hanc668Louisville-Wichita State è stata una gara bellissima, intensa, appassionante, combattuta, piena di errori e di colpi di scena. Il meglio che si possa chiedere al college basket. Molti tiri sbagliati, è vero, da una parte e dall’altra, ma quasi mai figli di cattivo basket quanto invece di grandi difese.

A dire il vero è stata anche una partita strana e negli Stati Uniti qualcuno ha scritto che nel momento in cui Louisville è stata in difficoltà, è stata salvata ancora una volta da Kevin Ware.

Il giocatore di Louisville, assente dalla gara a causa del terribile infortunio patito nel match precedente contro Duke, era però a bordo campo in stampelle. Qualcuno ha scritto che deve aver pregato per i suoi compagni, e che le sue preghiere, visto quello che gli è successo, non potevano non far breccia tra gli dei del basket. Qualcuno dice che semplicemente ha motivato i suoi nel momento giusto.

Sì perché Louisville è stata in difficoltà, in maniera quasi impensabile. Per dirla tutta, riavvolgendo il filmato degli ultimi entusiasmanti minuti non si riesce quasi a capire come abbiano fatto i Cardinals a portare a casa la partita. Wichita State è sempre sembrata tonica, reattiva, pronta sia in attacco sia in difesa. Ma le pochissime (davvero pochissime) esitazioni e incertezze hanno permesso alla squadra di coach Pitino di portare a casa la vittoria finale col punteggio di 72-68.

Wichita è subito partita forte: 8-0 con 0-4 dalla lunetta di Russ Smith (tiratore da 80% abbondante in stagione). Poi Louisville ha piazzato il controbreak: 9-0. Dopo i primi fuochi d’artificio la gara ha continuato in equilibrio, con gli Shockers e i Cardinals a sorpassarsi a vicenda. E ogni volta il pensiero era: da un momento all’altro Louisville partirà e metterà un margine di distanza, o Peyton Siva guiderà i suoi con un’accelerata, oppure Gorgui Dieng si farà valere sotto canestro. Niente di tutto questo.

Wichita State ha tenuto il campo con una sicurezza, una sfrontatezza e una maturità da grande squadra. Ha retto la pressione sui portatori di palla, ha tirato bene, ha lucrato rimbalzi offesivi fino all’ultimo istante del match. E pian piano che scorrevano i minuti nella gara la sensazione che gli Shockers potessero vincere si faceva sempre più netta.

Il primo tempo si è chiuso 26-25 per la squadra allenata da Gregg Marshall, che ha terminato avanti solo di un punto perché Russ Smith si è travestito da grande tiratore da 3 (normalmente non lo è) e con un 3-3 dalla lunga distanza ha sempre ricacciato indietro gli Shockers o ricucito gli svantaggi.

Nel secondo tempo Wichita State ha fatto anche meglio, arrivando fino a 12 lunghezze di vantaggio sulla tripla di uno strepitoso Clenthony Early. Mancavano 13 minuti alla fine del match e Wichita State sembrava in completo controllo.

Al di là della statistica (Louisville non era mai stata così sotto nel torneo) i ragazzi di Pitino sembravano confusi. Oltre a Early di cui abbiamo detto, Malcom Armstead faceva lo slalom dribblando il pressing dei Cardinals, il freshman Ron Baker segnava da 3 ogni volta che poteva e Carl Hall faceva venire gli incubi sotto canestro a Louisville.

Sensazioni sparse in quel momento
– Gregg Marshall grandissimo allenatore
– Wichita State in pieno controllo
– Louisville se non trova ritmo in difesa fa fatica in attacco
– Peyton Siva, Gorgui Dieng, Chane Behanan e Wayne Blackshear sono rimasti nello spogliatoio
– Smith non può reggere da solo l’attacco di Louisville

I Cardinals erano così in bambola che Ware si è alzato in stampelle dal suo posto e si è aggregato al gruppo durante un time out.

“Ci ha detto che dovevamo fare uno sforzo, dovevamo darci una svegliata”, ha raccontato poi Siva. “Sapevamo tutti quanto la partita fosse importante per lui e lui ha cercato di darci le giuste motivazioni e ci è riuscito”.

Più concretamente (e forse più sinceramente) Smith ha commentato: “Speravo che accadesse qualcosa, che riuscissimo a riprenderci, ma non avevo idea di cosa potesse sbloccarci”.

Ed ecco arrivare il giocatore che non ti aspetti: Tim Henderson. Potenza delle Final Four, che per certi versi sono una enorme favola americana (e per questo sono entusiasmanti), quasi sempre accade qualcosa che sa di miracoloso.

Henderson è stato sostanzialmente costretto a giocare minuti importanti proprio a causa dell’assenza di Ware. Totale punti in stagione per Henderson? 16 in 38 partite. Totale nella gara contro Wichita State? 6 punti, tutti di importanza capitale. Nel momento del bisogno ha segnato due triple consecutive che hanno ridato speranza ai Cardinals.

Quest’anno c’è una piccola regola da rispettare per vincere contro Louisville: non fargli MAI vedere una luce o uno spiraglio. In stagione già altre 5 volte la truppa di Pitino era riuscita a vincere dopo essere stata sotto di almeno 9 punti nella ripresa. Contro Syracuse, nella finale della Big East, aveva rimontato 16 punti in 15 minuti, andando poi a distruggere gli Orange.

Henderson ha scavato una minuscola breccia nella fortezza degli Shockers e in quella breccia si sono infilati piano piano altri Cardinals, uno dopo l’altro.

Luke Hancock ha giocato la sua migliore partita stagionale, segnando 20 punti (molti dei quali in penetrazione) e realizzando prima la tripla del sorpasso (56-55) e poi quella che ha dato 5 punti di margine ai Cardinals (65-60). L’accoppiata Henderson-Hancock ha dato la sveglia definitiva a tutta Louisville (e ai molti tifosi presenti). Siva ha iniziato a difendere da campione e segnato un paio di canestri fondamentali e Behanan ha finalmente colpito dal post basso la difesa degli Shockers.

Wichita State non ha mollato fino all’ultimo, complici anche alcuni errori dalla lunetta di Louisville (la squadra di Pitino ha chiuso con un inusuale 19-29). Non ha mollato fino alla chiamata arbitrale che ha di fatto chiuso la gara: una palla contesa fischiata tra Hancock e Baker che per la regola del possesso alternato ha regalato il controllo a Louisville, che dalla lunetta con Smith ha definitivamente blindato la gara.

Una chiamata arbitrale contestata (più dai tifosi che dai giocatori di Wichita State), ma a giudizio di chi scrive in linea con quanto visto quest’anno nel college basket e soprattutto con le altre contese fischiate nella stessa partita.

Alla fine ha vinto la squadra più forte “ma noi usciamo a testa altissima” ha giustamente commentato Early nel dopo partita.

Louisville ora giocherà la finale contro Michigan. La prima dal 1986. I Cardinals ci arrivano di slancio: non perdono da 17 partite e l’ultima sconfitta (per mano di Notre Dame) è arrivata fuori casa e dopo 3 supplementari. Ora saranno i Wolverines a provare a batterli, in una finale che è la migliore e la più avvincente che potesse disputarsi.

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