La prima edizione di sempre dei playoffs ha portato – come prevedibile – nuovo scompiglio alimentato da ulteriori polemiche rivolte al sistema di selezione delle quattro partecipanti alle semifinali. Come noto, saranno Alabama, Oregon, Florida State e Ohio State a darsi battaglia per vincere il titolo nazionale, e della Big XII nemmeno l’ombra.

Cinque Power Conferences e quattro posti. Qualcuno doveva rimanere fuori, logico, le modalità ed i criteri utilizzati sono destinati a far parlare a lungo, anche se il mea culpa più grande, stando ai fatti, dovrebbe essere recitato proprio da chi dirige la Conference delle Grandi Escluse .

Ci spieghiamo immediatamente.

jacques-washington-aaron-green-ncaa-football-texas-christian-iowa-state-850x560La questione riguarda le credenziali presentate da Baylor Bears e TCU Horned Frogs, con questi ultimi che sono stati addirittura sbalzati dalla terza posizione alla sesta nonostante la vittoria contro Iowa State nel finale di regular season, un successo che però si sapeva non avrebbe granché aiutato la causa del team di coach Gary Patterson, in quanto i Cyclones rappresentavano la peggior squadra della Conference, e quindi un’avversaria battibile da pressoché chiunque. Nel frattempo Baylor, anch’essa accreditata tra le papabili per le prime quattro posizioni durante l’anno, pensava di poter solidificare i propri diritti grazie all’affermazione contro Kansas State, rivale di Conference molto ben posizionata a ranking, in grado quindi di rappresentare una vittoria ben più prestigiosa rispetto a quella di TCU.

Ma, alla fine dei conti, nessuna delle due appartenenti alla Big XII è stata selezionata per i playoffs.

Molti additano la causa di quanto accaduto all’assenza di una finale di Conference, che la Big XII non prevede in quanto attualmente formata da dieci squadre. Le regole NCAA oggi in vigore prevedono che una Conference possa disputare una finalissima solamente in presenza di dodici squadre, per giunta suddivise in due divisions, le vincitrici delle quali hanno accesso al big match. Il comitato di selezione, pur non ammettendolo direttamente, ha fatto capire di aver preso in maggiore considerazione tutte quelle squadre che, in presenza di una sola sconfitta (alla pari, quindi, di Baylor eTCU, che a ranking sono finite quinta e sesta) potessero vantare un successo in più, e per giunta maggiormente di valore.

Bears e Horned Frogs hanno difatti terminato la loro regular season con il bilancio di 11-1, tuttavia era difficile pensare di contrastare Alabama, che ha vinto la Conference largamente più competitiva del college football, la SEC, oppure Oregon, che ha letteralmente dominato gustandosi pure il sapore della vendetta contro Arizona nella finalissima della Pac 12, dopo che l’unica sconfitta dei Ducks era pervenuta proprio per mano dei Wildcats. Florida State, nonostante le cattive impressioni destate dal suo vincere con mille difficoltà e per giunta giocando talvolta molto male, è diventata inattaccabile dopo la sudata affermazione contro la più che competitiva Georgia Tech, dato che è rimasta l’unica squadra del lotto a terminare il proprio percorso imbattuta. E di certo non si può gridare allo scandalo guardando Ohio State, che si è presentata a Indianapolis passeggiando sopra ai resti di Wisconsin, annullando il recordman Melvin Gordon ed infliggendo un memorabile 59-0 ai Badgers, per giunta schierando il terzo quarterback del roster, Cardale Jones, a causa dei ben noti infortuni a Braxton Miller e J.T. Barrett.

Ma non è solo una questione di 12-1 contro 11-1, o di restare imbattuti.

bowlsby_newsL’errore più grave e controverso pare essere stato commesso dal Commissioner della Big XII, Bob Bowlsby, il quale ha presentato al comitato di selezione due squadre, Baylor e TCU per l’appunto, come co-campioni della Conference a causa della loro parità di record senza un tie-breaker. Un azzardo, questo, che avrebbe funzionato a meraviglia se Ohio State e Florida State avessero perso le rispettive partite, perché se così fosse accaduto la Big XII avrebbe potuto vantare ben due squadre ai playoffs. Un altro motivo per cui nominare due campioni al posto di uno solo pare aver fatto comodo alle appartenenti della Conference, è che nessun athletic director vuole rinunciare agli incentivi che derivano dalla vittoria della Conference, e ne consegue che, nel caso di ex-aequo, vi siano maggiori percentuali statistiche di poter chiedere un’aggiunta ai già sontuosi stipendi percepiti.

C’è un particolare che però sfugge alla logica, in quanto, in una conferenza stampa risalente allo scorso 21 luglio Bowlsby aveva dichiarato che non ci sarebbero state parità di nessun tipo, e che in caso di necessità sarebbe stato imposto il classico tie-breaker, che nella presente stagione avrebbe favorito Baylor, la quale contro TCU aveva vinto in regular season per 61-58 una partita a dir poco spettacolare e rocambolesca. Ma allora, dove sta il senso di quelle dichiarazioni se poi domenica scorsa sono state smentite in quanto male interpretate, secondo quanto sostenuto dallo stesso Bowlsby? Come si può sbagliare l’interpretazione di una frase che sostiene chiaramente un metodo di rottura del pareggio al fine di determinare un campione unico per poi scoprire che questo criterio non è stato per niente applicato?
Troppe pressioni dagli athletic directors? Voglia di piazzare due squadre in un sol colpo? Non lo sapremo mai, ma la falla ora è aperta, e la credibilità della direzione della Conference è stata veramente messa a dura prova. Chi grida allo scandalo, come giustamente può fare Art Briles, l’head coach di Baylor, deve prendersela con il proprio Commissioner, più che con il comitato di selezione per i playoffs, il quale ha intuibilmente (la cosa non è stata resa pubblica) dato un vantaggio ai campioni veri di Conference rispetto a due squadre che il titolo l’hanno invece condiviso.

In realtà, nessuna delle due ha vinto.

Baylor giocherà il Cotton Bowl contro Michigan State. TCU sarà di scena nel Peach Bowl contro Ole Miss. Due scontri importanti, due gare altamente affascinanti, e che se vinte saranno un sicuro valore aggiunto alle ottime stagioni di entrambe le università. Ma gare che non condurranno alla possibilità di giocare per il titolo nazionale.

Baylor-vs-TCU_KF-October-11-2014-1134La soluzione al problema non è così ovvia come potrebbe sembrare, ovvero correre qua e là per accaparrarsi due squadre da aggiungere al roster corrente arrivando alla fatidica creazione di due divisioni con sei teams ciascuna, in modo da rendere paritario il criterio selettivo. L’aggiunta di due università potrebbe diminuire la qualità complessiva della Conference, e qualcuno ha pure fatto notare che la mossa non è nell’interesse generale delle dieci appartenenti attuali, in quanto il denaro medio elargito dalle emittenti televisivi, dato il possibile minor appeal delle due nuove compagini, potrebbe scendere. Ultima considerazione, ma non meno importante, la Big XII gioca nella modalità round robin, quindi tutti giocano contro tutti, e non ci sono possibilità, come accade in altre Conferences, di saltare un’avversaria dell’altra division in un determinato anno procurandosi una sorta di vantaggio. Con questo sistema, vince sistematicamente la squadra migliore, non chi ha avuto la fortuna di non incontrare i più forti.

Piuttosto, dato che da sempre i rankings collegiali tengono conto della forza degli avversari affrontati, alcune squadre farebbero meglio a stabilire calendari di miglior livello qualitativo, dal momento che Baylor, ad esempio, ha giocato le gare extra-Conference contro SMU (1-11), Northwestern State (6-6, arrivata settima nella Southland Conference, FCS) e Buffalo (5-6) , una decisione che alla fine dei conti porta sempre un peso negativo nel bilancio decisionale di un qualsiasi comitato. Conta vincere, ma conta di più la qualità della vittoria.

Riguardo l’allargamento dei playoffs ad otto squadre, sinceramente non sembra una gran soluzione, primo perché allora sì diminuirebbe il valore della regular season (sabato scorso, invece, con questo sistema, c’era una tensione che si tagliava a fette, e questo è stato spettacolo puro) e secondo perché le polemiche delle escluse non cesserebbero di certo. La nona università a ranking lamenterebbe in ogni caso per mesi di non essere stata inclusa. Cosa cambierebbe dunque?

Una soluzione interessante potrebbe essere quella di stabilire un Championship tra la prima e la seconda classificata della Big XII, una mossa che nessuno vieta al Commissioner di poter proporre alla NCAA, in quanto la regola delle dodici squadre è arbitraria, quindi soggetta a cambiamento senza processi di revisione troppo complicati.

Prima di tutto questo, però, la Big XII ha l’obbligo morale di assoggettare al tie-breaker ogni record in pareggio, altrimenti anche in futuro il rischio di penalizzare le sue stesse squadre potrebbe essere altissimo,e questo significherebbe non aver imparato niente dagli evidenti errori gestionali commessi in questa stagione.

One thought on “Big XII, scoppia la controversia

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