Sembra quasi una casualità vedere il nome di un Bowl come il colore della maglia di una squadra. Probabilmente già sarà capitato che qualcuno esprimesse  questo pensiero dal 1935 ad oggi, data del primo Orange Bowl, giocato al SunLife Stadium di Miami.

Quest’anno il Bowl valeva come la prima delle due semifinali tra la migliore squadra della nazione, Clemson qualificatosi con la prima seed, contro Oklahoma, vincitrice della Big XII ed entrata con la quarta e ultima seed disponibile.

WatsonSicuramente la partita tra le due semifinali era quella più aperta perché interpretata da due squadre a cui piace muovere molto il pallone e giocare un football creativo. Lo sanno bene le avversarie di Clemson così come lo sanno bene i Sooners abituati a giocare in una Conference dove spesso e volentieri le difese vengono quasi dimenticate per far spazio a dei attacchi che lanciano uno snap si e un altro ancora, dimostrazione che il ritmo rimane molto alto e i punteggi lievitano in maniera esponenziale.

L’evoluzione del gioco ha dovuto coinvolgere un allenatore carismatico e dal vecchio corso come Bob Stoops, ormai sulla sideline dei Sooners dal lontano 1999, dalla mentalità difensiva che ha fatto delle sue difese la carta per vincere un National Championship e ben nove titoli della Big 12.

Ma forse non è il sistema di gioco che meglio si abbina per affrontare una corazzata come i Tigers, il quinto miglior attacco della nazione aiutato da una difesa classificata al tredicesimo posto all’interno della FBS. Numeri importanti che hanno aiutato la formazione del head coach Dabo Swinney a chiudere una stagione completamente imbattuti dopo anni di forti delusioni.

Delusioni? Si, perché da quando Swinney è arrivato nel 2008 alla guida del team del South Carolina, la sua squadra ha spesso mancato l’appuntamento nei match importanti senza mai riuscire a giocarsi le chance di un National Championship.

Le vittorie in alcuni Bowl proprio come l’Orange del 2013 contro Ohio State hanno solo addolcito il risultato finale che poteva essere ben diverso da quello sperato, ma il lavoro fatto nei recruiting in questi anni ha finalmente dato i suoi frutti costruendo una squadra quadrata che gioca un bel football e capace di mettere in campo una difesa tonica, veloce e capace di mettere in luce diversi playmaker.

La partita del 31 Dicembre è stata vinta meritatamente con il punteggio di 37 a 17 dopo un primo tempo chiuso in svantaggio di 17 a 16. I valori in campo sono usciti alla distanza, la difesa è salita prepotentemente di colpi togliendo dal campo la miglior risorsa dei Sooners, ovvero l’attacco, che ha provato a tenere un ritmo infernale nel primo tempo mettendo comunque in difficoltà una difesa fisica come quella di Clemson, ma gli aggiustamenti dell’intervallo hanno letteralmente tagliato fuori le scorribande offensive di Oklahoma che non è più riuscita a mettere punti sul tabellone.

A contrario, Clemson ha fatto prevalere la sua fisicità sulle linee sfoderando una prestazione del running game da 312 yards, 3 touchdown e una media di 5.4 yards.

I due principali interpreti della spread offense, il running game sophomore Wayne Gallman e il quarterback pari età Deshuan Watson, hanno letteralmente piegato una difesa che nel primo tempo era riuscita a togliere parecchie risorse al gioco di Clemson sfruttando al meglio la sua rapidità per coprire il campo, ma pagando poi lo sforzo una volta che i Tigers hanno deciso di andare per linee verticali.

USATSI_9028477La no huddle di Oklahoma ha premiato le caratteristiche del suo attacco guidato dal quarterback Baker Mayfield, ragazzo molto mobile a cui piace correre ma che si è spesso dimostrato un ottimo distributore di gioco. Lo confermano le statistiche dove ha lanciato 36 touchdown e soli 7 intercetti nel largo di una stagione completando il 68% dei passaggi; molto lo si deve al suo attacco con il wide receiver senior Sterling Shepard e il tight end freshman Mark Andrews hanno dato un contributo non differente, specialmente l’ultimo che già al suo primo anno ha realizzato sette score che fanno ben sperare per il futuro.

Ciò che è mancato è stato il running game, in modo abbastanza prevedibile si potrebbe anche dire, in quanto pure qui Oklahoma ha sofferto a distanza la superiorità della rotazione del front seven avversario. Il duo di running back Samaje Perine – Joe Mixon al suo primo anno insieme ha fatto sfracelli divenendo il ventesimo attacco della nazione, purtroppo la loro prestazione è stata ridotta ai minimi termini dalla difesa avversaria e da una linea offensiva che ha è stata messa sotto costante pressione.

Il risultato premia i valori delle due squadre: Clemson, oltre a un attacco ricco di giocatori capaci di cambiare improvvisamente ritmo come Artavis Scott e Hunter Renfrow lungo la sideline, dispone di una difesa che ieri è riuscita sopperire all’assenza di Shaq Lawson, uno dei migliori pass rusher della stagione, uscito con un problema al ginocchio durante il primo quarto.

Al suo posto i vari Austin Bryant e Kevin Dodd hanno continuato ad offrire una pressione costante che ha permesso alle secondarie di continuare il loro eccellente lavoro guidato dal duo Jayron Kearse e Mackensie Alexander, junior e redshiert sophomore che promettono di essere delle future stelle persino al paino di sopra.

Così Clemson si è costruita una vittoria merita pur con un team ricco di giovani alla sua prima esperienza ai piani alti della classifica. La quantità di talento disponibile a roster è probabilmente la migliore che si possa trovare per fronteggiare una corazzata come Alabama nel National Championship: l’attacco di Clemson sulla carta potrebbe riuscire a mettere in difficoltà il front seven dei Tide, ma contro dovrà pur fare attenzione al fattore esperienza in quanto il gruppo di Saban ha già avuto occasione di assaggiare la sconfitta nei momenti che contano.

Watson ha spesso mostrato di aver un talento non indifferente, nelle partite importanti come FSU e North Carolina ha avuto un ottimo rendimento riscattandosi dopo la prova opaca contro Notre Dame. Ieri la velocità dei Sooners lo ha messo in difficoltà soprattutto quando si è trattato di lanciare, ha commesso errori banali e la sensazione è che se il running game fosse stato un minimo contenuto, la partita potrebbe aver avuto un esito ben diverso.

B9320330115Z.1_20151231182106_000_GIFD1F9T5.2-0Bisogna ammettere che preparare una partita contro Stoops non è mai facile, per cui vanno premiati gli aggiustamenti in campo fatti dal coaching staff che ha precluso a Mayfield di correre e andando più a cercare le corse north-south quando il pallone era in mano ai Tigers.

Questo va preso come un atto di fiducia per Lunedì prossimo: Alabama ha già affrontato Dak Prescott riuscendo con successo a fermare le sue corse pur concedendo qualcosa al passing game, riuscirà l’attacco di Clemson ad alleggerire la pressione sulla pressione per portare più uomini possibile in copertura?

Difficile trovare un favorito per questa partita, l’attacco dei Tide con il suo stile fisico ha messo in difficoltà una difesa forte come quella di MSU, altrettanto potrebbe fare contro Clemson. Le responsabilità maggiori  le avrà l’attacco che dovrà cercare di tenere più a lungo possibile la difesa avversaria sul campo sperando che la maggior versatilità dei suoi uomini possa mettere in difficoltà un reparto che al momento fa segnare praticamente nessuno.

Dopo anni di false promesse, a Clemson sono tutti pronti a sperare nel successo dei propri Tigers, un successo che manca dai tempi di Danny Ford del 1981.

Sarà questa l’occasione giusta per portare il titolo nel South Carolina o ci vorrà ancora del tempo prima di essere incoronati vincitori? Solid Orange!

2 thoughts on “Orange come… Clemson!

  1. Io da tifoso Tigers dico pero’ Alabama perchè ho la sensazione che Watson mai abbia incontrato un tipo di difesa di questo tipo. Morale ; se Watson fa la partita della vita si vince senno’ amen

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