Forse è prematuro dire chi siano le delusioni della stagione perchè tutte le squadre, vincendo il Torneo di Conference, otterrebbero un automatic-bid per il Tournament e quindi una chance per salvare almeno l’immagine.

Tuttavia, parlando di delusi non si può non partire da North Carolina, vice campione NCAA uscente che nella preseason AP Poll era al n.1 con ben 47 primi posti su 62, che si trova con le spalle al muro e per andare al Tournament deve vincere il Torneo dell’ACC.

Perchè una squadra che ha visto tornare il nucleo della scorsa stagione ed ha sostituto Brady Manek con Pete Nance sia in questa situazione non è facile da spiegare. Tutti tranne Nance hanno migliorato la media punti rispetto alla scorsa stagione e la percentuale dal campo della squadra è sostanzialmente invariata, come pure lo è il differenziale tra punti realizzati e subiti e le uniche differenze sono nel tiro da 3pti, sceso dal 36% al 30%, ed a rimbalzo dove UNC è passata dal +8,5 dell’anno scorso all’attuale +5.

Il motivo lo si trova guardano il record con le squadre del Quadrant1 perchè lo 0-9 lascia capire come i Tar Heels abbiano migliorato le statistiche nelle partite contro le squadre deboli perdendo di contro tutte quelle con le squadre più forti.

Kentucky che in preseason era al n.4, con la recente vittoria casalinga con #11Tennessee potrebbe salvare l’apparenza ma non la sostanza di una stagione caratterizzata dalle tante contestazioni a coach Calipari.

Sarà un caso ma in uno dei pochi anni non caratterizzati da un’ondata di super freshman, che invece arriveranno il prossimo Ottobre, 5 dei primi 6 realizzatori sono Senior tra i quali l’All-American Oscar Tshiebwe.

Il record 18-9 non è terribile ed il calendario che l’ha vista affrontare e perdere in partite di non-Conference con #3Kansas, #4UCLA e #12Gonzaga lo spiega e giustifica la SOS 23, ma la sconfitta casalinga con South Carolina (NET 243) e quella in trasferta a Georgia (NET 138) non sono ammissibili per chi ambisce ai piani alti.

Negli ultimi anni Calipari è stato messo spesso in discussione da stampa e tifosi soprattutto per il suo stile di gioco che non si è adattato al mutare dei tempi ma il suo “contratto a vita” da 8mln a stagione come coach e soprattutto una clausola rescissoria che quest’anno è intorno ai 45mln lo mettono abbastanza al sicuro. Il contratto da allenatore effettivamente scadrà nel 2029 ma sembra sempre più probabile che a breve la pressione diventerà eccessiva da sostenere e lui preferirà transare la sua uscita con alcune voci che lo davano in trattativa con Texas.

Duke probabilmente farà il Tournament ma rappresenterà una magra soddisfazione per i Blue Devils e l’esordiente coach Scheyer che puntavano molto più in alto.

Purtroppo per loro gli attesi freshmen non hanno avuto l’impatto sperato, con Dereck Lively II che ha lungamente deluso e si è autolimitato commettendo un fallo ogni 8′ di gioco e Dariq Whitehead che ha mostrato il talento solo a sprazzi, molto rari; chi invece ha superato le attese è stato Kyle Filipowski, un 7′ che può tirare da 3pti (deve però migliorare l’attuale 29%) ma anche fintare e penetrare ed ha una struttura fisica adatta all’NBA di oggi.

Il record 20-8 non è male ma se scorporiamo le 14 vittorie ottenute al Cameron Indoor, rimane un 6-8 che abbinato al 3-7 nelle partite contro squadre del Quadrant1 non rassicura in prospettiva futura.

La perdita di Collin Gillespie doveva essere compensata dal ritorno in campo di Justin Moore reduce dalla rottura del tendine d’achille e dall’arrivo di Cam Whitmore, un probabile one-and-done ma per coach Kyle Neptune a Villanova è mancato l’ultimo centesimo per fare un Euro.

I Wildcats sono 14-14 ma ben 10 sconfitte sono arrivate con distacchi inferiori ai 10 punti e 6 di queste contro squadre del ranking.

Whitmore con ogni probabilità andrà al piano di sopra perchè ha una fisicità ed un atletismo difficili da trovare alla sua età ma qualche dubbio sull’affidabilità è sorto perchè uno col suo talento non può, per 10 volte in stagione, realizzare meno di 10 punti.

Negli ultimi due anni Juwan Howard ha portato Michigan tra le Elite Eight prima ed alle Sweet Sixteen poi e se anche si sapeva che avrebbe perso diversi giocatori della rotazione, rimaneva la stella Hunter Dickinson ed arrivava una discreta classe di freshman.

Purtroppo per i Wolverines Dickinson in questo terzo anno ha si migliorato la percentuale da 3pti, anche se con pochi tiri per partita, ma nel complesso non ha fatto passi avanti e non sono bastati Kobe Bufkin, salito da 3 a quasi 13ppg, né Jett Howard, figlio del coach, che ha mostrato un talento rimasto parzialmente nascosto nelle high school.

Nonostante le sole 10 palle perse per partita ai Wolverines è sempre mancato il colpo di reni finale e le 10 sconfitte contro squadre del Quandrant 1 sono arrivate tutte per 6 o meno punti di scarto.

Nella PAC12 si pensava che la principale avversaria di UCLA ed Arizona sarebbe stata Oregon ma i Ducks sono andati subito in difficoltà perdendo 4 delle prime 6 partite e non si sono più ripresi.

Si pensava che una squadra esperta con l’innesto di Kel’el Ware avrebbe potuto fare il salto di qualità necessario per tornare al Tournament ma sono mancate la chimica ed il killer instinct per cui Oregon ha perso le ultime 3 partite di pochi punti ma se con UCLA ci può stare, le sconfitte con Washington e Washington State sono molto pesanti da assorbire.

A parziale giustificazione dell’attuale 15-13 dei Ducks c’è una SOS 8 che attesta la difficoltà del calendario anche se il risultato non cambia.

 

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