Nick Saban ha fatto la storia vincendo il suo terzo titolo Bcs assoluto.

Proprio quando gli occhi cominciano ad abituarsi ai festival di punti e yards che caratterizzano la stagione dei Bowls, ecco arrivare i ragazzi che giocano da uomini e si comincia subito a fare sul serio. Erano in tanti, anche dopo aver visto l’inesistenza delle difese per tutta la durata della postseason collegiale, a chiedersi se mai si sarebbe potuto vedere un qualcosa di diverso dai numerosi overtime sopra ai 60 punti complessivi, o dalle squadre capaci di prendere meno dei 70 punti incassati dai Clemson Tigers davanti a tutta la nazione in un bowl Bcs, e la risposta, nella partita più importante dell’anno, non si è fatta attendere.

Tale risposta porta con sè tutto il sapore della rivincita, e conferma la legge non scritta che sancisce l’importanza capitale nel possedere una difesa di grande spessore, unico modo che si conosca per assicurarsi la vittoria finale. Lo spettacolo è un’altra cosa.

La vendetta posta in opera da Alabama è stata perfida e costosa per gli avversari, ai quali il messaggio dev’essere arrivato forte e chiaro. Louisiana State si è vista schiacciare in modo evidente tentando di opporre resistenza con una difesa che ha dato tutto, ciò dopo aver condotto i giochi per tutto l’anno, aver fatto annusare a tutte le dirette concorrenti il proprio senso di onnipotenza, scoprendo sì alcuni punti deboli, ma rimediando in tutte le occasioni riuscendo a portare a casa la vittoria contro chiunque.

Chi ha dominato tutto e tutti è stato a sua volta dominato. E quello che all’epoca fu etichettato come il game of the century – la precedente sfida di stagione regolare tra queste due università che vedeva la numero uno contro la numero due – si era rivelato essere uno scontro fondato sui piccoli dettagli, caratterizzato da due difese reciprocamente impenetrabili che avevano costretto le due squadre ad organizzare in fretta e furia una battaglia di field goals unici responsabili  per il 9-6 finale in favore dei Tigers.

Jeremy Shelley stavolta non ha tradito, segnando 5 calci importantissimi.

I concetti espressi da due reparti chiaramente allenati a livello professionale, sono rimasti gli stessi di quel precedente confronto, tuttavia con una sostanziale differenza. Il National Championship è stato una gara a senso unico, nella quale la miglior difesa della nazione, Alabama, ha preso le misure ad un attacco molto ben bilanciato e capace di enormi numeri, e lo ha reso pari ad una nullità.

In un epilogo capace di far restare sempre più attoniti ed increduli man mano che la partita faceva il suo corso, Louisiana State ha scritto la storia del college football dal lato sbagliato, diventando la prima università di sempre a subire uno shut-out in una gara Bcs. La grande macchina di Les Miles si è spenta nel momento meno opportuno. I difensori di ‘Bama erano dappertutto, ed hanno colpito con dolente precisione ogni avversario capitasse loro tra le mani.

Nick Saban, che ha portato i Crimson Tide al secondo titolo in tre anni e si è aggiudicato il terzo National Championship di carriera – record nell’era Bcs – ha tatticamente ingabbiato la sua ex squadra prevalendo nettamente nel duello con Miles, le cui armi più prolifiche sono state annichilite con la massima efficacia possibile. Un attacco capace di produrre 355 yards di media in regular season è stato umiliato al punto di non riuscire a toccare le 100 complessive. Gli oltre 35 punti medi racimolati dai Tigers sono diventati zero. I principali protagonisti offensivi sono stati simbolicamente legati ad una sedia ed imbavagliati: Spencer Ware, Michael Ford ed il freshman Kenny Hilliard hanno totalizzato 24 yards per un gioco di corse che ha prodotto 1.4 yarda di media a portata. Reuben Randle, l’asso dei big plays sul profondo, ha terminato con 3 ricezioni per 13 yards. Jordan Jefferson (11/17, 53 yards, INT), che dopo i problemi disciplinari vissuti ad inzio anno si era meritatamente ripreso il posto a discapito di Jarrett Lee, ha effettuato delle cattive decisioni sia in fase di lancio che in fase di gestione della option offense, quest’ultima parte consistente dell’attacco andata persa nel nulla più totale.

AJ McCarron è giovane, ma ha guidato con sicurezza il suo attacco.

Molto più bilanciato invece il reparto offensivo coordinato dalla calma e dalla precisione del giovane AJ McCarron, regista solido e capace di non strafare proprio come il suo predecessore Greg McElroy, un giocatore perfetto per un sistema offensivo funzionale e privo di eccessi. Nick Saban, conscio del fatto che il precedente scontro tra le due forze della Sec era stato in parte determinato dall’impossibilità di far correre Trent Richardson, ha intelligentemente impostato la gara diversamente togliendo a Miles lacuni punti di riferimento.

A McCarron è stata difatti data larga responsabilità come dimostrano i 34 lanci per lui chiamati (con 23 completi e 234 yards), ed il sophomore ha dimostrato di meritarsi quella fiducia davanti al palcoscenico più importante di tutti, mostrando una presenza nella tasca che non si può insegnare, movimenti per sviare i difensori sempre corretti, e la capacità di centrare sistematicamente le mani dei suoi ricevitori in special modo sulle tracce uscenti verso la linea laterale. Richardson è stato centellinato alternandolo al potente Eddie Lacy, fatto che gli ha permesso di esplodere in alcune situazioni fino a raccogliere 96 yards e la meta della staffa, la prima tra queste due università negli ultimi 8 quarti disputati.

Nonostante ciò Alabama ha prodotto con costanza, ma non è riuscita a rendere nelle ultime 30 yards, proprio come all’epoca di quel 9-6. Fondamentale, quindi, è stata la ritrovata precisione del kicker Jeremy Shelley, sul quale era gravata parte di quella sconfitta, il quale ha segnato 5 dei 7 calci tentati e stabilito un nuovo primato personale con il field goal di 44 yards scagliato nel terzo periodo. 15 dei 21 punti segnati dai Crimson Tide sono arrivati dal suo piede, cancellando vecchie frustrazioni e sostituendole con un bel titolo di campione nazionale, una rivincita dentro la rivincita.

L’inerzia della partita pareva determinata sin dalle prime battute. I Tigers hanno cominciato male pagando i tanti errori della linea offensiva, che già nelle prime serie di giochi andava a perdersi tra false partenze e cattivi snap del centro, parte del motivo per cui la squadra avrebbe passato la maggior parte della finale senza penetrare nel territorio avversario.  La difesa mancava un’importante sack su McCarron con il linebacker Ryan Baker, oltre a concedere una conversione di quarto down su finta di calcio ed uno dei tanti completi presi da Eric Norwood (78 yards in 4 prese), importante nel trasformarsi in punto di riferimento in sostituzione dell’infortunato Marquis Maze. I Crimson Tide hanno avuto successo sin da subito giocando sistematicamente la playaction sul 1° e 10 evitando eccessive concentrazioni su Richardson, difatti esploso con un paio di buoni guadagni nel quarto successivo.

Courtney Upshaw in una delle tante azioni dominanti della super-difesa di 'Bama.

Nel primo tempo i Crimson Tide mettevano tra i pali tre conclusioni si quattro tentativi (l’errore era arrivato su una palla bloccata dal DT Michael Brockers), mentre dall’altra parte Jefferson continuava a brancolare nel buio più pesto, nonostante Miles mischiasse in continuazione situazioni di no-huddle, option ed I-formation classica per tentare di ricavarne un minimo risultato, peraltro mai arrivato.

Qualsiasi fosse il ritmo proposto, la difesa colpiva duro dominando di continuo, rispondendo con giocate determinanti in grande quantità, spesso a firma del Mvp difensivo Courtney Upshaw e del collega di reparto Dunta Hightower, senza contare il prezioso apporto della coppia di defensive backs composta da Dre Kirkpatrick (ottimo anche nei placcaggi di special team) e dal sempre aggressivo Alex Barron. Ma nominare un giocatore sopra agli altri sarebbe delittuoso per una reparto difensivo che in maniera corale ha sfornato un big play dietro l’altro.

Il 9-0 veniva arrotondato di altre tre lunghezze grazie ad un drive che aveva saputo scovare perfettamente i matchup tra ricevitori e difensori, mettendo in evidenza l’altalenante prova di Tyrann Mathieu in copertura e confermando di poter giungere oltre la metà campo in maniera ormai automatica. Shelley, verso fine periodo, andava a sbagliare la seconda conclusione della sua gara, non facendo capitalizzare un orrendo intercetto lanciato da Jefferson in improvvisazione pura, raccolto da C.J. Mosley un istante dopo che il destinatario dell’ovale, Ware, si era voltato senza rendersi conto che la palla viaggiava verso di lui. Tuttavia il kicker si sarebbe rifatto poco più tardi, infilando il 15-0 con il suo career high.

Trent Richardson corre verso la gloria.

Con soli 8 minuti da giocare i Tigers superavano finalmente la linea delle 50 yards tentando la loro prima incursione significativa, posizione tuttavia peggiorata dall’ennesima falsa partenza della linea e poi annullata del tutto dal fumble commesso da Jefferson in un 4° e 18 che sapeva già di disperazione. Una difesa che ha tenuto più che ha potuto, sorretta dalle giocate di un Barkevious Mingo a tratti incontenibile, ha ceduto davanti alla visione del campo messa in mostra da Richardson, autore quindi dell’unico touchdown stagionale tra queste due rivali Sec andato a scrivere il definitivo 21-0, il quale ha puntellato una vittoria che lo stesso Saban ha apostrofato come la più dolce della carriera.

Non può essere altrimenti, dal momento che la sua difesa ha offerto una prestazione già entrata nella storia dalla porta principale dopo aver disputato una stagione a dir poco colossale, dimostrando una volta in più che per vincere i trofei che contano davvero difendere conta sempre più di tutto quanto, e che anche la migliore squadra del campionato può essere spazzata via se si è attrezzati come si deve.

Il resto è solo spettacolo.

Commenta

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.