Che succede a Duke, Kansas e Kentucky?

Paradossale come la sorte quest’anno accomuni queste università di grande blasone, che hanno reclutato i tre giocatori più forti dell’high school (rispettivamente Jabari Parker, Andrew Wiggins e Julius Randle) e che però hanno già perso due partite a inizio stagione.

Il ranking al 10 dicembre dice che Duke è la numero 8, Kentucky la 11 e Kansas la 13 quando a inizio anno erano tutte racchiuse nelle prime 5 posizioni. Dopo aver visto un po’ di partite è possibile affermare che i problemi di queste squadre sono diversi.

Julius Randle (Kentucky)

Julius Randle (Kentucky)

Partiamo dunque da Kentucky e Kansas che hanno un problema simile: tantissimo talento, ma molti giocatori giovani e chimica da trovare.

Guardando alle ultime due sconfitte di entrambe le università: Kentucky contro Baylor e Kansas contro Colorado, in entrambi i casi la sensazione netta era che i giocatori sapessero di poter tranquillamente vincere. Ed è vero che in entrambe le partite ci sono stati momenti di dominio assoluto (più netto per Kentucky) ma il problema da inizio anno è la continuità.

Andrew Harrison (Kentucky)

Andrew Harrison (Kentucky)

Kentucky fa paura agli avversari, ed è un dato abbastanza chiaro. Lo dimostra il fatto che sia Michigan State sia Baylor (le due L dei Wildcats) abbiano sostanzialmente giocato 40 minuti di zona, quando invece normalmente (soprattutto gli Spartans) difendono a uomo.

La scelta è logica perché sotto canestro con Kentucky non si patteggia, il tasso di fisico e atletismo non è eguagliabile a quello di nessuna squadra della Division I. E allora ben venga la zona, che inevitabilmente rallenta l’attacco della squadra allenata da John Calipari.

Va detto che Kentucky sta migliorando partita dopo partita sia per percentuali di tiro ma soprattutto per qualità dell’attacco e contro Baylor ha mostrato in alcuni casi movimenti offensivi efficaci. Il problema è difensivo, con i Wildcats che si affidano troppo al loro talento e alla stoppata in aiuto. Il risultato? Nell’incontro con i Bears sono stati puniti da Kenny Chery, play intelligente che ha sfruttato tutti i tiri dalla media NON-contestati che gli sono stati lasciati sul p&r dalla coppia Andrew Harrison-Julius Randle.

Alex Poythress (Kentucky)

Alex Poythress (Kentucky)

E’ chiaro che UK affronterà ancora molta zona ed è chiaro che sta migliorando. Ma il vero passo avanti, soprattutto nelle partite con squadre competitive (come è Baylor) dovrà farlo in difesa e nella continuità sui 40 minuti.

I Wildcats finora in ogni incontro hanno avuto accelerate mostruose. Ma poi il team si siede sui vantaggi acquisiti e non riesce a uccidere la partita, complici anche i tanti freshman in squadra (nel quintetto ci sono quattro giocatori al primo anno e solo Cauley Stein al secondo). A questo si aggiunga che Alex Poythress (uno dei pochi sophomore) non sembra ancora aver trovato la sua collocazione in squadra e sta subendo un’involuzione simile a quella di Glenn Robinson III a Michigan.

Tarick Black (Kansas)

Tarick Black (Kansas)

Kansas ha problemi simili. Tra i giocatori di esperienza dovrebbero esserci Tarick Black, transfer da Memphis che era stato corteggiato anche da Duke in estate e il sophomore Naadir Tharpe. Peccato che il primo si stia rivelando davvero deludente, senza incidere su nessun lato del campo (e a Memphis sorridono visto che l’hanno sostituito con il freshman Nichols che invece ha iniziato la stagione alla grande) mentre il secondo sembra sempre un po’ avulso dalla manovra offensiva.

Per il resto c’è un altro giocatore al secondo anno (Perry Ellis, l’unico solido e continuo di tutto il team) e poi molti freshman, a partire da the-next-Lebron Andrew Wiggins che sta un po’ faticando ad adattarsi al basket di college. Intanto ha spesso problemi di falli e poi ha un tiro non ancora continuo. Certo, regala almeno un’azione da highlights a partita e in campo aperto resta quasi unico in Division I. Ma soprattutto al college, dove spesso l’attacco si svolge a metà campo, Wiggins fa fatica.

Andrew Wiggins (Kansas)

Andrew Wiggins (Kansas)

Una nota positiva è che Wiggins, anche contro Colorado, nel secondo tempo ha mostrato di volersi caricare la squadra sulle spalle e ci è riuscito quasi fino alla fine, quando però un tiro libero sbagliato ha sostanzialmente condannato Kansas alla sconfitta.

Altre note positive sono le prestazioni della guardia/ala Wayne Selden e del centro Joel Embiid, freshman che sembrano molto più pronti di quanto non si pensasse in fase di reclutamento. Ma chi gestisce più palloni (possessi) in squadra? Un altro freshman, ovvero Frank Mason, il play trottolino (1,80) che ha stupito tutti fin dalle prime gare di stagione. Attenzione però: il fatto che i possessi decisivi (anche nel finale contro Colorado) li gestisca Mason la dice lunga sulla necessità di Kansas di trovare equilibrio offensivo. Il tutto contando che la squadra ha una buona difesa, ma non più quella sorta di saracinesca che era l’anno scorso. E ora va a far visita a Florida che per quanto acciaccata dovrebbe essere un osso duro.

Quinn Cook (Duke)

Quinn Cook (Duke)

Veniamo ora a Duke, che invece sembra avere un altro tipo di problema. La squadra è guidata da un junior in regia (Quinn Cook) e in quintetto schiera ben due senior e solo un freshman, che si chiama Jabari Parker. Quindi il problema dell’inesperienza non c’è.

Ce ne sono invece altri due: il primo è che il team è Parker-dipendente, il secondo è la presenza sotto canestro. Parker finora ha gestito il 31,9% dei possessi della squadra (molto più anche di Randle a Kentucky) e ha preso il 34,1% dei tiri dei Blue Devils. Morale: se fermi Parker hai fermato Duke.

Jabari Parker (Duke)

Jabari Parker (Duke)

Più facile a dirsi che a farsi, visto che finora Parker ha preso il college come una specie di super allenamento in vista della Nba. A memoria pochi giocatori hanno messo in mostra al primo anno un repertorio così vasto di movimenti (catch-and-shoot, tiro dal palleggio, tiro dietro al blocco, virata dorsale, tiro in allontanamento, post basso).

Oggi Parker è la più probabile chiamata n° 1 del draft, anche più di Randle che è molto più forte fisicamente e potenzialmente devastante (passa anche bene il pallone) ma più mono-dimensionale e propenso alle palle perse. Però, per quanto Parker sia fenomenale, le difese della Ncaa sanno come prendere le misure ai giocatori e quando Parker fatica, fatica tutta Duke.

Amile Jefferson (Duke)

Amile Jefferson (Duke)

Non solo, ma la squadra di quest’anno, è una delle più perimetrali delle ultime stagioni. Dopo la sofferta vittoria contro Vermont (91-90) coach K ha tolto dal quintetto Amile Jefferson e nelle ultime 3 partite ha giocato sostanzialmente con 5 piccoli, lasciando Jefferson pochi minuti. Morale, già storicamente in attacco Duke dipende molto dal suo tiro da tre, ma adesso ha un problema difensivo.

I dati lo dimostrano e indicano che la squadra commette molti falli ed è (tra le big) una delle peggiori a rimbalzo, e infatti concede un sacco di secondi tiri agli avversari. Questo tipo di difficoltà, non legate tanto a talento e chimica, ma più “costitutive”, difficilmente si potranno risolvere nel corso della stagione, rendendo quindi Duke più soggetta ad alti e bassi.

Prossimi match importanti

10 dicembre – Kansas-Florida
14 dicembre – Kansas-New Mexico
14 dicembre – Kentucky-North Carolina
19 dicembre – Duke-UCLA
21 dicembre – Kansas-Georgetown
28 dicembre – Kentucky-Louisville
4 gennaio – Duke-Notre Dame

Da www.ncaabasket.net (Twitter: @ncaabasketnet)

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