Detroit Pistons @ Philadelphia 76ers 98–123

Habemus Sixers. A due mesi di distanza dall’ultima vittoria (due mesi e meso dall’ultimo successo in casa) Philadelphia torna al successo, interrompendo a quota 26 la striscia di sconfitte consecutive e riuscendo a non stabilire un non lusinghiero primato in questa categoria. Non era facile trovare una squadra più derelitta di questi Sixers, ma Detroit è riuscita nell’impresa: l’epulsione di Brandon Jennings dopo pochi minuti di gioco è la fotografia della satagione ignobile disputata dalla franchigia della Motown, le cui ambizioni sono state trascinate a Sud dal rendimento deficitario di quelli che, sulla carta, dovevano essere gli acquisti per puntare ad un riulancio in grande stile.

La gara del Wells Fargo Center è praticamente senza storia: Philadelphia è avanti di 10 già al termine del primo quarto, segna 70 punti nel primo tempo e può permettersi di festeggiare con abbondante anticipo, con un vantaggio scollinato anche oltre quota 30 punti. Young e Carter-Williams sono i migliori realizzatori, con 21 punti a testa; tra i Pistons trova qualche spicciolo di gara anche il nostro Datome, che gioca 6 minuti mettendo a referto 2 punti (1/2 al tiro). Forse sarebbe ora che il buon Gigione iniziasse a vedere di più il campo: sicuramente peggio di come stanno giocando i suoi compagni non potrebbe fare…

Los Angeles Clippers @ Houston Rockets 118–107

I Clippers si aggiudicano il big match della notte, portando a casa uno scontro diretto importantissimo che permette loro di blindare terzo posto in classifica a Ovest. E dire che la serata degli angeleni era iniziata nel peggiore dei modi: nel primo quarto, dopo appena 6 minuti, Blake Griffin è costretto ad abbandonare il campo per una fitta alla schiena che preoccupa non poco lo staff medico e i tifosi dei Clippers.

Houston ne approfitta per chiudere i primi dodici minuti avanti di dieci lunghezze, trascinata da un Harden caldissimo (chiuderà con 32 punti, top scorer della gara, ai quali aggiunge 7 rimbalzi e 6 assist). La riscossa degli ospiti inizia immediatamente, guidata da un Chris Paul semplicemente meraviglioso: CP3 domina letteralmente l’incontro, facendo impazzire la difesa avversaria che viene fatta a fette dalle sue giocate e dalle sue invenzioni. Un suo alley-oop per Jordan segna il sorpasso dei Clippers, che vanno all’intervallo in vantaggio.

La partita diventa molto bella e combattuta, con entrambe le squadre ben consapevoli dell’importante posta in palio: Parsons (28 punti e 9 rimbalzi per lui) rimette avanti i Rockets, ma Paul continua a vedere cose sconosciute agli umani e dispensa magie a tutto campo. Los Angeles scappa, McHale si gioca la carta dell’hack-a-Jordan ma non basta contro questo Paul: CP3 chiude il suo capolavoro con 30 punti, 12 assist e 3 rubate, trovando un contributo fondamentale dai 22 punti di Crawford dalla panchina e dai 20, 12 rimbalzi e 6 stoppate di Jordan. I Clippers mettono un altro mattoncino di distanza proprio rispetto ai Rockets, facendo un piccolo ma forse decisivo passo avanti verso la conquista della terza piazza nella Western Conference.

Atlanta Hawks @ Washington Wizards 97–101

Washington espugna la Philips Arena, battendo un Atlanta vittima di una crisi profonda che sta mettendo a rpetanglio la sua partecipazione ai playoff. Sono gli Hawks a partire meglio, motivati dall’ennesima grazia concessa loro dai Knicks che continuano a perdere e a sprecare chanche importanti per l’aggancio alla franchigia della Georgia: i padroni di casa vanno in vantaggio all’intervallo, guidati da un ottimo Antic (che chiuderà con una doppia doppia da 13 punti e 12 rimbalzi).

Il terzo quarto è però territorio di conquista per John Wall, che segna 13 dei suoi 25 punti totali permettendo ai suoi di rimettersi avanti nel punteggio. Washington sembra poter piazzare l’allungo decisivo nel quarto periodo, col solito Wall che serve a Gortat la schiacciata del +9 a pochi minuti dal termine. Atlanta però non molla e trova il guizzo buono per rimontare, con un parziale di 12-5 animato da Millsap (17 punti) e Teague (19).

È proprio il play ad avere la doppia occasione del pareggio: prima il suo tentativo in entrata è respinto al mittente dalla stoppata di Gortat, mentre sulla rimessa successiva il suo scoop layup si stampa sulla parte bassa del ferro, permettendo a Gooden (ancora una volta ottimo e autore di 16 punti e 8 rimbalzi) di chiudere la contesa con due tiri liberi.

Sacramento Kings @ Dallas Mavericks 100–103

Vittoria casalinga importantissima per i Mavs, che riescono a domare la rimonta dei Kings e a portare a casa un successi che li tiene ad un’incollatura di distanza dall’ottavo posto della Western Conference. Il primo tempo è tutto a favore di Dallas, che si mette subito avanti e costruisce un vantaggio di 12 punti all’intervallo grazie ai sempreverdi Nowitzki (miglior realizzatore dei suoi con 19 punti e 7 rimbalzi) e Carter.

Sacramento però non ha nulla da perdere, e con una furiosa rimonta a cavallo di terzo e quarto periodo si porta addirittura in vantaggio. Rudy Gay è grande protagonista grazie ai suoi 30 punti, ma in questo frangente del match sono decisivi i canestri del rookie McCallum (che chiuderà con 16 punti e 8 assist). I Kings toccano il +5 nel quarto periodo, prima della reazione dei Mavericks: la posta in palio è troppo importante, e i Mavs reagiscono nel migliore di modi trovando il contro sorpasso grazie alle triple di Calderon e Marion.

Una schiacciata in alley-oop sull’asse Calderon-Dalembert sembra chiudere i conti, con poco più di 40 secondi sul cronometro del match; ma Sacramento trova le forze per accorciare ancora, portandosi sul -3 con la tripla dall’angolo di McLemore.

Tocca a Ellis il compito di chiudere la gara dalla lunetta, ma Monta fallisce entrambi i liberi a sua disposizione: Sacramento non ha più timeout, Outlaw si butta in avanti a testa bassa e fa partire una tripla impossibile che non tocca neppure il ferro, per il successo finale dei Mavericks che possono continuare così la loro lotta serrata per l’accesso ai playoff a Ovest.

Miami Heat @ Milwaukee Bucks 88–67

Gli Heat passeggiano nel Wisconsin, rispettando in pieno il pronostico contro i Bucks e continuando la loro rincorsa alla vetta della Eastern Conference. Coach Spoelstra conferma l’improbabile quintetto vincente contro i Pistons e, dopo un inizio di partita da museo degli orrori, viene ripagato con un primo tempo a velocità di crociera che consente a Miami di allungare e di mettere una precoce ipoteca sul successo finale. Gli uomini di South Beach vanno all’intervallo avanti di 17 e ingranando si e no la seconda, per una serata di tutto relax contro i padroni di casa che chiudono con un misero 34% al tiro. Il secondo tempo è una pura formalità: Bosh segna 14 punti, LeBron ne aggiunge 13 e gli Heat vincono in carrozza, mettendo ulteriore pressione sulle spalle dei Pacers.

New Orleans Pelicans @ San Antonio Spurs 80–96

Scrivete 17, come le vittorie consecutive degli eterni e sempre più straordinari San Antonio Spurs, che stanno costruendo la striscia di vittorie più lunga dell’era Popovich-Duncan. I Pelicans arrivano in Texas privi di Anthony Davis, e gli Spurs ne approfittano per una partenza a razzo che consente loro di andare all’intervallo in controllo e già in vantaggio di 19 lunghezze.

Gli ospiti provano a scuotersi nel terzo periodo, col duo Rivers (16 punti e 6 rimbalzi) e Roberts (18 punti e 5 assist) a trascinare i compagni dalla panchina. Tutto inutile però, perché Belinelli raffredda subito i bollenti spiriti dei ragazzi di New Orleans con due triple in serie che, di fatto, mettono il sigillo sulla vittoria degli Spurs.

Marco chiude da top scorer dei suoi, con 18 punti frutto di un ottimo 4 su 5 dall’arco; 15 punti a testa per Leonard e Ginobili, mentre Duncan chiude la solita serata da califfo con 12 punti, 8 rimbalzi e 6 assist. San Antonio vola sempre più in alto, mettendo una seria ipoteca sul primo posto a Ovest e sul miglior record stagionale.

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