Aj McCarron, quarterback di Alabama.

Ricapitolare una partita è già compito arduo e faticoso. La pretesa di riassumere in piccoli flash un’intera stagione di College Football è impresa titanica. Lungi da me la volontà di assolvere a quest’ultimo gravoso esercizio, piuttosto in un momento di riflessione mi sono interrogato sui nomi che più si sono distinti in questa ultima bellissima stagione. Ne è uscito un elenco con intenzione vagamente enciclopedica, chiaramente (in)completo e (semi)serio.

Alabama Crimson Tide

Secondo titolo messo in tasca in tre anni. Chapeau. I protagonisti sono tanti e di alcuni di loro leggete anche in queste pagine. Mi piace comunque rimarcare la fenomenale solidità del left tackle Barrett Jones, la spregiudicatezza del giovane parco ricevitori dietro Marquis Maze che ha compiuto “il passo avanti” decisivo nel National Championship e la fisicità di una difesa da livello superiore, per me vera chiave per imbavagliare una LSU troppo contratta e più volte sorpresa dall’iniziativa costante dei Crimson Tide. Richardson, Kirkpatrick, Hightower, Barron e l’MVP difensivo del National Championship Upshaw: i primi giri del prossimo draft saranno infarciti degli ex allievi del Signore del Football Nick Saban.

Matt Barkley, USC Trojans

Il biondo Trojans ha fatto molto parlare di sé negli ultimi giorni quando ha spiazzato tutti ribadendo l’intenzione di completare la sua carriera universitaria a Downtown Los Angeles, buttando al vento la sicurezza di finire in una delle prime dieci chiamate del prossimo draft (e contribuendo al cambiamento di programmi di molte franchigie che si stavano attrezzando per puntare forte su di lui).

Di certo la notorietà se l’era già conquistata in precedenza, esponendosi in primis per riconquistare la fama nazionale che un programma vincente come quello di USC meritava, dopo le terribile sanzioni che l’avevano costretta alla mediocrità.

Lui più i suoi terminali naturali (Marquise Lee e l’esaltante Robert Woods), con l’esplosione del sophomore George Farmer, sono i papabili per occupare una delle prime tre posizioni del ranking nazionale all’inizio della prossima stagione.

Justin Blackmon, Oklahoma State Cowboys

In arrivo al piano di sopra, dove continuerà la tradizione di talentuosi ricevitori usciti dal campus di Stillwater. In stagione ha scherzato con tutti i difensori che si apprestavano a marcarlo, con il risultato di essere raggiunto solo quando aveva già le braccia ben alzate in end zone. Nella stagione della sua consacrazione lascia il ricordo indelebile della Big Ten vinta, la vittoria nella Bedlam series contro Oklahoma e nel Fiesta Bowl.

BCS System

Tutti lo criticano, tutti lo vogliono cambiare, tutti vogliono i playoff. E nonostante le polemiche per presunti illeciti che rimbalzano ogni anno, il sistema vigente è sempre lì. Premesso che lo ritengo un sistema piuttosto radicato nella cultura americana e pertanto apprezzabile nella sua originalità, continuo a chiedermi il motivo del perché sia ancora in piedi, se nessuno lo vuole.

Case Keenum, Houston Cougars

Il sesto anno si era presentato ad inizio settembre con il belligerante proposito di infrangere più record possibili NCAA e la missione può dirsi compiuta. Meno prevedibile era l’hype che si è andato a creare intorno ai Cougars che sono stati in gioco per un posto in un BCS Bowl fino alla bruciante sconfitta contro Southern Miss nel championship della Conference USA. All’interno del circo volante di Houston si è distinto anche il wide receiver Patrick Edwards, da non sottovalutare in proiezione del prossimo draft. Coach Sumlin conclude la sua avventura con i bianco-rossi insieme al suo giocatore più rappresentativo e dal prossimo anno si occuperà delle magagne di Texas A&M, approdata nella spietata SEC.

Larry Fedora

Uno dei protagonisti di quest’annata di football. I suoi Southern Mississippi Golden Eagles hanno prima spezzato i sogni di gloria degli Houston Cougars nel championship della Conference USA, poi sono riusciti ad aver la meglio contro una sempre ostica Nevada e la Pistol offense di coach Chris Ault, innestando la bandiera sulla vetta delle 11 vittorie. Il prossimo anno coach Fedora cercherà di rianimare l’inconcludente quanto talentuoso programma di North Carolina. Intanto due suoi ex alunni, il QB Austin Davis e il DE Cordarro Law, potreste vederli evoluire la domenica dal prossimo anno.

Robert Griffin III, Baylor Bears

Le favole esistono e il prodotto di Baylor ce lo ha ricordato in questa bellissima stagione di College Football. I primi sentori del suo straordinario cammino verso l’assegnazione dell’Heisman Trophy si erano già avvertiti nella prima uscita stagionale, quando i Bears avevano subito sgambettato TCU, fresca vincitrice del Rose Bowl, in un emozionante scontro. L’emozione ha continuato a crescere fino, per certi versi, l’incredibile epilogo di New York, dove il figlio di un ex ufficiale della Marina degli Stati Uniti ha battuto i più quotati Luck e Richardson nella votazione per il miglior giocatore della stagione. RGIII si è congedato dai suoi fans con uno shootout da record nell’Alamo Bowl contro Washington. Farraginoso il suo futuro al piano di sopra (dove sarà probabilmente una scelta top 10), ma – come ci ha insegnato Cam Newton lo scorso anno – contro certi sorrisi è difficile scommetterci contro. Superman.

Brady Hoke, Michigan Wolverines

L’isteria stava per prendere il sopravvento ad Ann Harbor, quando anche l’ultimo atto della deludente guida di Rich “gioco champagne” Rodriguez si era ormai consumato. In off season il board ha deciso di ritornare sui suoi passi, affidando il timone della squadra ad un ragazzo di casa, cioè proprio Brady Hoke. Già nei primi giorni di conduzione tecnica l’ex head coach di San Diego State riportava un vittoria determinante, strappando il consenso del suo giocatore più rappresentativo, il QB Denard Robinson, in maniera da adattare il suo talento strabordante ma altrettanto indisciplinato, all’interno dei suoi schemi. Il BCS Bowl è stata la ciliegina sulla torta per il lavoro di coach Hoke, che ha riportato il football di Michigan sulla cartina geografica. Il difficile verrà ora, cercando di riconfermarsi. Auguri.

Ryan Lindley, San Diego State Aztecs

Outsider. Visto nel bowl contro Louisiana-Lafayette (ok, non ho detto Alabama o che so io, comunque…) ha messo in mostra determinazione e attributi mica da ridere. Agli scout l’ardua sentenza.

Andrew Luck, Stanford Cardinal

Prima scelta assoluta del prossimo draft. Di lui si è già detto tutto, lascia Stanford con una serie di record impressionanti che sono troppo lunghi da ricordare. Giocatore pronto se ce n’è uno per lasciare immediatamente il segno al piano superiore, probabilmente avrà il difficile compito di sostituire Peyton Manning negli Indianapolis Colts, in ogni caso non proprio un salto al buio per la città che ospita la famosissima 500 miglia. Dopo Cam Newton, un’altra prima scelta di grandissimo spessore.

Casey Hayward, Vanderbilt Commodores

Voci mi giungevano durante la stagione regolare in coppia a sperticate lodi per questo senior cornerback di una dei team sorpresa, perlomeno per la SEC. Finalmente sono riuscito a gustarmelo nel bowl perso contro Cincinnati, durante il quale comunque il numero 19 ha dato prova di superiorità fisica, prima ancora che tecnica, e di un grande fiuto per i big play. Secondo me, non arriva al secondo giorno nel draft di aprile.

Taylor Martinez, Nebraska Cornhuskers

Devo ammettere che sono stato un fan della prima ora del sophomore californiano a cui Bo Pelini ha affidato le chiavi del suo attacco (piuttosto monocorde, a ben vedere). Anche dopo la sensibile flessione registrata nella seconda parte dello scorso anno, le aspettative per T-Magic erano altissime. Invece l’inverno del 2011 non ha convinto coloro che si aspettavano grandi passi avanti nella gestione globale del gioco del numero 3: nonostante l’incredibile predisposizione al gioco di corsa (che ha costituito l’asse portante del gioco offensivo degli ‘Huskers insieme al sempre generoso Rex Burkhead), la meccanica di lancio resta sempre macchinosa e tecnicamente insufficiente; inoltre, la lettura della partita non ha fatto registrare rilevanti evoluzioni. Rimandato, in attesa del suo anno da junior.

Michigan State Spartans

Dai che ci dai, finché qualcosa arriva. Primo bowl vinto sotto l’ala protettrice di Mark Dantonio, deus ex machina della rinascita del programma di East Lansing. Quest’anno ennesima vittoria nel derby con Michigan, strizzatina d’occhio alla storia grazie all’hail mary all’ultimo respiro contro Wisconsin e infine la gioia più grande per la classe di senior guidata dall’encomiabile Kirk Cousins nella vittoria al triplo overtime contro Georgia all’Outback Bowl.

Tyrann Mathieu, LSU Tigers

Nell’anno in cui i Tigers hanno dovuto salutare un freak come Patrick Peterson, ecco avanzare nella posizione di cornerback questo sophomore reclutato in casa. L’hype dovuto alle sue prestazioni e alle sue giocate decisive lo hanno fatto diventare un soggetto televisivo, ricercato da tutte le emittenti nazionali, grazie anche alla capigliatura biondo ossigenata, da cui il nickname “Honey Badger”. Gli innumerevoli big play e il suo straordinario atleticismo in copertura e nei ritorni da calcio (guarda caso proprio come Peterson, da cui si allontana per una conformazione fisica decisamente più longilinea) gli sono valsi la soddisfazione della chiamata a New York tra i finalisti dell’Heisman Trophy. Unica macchia lo schianto subito dai Crimson Tide nella finale, dove è stato sepolto con tutti i suoi compagni della difesa dalle costanti spallate dell’attacco avversario.

A.J. McCarron, Alabama Crimson Tide

L’MVP offensivo del BCS Championship che non ti aspetti, sebbene sono sicuro che coach Saban non sia rimasto sorpreso dall’efficace prestazione del suo quarterback, poiché ha da sempre consegnato le briglie del proprio attacco a ragazzi dal Q.I. footballistico (e non solo quello) altissimo, come il predecessore Greg McElroy. A.J. ha già raggiunto l’apice della propria carriera da sophomore, ora sta a lui convincere gli scout di poter scommettere su di lui.

Les Miles, LSU Tigers

Allenatore geniale come il suo dirimpettaio nel “game of the century”, è stato costretto a cedere il passo proprio all’ultimo, dopo una cavalcata a dir poco trionfale. La sua impronta è evidente sui Tigers versione 2011: la difesa è ritornata ai massimi livelli, permettendosi di non accusare il colpo della perdita di Patrick Peterson, prontamente sostituito dalla sensazione Tyrann Mathieu; l’attacco, da par suo, si è appoggiata alla straordinaria linea offensiva che ha favorito i giochi di corsa, mentre il passaggio è stato utilizzato per punire le difese stremate. Purtroppo per lui, nella rivincita con Alabama, il suo sistema di gioco si è inceppato bruscamente, costringendo i favoriti alla vittoria finale all’umiliazione di non mettere neanche un punto a referto. Uno dei punti di forza per tutta la stagione, il tandem di QB Jefferson – Lee, si è trasformato in un impiccio quando il primo stentava a dare un ritmo all’attacco intero. Per come Lee aveva egregiamente sostituito il collega sospeso all’inizio dell’anno, meritava di calcare il sintetico del Superdome.

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