Midwest Regional spaccato in due: nella parte alta due super partite (e adesso una super sfida tra Kentucky e Louisville) e nella parte bassa due match a senso unico fin dai primi minuti per Tennessee e Michigan.

La notizia dell’ultimo round è l’eliminazione di Wichita State dal torneo. L’unica sconfitta della stagione, ma arrivata in un momento bruciante. Ecco come sono andate le singole partite

Louisville-Saint Louis 66-51

Non lasciatevi ingannare dal punteggio, questa è stata una delle partite più dure e fisiche dell’intero torneo e fino a pochi minuti dalla fine i Cardinals, pur sempre in vantaggio, avevano alle calcagna i Billikens.

La differenza l’hanno fatta le difese: forte quella di Saint Louis, ma ancora meglio quella di Louisville, che a un certo punto ha staccato la spina all’attacco degli avversari. E da lì in poi ha iniziato a comandare.

Saint Louis ha provato subito a metterla sul fisico e sui gomiti, ma fortunatamente gli arbitri non hanno lasciato correre troppo (anche se il match è stato letteralmente da ultimate fighting) e in più i Billikens non hanno messo letteralmente un solo tiro da 3 (0-15 alla fine, record storico per il torneo) e 1-20 in totale da fuori area, statistiche che fanno capire quanto siano forti, visto che nonostante le percentuali orribili sono sempre stati attaccati ai Cardinals.

Alla fine i 21 punti di Luke Hancock (che ha tentato ben 12 triple) hanno fatto la differenza, così come gli 11 rimbalzi di Montrezl Harrell. La star di Saint Louis, Jordair Jett ha chiuso con 15 punti ma con un sanguinoso (e inusuale per lui) 3-9 dalla lunetta.

Wichita State-Kentucky 76-78

Senza discussioni la partita più bella del terzo turno. Così bella che, come sempre accade col senno di poi, molti si sono lamentati del seed troppo basso di Kentucky. In questo senso a match appena finito John Calipari, coach di UK si è tolto un sassolino dalla scarpa dicendo espressamente che “forse qualcuno deve riflettere sulla testa di serie che ci hanno assegnato”.

Al di là delle consuete polemiche da March Madness l’incontro è stato eccezionale. Per tecnica, talento, fisico ed emozioni. L’ha spuntata Kentucky che nel secondo tempo ha cavalcato il tiro da fuori di Aaron Harrison (4-7 da 3) e James Young (3-5 da 3 compreso quello decisivo nel finale di gara), la capacità di procurarsi liberi di Andrew Harrison (20 punti) e qualche fiammata di talento di Julius Randle (13 punti, 10 rimbalzi e 6 assist).

La difesa di Kentucky non è tecnica come quella di tante altre squadre, ma puntando sul fisico i wildcats cambiano su ogni blocco e questo ha complicato la vita ai piccoli di Wichita State.

Nonostante questo Ron Baker è riuscito a fare la sua partita (20 punti) con qualche canestro anche in momenti chiave del match. Il vero “mostro” in campo però è stato Cleanthony Early che con i suoi 31 punti (8-11 da 2, 4-6 da 3) si è aggiuduicato la palma di star della serata. Il problema è che oltre a Baker-Early, a parte una fiammata iniziale di Lufile, gli altri hanno dato poco e il talento e il fisico di UK hanno fatto la differenza (32-23 a rimbalzo alla fine)

Tennessee-Mercer 83-63

All’inizio dell’anno avevamo dato i Volunteers come terza forza della SEC dopo Kentucky e Florida. Ci hanno messo parecchio a carburare, ma adesso sono una squadra davvero temibile. Come sempre accade, il segreto è la distribuzione di compiti, responsabilità e punti.

Con la vittoria su Mercer, la SEC manda tre squadre alle Sweet 16, cosa che non succedeva dal 2007. Parliamo tanto di Tennessee perché la partita, in sostanza, non c’è mai stata. Diamo il dato dei rimbalzi che è significativo: 41-19.

Alla fine i Bears si attaccavano alle braccia dei Volunteers e hanno commesso anche una marea di falli non sanzionati, ma tanto non serviva, perché qualche giocatore di Tennessee usciva sempre con la palla in mano. Oddio… qualche… diciamo che uno in particolare, Jarnell Stokes, ha fatto vedere i sorci verdi a Daniel Coursey che tanto aveva invece fatto penare Duke.

Stokes ha chiuso con 18 rimbalzi (cioè da solo tanti quanti tutta Mercer) un record per l’università al torneo. Aggiungiamo il career high di Josh Richardson e i 18 punti di Antonio Barton e capite come la partita sia stata a senso unico, visto che il miglior realizzatore della squadra (Jordan McRae) si è preso una giornata di relax.

Texas-Michigan 65-79

Garantisco che Texas è squadra tosta, determinata, giovane e vogliosa. Ma contro Michigan in versione Creighton c’è stato poco da fare. La partita è iniziata come un tornado, con una pioggia di triple e i Wolverines che non sbagliavano mai.

Scavato il solco iniziale poi c’è stato poco da fare, anche perché quando l’attacco di Michigan gira in scioltezza, la truppa di John Beilein gioca sul velluto (Nik Stauskas career high a 8 assist), perde pochi palloni (solo 4 alla fine) e difende anche meglio. Michigan chiude con 14-28 da 3 punti.

Ancora una volta però senza Jordan Morgan (che sta facendo un torneo strepitoso) i Wolverines non sarebbero riusciti a vincere così facilmente. Punti quando serve (15), rimbalzi sempre garantiti (10) e quella buona dose di sicurezza sotto canestro.

L’unico in palla fin dai primi minuti per Texas è il freshmna Isaiah Taylor, che chiude con 22 punti e fa ben sperare per il futuro (c’è solo un junior in squadra). Ma Taylor da solo non poteva fare molto contro Wolverines così determinati e precisi.

 

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