Tajh Boyd

Tajh Boyd

Non è stata una vittoria facile, ma il successo è ugualmente di quelli magici, che ti fanno gustare l’attimo in maniera profonda ed attenta, ti levano una grossa scimmia dalla spalla ridandoti modo di respirare come si deve, togliendoti pensieri che per anni ed anni ti hanno rincorso durante la notte, dopo ogni sconfitta che andava a minare il lavoro fatto per affrontare la stagione.

Così, Dabo Swinney lascia andare finalmente il fiato e cancella il brutto ricordo della sculacciata presa due anni fa da West Virginia, una delle peggiori prestazioni difensive mai viste in una manifestazione BCS (70 punti al passivo) in quello stesso Orange Bowl che i Clemson Tigers si sono finalmente portati a casa per la prima volta dal 1982 ad oggi. La rivincita è realtà, e Clemson diventa pure la prima università proveniente dal South Carolina a vincere un Bowl nell’era BCS, magari l’anno prossimo la si smetterà anche di scrivere che i Tigers sono una squadra cronicamente destinata ad arrivare ad un soffio dal traguardo senza raggiungerlo, una compagine che non sa vincere quando conta, una perenne contender che lascia sempre sul campo delle potenzialità inespresse.

Le potenzialità, durante la partita difficilissima di ieri notte si sono invece interamente manifestate nel piacevole caldo del sud della Florida, che faceva come di consueto da cornice alla competizione. Il 40-35 con cui i Tigers si sono imposti sui forti Buckeyes è stato frutto delle sublimi prestazioni delle varie componenti che hanno reso speciale tantissime gare vinte dagli arancioni durante questa stagione, le quali rispondono ai nomi di Sammy Watkins, Tajh Boyd, e ad una difesa che ha concesso tanto, ma che ha saputo contenere i punti di forza di Ohio State e soprattutto effettuare le giocate più importanti nei momenti più caldi della manifestazione.

Sammy Watkins, recordman dell'Orange Bowl

Sammy Watkins, recordman dell’Orange Bowl

Watkins è stato semplicemente immarcabile: 16 ricezioni per 227 yards e 2 mete, una partita per lui niente meno che dominante e chiusa con il meritato titolo di Mvp della gara, sul quale aveva già allungato le mani dopo un solo quarto di gioco, quando aveva già portato a referto 4 ricezioni per 78 yards ed una segnatura. L’offensive coordinator Chad Morris ha utilizzato la sua arma migliore nella maniera più consona possibile, creando un mal di testa dietro l’altro alla difesa di Ohio State. Il buon Sammy ha difatti totalizzato ben 10 delle sue ricezioni in situazioni di screen pass, dimostrando che l’esplosività sul breve del wide receiver non è contenibile in modo alcuno e che nonostante l’azione venisse chiamata a ripetizione il reparto difensivo avversario semplicemente non disponeva di risposte adeguate. Watkins ha fatto disastri in tutte le maniere possibili – vi sarebbe riuscito anche su passaggio se non avesse lanciato molto male un pallone per Boyd su una conversione da due – ricevendo nel breve per poi seguire i blocchi, e facendosi trovare smarcato sul profondo nell’unica occasione in cui gli è stato chiesto di farlo, nel primo quarto, quando ha catturato i punti del provvisorio 14-7 per Clemson dopo aver seminato, tanto per cambiare, il suo marcatore.

Se Watkins lascia il college (lo farà, verrà scelto molto in alto) con il record ogni epoca per l’Orange Bowl in termini di yards registrate su ricezione, Boyd non è stato certo da meno. E’ stato lui il principale protagonista di un reparto che ha tenuto fede alle premesse scrivendo qualcosa come 576 yards di total offense ai danni dei Buckeyes, firmando tutti i punti della sua squadra dimostrandosi per essa ancora una volta imprescindibile, siglando 5 passaggi da touchdown e facendo pervenire il sesto con un’entusiasmante cavalcata di 48 yards, grossa componente delle 127 ottenute in totale, un suo personale massimo in carriera. Boyd, che ha frantumato 58 differenti record scolastici, ha aggiunto un altro successo al suo curriculum, senza dubbio quello più prestigioso, saluta Clemson quale quarterback più vincente nella storia dell’ateneo, e non avrà certo difficoltà a trovare posto tra i giocatori più memorabili che i Tigers potranno ricordare.

Stephon Anthony (n. 42) festeggiato dai compagni

Stephon Anthony (n. 42) festeggiato dai compagni

Tuttavia, senza una difesa accorta nel momento del bisogno, il rischio di gettare via una gara di tale spessore sarebbe stato davvero alto, un vero peccato per come Swinney ha studiato e fatto interpretare la gara assieme ai suoi coordinatori mettendo a nudo le debolezze della squadra di Urban Meyer in particolar modo nel primo tempo. Senza l’intercetto raccolto da Stephon Anthony, linebacker che assieme al compagno di reparto Spencer Shuey è stato il miglior performer del reparto coordinato da Brent Venables, tutti questi bei numeri rischiavano di non significare più nulla: l’azione è difatti arrivata poco dopo un errore che a Boyd poteva costare il risultato finale ed un finale amaro di carriera collegiale, un lancio sbagliato che aveva ridato vita alle speranze di Ohio State. Quella stessa difesa è stata tutt’altro che perfetta ed ha concesso tantissimo a Braxton Miller, un vero guerriero per come è rimasto in campo dopo le numerose e dolorose botte prese, il quale è stato essenziale e preciso nei lanci (16/24 per 234 yards, 2 TD, 2 INT) rispondendo positivamente alla tattica avversaria volta a limitarlo nella sua specialità, il gioco di corse (35 sole yards, ma 2 mete) che lo aveva sfidato a vincere la partita con il suo braccio. E lui, per poco, non c’è riuscito. L’opposizione aerea dei Tigers ha peraltro collaborato alla grande, permettendo a Miller in almeno cinque occasioni di trovare completamente liberi i suoi bersagli, situazioni dalle quali sono nati i touchdown di Jeff Heuerman, recuperato in extremis dalla febbre ed autore di un gioco da 57 yards, e Carlos Hyde, che nel quarto periodo aveva riportato avanti i suoi nel punteggio.

Eppure, quella medesima generosa difesa aveva spedito i Buckeyes fuori dal campo dopo sole tre azioni in tre drive consecutivi del primo tempo (Ohio State era la squadra con il minor numero di 3 & out di tutta la nazione), che ha mandato per le terre Miller in più di qualche occasione grazie alla costante pressione della linea comandata da Vic Beasley ed all’efficacia dei blitz chiamati da Venables, e che nel quarto decisivo, prima dell’intercetto di Anthony, aveva pure recuperato un fumble dando la possibilità, non sfruttata a causa del già menzionato turnover di Boyd, di terminare la gara attraverso l’uso del cronometro.

millerOhio State ha combattuto con onore ed ha rischiato di portare a casa una partita dove Boyd da solo ha fatto registrare più yards dell’intero attacco avversario (505 contro 427), Carlos Hyde è stato molto efficace concludendo la sua giornata con 113 yards su corsa in 25 chiamate e 39 yards su ricezione con due mete totali, e le giocate di Miller, specialmente quelle in collaborazione con un Philly Brown difficilmente marcabile ed autore di 8 delle 16 ricezioni di squadra per 116 yards, sono state molto produttive per una squadra che grazie alla sua consistenza ha rimesso in piedi (ed a lungo pure condotto nel punteggio) una gara che nel primo quarto rischiava di sfuggirle di mano, rendendo la partita in sé eccitante ed imprevedibile fino alle azioni decisive.

I Buckeyes sono stati più che degni opponenti per una Clemson che saluta la coppia che ne ha innalzato definitivamente le prestazioni offensive interpretando al meglio la high-tempo offense di Chad Morris, ma sia Boyd che Watkins lasciano un segno indelebile ed una fiducia nel futuro che prima era continuamente infastidita dai fallimenti di una squadra che aveva ciccato tutte le occasioni di una certa rilevanza, nonché un’eredità davvero pesante per quelli che saranno i loro futuri sostituti. D’accordo, non è arrivato il National Champioship e Florida State si è dimostrata una rivale ben superiore in ACC, ma se non altro la politica dei piccoli passi di Swinney ha funzionato.

Ed ora, quella bella raccolta di arance messa in bella mostra nella grande coppa di vetro che ogni anno brilla sul tavolo dei vincitori dell’Orange Bowl, può finalmente confondersi con i colori della squadra che l’ha conquistata: Clemson stavolta l’appuntamento non l’ha mancato, e questo è uno step fondamentale per un ateneo volto a reclutare i pezzi di un futuro che si spera porti soddisfazioni anche più grandi di questa.

Commenta

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.