Morgantown è un’ordinata cittadina immersa nel verde in uno dei luoghi  più sottovalutati e dimenticati degli Stati Uniti d’America: il West Virginia.
Immortalata da una canzone country di Bob Denver, la lontananza dai centri culturali più importanti degli Stati Uniti condanna lo Stato ad una sorta di limbo, amplificato dalla sbalorditiva natura circostante che lo rendono un posto perfetto per gli amanti delle escursioni all’aria aperta e per gli studenti che possono concentrarsi appieno sui libri dell’università, evitando le distrazioni.

Da sabato scorso, le cose alla West Virginia University sono cambiate radicalmente. I media si sono accampati attorno al campus perché chiunque vuole sapere, il più possibile e prima di tutti gli altri, qualcosa di Geno Smith, il nuovo candidato numero uno alla conquista dell’Heisman Trophy.

Solo un anno fa, di questi tempi, si stava magnificando la vana prestazione di un certo Robert Griffin III, uscito sconfitto sul filo del rasoio contro Kansas State, ma capace di scavare un solco rispetto ai suoi colleghi grazie alle 273 yards di media lanciate e i 18 touchdown, appena 2 in meno dei 20 incompleti fatti registrare in 5 partite.

Il destino beffardo ha voluto che un nuovo strappo verso una forte candidatura per il premio di miglior giocatore collegiale dell’anno fosse cesellata proprio contro l’ex college di Griffin, i Baylor Bears, notoriamente un team che gioca e lascia giocare.

Il tabellino di Geno Smith non lascia spazio ad ulteriori specificazioni: 656 yards lanciate, 8 touchdown segnati, 45 completi su 51 tentativi, 0 intercetti e, non meno importante, una incredibile vittoria nell’esordio di WVU nella Big 12 per 70 a 63, continuando a mantenere l’imbattibilità stagionale.

Smith, a fine gara, quando gli è stato chiesto che cosa può ancora migliorare in una stagione in cui ha lanciato più Td (20) che incompleti (8) e 0 (zero!) interecetti, quando un terzo di stagione regolare è passata in cavalleria, ha laconicamente risposto: “Ho lanciato un paio di incompleti di troppo”.

Una risposta che lascia completamente basiti per la tranquillità con cui il 22enne originario di Miami sta attraversando il suo momento d’oro; d’altronde si dice che sia solito distrarsi nel tempo libero pennellando…ma non sul campo da football, bensì sulla tela, siccome questa sarebbe la sua occupazione preferita insieme al componimento di poesie.

Persino il suo head coach, Dana Holgorsen, notoriamente un perfezionista, non è riuscito a trovare il solito pelo nell’uovo che i grandi coach, i tipi alla Nick Saban, per intenderci, sono soliti individuare per motivare i propri atleti a superarsi ogni giorno di più.

“Cosa volete che vi dica?”, ha confessato ai giornalisti, ”E’ dall’inizio della stagione che sta giocando in maniera perfetta”.

Un binomio, quello tra l’allenatore e il suo quarterback, che ha già prodotto una vittoria nell’Orange Bowl di Miami dell’anno scorso, nella patria di Geno, e un sistema di gioco molto aggressivo che pare perfezionato nella seconda edizione dei Mountaineers di Holgorsen.

La prossima settimana West Virginia affronterà un duro test andando a sfidare i Texas Longhorns a Austin, uno vecchia conoscenza di coach Holgorsen, sin dai tempi in cui occupava la posizione di offensive coordinator a Oklahoma State.

Uno spauracchio, se vogliamo considerare la tremenda difesa della squadra di Mack Brown, oppure quella impresentabile di West Virginia che ha concesso l’impossibile al QB di Baylor Nick Florence, il quale avrebbe potuto facilmente occupare il ruolo di protagonista di questo articolo se Smith non avesse confezionato una prestazione – scusate, passatemi il termine – ancora più perfetta, da tramandare ai posteri.

Sebbene la parola National Championship sia una parola tabù da non pronunciare nel campus di Morgantown, il numero 12 è intenzionato a dimostrare che i suoi exploit di inizio stagione non sono la meteora di un atleta avvantaggiato da un sistema di gioco congeniale o il risultato di un formidabile, ma temporaneo, stato di forma, né sembra disposto a concedere l’onore della armi ai propri temibili avversari di sabato prossimo.

La partita del Darrell K. Royal – Texas Memorial Stadium ci dirà molto sulle ambizioni future di West Virginia e di Smith, che in attacco potrà condividere la pressione con due playmaker del calibro di Stedman Bailey e Tavon Austin.

La sfida è molto affascinante, la posta in gioco massima, servirà, ancora una volta, la pennellata dell’artista.

 

 

 

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