Dopo i Braves con le World Series un’altra rivincita dello stato underdog più celebre del mondo a livello sportivo, famoso maggiormente per le delusioni cocenti a un passo dal trionfo che per epiche vittorie da raccontare ai posteri: dopo più di 40 anni infatti Kirby Smart riporta Georgia nell’olimpo NCAA, vincendo un titolo assente in bacheca addirittura dal 1980!

Il risultato finale – 33/18 Dawgs – mente spudoratamente, visto l’equilibrio che due difese di ferro sono riuscite a mantenere testa a testa fino alla pick six di Keele Ringo, che ha di fatto chiuso i giochi a fine quarto periodo.

La retroguardia Bulldogs ha marchiato anche la gara finale, confermandosi una delle più forti mai viste a livello collegiale, bloccando un field goal e pescando due intercetti, e respingendo inoltre i numerosi viaggi in red zone di uno stoico Bryce Young, Heisman Trophy winner già privo di Metchie alla vigilia e poi abbandonato pure da Jameson Williams con quasi tre quarti da giocare per un grave infortunio al ginocchio.

E’ qui probabilmente che si è decisa la contesa, dato che un asettico gioco di corse dei Tide non ha permesso varianti al brillante sophomore da Pasadena, costretto a lanciare senza i migliori interpreti outwide sotto l’assedio di blitz feroci, raffrontandosi a belve assatanate quali Tindall, Nolan Smith, Travon e Quay Walker e Robert Beal Jr!

Le 364 yards ben divise (224 al lancio e 140 via terra) da Georgia ratificano invece un attacco granitico e sostanzialmente mai in pressione, che ha consentito a Stetson Bennett una serata sì da protagonista ma anche un latente senso di sicurezza, per merito di una O-Line abile ed agile ad aprire i varchi ai suoi sodali Zamir White e James Cook e ad un parco ricevitori omogeneo nello spartirsi le prese con ben 9 uomini.

Il tutto nonostante di fronte si palesasse la presenza monstre di Will Anderson Jr e la furia animalesca di Christian Harris, Dallas Turner e Brian Branch, responsabili di 5 sack, 1 fumble recuperato e 19 placcaggi combinati.

Le iarde perse nella tasca da Young (43!!) e le misere 3.1 a portata di Brian Robinson Jr sono la spada di Damocle giornaliera per Nick Saban e causa primaria della debacle, come dimostrano altresì gli innumerevoli tentativi di passaggio del qb, 57 totali per 369 yd, che inevitabilmente hanno poi portato a due intercetti sanguinosi.

Le difficoltà in red zone hanno mantenuto un punteggio basso al riposo (6-9 Alabama), coi kicker Will Reichard e Jack Podlesny sugli scudi, prima che il match si accendesse nel secondo halftime e il running game Bulldogs mettesse il turbo, conquistando 113 yd rispetto alle 27 del primo, siglando il td del sorpasso con White.

A questo punto, dopo l’ennesimo epic fail vicino alla meta di Bama (13-12) arriva l’ipotetica svolta: sack di Harris, palla persa da Bennett e recuperata da Branch, touchdown nell’azione successiva di Cameron Latu e score che si issa sul 13-18 Tide. E’ qui che il regista di Smart mette le ali e organizza un drive da 4 giochi per 75 yards, terminato in end zone con la ricezione da 40 di Adonal Mitchell; dopo il punt rivale sarà una pass interference e le corse di White e Cook ad avvicinare Georgia alla segnatura decisiva, quella del fortissimo rookie Brock Bowers; Ringo come detto firma poi i titoli di coda.

Il resto è storia: decenni di repressioni sono terminati, Smart è l’icona popolare, non solo per aver vinto il titolo nazionale ma per aver costruito un programma elite che può competere a lungo, lo junior safety Lewis Cine è l’MVP difensivo e Stetson Bennett succede finalmente al freshman Herschel Walker 41 anni più tardi!

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