Dopo quattro settimane piene di college basket è legittimo iniziare a occuparsi non solo delle big, ma anche di quelle squadre che finora hanno battuto le aspettative degli esperti, ottenendo vittorie non preventivabili alla vigilia della stagione. Tra queste c’è sicuramente Massachusetts, squadra che al momento è ancora imbattuta e che per la maggior parte dei commentatori è la vera sorpresa di inizio campionato.

Gioco (Umass)

Gioco (Umass)

La stagione è iniziata con la vittoria abbastanza netta su Boston College (che dal canto suo è stata finora una delle squadre-delusione), ma era il 10 novembre ed era solo la prima partita. Però si era già intuito qualcosa, visto che il play Chaz Williams si è presentato con 20 punti (15 dei quali nel secondo tempo) e 5-5 da dietro l’arco, mentre Cady Lalanne è partito con il career-high a 27 punti. Dopo quella prima vittoria i Minutemen hanno sconfitto LSU, Youngstown State, Nebraska, New Mexico, Clemson, Eastern Michigan e BYU in un crescendo di prestazioni, finito appunto con la battaglia stellare all’ultimo canestro contro Brigham Young. E per la prima volta dal 1998 Massachusetts è tornata nel ranking della Ncaa.

Derek Kellogg (coach Umass)

Derek Kellogg (coach Umass)

Prima di parlare dei singoli giocatori, errore che si fa spesso nel college basket (e forse in generale nel mondo della pallacanestro), guardiamo al sistema che ha permesso a Umass di stupire in questa prima parte di stagione. A questo punto ci si aspetterebbe il racconto di un particolare schema o di una particolare filosofia di gioco che nel tempo ha dato i suoi frutti, mentre in realtà non è così. Massachusetts basa la sua forza su due variabili: velocità e distribuzione delle responsabilità, ma questi due concetti sono stati sviluppati solo di recente, perché quando coach Derek Kellogg è arrivato a Umass la sua idea era di importare l’attacco “dribble-drive”.

John Calipari (coach Kentucky)

John Calipari (coach Kentucky)

A questo punto dobbiamo fare un ulteriore passo indietro e parlare di Kellogg, che ha iniziato a pensare di poter diventare un allenatore già quando era giocatore. Trivial: di che squadra? Risposta: ovviamente Massachusetts, che a quel tempo era allenata da John Calipari, che oggi siede sulla panchina di Kentucky. Kellogg è poi stato assistente allenatore proprio di Calipari a Memphis dove nello staff c’era anche Vance Walberg, considerato il guru dellla dribble-drive offense. Sintetizzando, questo tipo di attacco prevede spaziature particolari, finalizzate all’1 vs 1 con particolare attenzione alla penetrazione dal palleggio. Morale: perché funzioni bisogna avere grandi attaccanti dal palleggio. Nome e cognome dell’attacco di Memphis? Derrick Rose.

Arrivato a Umass nell’aprile del 2008 Kellogg si è portato dietro proprio Walberg, ma la dribble-drive con Umass non ha mai funzionato. L’impressione diffusa era che i giocatori fossero confusi in campo e comunque ai Minutemen è sempre mancato il play-guardia di talento che potesse incarnare appieno i principi di quell’attacco e guidarlo da leader, come era stato per Derrick Rose a Memphis, ma come è stato poi per tanti altri che Calipari ha reclutato (ad esempio John Wall a Kentucky o quest’anno i gemelli Harrison). Il succo è che fin dall’inizio il rapporto tra Walberg e il New England non ha funzionato. E così Kellogg si è trovato a dover in qualche modo costruire una nuova filosofia di gioco sulle ceneri (e dalle ceneri) di quella dribble-drive che lo aveva deluso e che aveva deciso di abbandonare.

Veniamo così alla squadra del 2013. La descriviamo con una serie di aggettivi: veloce, aggressiva, energica, elettrizzante. La filosofia? Costringere le squadre avversarie a giocare sempre un po’ più veloce di come sono abituate, a partire dalla difesa. Che sia pressing tutto campo, oppure zone-trap a metà campo, oppure semplice aggressività, l’importante per Umass è scardinare i punti di riferimento dell’attacco degli avversari, generare più palle perse della media e giocare in transizione. Raramente si vedrà Massachusetts tirare al limite dei 35 secondi. In sostanza la squadra è una specie di antitesi della tipologia-Wisconsin.

Chaz Williams (Umass)

Chaz Williams (Umass)

Questa filosofia di gioco ha già portato il college a chiudere la stagione per due anni di fila con almeno 20 vittorie (e due convocazioni al NIT), ma quest’anno sembra che gli ingredienti siano quelli perfetti per rendere questo approccio aggressivo ancora più vincente.

L’anima della squadra è Chaz Williams, play senior di 1,75 che oggi è senza alcun dubbio una delle migliori PG dell’intera nazione. Viaggia a 17,5 punti a partita con il 43% da 3 punti, 3 recuperi di media e… 7,6 assist, specialità in cui è il secondo assoluto di tutta la Ncaa.

La partita contro BYU non è stata citata a caso. Anzi, se trovate il torrent da qualche parte scaricatela, perché erano 15 anni che nessun giocatore chiudeva con 32 punti ma anche 15 assist (avete letto bene) una partita di Division I. Ah, numero di palle perse a fronte di 15 assistenze dispensate a 100 km/h? Solo una. Ed ecco chi è Chaz Williams.

Cady Lalanne (Umass)

Cady Lalanne (Umass)

La “bestia” dei tabelloni è invece quel Cady Lalanne che ha iniziato la stagione con il career-high e che l’anno scorso è stato fermo per infortunio. Quest’anno è tornato con la voglia di lottare: viaggia a 10,4 rimbalzi di media, ma è secondo in tutta la Ncaa per carambole offensive, prendendone 5,3 a partita.

Al di là dei singoli però è la squadra di Umass, nel suo complesso, che fa impressione. Nel ranking RPI è prima della nazione (dietro di lei sul podio Kansas e Wisconsin), ha 5 giocatori in doppia cifra di media  (oltre a Williams e Lalanne anche Sampson Carter, Raphiael Putney e Derrick Gordon) e ne ha altri due che sfiorano i 7 di media, cioè Maxie Esho e Trey Davis. In più tra i giocatori stabili della rotazione non c’è nessun freshman.

Raphiael Putney (Umass)

Raphiael Putney (Umass)

Il loro gioco in velocità fa sì che affrontino il meno possibile le difese schierate, di conseguenza spesso i rimbalzi sono più dinamici e premiano chi è più rapido di riflessi e soprattutto si finisce col tirare più vicino a canestro e infatti Umass genera il 58% della sua produzione da 2 punti e solo il 19,5% da 3, il che la rende meno esposta alla serata storta al tiro e meno dipendente dalle percentuali dei suoi esterni.

L’unica sfortuna di Massachusetts è che quest’anno anche altre squadre della Atlantic-10 sembrano abbiano imbroccato la loro migliore stagione (oltre alle solite VCU e Saint Louis stanno facendo bene anche George Washington e Dayton), ma è chiaro che dopo un inizio così entusiasmante a Massachusetts (che in passato ha avuto giocatori del calibro di Julius Erving o Marcus Camby) hanno ripreso a pensare in grande.

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