L'espressione di Eli Manning riassume il momentaccio dei Giants.

Ci risiamo. Possiamo intravedere l’ultima settimana di stagione regolare, e diversi scenari si stanno per distinguere all’orizzonte, mettendo in atto la consueta lotta furibonda che promuoverà una sola squadra tra le tante che possono ambire ad un posto nei playoffs, dando luogo ai noti calcoli per capire chi resta in corsa e come, giocando con una moltitudine di eventi che devono concatenarsi nel migliore o nel peggiore dei modi per decidere la sorte di compagini che si ritrovano a dover lottare fino all’ultimo.

Tra le franchigie coinvolte nello spareggio che sarà la diciassettesima ed ultima giornata di regular season, i New York Giants parevano essere quelli in netto comando, sembravano in pieno controllo del proprio destino, avevano giocato del football di alto livello tornando ad essere quella difesa in grado di seppellire gli avversari sotto pressione, con Eli Manning ed i suoi ricevitori delle meraviglie a svolgere il resto del compito.
Le cose parevano essersi allineate nel migliore dei modi, la truppa capitanata dal generale Tom Coughlin era senza dubbio tra le più lanciate in ottica postseason, e pure senza la sicurezza di terminare il campionato primi nella Nfc East, piazza mantenuta a lungo vista la partenza stentata degli Eagles e la mediocrità di Dallas e Washington, i Giants sembravano oramai sicuri di aver messo sotto chiave la partecipazione al prosieguo del campionato, per tentare di rifare tutto il percorso che li aveva incoronati campioni dinanzi allo strapotere dei Patriots semi-perfetti.

Allora era un’altra squadra, che aveva vissuto non pochi incidenti di percorso durante la parte sostanziosa del cammino, ma che allo stesso tempo era entrata in forma nel momento più corretto possibile, cominciando a sbarazzarsi di un avversario dietro l’altro, fino al raggiungimento della terra promessa.
Molti dei protagonisti erano gli stessi di oggi, e qualcosa è rimasto da ritoccare al di là delle prestazioni dei singoli, nel senso che New York è restata una sorta di entità contraddistinta dalla discontinuità, capace di disattendere i pronostici nel positivo, ma sovente pure da un punto di vista negativo.

E’ evidente, giunti a questo punto, che i Big Blue hanno davvero accusato il colpo, e la ferita si deve ancora rimarginare. E’ ancora troppo vivo il ricordo della clamorosa sconfitta in seguito ribattezzata dai media americani come “The Miracle in the New Meadowlands”, un miracolo che ha visto New York schierarsi dalla parte sbagliata della barricata, un suicidio che la Grande Mela dipinta di blu fatica a perdonare, una disfatta di proporzioni colossali, che oltre a costare la faccia, ha fatto perdere un’occasione ghiottissima per intascare la quasi matematica certezza di vincere la Nfc East, e dormire sonni abbastanza tranquilli nei 15 giorni che sarebbero seguiti.

I Giants, per tre quarti di partita, avevano effettivamente giocato come meglio potevano, dimostrando di non subire deviazioni pericolose in vista dell’ambito traguardo della postseason e di aver trovato, dopo un iniziale periodo di rodaggio, la quadratura del cerchio attraverso l’espressione sempre maggiore della personalità della squadra, che riusciva spesso e volentieri a rimediare o a porre in secondo piano alcuni errori accaduti ripetutamente, per i quali, fortunatamente, non era stato pagato un prezzo eccessivamente alto.
Quei Giants sembravano liberi di arrivare ovunque, il classico esempio di franchigia che affina i meccanismi strada facendo, si fa largo senza essere considerata troppo tra le protagoniste principali, finendo per recitare un ruolo di primo piano, proprio come nell’anno magico del Super Bowl.

Un quarto disgraziato di football giocato in maniera irriconoscibile, potrebbe invece aver danneggiato il lavoro di un anno. Ed è chiaro che il collettivo sta faticando non poco a rialzarsi dal gancio mollato dritto in faccia dagli Eagles, i quali oltre ad aver segnato 21 punti per rimontare la gara ed aver beffato gli avversari all’ultimo secondo con il famoso punt return di DeSean Jackson, hanno ottenuto un successo di proporzioni colossali, che li ha messi davanti ai rivali per la testa della Nfc East. Nel giro di un quarto, i Giants hanno inesorabilmente perso la possibilità di stare nel sedile del guidatore, di condurre essi stessi il gioco lasciando agli altri l’arduo compito di rincorrere, e, con il senno di poi, hanno forse gettato al vento l’intera stagione.

Irriconoscibile è un aggettivo che ben calza anche per la New York osservata nel big match in trasferta contro Green Bay, una gara di playoffs anticipata tra due squadre direttamente interessate all’accesso alla postseason, una partita che normalmente vede entrambe le compagini giocarsi il tutto per tutto e dare il meglio di loro stesse, perché se proprio si deve restare fuori, meglio uscire a testa alta con la convinzione di avere dato tutto. Ma i Giants non ci hanno nemmeno provato, o meglio, ci hanno provato ma sono stati sotterrati dai loro stessi errori, quelli di sempre.
Qualche intercetto di troppo da parte di Eli Manning, che ora guida la Nfl nella speciale statistica e che non ha più scuse per difendere il proprio operato quand’é chiaro che i palloni alzati dai ricevitori sono solo una parte del problema, con l’intesa che invece se ne sta andando altrove, ma anche con un altro tipo di turnovers, quei dannati fumbles che tanto hanno fatto incavolare Coughlin durante l’anno, commessi, anche questa volta, da chi il pallone dovrebbe sempre averlo saldo tra le mani: i running backs.

Brandon Jacobs e Ahmad Bradshaw sono un lusso che pochi si possono permettere di schierare in campo nella stessa partita, sono stati parte integrante dei motivi della bella parte centrale di stagione giocata da New York, erano riusciti a dimostrare che erano ancora loro gli uomini giusti per questo gioco di corse, che tanto aveva deluso nel 2009, ed una volta ritrovato un minimo di equilibrio offensivo, i risultati positivi erano arrivati di conseguenza.
Ma entrambi, Bradshaw in particolare, hanno perennemente patito quei problemi di presa del pallone che sono tra i fondamentali sacri del gioco del football, finendo per decidere in negativo qualche episodio di questa strana stagione, proprio come accaduto domenica scorsa, quando con un fumble a testa hanno contribuito ad affossare le speranze di squadra nel riuscire a restare al passo con un Aaron Rodgers davvero chirurgico.

Da conducenti a penultima ruota del carro, il passo è breve, nella Nfl.

La sconfitta contro i Packers per 45-17 è un problema enorme, in quanto Green Bay pareva essere oramai aggrappata ad un filo sottilissimo per il proseguimento della sua stagione nel mese di gennaio, estromessa dal poter vincere la Nfc North per il troppo distacco accumulato rispetto ai Chicago Bears, e quindi alla disperata rincorsa dell’ultimo posto disponibile sperando pure sui passi falsi degli altri.

Ed ecco, d’un tratto, che i Giants devono sperare loro negli errori altrui per rientrare, a questo punto miracolosamente, in gioco. Nella Nfc ci sono difatti tre squadre a quota 8-6, una sola delle quali potrà qualificarsi per la parte più importante del campionato, con i Packers a comandare la situazione per via del vantaggio nello scontro diretto con New York, e per merito del miglior record di conference rispetto alla terza protagonista della corsa, la sorprendente Tampa Bay.
I Giants potevano entrare matematicamente dalla porta principale evitando di perdere la testa contro Phila, ma anche giocando bene al Lambeau Field, finendo per sciupare entrambe le opportunità, e non è chiaro se siano entrati all’interno di una crisi irreversibile, che andrà digerita durante la offseason, quando ci sarà il tempo per dimenticare.
Il problema, grosso, è che se Green Bay dovesse battere i Bears nell’ultima gara di regular season nella più vecchia rivalità Nfl, c’è poco da rincorrere, ed allora comincerebbe la stagione dei rimpianti per tutte quelle occasioni buttate al vento per mancanza di attenzione nei dettagli, che nel football rappresentano ogni cosa.

Solo attraverso notizie di una sconfitta provenienti dal gelido Lambeau Field i Giants possono riaprire i giochi, e sperare di andare avanti. Per farlo, tuttavia, devono assolutamente vincere, e sperare nel destino, nella combinazione di eventi. Vincere domenica contro i Redskins non basta, Green Bay deve assolutamente perdere o non se ne fa nulla. Questo è il destino che loro stessi hanno deciso di affrontare. Domenica, sarà un incontro anche contro la sorte. E la partita da vincere sarà più d’una.

10 thoughts on “Giants ad un passo dal baratro

  1. Complimenti!!!!! Bellissimo articolo!!!!! Se permetti, da buon tifoso dei Cowboys…se dovesse succedere che questi Giants non vadano alla post season, un poco, ma poco, ci GODREI….Ehehehehheheheehehehehheheheh….

    • Magra consolazione per un tifoso dei cowboys che dovevano voncere il superball in casa loro…
      Purtroppo per i Giants la sconfitta contro gli Eagles e’ stata terribile. Era meglio se avessero perso nettamente perche’ avrebbero affrontato la trasferta nel Wisconsin in maniera piu’ propositiva. Ora non resta che vincere e sperare. Se hanno un minimo di orgoglio la vinceranno. Poi ovviamente GB devono sempre battere i Bears e non mi sembra cosi’ scontato.

    • Voi tifosi dei Cowboys potete solo pateticamente sperare che chi vi massacra ormai da anni rimanga fuori dai playoff (e sarebbe un ingiustizia vista la spettacolarità dei Giants nel bene e nel male) per sentirvi suoi pari. Siete solo il lontano ricordo di quello che era L’America’s team ma non vi fate capaci.

        • Qualificati passante…datti un nome…. noi tifosi Giants non dobbiamo renderci conto di nulla perchè con quel QB abbiamo gia vinto, cosa che voi altri paghereste oggi per poterlo dire…invidiosetto eh ?

          • Se vincere o non vincere sia l’ unica discriminante per giudicare il valore della carriera di un giocatore, tu sei veramente limitato.

          • In questo sport conta solo vincere, i secondi non contano nulla , contieniti con i termini, limitato sarai tu, se vuoi offendere la gente abbi almeno il coraggio di scrivere il tuo nome.

          • limitato nell’ analisi, non penso sia un’ offesa, la frase sull’ arrivare secondo è da film, fa effetto, ma non c’ entra nulla con il discorso che si stava facendo, lo sai vero? Se tu ritieni Eli Manning un buon QB da cui ripartire e su cui ricostruire solo perchè era nella squadra che ha vinto un Super Bowl, come dovrei definire la tua analisi se non limitata?

  2. sarò negativo ma per me, da fan Giants, la stagione è game over! dopo quel quarto quarto con gli Eagles che ho vissuto in diretta tv a bocca aperta e l’umiliazione con Green Bay (appena ci provavano capitava un turnover) qui c’è qualcosa che non funziona dentro la testa della squadra! evitiamoci figuracce ulteriore… felice d’essere smentito

  3. Certo ora si è fatta difficile, tocca sperare nel risultato di Chicago a Green bay, e bisogna battere i Redskins, ma la stagione dei Giants non è stata negativa anzi hanno fatto vedere grandi cose e possiedono un grandissimo potenziale. A inizio campionato la vedevo grigia per loro e invece hanno fatto bene, bisogna fare alcuni aggiustamenti e trovare maggiore continuità, ma spero per lo spettacolo che questa squadra continui il cammino, perchè quando arriva ai playoff è sempre stata una brutta bestia per tutti.

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