolare con il quarteraback californiano.

Ben e Aaron, sempre pronti a risorgere come la fenice, un animale mitico e allo stesso tempo leggendario, come il match che si apprestano ad affrontare, dai lati opposti del campo; un match che ci dirà se sarà Rodgers a scrivere per la prima volta il suo nome del folto gruppo di quarterback che hanno vinto il Super Bowl, o se invece sarà Roethlisberger ad entrare nella ristretta cerchia dei QB che hanno inanellato tre vittorie al Grande Ballo, un gruppo di eletti in cui, per ora, sono entrati solo il già citato Aikman e Tom Brady, l’unico, oltre al 7 di Pitt, che potrà provare ad insediare il primato che spetta a Joe Montana e Terry Bradshaw (altro Steeler) primi assoluti, e in solitaria, con un poker di vittorie a testa.

2 thoughts on “Super Bowl XLV: i quarterbacks.

Leave a Reply to misterpakoCancel reply

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.