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– LOUISVILLE CARDINALS

Ovvero apologia di Lamar Jackson: se i Cardinals hanno realizzato 132 punti in due giornate (70 contro Charlotte, punteggio anche immaginabile, e 62 contro Syracuse, questi molto meno preventivabili essendo gli Orange squadra di ACC) molto devono al loro QB che ha iniziato la stagione con prestazioni a dir poco stordenti. Pur con nemmeno sei quarti giocati il sophomore della Florida ha messo a referto numeri straordinari ed è già a 7 TD lanciati e 6 corsi con 318 yards, dati questi ultimi due che lo pongono al secondo e al terzo posto rispettivamente nella  classifica fino a questo punto della stagione. E molto si deve a Jackson se Louisville è al decimo posto nei ranking, così come pare potersela giocare in modo serio in una delle grandi sfide della week 3 con Florida State. Certamente la difesa dovrà fare di più di quanto offerto finora però le basi per una bella partita ci sono tutte.

– LE ACCADEMIE MILITARI

Army, Navy ed Air Force tutte con un record di 2-0 è un avvenimento che non capitava dal 1996. Navy, nonostante le tante partenze e l’infortunio del QB titolare alla week 1 (ACL per Tago Smith, fuori per la stagione) ha avuto ragione di Fordham e Connecticut, Air Force si sapeva essere ancora molto forte ed ha dominato Abilene Christian e Georgia State, mentre molto a sorpresa è imbattuta la squadra dell’esercito, la quale ha sconfitto all’esordio ed in trasferta Temple (squadra che nel 2015 si è giocata il Championship della AAC contro Houston) ed ha replicato alla seconda partita con Rice. La cosa interessante è che il tutto potrebbe ripetersi nella week 3: Navy affronta la non irresistibile Tulane nella prima sfida AAC, Army va in Texas contro UTEP, anch’essa poco brillante nelle sue prime uscite, mentre il compito più complesso pare toccherà ad Air Force, che in Utah State trova squadra solida anche se recentemente suonata per bene da USC. Perché no, quindi?

– KALEN BALLAGE (RB, Arizona State)

Quello che doveva essere un buono e semplice backup si è inventato letteralmente la partita della vita: nella teoria Ballage doveva essere il backup di DeMario Richards nelle gerarchie dei Sun Devils ma nella sfida contro Texas Tech (che continua a sprecare attacchi ottimi con difese al limite dell’inguardabile, ma questa è un’altra storia) ha corso per 13 volte con 137 yards e avuto due ricezioni con 48 yards. Sono numeri nella norma, cosa si deve quindi celebrare? Ballage da questi 15 tocchi di palla ha realizzato 8 TD (7 su corsa e uno su ricezione), pareggiando il record NCAA per una singola partita. Ballage, inoltre, ha dimostrato una grande umiltà, presentandosi ai media che lo richiedevano ovviamente nel post partita con tutta la sua linea offensiva, condividendo così il piacere della vittoria e del risultato personale con chi, attraverso blocchi e sacrificio, lo aveva aiutato a realizzare tutto ciò.

 

WORST

– GLI ARBITRI DI OHLAHOMA STATE-CENTRAL MICHIGAN

Sarebbe anche stato un bel finale, con l’underdog central Michigan che nell’ultimo gioco della partita, sotto di 3 in trasferta contro la #22 Oklahoma State, trovava un improbabile TD con un Hail Mary pass del QB Cooper Rush, che il WR Jesse Kroll riceveva e girava lateralmente al compagno Corey Willis, il quale riusciva a tuffarsi in endzone e realizzare l’upset. Peccato che tutto ciò non sarebbe dovuto succedere. Nel gioco precedente, infatti, Oklahoma State aveva giocato un quarto down che però aveva subito una penalità per intentional grounding in quanto il pallone era stato lanciato fuori dal QB dei Cowboys senza che ci fossero compagni vicini per ricevere. La regola dice che una partita non può terminare con una penalità e quindi Central Michigan si è vista assegnare un untimed down (down a cronometro fermo/scaduto) che poi ha portato al TD. Né la crew arbitrale (della MAC) né gli addetti ai replay (della Big12) hanno però ricordato l’eccezione alla regola, la quale prevede che per le penalità comportanti una perdita di down (quale l’intentional grounding effettivamente è) non includano un prolungamento del periodo. Al di là della giustezza o meno della regola, su cui si può discutere, gli arbitri e gli addetti ai replay hanno sbagliato e si sono presi due settimane di squalifica ed il ban dai Bowl di fine stagione.

– GEORGIA BULLDOGS

Paura per i Bulldogs del nuovo HC Kirby Smart, i quali rischiano un pesantissimo KO interno contro Nicholls State, arrivando ad inseguire 14-13 nel terzo quarto salvo poi rimediare e portare a casa la vittoria, seppure con molto più di qualche patema. Nicholls State è una università FCS di 6000 studenti della Louisiana, a pochi km da New Orleans, la quale nei sui rapporti con la FBS nel 2015 aveva rimediato due sconfitte, 48-0 da Colorado e 47-0 da Louisiana-Monroe. Dopo la bella vittoria su North Carolina è stata una brutta frenata per i Bulldogs, i quali vedono sotto accusa tutti i reparti, a partire dagli special team che con un fumble subito su ritorno di punt hanno dato il “la” all’ultima segnatura dei Colonels. La difesa non può subire 3 TD da una squadra con così poco potenziale mentre l’attacco, pur col nuovo QB Jacob Eason che ben aveva fatto contro i Tar Heels, è stato a lungo sterile e nemmeno Nick Chubb è riuscito a cambiare la cosa, con 80 yards in 20 portate. Ed attenzione, in quanto la SEC inizia il suo calendario questa settimana: Missouri non è certo la squadra più pericolosa ma basta veramente un altro calo di tensione per

– TCU HORNED FROGS

Potrebbe essere un attacco frontale alla Big 12 però per il momento mi limito a TCU, che perde al secondo overtime contro una discreta Arkansas e subisce la prima sconfitta stagionale. Si sapeva che gli Horned Frogs avrebbero avuto problemi a competere come nel 2014 e nel 2015 a causa di tante partenze importanti (Boykin, Oberkrom, Aaron Green, Doctson) ma che la difesa fosse così impotente di fronte ad un modesto attacco di medio-bassa SEC come quello dei Razorbacks era poco pronosticabile. Il buono viene dall’attacco, dove Kenny Hill sembra già avere discreta padronanza di playbook e compagni, però in un contesto come la Big 12 che nemmeno ha un Championship game che definisca il campione, una sconfitta è una macchia pesante, perché nell’ipercompetitività della conference è difficile che una contender realizzi un record perfetto.

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