Otto a zero e percorso netto: questo è il bottino stagionale che eleva i Fighting Irish nei paraggi del vertice AP, uno step sotto i fenomenali Crimson Tide di Alabama, ad oggi probabilmente veri favoriti per il successo finale e leader del ranking!

Lo scalpo di Clemson – sebbene in doppio OT e senza Trevor Lawrence, allettato dal Covid – e poi quello sulle “odiate” aquile di Boston College, colloca i ragazzi di Brian Kelly in vetta alla Atlantic Coast Conference, ovvero feudo abituale dei Tigers, con 8 vittorie filate senza L di cui 7 nel girone e una nonconference (South Florida), dove emergono una retroguardia al solito perentoria da meno di 17 punti per match, degna di un egregio 11mo step totalitario, e l’offense da 37 (5 su 8 40 plus), prossima al top ten NCAA! Tutto ciò dimostra l’ottimo lavoro nelle due fasi del coaching staff – con l’head all’undicesima esperienza e record 33-6 post 2016 – in particolare verso l’attacco, mantenutosi elite dopo i miglioramenti del vecchio torneo.

Soprattutto l’iniziale e benevola schedule, con sfide a basso coefficiente, che aveva immesso dubbi sulla reale consistenza di Ogundeji e soci, si è adesso arricchita di due conquiste eccellenti, nelle quali a svegliarsi è stata una O-Zone prodigiosa, orchestrata da Ian Book, quarterback veterano che sta definitivamente riscrivendo la propria storia collegiale!

Attenzione però, Notre Dame aveva già l’effigie da preseason quale top tenth in procinto di sbarcare il lunario, e dunque questa strabiliante mezza tornata 2020 non deve sorprendere più di tanto. Detto questo, nessuno avrebbe però immaginato che la W su Clemson ponesse gli Irish nella più che invidiabile situazione di avere attualmente il destino nelle proprie mani, visto che il filotto che si verrebbe a creare sconfiggendo in trasferta gli scomodi rivali di North Carolina e il pericoloso attacco di Wake Forest, assegnerebbe al team dell’Indiana quasi sicuramente il clinch nella playoff picture, persino in caso di sconfitta – specialmente se di misura – nel rematch per il Championship Game coi purple & orange, dando per scontato l’1 fisso nel matchup di inizio dicembre con Syracuse!

I Fighting Irish sono una brutta gatta da pelare per chiunque, possedendo resilienza agonistica, specialmente a difendere ed attaccare la red zone e a recuperare palla dopo averla persa, esperienza, profondità, talento e continuità ormai triennale, caratteristiche alle quali si è aggiunto un calendario indulgente, che ha permesso la sfida più importante della stagione a South Bend (19-1 il primato casalingo in tre anni) e il ritorno dei migliori linebacker e uomini di linea offensiva, segreto primordiale della magica annata di Ian Book.

Costui, nonostante la dipartita di Chase Claypool, seleziona a dovere i suoi passaggi laser verso un profondo ed attempato gruppo di big-game pass catcher, dove a farla da padrone c’è l’ingestibile Javon McKinley, una spanna sotto al quale troviamo Avery Davis e Ben Skowronek, tutti senior, ma anche Michael Mayer, terrificante e mastodontico tigh end freshman dal futuro assicurato, perfetto in combo col junior Tommy Tremble.

Oltre il regista, al passo coi tempi nell’unire 148.6 di passer rating alle 5 yard in media via terra per le 364 totali, menzione d’onore spetta pure a Kyren Williams, lui sophomore e piccolissimo toro ma dalle portentose e immarcabili accelerate, sia via ground (777 iarde) che in ricezione (215).

Se Kyle Hamilton e Shaun Crawford sono gli assi che assieme a TaRiq Bracy, Nick McCloud e Clarence Lewis proteggono egregiamente la secondaria, il front seven ha mantenuto le premesse della vigilia, ergendo al top molteplici superstar futuristiche, quali Isaiah Foskey (DE sophomore), Myron Tagovailoa-Amosa (DT senior), Drew White (LB senior) e soprattutto il già citato Ade Ogundeji (DE graduate), Daelin Hayes (DE graduate) e Jeremiah Owusu-Koramoah (LB senior), tutti col potenziale da first round.

Notre Dame fa sul serio e l’anno zero per stupire il mondo e giungere ai CFP da contender sembra essere proprio questo!

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