20140204-015145.jpgSe speri di giocare bene contro Michigan State, scordatelo. Se speri di riuscire a eseguire i tuoi schemi offensivi senza problemi contro gli Spartans, sei un pazzo o un visionario.

La squadra allenata da Tom Izzo quest’anno sembra aver accentuato una delle caratteristiche che l’hanno resa famosa nelle ultime stagioni: la difesa fisica (e costantemente al limite del fallo).

Prima di partire con l’analisi prendiamo in considerazione qualche dato sui tiri liberi tentati delle ultime partite delle avversarie

Iowa vs Michigan State 43
vs Northwestern 20
vs Michigan 21
vs Minnesota 37
vs Ohio State 26

Michigan vs Michigan State 30
vs Iowa 16
vs Wisconsin 14
vs Penn State 19
vs Nebraska 9

Indiana vs Michigan State 26
vs Nebraska 14
vs Illinois 19
vs Northwestern 17
vs Wisconsin 10

Tom Izzo (coach Michigan State)

Tom Izzo (coach Michigan State)

Sono dati parziali ma relativi al torneo della Big Ten quindi tutti riguardanti partite “vere” che permettono di avere almeno un colpo d’occhio su quante volte va in lunetta una squadra (contro gli Spartans) rispetto alle sue medie.

Il senso è che la truppa di Izzo gioca in maniera dura, sempre… e piuttosto ti manda in lunetta. Per gli spettatori a volte si tratta di match complessi da gustare, ancora di più quando c’è equilibrio tra le squadre in campo. Brutta la partita contro Kentucky, brutta quella contro North Carolina, brutta quella contro Ohio State, bruttissime le ultime tre contro Indiana, Michigan e Iowa.

Gare intense, combattute, equilibrate e che quindi spesso risultano poi appassionanti, ma nelle quali il “bel gioco” (per quanto significato possa avere questa locuzione nel basket contemporaneo) non fa capolino.

I giocatori di Michigan State lottano su ogni pallone, si attaccano ai garretti, ti strappano la palla quando ormai credevi di aver segnato due punti facili, conquistano il rimbalzo in mezzo a una selva di avversari. Le loro partite sono guerre e il loro generale, coach Izzo, sta in piedi a bordo campo con gli occhi furbi e guizzanti, lanciando occhiate agli arbitri e ai suoi atleti.

Gary Harris (Michigan State)

Gary Harris (Michigan State)

La squadra ha due star: la prima è la guardia Gary Harris (sophomore) e la seconda è il lungo e versatile Adreian Payne (senior). La regia è affidata a Keith Appling, entrato al college con i riflettori che lo volevano play da Nba, che invece oggi ha perso qualche quotazione pur rimanendo un buon tiratore e un eccellente difensore. Insieme a loro in quintetto ci sono Matt Costello, spigoloso centro bianco e uno a scelta fra Danzel Valentine e Branden Dawson.

Harris è una delle star della squadra, guardia di 193 cm dalle grandi doti difensive ma anche letale in attacco. Sempre in controllo, Harris si distingue ancor più che per il suo 1vs1 per la sua capacità di gioco senza palla. Il suo essere costantemente in movimento lo rende pericolosissimo perché riesce a farsi trovare libero dalla lunga distanza ma anche a sfruttare i blocchi dei compagni (gira benissimo sul ricciolo).

Adreian Payne (Michigan State)

Adreian Payne (Michigan State)

Payne invece è un classico all-around, un 208 cm capace di tirare dall’arco (in percentuale tira meglio lui di Harris o Appling) ma che nel corso degli anni ha sviluppato e potenziato i movimenti in post basso diventando un perfetto prospetto Nba, anche se è probabile che, vista la mole di talento prevista per il prossimo draft, finirà scelto in basso.

Tra tutti gli atleti del roster, Dawson è invece un po’ l’epitome di Michigan State, un lottatore di 1,98 dal fisico d’acciaio che gioca in due ruoli (senza tirare mai dall’arco), difende su chiunque, prende i rimbalzi e attacca costantemente il ferro. Il talento è relativo e dopo l’anno da freshman in cui sembrava destinato a diventare una star, poi è andato un po’ in calando, ma ha comunque assorbito in pieno i concetti di Michigan State.

Branden Dawson (Michigan State)

Branden Dawson (Michigan State)

In questo momento Dawson e Payne sono infortunati, il che rende Michigan State una squadra più prevedibile in attacco, che però sta sfruttando molto il collettivo (soprattutto in difesa). Il tuttofare Valentine è stato chiamato a un ruolo di maggior peso, Alex Gauna è entrato stabilmente nelle rotazioni fra i lunghi e grandi responsabilità sta avendo anche Travis Trice. Il freshman Kenny Kaminski invece ha il compito di scardinare le difese dall’arco e insieme a lui stanno avendo minuti importanti altri due giocatori al primo anno come Alvin Ellis e Gavin Schilling.

Rotazioni vorticose, molti falli spesi, difese che continuano a cambiare senza dare punti di riferimento agli avversari (dopo la partenza di Brad Stevens coach Izzo è stato votato dai colleghi il più “tattico” della Ncaa) e un attacco che prevede spunti di flex, isolamenti in post per Payne e grande movimento senza palla. Questa è Michigan State, che per molti, grazie alla sua esperienza e solidità, sarà fino all’ultimo una seria candidata alla Final Four.

ps. Poco dopo aver finito l’articolo Michigan State ha perso in casa di Georgetown, la quale ha tirato 24 tiri liberi contro una media di 16 nelle ultime 4 partite. Per una volta una statistica postuma che conferma una tesi…

Da www.ncaabasket.net (Twitter: @ncaabasketnet)

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